Autore Topic: Esempio  (Letto 23630 volte)

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pattyrose

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Re: Esempio
« Risposta #45 il: Venerdì 15 Ottobre 2010, 19:37:39 »
E' un racconto molto introspettivo.
L'autrice mostra una buona padronanza della lingua.
Una lettura piacevole.

Concordo, aggiungendo che in molti passaggi, ritrovo pensieri che sono anche miei.

Offline Saldan

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Re: Esempio
« Risposta #46 il: Venerdì 15 Ottobre 2010, 19:38:30 »
Gabriella sai che in prosa mi piaci molto più che in poesia? spero che lo prenderai come un complimento...  ::)  :P
...la mia culla è meraviglia esplosa, non ti dondola ma avvolge e ammanta.
La mia culla è poesia ansiosa di svelarmi quello che ti incanta...      

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Offline India

Re: Esempio
« Risposta #47 il: Venerdì 15 Ottobre 2010, 21:29:14 »
Io nasco come narratrice. A dir la verità ho scritto un paio di libri e alcuni racconti un pò lunghi per essere pubblicati sul sito. i libri non li ho mai pubblicati.
solo che da quando mi sono impegnata nella poesia mi riesce difficile scrivere prosa. Questo è stato un tentaivo.
Vi ringrazio tantissimo per quello che mi avete detto.
Grazie Salvo, Salvatore, Patrizia, per me è un incoraggiamento enorme.

Offline India

Re: Esempio
« Risposta #48 il: Venerdì 15 Ottobre 2010, 21:56:45 »
VIsto  che mi avete incoraggiato vi posto un'altro. E' un racconto di tre pagine. Se avrete la voglia di leggerlo.
ve la devo spezzare in tre  messaggi perchè si superano i caratteri
                                                    
                                                        TETRO

  Tra una sigaretta e l’altra, un caffé e l’altro, tra pensieri che scodinzolavano nei corridoi  della mente, avevo trascorso anche quella domenica.
Era una serata malinconica, che volgeva al termine asfissiando i miei polmoni.
Dopo una cena frugale, decisi di prendere una boccata d’aria. Uscii alla rinfusa, senza neanche mettere un filo di trucco. Amavo girovagare per la città, in serate come quella . Sentivo solo, lieve il rumore dei miei passi. Non so per quanto tempo avevo  camminato. La brezza mi rinfrescava il volto e mi scrollava di dosso un po’ di affanno. Attraversai una piazza, poi un viale, poi un’altra piazza. Decisi di addentrarmi nelle mille viuzze che  si dipanavano dalla piazza fino al borgo medievale. C’erano ancora segni di vita, qualche bar ancora aperto, una chiromante un po’ attempata che leggeva la mano a una giovane turista, il solito ubriacone con la bottiglia semivuota tra le mani che barcollando cantava, qualche coppietta che si teneva per mano  e un vecchio clochard tra vecchi cartoni sui gradini di una chiesa.
L’indomani  il rintocco della campana avrebbe svegliato questo pover’uomo, che forse avrebbe continuato a dormire. Io invece mi sarei svegliata col  bip del mio cellulare.
Mi stringevo nel mio vecchio paltò,  quando incontrai  Marco, almeno mi pare che così si chiamasse. Era stato un mio allievo, e l’avevo perso di vista da tempo. Studiava poco ricordo, perché amava strimpellare la chitarra e corteggiare le compagne di scuola. Si rallegrò nell’incontrarmi e senza troppo indugiare mi spinse in un vecchio teatro.
Tante volte ero passato lì davanti, ma avevo sempre pensato che ormai fosse chiuso e vi dimorassero solo gatti randagi.  L'insegna era vecchia e spenta , mancava addirittura una lettera per cui invece che teatro si leggeva TETRO.
L’interno ostentava vecchi fasti. Marmi, colonne, lampadari, tutto lasciava pensare che un tempo quel teatro avesse conosciuto grande fama.. Alla cassa non c’era nessuno.
Probabilmente l'ingresso era gratuito, mi voltai per cercare Marco, ma non lo vidi più.
Fu un’apparizione così inaspettata e veloce che pensai si trattasse della scintilla di un sogno.
La sala era gremita, spettatori dei più disparati, tutte le età, tutte le razze.
Mai avevo visto niente di simile, soprattutto per gli abiti stravaganti indossati dalla folla, erano abiti di tutte le epoche storiche, . Arrivai a pensare che prima di potersi accomodare bisognasse passare da qualche camerino per scegliersi l’abito. Contadini.,  nobildonne, ladri e gentiluomini erano tutti lì, l’uno accanto all’altro tanto diversi tra loro, quanto legati da un patto  osmotico.
Per la verità rimasi colpita da un vecchietto che lì sembrava di casa, aveva gli occhi vispi e attenti.
Non era un grande vecchio, era un piccolo vecchio. Le sue mani erano minute e le labbra socchiuse
in un sorriso appena accennato ma rassicurante
Mi sentii afferrare e spingere  sul palco, tanto fu deciso il gesto che non feci a meno dal mostrare il mio disappunto. Rimasi in silenzio per qualche secondo, per qualche ora, per qualche giorno. Non so quanto tempo non riuscii a profferire parola. Ero impacciata e non sapevo cosa rappresentare. Non ero mai salita su un palco e mi sentivo la buffona di corte,
Poi, d’improvviso, mi divenne tutto chiaro e capii che avrei dovuto raccontare la mia vita. In fondo non era un compito difficile. Ne avrei avute tante cose da dire. Mi presi altro tempo per resettare nella mia mente il susseguirsi storico degli eventi . Quando mi sentii pronta iniziai la mia rappresentazione. Non avevo bisogno di microfono. La voce arrivava possente anche in fondo.



« Ultima modifica: Venerdì 15 Ottobre 2010, 21:59:41 da Gabriella Caruso »

Offline India

Re: Esempio
« Risposta #49 il: Venerdì 15 Ottobre 2010, 21:57:52 »
II parte


Ricordavo tutte le battute, un flash dietro l'altro, in ordine maniacale., Ricordavo tutti i posti che avevo visto, ogni  persone che avevo incontrato, tutti quelle che avevo amato, odiato, ignorato, ricordavo anche quelli che per me non avevano significato nulla, dall’uomo casualmente incontrato nell’ascensore da bambina,  al lattaio che tutte le mattine consegnava alla mamma il latte  ed ogni ricordo era così lucido da sembrare reale.
Gli spettatori  erano muti e incantati. Non uno sbadiglio, non un colpo di tosse, non una risata. Sembravano incatenati alla loro poltrona. Dai loro volti non riusciva a trapelare la benché minima emozione  e neanche riuscivo a capire se apprezzassero o meno la mia rappresentazione.
Solo il vecchietto faceva col capo un segno di assenso e ascoltava curioso, ma sembrava ascoltare ciò che già sapeva, sembrava un maestro davanti all’alunno che ripete la lezione. 
Io non ero  a disagio davanti a un pubblico così assente, Forse la loro presenza era solo strumentale,
. Non mi volevo chiedere perché fossero così immobili, da sembrare  statue. Io continuavo a recitare, anche perché sentivo dentro me stessa non avrei potuto esimermi dal farlo.  Era la mia prima e forse ultima occasione.
Tra un atto e l'altro vi fu una breve pausa., ma nessuno si alzò per sgranchirsi le gambe o anche solo per un caffé, o una sigaretta: Erano tutti rigorosamente composti. Altro particolare: sembravano non conoscersi l'uno con l'altro, eppure casualmente si respirava un’aria di simbiosi di comune sorte tra tutti i presenti.
Mi chiedevo se anche loro fossero finiti casualmente in quel teatro e da quanti secoli vi stessero dentro. Sembravano mummificati e non si rendevano conto di quanto fossero grotteschi con quegli abiti anche in costume che giusto al carnevale di Venezia avevo visto.
A me tra il primo e il secondo atto fu chiesto di dormire poiché avevo bisogno di rigenerarmi.
Si aprì il sipario e per qualche secondo pensai di fare anche io la bella statuina e rimanere sul palco senza far niente. Avrei voluto vedere chi  si sarebbe stancato prima ad essere mummificato, ma il vecchietto senza parlare mi fece capire con gli occhi che avrei dovuto continuare.
Decisi anche di sorvolare sulle cose insignificanti per non annoiare il pubblico che mi sembrava sempre più inerme, ma il vecchietto, come se conoscesse la mia vita penetrò i suoi occhi nei miei e mi urlò: " No no Signora, torni un po' indietro".
" Mi scusi ma non vorrei che il pubblico si stancasse"
" Non si preoccupi di questo, questa è la sua vita e non quella del pubblico e se il pubblico sta qui, vuol dire che deve imparare qualcosa da lei"
L'autorevolezza delle sue parole mi fulminarono. Non risposi ma pensai fra me e me cosa poteva il pubblico imparare da una come, che nella vita non aveva fatto altro che sbagliare
Ancora una volta, come se mi avesse letto nel pensiero mi disse: " Da tutti si impara e ragionevolmente queste persone dovranno impararare.
Cosa avrebbero dovuto imparare standosene così impalati e inebetiti non mi era chiaro.
Ad ogni modo, incoraggiata, proseguii sul palco, sempre più sicura di me stessa. In fondo se non gliene importava niente a nessuno, io almeno uno spettatore ce l'avevo ed era uno spettatore di grande spessore, anzi era proprio lui che voleva questa farsa.
Io non avevo fretta di finire, con quanta animosità  e fervore mi raccontavo.
Mi stupivo di me stessa e della grande compostezza, sincerità con cui riuscivo a comunicare.  Ero riuscita a ad abbattere stupide barriere che spesso si era frapposte tra me e la vita.
I caldi amori e le passioni, le bambole, i miei fratellini, il fiume e i castelli per aria., le capriole e le batoste una dietro l’altro che avevo preso fino a quel momento. Tutto in fila  i miei ricordi, come tanti soldatini sull’attenti in attesa di andare in campo. 
Le urla soffocate, le giornate con vuoti di memoria, un carosello senza fine ruotava davanti ai miei occhi e veniva espulso con le mie parole, con i gesti. Non scendeva mai il coprifuoco o il silenzio su nessun piccolo particolare della mia vita.
Era il mio momento e tutto doveva avere  raccontato, elaborato, a costo di sentirmi mortificata come un verme.

Offline India

Re: Esempio
« Risposta #50 il: Venerdì 15 Ottobre 2010, 21:58:38 »
III parte

Corpo e anima non erano mai stati così vicino, fino a sfiorarsi, fino a confondersi e esplodere in un tutt’uno. Raccontando spazzavo via cumuli di macerie e ricostruivo mattone su mattone la mia libertà. Una consapevolezza nuova, una spiritualità che non era imbevuta da pregiudizi
Le mie paura sconfitte di botto trucidate da una rappresentazione teatrale
Che banalità vivere! La cosa più facile al mondo. Non un lusso per pochi eletti.
Avevo lavato l’anima con le mie parole. Avrei voluto i miei figli accanto a me, avrebbe anche loro capito tante cose, ma poi pensai che prima o poi anche loro si sarebbero trovati in quel  teatro al cospetto del vecchietto e senza menzogne avrebbero messo a nudo le loro vite.
Ad un certo punto mi sentii, svuotata e nel contempo appagata. Non avevo più nulla da dire. Tirai un lungo sospiro
" Signori e Signore la mia storia è finita e dunque anche lo spettacolo".
Nessun applauso. Eppure pensavo di essere stata brava.
Ogni storia di vita è importante e la mia lo era almeno quanto la loro. Non capivo la loro assenza di reazione.Volevo quasi piangere e per un momento voltai le spalle al pubblico
Ma sembravano fatti di pezza, di legno, di plastica. non so neanche io di che.
" Signora" gridò austero il vecchio " Va bene così"
" Prenda posto,  guardi lì in fondo c'è posto"disse indicandomi una poltrona.
Il vecchio si alzò e raggiunse la settima fila, mise la mano sulle spalle di una Signora africana che aveva in braccio un bambino e le disse di salire sul palco e raccontare la sua storia.
Io presi posto, e iniziai ad ascoltare incantata,  Io non riuscivo più a muovere un dito o gli occhi e ascoltavo la voce di quest'africana capendo pure la sua lingua e la sua storia, ma senza potermi muovere. Sentivo il pianto del piccolo , un pianto fitto che superava la voce della donna. Ad un tratto si acquietò.
Il vecchio ascoltava con attenzione e faceva segno di assenso col capo, non interrompeva ma mimava il gesto di tornare indietro quando avvertiva che la donna aveva dimenticato qualcosa.
Parlava di fame e di carestia, ma parlava anche d’amore e quando lo faceva i suoi occhi si illuminavano come fari nella notte .
La sua storia era simile alla mia. Tutte le storie erano simili, quelli dei grandi guerrieri e quelle delle dame di corte, quelle delle orfanelle e quelle di uomini d’affari. Sembravano pezzi  di uno stesso puzzle e senza una sola vita, per quanto buia, inutile, breve  non si potrebbe completare l’opera.
Non c’erano vite facile e vite difficili. C’erano solo le vite e a dirigere l’orchestra eravamo noi  e se la composizione era un po’ stonata solo noi l’avevamo voluto.
Solo allora mi accorsi di avere reciso il cordone con la vita e che la morte mi aveva perso per mano e poi abbracciata e che anche quelli vicino a me erano morti e tutto il teatro era morto.
Scoprii che la morte e la vita di ciascuno sono sorelle gemelle e proprio come le gemelle, una è maggiore e l’altra è minore. La sorella  maggiore è quella che nasce dopo ma concepita prima  e la minore quella che nasce prima, ma concepita dopo. Quale delle due  sia maggiore e quale minore è solo opinione
 L’indomani bussarono alla mia porta. Aprì la sorella maggiore.

Offline Nutellina Cinzia Pallucchini

Re: Esempio
« Risposta #51 il: Venerdì 15 Ottobre 2010, 23:57:00 »
 ;D
bravissima un applauso ..
ho letto con  avidità ed entusiasmo ..mi sono piaciuti moltissimo i tue due racconti grazie... :laugh:
Cinzia

ElisabettaM

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Re: Esempio
« Risposta #52 il: Sabato 16 Ottobre 2010, 19:16:05 »
Ho aspettato ma proprio non ce la faccio a non dirlo.
Trovo irrispettoso postare i propri racconti nel forum, che non è una vetrina personale, e per giunta in un topic che nasce come critica, velata o meno tanto c'è un altro in cui è palese, a chi scrive nell'area racconti.
Se non vi piacciono i racconti che chi può pubblicare scrive o li commentate dicendolo in modo costruttivo o lasciate perdere, ma criticare e pubblicare scritti personali, anche se in buona fede o presi dall'entusiasmo, non penso sia giusto.
Scusate la schiettezza che spero non apra ulteriori polemiche perchè il mio intento non è criticare chi lo fatto ma dire cosa penso di questo topic e di cosa sta diventando.

elisabetta

Offline Saldan

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Re: Esempio
« Risposta #53 il: Sabato 16 Ottobre 2010, 20:16:11 »
Da un lato sono d'accordo con Elisabetta, dall'altro nessuno impedisce a nessuno di pubblicare ciò che si vuole nel forum (purché sia lecito, ovvio...) quindi non riesco a percepire qualcosa di sbagliato in tutto ciò...

Forse l'unico consiglio che mi sento di dare a Gabriella visto che penso di comprendere i motivi che l'hanno spinta a postare qui i suoi racconti, è quello di aprire un topic apposito...un po' come si fa con le poesie nell'area commenti...  :)
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ElisabettaM

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Re: Esempio
« Risposta #54 il: Sabato 16 Ottobre 2010, 20:24:02 »
Da un lato sono d'accordo con Elisabetta, dall'altro nessuno impedisce a nessuno di pubblicare ciò che si vuole nel forum (purché sia lecito, ovvio...) quindi non riesco a percepire qualcosa di sbagliato in tutto ciò...

Forse l'unico consiglio che mi sento di dare a Gabriella visto che penso di comprendere i motivi che l'hanno spinta a postare qui i suoi racconti, è quello di aprire un topic apposito...un po' come si fa con le poesie nell'area commenti...  :)

Ti ringrazio, Salvo, perchè non solo mi hai chiarito l'uso che si può fare del forum (sono nuova!) ma in un certo senso hai colto lo spirito del mio intervento un po' duro che però nulla aveva contro Gabriella (anche se da lei così come ho fatto quando è stato Il Conte ho preso spunto) e lo hai evidenziato. Come era giusto che fosse.

betta

Offline Nutellina Cinzia Pallucchini

Re: Esempio
« Risposta #55 il: Domenica 17 Ottobre 2010, 00:14:21 »
.

Per Luigi

Io ho scritto svariati racconti, ma sono troppo lunghi per essere postati su questo sito, qualcuno più corto vorrei proporlo nel forum. Si può?

 ;)
Cinzia

Offline India

Re: Esempio
« Risposta #56 il: Domenica 17 Ottobre 2010, 02:36:46 »
Forse hai ragione Elisabetta.
Scusate, è tanto che frequento il sito e il forum ma non so come si fa ad aprire un topic.
Se qualcuno me lo spiega lo faccio volentieri. Oltretutto quelli già scritti, non mi si da la possibilità di cancellarli.
Chiedo scusa se ciò ti può avere infastidito. Non c'era mala fede da parte mia.
« Ultima modifica: Domenica 17 Ottobre 2010, 02:38:46 da Gabriella Caruso »

ElisabettaM

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Re: Esempio
« Risposta #57 il: Domenica 17 Ottobre 2010, 11:34:26 »
Gabriella, io non mi sono infastidita con te, credimi.
Sono certa che se leggerai tutto il topic e l'altro aperto sempre per i racconti, capirai il perchè del mio intervento.
Ti auguro una buona domenica.

betta

aureliastroz

  • Visitatore
Re: Esempio
« Risposta #58 il: Domenica 17 Ottobre 2010, 21:48:54 »
Gabriella, io non mi sono infastidita con te, credimi.
Sono certa che se leggerai tutto il topic e l'altro aperto sempre per i racconti, capirai il perchè del mio intervento.
Ti auguro una buona domenica.

betta

Ecco, io non l'ho capito il perché, ma è notorio che sono limitato. Se volessi essere così cortese da spiegare a tutti.
Non ho mai fatto mistero del fatto che gli scritti stupidi tali restano anche se li si profuma di violetta, ma evidentemente c’è chi crede ancora che le critiche facciano male e quando leggono uno dei miei post si sentono in dovere di sentirsi nauseati.
Mi meravigliavo come non ci fosse stato ancora nessuno che intervenisse con la solita vena polemica… tu hai colmato la lacuna. Complimenti.

Comunque vorrei chiudere questo post che non voleva essere un invito a scrivere i racconti che non si possono pubblicare sul sito, volevo che si facessero esempi di come si possa concepire un “racconto” che non deve necessariamente seguire i “canoni” dei  racconti classici.
L’ultimo esempio ve lo propongo io, è una cosa che ho scritto almeno 5 anni fa; era uno studio per qualcosa di più articolato, ma la bozza mi sembra perfetta per concludere questo che sembrava un bell’esempio di discussione letteraria, come al solito dirottata su altri binari con i soliti discorsi ormai troppo scontati.
« Ultima modifica: Domenica 17 Ottobre 2010, 21:54:25 da Il Conte »

ElisabettaM

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Re: Esempio
« Risposta #59 il: Domenica 17 Ottobre 2010, 21:55:25 »
Nessuna polemica, Il Conte, e se leggi tutti i miei interventi mi darai ragione sul fatto che, a prescindere dalle buone intenzioni, è diventato un topic indelicato nei confronti di scrive nell'area racconti e questo ribadivo.
Tutto qui.
E per favore non darmi l'etichetta della "polemica" perché non solo non mi appartiene ma gradirei che prima di fare di tutta un'erba un fascio si conoscessero le persone. Almeno un po'.
Buona serata e grazie per avermi dato l'occasione di spiegarmi meglio visto che, evidentemente, non ero stata abbastanza chiara.

elisabetta