Autore Topic: A più voci, da più luoghi  (Letto 11924 volte)

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Offline adriana sini

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Re:A più voci, da più luoghi
« Risposta #15 il: Sabato 21 Maggio 2016, 00:50:56 »
Castelsardo

Com'è bello il mio Castello illuminato
nella notte come un albero incantato
la cui guglia è il campanile della chiesa
che si eleva, quasi mento in dama altera

Arroccata sta fortezza in alti massi
anni addietro salvò uomini a due passi
dal concedersi agli agguati dei Signori
che speravano di abbatterne i bastioni

Lo splendore del mio mare l'ho negli occhi
il suo canto è poesia che giunge a pochi
Non m'inquieta la sua furia e il suo fragore
ogni suo perpetuo moto l'ho nel cuore

È brillante in primavera la mia terra
con colori che non trovi sulla tela:
i papaveri sui bordi dell'asfalto
fan danzare rosso fuoco in blu cobalto

Giallo intenso puoi gustare in ogni dove:
son selvatiche ginestre e ancor mimose
Verde immenso in ampie aree coltivate
che purtroppo spesso ardono in estate

Delicati fior di peschi riempion chiome
che maestrale impertinente poi percuote
dando origine a cuscini ricamati
non da piume ma da petali imbiancati

_________________________________________________ _____
Grazie a inaspettato invito d'un'amica
elegia sul mio paese prese vita
e non posso che abbracciare con affetto
cara Zazy cui la offro per diletto   ;)




« Ultima modifica: Sabato 21 Maggio 2016, 00:56:12 da adriana sini »

Offline Giovanni Monopoli

Re:A più voci, da più luoghi
« Risposta #16 il: Domenica 31 Luglio 2016, 12:11:16 »
Vetusto paesaggio - Taranto

Dondolano silenziose le ormeggiate barche,
sonnecchiano nell’attesa con le issate reti
mentre un vetusto paesaggio è lì che le scruta
in quell’azzurro coll’adagiarsi alla panchina.

Case allineate in affaccio, vicoli stretti
all’osservo sono dell’inebriante mare l’oblio,
coi passaggi avvenuti nel marinaro borgo
mentre un sibilo di vento racconta il vanto,
i fregi, la storia… di vecchia pensilina
tra le stelle riflettenti il melodioso canto.

Lampioni son lì ordinati, di pensieri liberatori
illuminano di quei cammini le fuggenti ore
nelle vissute antichità d’epoche tutte intorno
tra i profumi di salsedine di promessi respiri
e le urla di chiassosi pescatori.

Ora sei lì tutta sola vecchia pensilina
sei stanca, abbandonata alle intemperie durature,
accogli tra le ferrose arcate trasparenti sogni,
mormorii, brusii d’ogni paranza
e reciti la vita dall’alto della tua fiera statura
tra i tramonti della tua umile esistenza.


Giovanni Monopoli

Offline Antonio Terracciano

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Re:A più voci, da più luoghi
« Risposta #17 il: Venerdì 11 Novembre 2016, 17:36:24 »
POMIGLIANO D'ARCO

Scendono lente, come verso il mare,
le strade della piccola città
dove nacqui e conduco l'esistenza,
che piano piano scorre e se ne va.

E lentamente tutto passerà,
più segno non darà di sua presenza,
tutto ciò che procede verso là
dove quieto s'accinge ad annegare.

(La poesia fu pubblicata nel sito il 13 / 06 / 2013 con questa nota: "La mia cittadina, che si trova ai piedi del Monte Somma - monte staccatosi dal Vesuvio molto tempo fa - , ha tutte le strade che vanno da sud a nord in lievissima e regolare pendenza - da circa 50 m. s . l . m . a circa 30 - , finendo in un'ampia pianura in cui hanno trovato posto grossi stabilimenti industriali. Camminando verso settentrione, scendiamo praticamente senza accorgercene. Ciò mi sembra una buona metafora della vita delle persone - e cose - , che s'avviano verso il declino e la morte senza suscitare particolari emozioni" . )

Luisamo

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Re:A più voci, da più luoghi
« Risposta #18 il: Domenica 13 Novembre 2016, 11:35:03 »
GIGNESE ( Il paese degli ombrellai )


M'abbracciò il tuo freddo
e da subito amai
la riservata bellezza
cosi fuori dal tempo
di una vita poggiata
tra boschi e colline d'abeti
con quell'unico spicchio di lago
Mi insegnasti a salutare
il viandante che non conosco
nelle tue strette viuzze
tra l'odore di pane e di neve
Fotografia in bianco e nero
di chi se ne andò
a cercar la fortuna
nei crocicchi di paesi
lontani



Non è il paese dove sono nata,
troppo poco il tempo che ci sono rimasta,
ma il luogo che mi ha adottata
e che amo tantissimo.

























Offline Andrea D’Alfonso

Re:A più voci, da più luoghi
« Risposta #19 il: Domenica 13 Novembre 2016, 19:26:48 »
ROMA  (Questa Città)

Se io potessi volare lontano,
uccello che lascia i rami
di questi alberi ferrati,
sarei già un planare di pensieri,
ardite discese nel vuoto della vita
e risalite d'emozione a perdifiato
senza perdere di vista
la linea ai miei orizzonti,
se potessi... ma...

Ma è da qui, da queste finestre
guardo il mondo,
attraverso i vetri di questa città
raccolgo i pezzi della vita
che si fa frantumi ai giorni
sulle strade polverose di smog,
chiuse anime di latta
che camminano imperterrite
fra monumenti, i palazzi
che mi parlano come vecchi amici
a bere alla vita che passa
senza tornare mai sui propri passi,
come la città,
questa città che scorre
sulle rive pietrose di un fiume
che ha visto la storia passare e farsi
ombra al tempo trascorso a scorrere nelle
vene, sangue nobile di un passato
che ha lasciato i segni del vento
che accarezza le fronde
dei platani mai in fiore,
ma che sanno raccontarmi
una storia ancora giovane,
una storia che sa sempre di buono
snocciolata di fronte alla spire di un
sacro fuoco che arde della legna
che le viene dal nome...

Se io potessi andare,
lasciar correre
lontano le gambe alla via,
per quanto cammino potessi fare,
ritornerei sempre qui,
come le strade del mondo
che per quanto lontane
o lunghe esse siano
alla fine portano sempre a lei...
...questa nostra Città,
che la puoi chiamare anche
amoR...

Offline Wilobi

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Re:A più voci, da più luoghi
« Risposta #20 il: Domenica 13 Novembre 2016, 23:06:22 »
BESNATE

La semplicità del mattino:
"Besnà" al disaria v'un dul paes         
(Besnate direbbe uno del paese)
che "a cinmilacincencinquantacinch",
(a 5555)
pare ne manchi uno solo, 
"paes in o paes ot,                               
(paesino o paesotto)
ma, ma par che pudaria v'es  instess". 
(ma mi pare potrebbe essere lo stesso)

Evo che va nel medio, di folkloristico Minipalio,
per sette giorni in quattro borghi d'altri tempi, non più rioni.

"Spesso", di una  a otto, per i Laghi conosciuta
una piccola ferrata  e quella dell'aria, ad un tiro di schioppo .

Solidale, pare uno dei  ponti che sposta
il milanese verso l'aria pura, si un po' po(n)tpourri .

Poco tosto, dalla cima Ravellino,
- trecentotrenta sul livello -
alla, - non molto meno, del mare -, bassa Lagozzetta
lo si gira  tutto, anche di fretta in bicicletta,

col Santo Patrono, San Martino,  dato di fatto,
ma non è dato sapere se si sia trattato
per campanaro o pel mantello strappato.

Restano, sbandieratori e musici, un fiore all'occhiello,
ma loro dilettano anche distante dal paesello.

Manca solo un briciolo di zucchero serale,
ma anche se un po' carosello,  a me pare sia di molto bello


Wilobi

Offline Rita Stanzione

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Re:A più voci, da più luoghi
« Risposta #21 il: Lunedì 14 Novembre 2016, 00:11:53 »
Monti Lattari (visti dal paese nativo, Campania)

La forma che ha
la mia montagna
è un disegno mentale,
schizzo selvatico
quando la parola non era nata
La mia montagna
è una gran dama
che riempie la carrozza
e s’adagia ai cavalli

Un giorno lei è scesa
ha detto, o pensato
-qui è il mio posto
s’è alzata la gonna
e piegato le gambe

La signora ha
una torre per cappello
il sorriso di roccia
un didietro oversize

la mia montagna
che profuma di mare
e regge il cielo
Rita Stanzione

Offline Zima

Re:A più voci, da più luoghi
« Risposta #22 il: Lunedì 14 Novembre 2016, 00:18:40 »
Pozzuoli

S'arap' a storia annanz' all' uocchie mie
S'appiccia a notte, luccica o desio
De n'onda quieta ca mo sponta
Mmiezo e culonne, aret' a piazza a mare

Si' e fuoco, si d'acqua, si addore e zolfo
Si' e tufo, si e pesce, varchetelle e sangue sciolto
Si' falanghina fresca, fenesta che s'arape
Annanz' 'o paravis'. M'appicc' 'mpietto nu sorriso.

*

Si apre la storia davanti agli occhi miei
Si accende la notte, luccica il desiderio
Di un'onda quieta che ora spunta
In mezzo alle colonne, dietro piazza a mare

Sei di fuoco, sei d'acqua, sei odore di zolfo
Sei di tufo, sei di pesce, barchette e sangue sciolto
Sei falanghina fresca, finestra che si apre
Davanti al paradiso. Mi accendi in petto un sorriso.


"proverò a spaccare
meridiane di silenzio,
come ghiaccio
sui mattoni della piazza
e sotto i nostri piedi"
r.d.

Offline Antonio Terracciano

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Re:A più voci, da più luoghi
« Risposta #23 il: Venerdì 18 Novembre 2016, 20:17:20 »
L'appetito, si sa, vien mangiando, e ringrazio "Poeta per te Zaza" che, nell'invitarmi a ripubblicare qui la vecchia "Scendono lente" , mi ha fatto venire anche la voglia di scrivere una cosa tutta nuova sulla mia cittadina; pubblico, in esclusiva per il "forum" , questo excursus dapprima vagamente psicoanalitico (a proposito, senz'altro per mia ignoranza, mentre conosco l'importanza della lingua madre negli studi psicoanalitici, non ho mai sentito sviluppare il tema della "città madre" ) e poi sociologico sul mio Comune (Pomigliano d'Arco) , sui rapporti tra me e il mio Comune.

I CONFLITTUALI RAPPORTI CON LA MIA CITTADINA

Si dice che la lingua sia materna,
e non paterna, perché ce l'insegna
la nostra madre che ci tiene in braccio.

E così le città, le cittadine
che ci videro nascere, può darsi
ricoprano l'identica funzione.

Però quando la madre è d'altro luogo,
quella città che a noi diede i natali
sembra perdere tanti connotati,
di dolcezza, accoglienza, integrazione,
evidenziando aspetto più severo
e più scostante, tipico dei padri.

Ed è questo l'effetto che su me
spesso hai prodotto, cittadina mia,
nonostante i miei sforzi per amarti,
per integrarmi dentro il tuo tessuto.

E poi non sei più quella di una volta,
di quando ero soltanto un ragazzino,
di quando le regioni più diverse
d'Italia popolavano il rione
in cui allora abitavo con piacere.

Il tempo ha cancellato quella gente
con morte spesso, ma anche assai sovente
con il ritorno ai luoghi originari
in età di pensione; al loro posto
ci sono adesso dei Napoletani
che più non sopportavano quel traffico,
quei rumori, le case disagevoli,
la tumultuosa vita cittadina.

Un'appendice ormai della metropoli
sei diventata, in ciò seguendo moda
accettata, ma a volte contestata,
di globalizzazione: non ha senso
cercare i tuoi specifici valori
che persi ormai si sono, nel contatto
troppo stretto col grande capoluogo.

E quando vago io per le tue strade,
l'ombra dell'ombra di un'identità
tra te e me trovo, pur se con il cuore
anelo a caldo ed insistente abbraccio.