Autore Topic: Cosa non fare quando si pubblica una poesia  (Letto 4831 volte)

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Offline Webmaster

Cosa non fare quando si pubblica una poesia
« il: Giovedì 3 Dicembre 2009, 12:04:56 »
Spesso gli autori hanno dei vezzi, o dei vizi, delle abitudini, non si rendono conto che il foglio stampato o la pagina del sito è diversa ed ha leggi diverse dal foglio bianco su cui scrivono, sia esso reale di una macchina da scrivere od una penna o virtuale di un programma di scrittura.
Mentre quando scrivono, a casa loro, scrivono con le proprie leggi, usi e costumi, quando il loro scritto "atterra" sul pianeta della pubblicazione deve corrispondere ad una serie di "usi e costumi" del mondo della pubblicazione.

Nonostante un autore si ritenga "l'Autore", con la A maiuscola e pensi che quello che scrive sia sacro ed intoccabile, in tutte le case editrici c'è sempre la figura del redattore addetto a correggere ed adattare il testo scritto dall'autore in modo che aderisca alle norme di scrittura richiesta dalla pubblicazione. Fosse anche il più famoso premio Nobel, nessun autore è immune a questa fase di correzione.
Mai e poi mai un originale di un autore viene pubblicato senza prima una verifica redazionale ed una serie di modifiche tecniche che certo non vanno ad alterare il significato, ma la forma con cui l'originale apparirà pubblicato. Le pubblicazioni che non lo fanno, appaiono sciatte, improvvisate, dilettantesche, senza cura. Più una pubblicazione è guidata da norme di scrittura, più è bella, gradevole da leggere ed anche piacevole da guardare, ed anzi è proprio tramite il lavoro di verifica e correzione che il contenuto, il significato voluto dall'autore, riesce ad esprimere la propria forza ed il proprio significato.
Ogni redazione ha le proprie norme, ma la gran parte sono norme condivise in tutte le redazioni del mondo. Le norme italiane più comuni sono pubblicate nel libro "Il manuale di stile", di Roberto Lesina, Zanichelli.

Scrivere non richiede che gli autori siano professionisti, ma non vuole sembrare una pubblicazione sciatta e dilettantesca, anzi vuole valorizzare il più possibile i testi che pubblica, vuolw far si che i vostri testi, scritti "come vi pare", vengano pubblicati "come si deve".
In questo topic inserirò, via via, i principali suggerimenti per avere una pubblicazione che valorizza al massimo il vostro testo ed il suo significato. Lo faccio soprattutto per i nuovi autori che in continuazione arrivano nel sito ed ai quali dobbiamo ripetere sempre le stesse raccomandazioni.
« Ultima modifica: Venerdì 4 Dicembre 2009, 09:53:06 da Luigi Webmaster »

Offline Webmaster

Virgolette nei titoli
« Risposta #1 il: Giovedì 3 Dicembre 2009, 12:06:18 »
E' inutile mettere il titolo fra virgolette per far capire che si tratta del titolo. E' ovvio che è il titolo, cosa altro potrebbe essere? E' scritto più grande, su sfondo colorato, nel riquadro che racchiude il testo della poesia: cosa è, secondo voi? Perché pensate che i lettori siano così stupidi da non capire che è il titolo e che hanno bisogno che voi glielo indichiate con le virgolette?

E' un vezzo di molti autori, un abbellimento, che forse sta bene nel quaderno dei pensierini di terza elementare, ma sta malissimo su una pubblicazione (a stampa o su internet). Andate in biblioteca (od in libreria) e cercate un libro di poesie in cui i titoli delle poesie abbiano le virgolette, o un romanzo che abbia fra virgolette i titoli dei capitoli. Andare in edicola e cercate una rivista od un giornale qualunque che abbia i titoli degli articoli fra virgolette.

Ve lo dico sinceramente, pubblicare una poesia con il titolo fra virgolette è ridicolo, un po' come a Natale il bambino si alza sulla sedia e dice "Poesia" prima di recitare la poesia, o l'alunno che dice "Tema" prima di leggere il tema ad alta voce.

Le virgolette nel titolo vanno usate solo in pochi casi, ad esempio quando si tratta di una citazione, di un modo di dire, di un sarcasmo, e pochi altri.

Offline Webmaster

Spaziatura nei titoli
« Risposta #2 il: Giovedì 3 Dicembre 2009, 12:06:48 »
Alcuni autori, quando il titolo è composta da una sola parola, usano spaziare le lettere. Ad esempio il titolo è "Natale", e viene scritto "N a t a l e".
In questo modo il titolo sembra più lungo, forse sembra brutto il titolo così corto, ma il problema è che spaziando il titolo in questo modo si perde il significato.

Mi spiego, chi cercherà una poesia sul Natale, non troverà mai questa poesia, perché il titolo non è più "Natale", ma una serie di caratteri: una enne, una a, una t, una a...

Quindi, se volete che la vostra poesia venga considerata come poesia che parla del Natale, o della sera, o dell'amore, non intitolatele "N a t a l e", "S e r a" o "A m o r e", ma "Natale", "Sera" o "Amore".

Offline Webmaster

Il tutto maiuscolo
« Risposta #3 il: Giovedì 3 Dicembre 2009, 12:27:28 »
Una differenza fondamentale fra la scrittura e la pubblicazione è che scrivendo abbiamo a disposizione solo lo scrivere maiuscolo per differenziare o dare enfasi ad una parola od una parte di un testo, mentre nella pubblicazione ci sono molti modi per dare enfasi ed anzi il maiuscolo non ha la stessa funzione che ha nella scrittura.

Ad esempio, mettiamo la frase "Ricordati che ti amerò sempre" e che vogliamo dare enfasi al "sempre". Se vogliamo scrivere una poesia od un semplice messaggio da attaccare al frigorifero per la nostra amata, scriveremo "Ricordati che ti amerò SEMPRE", e va benissimo. Però, se pubblichiamo una frase del genere, in questo modo esatto, il "SEMPRE" in tutto maiuscolo viene percepito da chi legge non come una enfasi, ma come un tono più alto della voce.
In una poesia potrà andare anche bene, se viene scritto una volta, ma se le parole in tutto maiuscolo ce ne sono una per verso, ecco che la lettura diventa praticamente impossibile, un altalenare di tono insostenibile e che fa perdere la concentrazione; uno si deve concentrare sulla diversità di tono e il significato del testo si perde.
Quindi usatelo con molta parsimonia, o meglio ancora non usate affatto il tutto maiuscolo.

Per dare enfasi ad una parola è possibile, ad esempio, usare il neretto od il corsivo, che nella pubblicazione rendono molto di più l'idea dell'enfasi senza però dare l'idea della diversità di tono.
Guardate le due frasi qui sotto:

Ricordati che ti amerò sempre

Ricordati che ti amerò SEMPRE

secondo me quella più gradevole, quella in cui il sempre ha maggior valore, è la prima, quella con il sempre scritto normale, ma in neretto. Ma si può sottolineare un concetto anche usando il corsivo.

Imparate ad usare i controlli di formattazione che ci sono nel sito. Selezionale la parola che volete enfatizzare e poi cliccate sul pulsante del neretto che sta proprio sopra. Accanto alla parola appariranno dei codici di controllo, che renderanno quella parola in neretto quando la pagina apparirà nel sito.

Un'ultima nota per chi scrive poesie in tutto maiuscolo. E' orrendo! Il modo più brutto di pubblicare una poesia è il tutto maiuscolo. Per avere invece una pubblicazione elegante e con l'effetto che volete, scrivete la poesia in modo normale, minuscole e maiuscole al loro posto, e poi nelle "impostazioni avanzate" selezionate l'opzione "Maiuscoletto".
« Ultima modifica: Giovedì 3 Dicembre 2009, 12:33:49 da Luigi Webmaster »

Offline Webmaster

I puntini di sospensione
« Risposta #4 il: Giovedì 3 Dicembre 2009, 13:06:39 »
Ci sono autori che amano i puntini di sospensione, li amano smodatamente, ne sono innamorati, li schiaffano dappertutto; non appena gli viene da scrivere qualcosa, ecco che ci mettono dei bei puntini di sospensione in mezzo. Il loro attaccamento ai puntini di sospensione è così forte che mi immagino che se li portino in tasca dovunque vadano e li spargano qua e là sul loro cammino, come dei paggetti ad un matrimonio spargono petali di rosa sul cammino della sposa. Credo che se dovessero compilare il modulo di richiesta della carta d'identità, scriverebbero nome e cognome così: "Mario... Rossi".

I puntini di sospensione in un testo, anche in una poesia, anzi soprattutto in una poesia, sono inutili come fra il nome ed il cognome.

Prima di tutto diciamo che i puntini di sospensione sono tre e solo tre. Non sono due, né quattro, né cinque. Qualcuno pensa che scrivendo "ti amo..... sempre" sia un effetto molto più drammatico ed intenso di "ti amo... sempre" perché ci mette cinque puntini invece dei banali tre. No, i puntini sono tre e basta. Oppure che "ti amo.. sempre" sia più elegante, con nonchalance, quasi a dire "si, ti amo sempre, ma non gli do così tanta importanza, infatti vedi che ci metto solo due puntini di sospensione, quindi non mi impegno gran ché".

I puntini di sospensione servono a creare l'attesa di un qualcosa che invece sarà diverso da quello che si aspetta. Si chiamano "di sospensione" proprio perché dovrebbero tenerti con il fiato sospeso in attesa di un capovolgimento, dell'inatteso, della sorpresa, magari anche della battuta o dell'ironia, forse addirittura del contrario. Non si devono usare solo per fare una sosta nella lettura.
Per fare una sosta nella lettura ci sono già le virgole e, proprio nelle poesie, c'è l'andare a capo. Se un verso va a capo rispetto il precedente, è già ovvio, è palese, è evidente che c'è una interruzione. Che significa se all'inizio di ogni verso, dopo che sono già andato a capo, ci metto anche i puntini di sospensione? Ottengo solo di abituare il lettore al fatto che uso i puntini di sospensione senza alcun significato, solo come segno grafico che mi piace, ma che rende la lettura difficile, come se ad inizio di ciascun verso (o nel mezzo di ciascun verso) si dovesse trattenere il fiato e aspettare 5 secondi prima di continuare a leggere.
Non è più una poesia, ma un esercizio di respirazione.

Prendiamo la frase già usata prima: "Ti amerò sempre". Scrivere "Ti amerò... sempre" è inutile. Certo che ti amerò sempre! Non si ama forse sempre "sempre"? Discorso diverso sarebbe "Ti amerò... dalle 9 alle 18". Uno si aspetta "sempre" ed invece le cose sono diverse.
Quindi frasi tipo "Ed arriva... la sera", scusa, che cosa doveva arrivare? "E sorge... il sole", ma che novità! "La pallida... luna", e ti sembra che devo trattenere il fiato per una rivelazione del genere? "I cipressi... ondeggiano... al vento", maddai? "Ed io le porsi... la mano", sarebbe stato più sorprendente se fosse stato il piede.
« Ultima modifica: Venerdì 4 Dicembre 2009, 09:59:25 da Luigi Webmaster »

Offline filtr

Re: Cosa non fare quando si pubblica una poesia
« Risposta #5 il: Giovedì 29 Aprile 2010, 02:29:10 »
Davvero molto interessante, spero in altri consigli...grazie. :D
« Ultima modifica: Giovedì 29 Aprile 2010, 02:31:47 da filtr »

Offline Anna Elvira Cuomo

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Re: Cosa non fare quando si pubblica una poesia
« Risposta #6 il: Venerdì 30 Aprile 2010, 18:00:05 »
Luigi...( ;D) ti adoro, non sai quante risate mi son fatta con il post sui puntini di sospensione;
ed ora, datosi che sta per finire...il lavaggio la  lavatrice ( :D), debbo lasciarti

bacio
Anna...Elvira...Cuomo (e daiiiiiii scherzo!  ::)


P.S. a quando un post sulle (parentesi?)  :-*
Anna Elvira Cuomo (Anna Sugar)

dave_du_demon

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Re: I puntini di sospensione
« Risposta #7 il: Venerdì 30 Aprile 2010, 18:43:44 »
Ci sono autori che amano i puntini di sospensione, li amano smodatamente, ne sono innamorati, li schiaffano dappertutto; non appena gli viene da scrivere qualcosa, ecco che ci mettono dei bei puntini di sospensione in mezzo. Il loro attaccamento ai puntini di sospensione è così forte che mi immagino che se li portino in tasca dovunque vadano e li spargano qua e là sul loro cammino, come dei paggetti ad un matrimonio spargono petali di rosa sul cammino della sposa. Credo che se dovessero compilare il modulo di richiesta della carta d'identità, scriverebbero nome e cognome così: "Mario... Rossi".

I puntini di sospensione in un testo, anche in una poesia, anzi soprattutto in una poesia, sono inutili come fra il nome ed il cognome.

Prima di tutto diciamo che i puntini di sospensione sono tre e solo tre. Non sono due, né quattro, né cinque. Qualcuno pensa che scrivendo "ti amo..... sempre" sia un effetto molto più drammatico ed intenso di "ti amo... sempre" perché ci mette cinque puntini invece dei banali tre. No, i puntini sono tre e basta. Oppure che "ti amo.. sempre" sia più elegante, con nonchalance, quasi a dire "si, ti amo sempre, ma non gli do così tanta importanza, infatti vedi che ci metto solo due puntini di sospensione, quindi non mi impegno gran ché".

I puntini di sospensione servono a creare l'attesa di un qualcosa che invece sarà diverso da quello che si aspetta. Si chiamano "di sospensione" proprio perché dovrebbero tenerti con il fiato sospeso in attesa di un capovolgimento, dell'inatteso, della sorpresa, magari anche della battuta o dell'ironia, forse addirittura del contrario. Non si devono usare solo per fare una sosta nella lettura.
Per fare una sosta nella lettura ci sono già le virgole e, proprio nelle poesie, c'è l'andare a capo. Se un verso va a capo rispetto il precedente, è già ovvio, è palese, è evidente che c'è una interruzione. Che significa se all'inizio di ogni verso, dopo che sono già andato a capo, ci metto anche i puntini di sospensione? Ottengo solo di abituare il lettore al fatto che uso i puntini di sospensione senza alcun significato, solo come segno grafico che mi piace, ma che rende la lettura difficile, come se ad inizio di ciascun verso (o nel mezzo di ciascun verso) si dovesse trattenere il fiato e aspettare 5 secondi prima di continuare a leggere.
Non è più una poesia, ma un esercizio di respirazione.

Prendiamo la frase già usata prima: "Ti amerò sempre". Scrivere "Ti amerò... sempre" è inutile. Certo che ti amerò sempre! Non si ama forse sempre "sempre"? Discorso diverso sarebbe "Ti amerò... dalle 9 alle 18". Uno si aspetta "sempre" ed invece le cose sono diverse.
Quindi frasi tipo "Ed arriva... la sera", scusa, che cosa doveva arrivare? "E sorge... il sole", ma che novità! "La pallida... luna", e ti sembra che devo trattenere il fiato per una rivelazione del genere? "I cipressi... ondeggiano... al vento", maddai? "Ed io le porsi... la mano", sarebbe stato più sorprendente se fosse stato il piede.

Sante parole  :angel:
quanto odio quei puntini alla fine di ogni verso... sono inutili quanto le virgolette nel titolo o il trattino (o puntino) che separa le strofe... come se un semplice spazio non bastasse o lasciasse all'autore un senso di vuoto!

Spero questo post venga letto dai puntinofoli :D

Dave

Offline Saverio Chiti

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Re: Cosa non fare quando si pubblica una poesia
« Risposta #8 il: Venerdì 30 Aprile 2010, 21:29:12 »
Credo che questo post iniziale, sia davvero interessante.... ;D
anche io mi ammalai di puntinofobia!!!

però onestamente... non capisco gli altri interventi!  ???
cioè... apprezzo gli interventi di tutti, non sia mai!
ma c'è qualcosina che non mi quadra! io il 4 Dicembre passato, intervenni su questo post
Luigi, molto "carinamente" me lo cancello! dicendomi...
"Saverio, scusa se ho tolto il tuo post. A parte che non ho capito se è una presa in giro o dici sul serio (senza nessuna permalosità , per carità, ma i miei consigli erano soprattutto per i nuovi autori, forse dovevo precisarlo) e poi perché volevo che fosse solo una serie di consigli senza altri interventi."

Allora Luigi... due pesi e due misure?
guarda che allora, io peso molto e son tanto Gruooosssoooo, come qualcuno ebbe a dire!
non cerco polemica, ben lungi da me! ma credo che mi si debba delle spiegazioni...
in fondo anche io, avevo postato dicendo quanto erano importanti per un autore quelle parole Luigi.

a volte, non capisco più! forse son io che placidamente invecchio!  ???
e non comprendo più il significato delle parole!

ciao a tutti.......................................... ( tanto per sfogarmi con i puntini!)

a proposito.... ma il doppio titolo fra parentesi è giusto?
es. Navigare (nel mio mare)

ChS
...lì dove ti avevo lasciato
neanche il sole fa più capolino...

Offline Webmaster

Re: Cosa non fare quando si pubblica una poesia
« Risposta #9 il: Sabato 1 Maggio 2010, 07:55:35 »
Allora Luigi... due pesi e due misure?
guarda che allora, io peso molto e son tanto Gruooosssoooo, come qualcuno ebbe a dire!
non cerco polemica, ben lungi da me! ma credo che mi si debba delle spiegazioni...
in fondo anche io, avevo postato dicendo quanto erano importanti per un autore quelle parole Luigi.
Il tuo intervento, soprattutto perché di un autore come te, che fra l'altro avevo conosciuto personalmente, vincitore anche al Premio oltre che autore di tante poesie molto lette ed apprezzate, mi era sembrato troppo elogiativo, mi aveva imbarazzato.

Offline Saverio Chiti

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Re: Cosa non fare quando si pubblica una poesia
« Risposta #10 il: Sabato 1 Maggio 2010, 13:56:14 »
Il tuo intervento, soprattutto perché di un autore come te, che fra l'altro avevo conosciuto personalmente, vincitore anche al Premio oltre che autore di tante poesie molto lette ed apprezzate, mi era sembrato troppo elogiativo, mi aveva imbarazzato.

!!!!!! ??? "soprattutto di un autore come te..."
credo di non capire, scusa!  ???

" mi era sembrato troppo elogiativo..."  ???

io avevo chiesto, come altri consigli... nessuno, credo abbia il dono di scrivere corrette poesie! (che significa poi non so!)
nemmeno coloro, che "masticano" l'italiano in modo sublime! ...insomma, i cosiddetti acculturati!
io faccio davvero tanti errori di ortografia, sigh! ho fatto solo le medie e pure con scarsi risultati!
molte volte metto l'acca, dove non va... per poi non parlare degli accenti (ne- nè).
ma quello che più mi interessava, è la forma!
...quindi i tuoi consigli, erano e sono davvero un toccasana per me!

forse all'epoca dei fatti, avevi ravveduto nel mio post, una vena ironica  ;D
ceeeerto che si! ...che vuoi da buon Toscano, non mi lascio sfuggire mai l'occasione!  ;D
ma era solo per sdrammatizzare :laugh:

Grazie comunque per il tuo intervento! hai dimostrato ancora una volta, il tuo esser vicino agli autori...
ho davvero molto apprezzato. ::)

chs
...lì dove ti avevo lasciato
neanche il sole fa più capolino...

Offline Saldan

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Re: I puntini di sospensione
« Risposta #11 il: Sabato 1 Maggio 2010, 15:45:42 »
Ci sono autori che amano i puntini di sospensione, li amano smodatamente, ne sono innamorati, li schiaffano dappertutto; non appena gli viene da scrivere qualcosa, ecco che ci mettono dei bei puntini di sospensione in mezzo. Il loro attaccamento ai puntini di sospensione è così forte che mi immagino che se li portino in tasca dovunque vadano e li spargano qua e là sul loro cammino, come dei paggetti ad un matrimonio spargono petali di rosa sul cammino della sposa. Credo che se dovessero compilare il modulo di richiesta della carta d'identità, scriverebbero nome e cognome così: "Mario... Rossi".


Touché...  ::) :angel:
...la mia culla è meraviglia esplosa, non ti dondola ma avvolge e ammanta.
La mia culla è poesia ansiosa di svelarmi quello che ti incanta...      

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