Autore Topic: " Amore mio, Maria Addolorata" di Benedetta Cavazza Miciamalvina  (Letto 1240 volte)

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Offline Elisabetta Randazzo

" Amore mio, Maria Addolorata" di Benedetta Cavazza Miciamalvina
« il: Lunedì 17 Marzo 2008, 21:00:17 »
Amore mio, Maria Addolorata

La testa sul tuo grembo,
tu mi passi la mano stanca sopra il viso

chiudo gli occhi

per lasciarmi inebriare dal tuo
profumo di donna


sapone, origano

e sudore di pianto segreto


Lo sai, Mammina

cosa ti aspetta:

ancora una volta la Passione

la croce prima che sul Golgota è confitta

nella tenerezza della carne tua

rose sono le gocce di sangue

s'avvolgono al legno

e lo colorano di vita...

ancora...


Tendi la mano

ad afferrare i nembi celesti

e vi tessi il tuo santo silenzio

sudario di dolcezza per il Cristo


Sento il tuo Grembo aprirsi
come allora

s'aperse per accogliere il Bambino


s'apre adesso


per accogliere l'Uomo


Nove mesi d'attesa per un vagito

tre giorni nel tuo ventre

Per l'Eternità d'Amore


Buia fu la grotta
in notte ancor più nera

e c'era la cometa


abisso è il sepolcro

ma Luce son gli occhi tuoi


e in essi leggo tutta la Gloria benedetta

del Re Signore

« Ultima modifica: Venerdì 4 Aprile 2008, 22:47:26 da Zima »
"La poesia non è un modo di esprimere un'opinione. E' un canto che sale da una ferita sanguinante o da labbra sorridenti."
Kahlil Gibran

Offline Angelosilv

Re: Commentiamo Benedetta Cavazza Miciamalvina
« Risposta #1 il: Lunedì 17 Marzo 2008, 22:05:50 »
La prima impressione, leggendo questa poesia, è l'immagine viva della Pietà di Michelangelo. Maria è nella posizione del parto, ed accoglie Gesù, morto, tra le gambe. Il manto di Maria, visto di dietro, le copre la testa e le spalle. Il profilo è quello del Golgota. Il dolore è una nuova rinascita, Maria è madre due volte. Vorrei usare questa poesia come preghiera, perché il dolore è seme di vita. Mi ha colpito questa poesia con le sue immagini a contrasto.  Abisso e luce. Odori di quotidianeità che respirano l'aria dell'eternità. Il sangue è rosa, non per diminuire il suo effetto ma perché vuole essere accolto nell'amore delicato della maternità. Immagini e simboli che colpiscono i moti intimi dll'animo, per una persona che nei dolori di una vita che sembra dura, riesce a cercare e trovare il bello. Complimenti, veramente.

Offline Marina Como

Re: Commentiamo Benedetta Cavazza Miciamalvina
« Risposta #2 il: Martedì 18 Marzo 2008, 23:15:56 »
Grazie ad Elisabetta ed Angelo per avermi fatto conoscere questa stupenda poesia che mi ero persa!
Oserei dire che essa racchiude molto della poetica della autrice.
La sua spiritualità sempre attenta alle cose terrene sia nel dolore che nella sofferenza, dove qui è esplicitato il ricorrere alla madre del Cristo come figura rigenerante, consolatrice come solo una madre può essere, in tutte le peripezie che la vita ci procura. La vita spirituale che viene ritrovata in tutto il reale (anche il sangue è una rosa, vivo, anzi il fiore passionale per eccellenza, un dono d'amore offerto).
E la donna di Benedetta, è una donna affaticata dal giornaliero (stupende immagini metaforiche i suoi profumi) ma viva ed attenta ai sentimenti ed alle emozioni. Ovvero come la spiritualità e la carne sono estremamente legate tra loro, ("tenerezza della carne" dove tenerezza assume un duplice significato associato sia all'essere "teneri" con qualcuno, sia alla sua dolcezza nella carnalità che "colorano di vita").
Ma in qualsiasi sfaccettatura dell'individuo '"Uomo", la poetessa riconosce dalla sofferenza "abisso" l'unica via d'uscita: affidarsi alla preghiera che tutto lenisce e ci mostra la "luce".
In questa poesia c'è un pensiero che fluisce libero da schemi, che si evolve e cambia con il trascorrere della storia, si scambiano i personaggi, ci si trasforma.
Nell'inizio della poesia è chiaramente come una bambina che si affida al grembo materno, poi diventa essa stessa figura di madre, riconoscendo il dolore del parto. E forse anche si riconosce nella figura materna che vede un figlio soffrire, facendosi quasi confidente di Maria ed assumendone essa stessa il ruolo ("lo sai mammina" come per dire ad una amica... io lo so', ti capisco, ci sono passata).
Davvero una poesia che soddisfa anche l'aspetto visivo con delle splendide descrizioni particolareggiate come ha còlto e ben descritto Angelosilv... sì, anche a me è sembrato di riconoscerne la descrizione della pietà di Michelangelo.
Se voglio fare la stronza ci riesco bene.  Talmente bene che quasi quasi ci sono. O forse ci sono.  Si, deciso.