Autore Topic: Esempio  (Letto 23702 volte)

0 Utenti e 1 Visitatore stanno visualizzando questo topic.

Offline Webmaster

Re: Esempio
« Risposta #75 il: Mercoledì 17 Novembre 2010, 10:49:04 »
Credo che tu intendessi scrivere "imperativo presente"

L'esempio che ho fatto è di imperativo presente, è vero, sono entrambi "vai" e un "va’" con l'apostrofo potrebbe essere l'uno o l'altro, non di certo la terza persona dell'indicativo presente.
In realtà non mi viene in mente nessun esempio di "va’" usato all'indicativo presente. Probabilmente hai ragione: "Il treno va’." è un imperativo presente, quindi ancora più sbagliato di quello che ho scritto; non solo nella persona, ma anche nel tempo.
« Ultima modifica: Mercoledì 17 Novembre 2010, 10:53:18 da Luigi. »

Francesca M

  • Visitatore
Re: Esempio
« Risposta #76 il: Mercoledì 17 Novembre 2010, 10:56:13 »
Errore di distrazione, Luigi, come quando hai omesso l'accento dal "da" in funzione di verbo e non di preposizione semplice. E' un sollievo constatare che, oltre agli autori, sbagliano anche i correttori di bozze  :)

Offline India

Re: Esempio
« Risposta #77 il: Mercoledì 17 Novembre 2010, 11:20:32 »
Caro Luigi,
ti chiedo scusa se ho postato qui questo racconto. Per quando riguarda gli errori di spaziatura sono tutti di distrazione e anche le doppie virgolette. E'anche vero, come dici tu, che quando si pubblica si dovrebbe rileggere bene il testo per notare queste distrazioni e correggerle. Più che errori di punteggiatura, sono un cattivo utilizzo della tastiera, perchè scritto a mano questo racconto,  non avrebbe presentato tali errori.
Sul termine " Sbuffa "  sono daccordo con te, e' veramente brutto.
Sul presente indicativo sostituito con il presente imperativo ovviamente nulla da eccepire, l'ho fatto solo perchè il mio p.c. mi correggeva " Il treno va". Forse lo correggeva perchè in una prima stesura avevo lasciato qualche spazio che non dovevo.
Ovviamente nulla da eccepire sul fatto che il cambio di soggetto nell'ambito della stessa frase vada indicato.
Ti ringrazio per la tua lettura attenta. Credo però che tanti scrittori, anche noti, abbiano i correttori di bozze. E' proprio un mestiere fare il correttore di bozze, quindi ritengo importante il contenuto. Visto che ci sei, mi farebbe piacere se mi facessi un commento anche al contenuto. Un tuo eventuale giudizio negativo non mi offende, anzi mi sprona a migliorare. E' troppo banale il racconto?
 

Offline Webmaster

Re: Esempio
« Risposta #78 il: Mercoledì 17 Novembre 2010, 11:20:49 »
Errore di distrazione, Luigi, come quando hai omesso l'accento dal "da" in funzione di verbo e non di preposizione semplice. E' un sollievo constatare che, oltre agli autori, sbagliano anche i correttori di bozze  :)

Nella mia gioventù, per racimolare qualche soldo durante gli studi, ho fatto anche il correttore di bozze, mestiere che ora credo scomparso, ma le osservazioni fatte sono più pertinenti ad un esame redazionale di un testo, perché certe osservazioni strutturali o di tecnica narrativa non sono proprie di una semplice correzione di bozze.
Non vorrei che quello che ho scritto fosse preso come semplici "quisquilie tecniche" che solo un correttore pignolo coglierebbe. Si tratta invece delle basi della tecnica narrativa e dello scrivere in italiano, e se si vuole scrivere narrativa in italiano non vedo come si possa fare a meno dell'una o dell'altro.

Comunque, fra scrivere un'opinione nel forum e pubblicare un racconto, dovrebbe esserci una differenza e quegli errori dovuti alla fretta che sono ammessi in un post, non dovrebbero esservi in un racconto pubblicato. Un po' la stessa differenza che c'è fra parlare tra amici al bar (dove magari un congiuntivo salta) ed il fare un discorso in pubblico (dove si richiede una maggiore attenzione a quello che si dice ed a come lo si dice).

Offline India

Re: Esempio
« Risposta #79 il: Mercoledì 17 Novembre 2010, 11:33:03 »
Luigi, io non penso affatto che siano quisquille tecniche, anzi sono essenziali per uno scrivere corretto. Devo dire che non ho prestato la sufficiente attenzione ed effettivamente ho postato il testo come fosse un messaggio sul forum.

Offline Webmaster

Re: Esempio
« Risposta #80 il: Mercoledì 17 Novembre 2010, 11:34:31 »
Credo però che tanti scrittori, anche noti, abbiano i correttori di bozze. E' proprio un mestiere fare il correttore di bozze, quindi ritengo importante il contenuto.

No, si tratta di due fasi e di due operazioni diverse e distinte.

C'è una prima fase nella quale il manoscritto (anche se in realtà è ormai al computer) viene esaminato da un redattore (editor, tecnicamente, in inglese) che esamina tutti gli errori fatti dall'autore, sia di grammatica, di composizione, di stile, di tecnica narrativa. In realtà, se si tratta di un autore già pubblicato, ci si aspetterebbe che non vi fossero errori di grammatica!
L'editor bada che il discorso "fili", che non vi siano impuntature nella lettura, ruvidezze, che non corregge ma che segnala all'autore per una eventuale revisione. Inoltre l'editor bada alla continuity ed alla coerenza del testo. Ad esempio che non si citi prima un personaggio che fa ingresso solo dopo, o che non si inforchino gli occhiali in un romanzo ambientato nell'antica Roma.
Il lavoro dell'editor porta ad una revisione del testo che viene fatta dall'autore, secondo le osservazioni fatte dall'editor, che l'autore può accogliere o meno.
A questo punto c'è una versione finale, che viene passata ai grafici per l'impaginazione. Dopo l'impaginazione c'è la correzione di bozze, che ormai viene effettuata dall'editor stesso o da un secondo redattore (di grado leggermente più basso, o all'inizio della carriera). Essendo il testo impaginato non più ribattuto, come avveniva anni or sono, non c'è più bisogno di una vera e propria correzione di bozze, perché il testo impaginato è già esattamente quello della versione definitiva. C'è caso mai da fare solo un ultimo controllo e da verificare che i grafici non abbiano combinato qualche casino mischiando le pagine (cosa rara).  Ormai la correzione delle bozze riguarda più che altro l'impaginazione, se c'è la giusta testatina, se ci sono le giuste note a pie' di pagina, se il titolo del capitolo è nel carattere giusto alla giusta distanza dal testo, ecc...
Quel mestiere che fece Vittorini è ormai scomparso.

Offline Webmaster

Re: Esempio
« Risposta #81 il: Mercoledì 17 Novembre 2010, 12:37:58 »
Per quel che riguarda il contenuto, mi sembra che il tuo racconto sia imperniato sull'incontrare casualmente degli sconosciuti per qualche ora, periodo durante il quale si crea un fallace e provvisorio senso di intimità, che poi svanisce nel nulla alla fine dell'incontro.
La sensazione finale che vuoi raggiungere, probabilmente sarebbe stata raggiunta meglio se fra il personaggio principale ed i due comprimari si fosse creata una maggiore intimità, cosa che invece non accade quasi per nulla.
Oltre allo scenario marito in viaggio di lavoro/donna a casa, avresti potuto visualizzarci altri scenari magari più coinvolgenti, e coinvolgere di più il lettore.
Ti faccio un esempio, su cui avresti potuto lavorare di più. Il libro che legge l'uomo, cos'è? Un libro di lavoro, un romanzo giallo, rosa? In una situazione reale, si fa sempre caso a cosa leggono i viaggiatori nello stesso scompartimento, soprattutto se un viaggio di ore. E si fanno ipotesi. Se è un libro di marketing, allora avrebbe avvalorato la tesi di un viaggio di lavoro. Ma poteva essere un libro di avventure, oppure un manuale di aiuto psicologico. Pensa a quali supposizioni potevi fare se dopo aver pensato alla donna a casa avessi visto che il libro parlava di come affrontare un divorzio. Oppure se fosse stato un manuale di seduzione (sarebbe stato forse un viaggio per andare a trovare un'amante? Avrebbe comprato rose rosse alla stazione?).
E poi, perché pensi che abbia una donna? Di che età è? Se non fosse giovane, perché non ipotizzare una moglie? Se fosse vecchio, potrebbe essere vedovo. Ce l'ha la fede? Non dici nulla, quindi non siamo in grado di capire se ipotizzi una moglie od una compagna. E se non ha la fede, perché ipotizzi che abbia una donna che piange a casa? E perché dovrebbe piangere, solo perché lui è un uomo? Non dai al lettore nessun elemento per pensarlo.
Invece devi dare al lettore gli stessi elementi che ti hanno portato a fare le ipotesi che fai, in modo che ne siano compartecipi e non semplicemente spettatori.
Come è vestito? Elegante, jeans, completo pantaloni e giacca o solo felpa alla Marchionne? Porta l'orologio? Qualcuno che viaggia per affari ha senza dubbio l'orologio. Ma se viaggia per affari, perché non ha preso l'aereo? Ormai il costo è quasi uguale e con l'areo arrivi prima e più riposato. Viaggi con il treno solo se non hai fretta, se oggi arrivi ed il lavoro ti aspetta l'indomani.
Si è rasato bene stamattina? Ha i capelli curati? E le scarpe? Sono tutti particolari che un uomo che viaggia per lavoro o per andare dall'amante cura. Uno che va dalla moglie o per turismo, no.
I viaggi in treno si fanno nei due sensi, per andare ma anche per tornare. Secondo te sta andando a Milano o sta tornando a Milano? E come sai che tutti e due scendono a Milano se nessuno ha detto nulla? E' passato il controllore? Oppure è passata l'ultima fermata (ma dici che mancano ancora due ore all'arrivo)? Quale è l'ultima fermata di un treno che va a Milano? Se è un Freccia Rossa è Bologna o ferma anche a Piacenza? Dopo dici che c'è una galleria: c'è una galleria fra l'ultima stazione e Milano? E ci sono due ore fra l'ultima stazione e Milano? Se non ci sono fermate intermedie, il FR ci mette in tutto 2 ore e 45, quindi la scena si svolgerebbe poco dopo la partenza. Hai verificato questi particolari? Perché se chi legge questo racconto fa spesso quel viaggio o l'ha fatto di recente, noterebbe eventuali incongruenze.

Ho parlato di un sacco di particolari, ovviamente non sarebbero tutti da trattare, ma devi sempre dare dei particolari ai lettori, in modo che possano immaginare i personaggi e comprenderli, magari immedesimarsi. Sono i particolari che costruiscono i personaggi. Il personaggio nasce da quello che il lettore desume dai particolari che tu gli descrivi, non dai ragionamenti o dalla tue sensazioni che scrivi.
Un personaggio appare più reale se lasci "vederlo" attraverso la descrizione piuttosto che attraverso il tuo commento. Ad esempio un uomo che chiude spesso il libro e poi lo riapre, legge e poi torna indietro di una pagina o due, si interrompe per guardare fisso con lo sguardo al di là del finestrino, poi riprende a leggere, si alza, cerca qualcosa nelle tasche e poi si risiede senza aver preso nulla, dà l'idea di inquietudine, di un problema, ansia... ed a questo punto il personaggio principale può pensare e ipotizzare, e il lettore sarà coinvolto molto di più nelle ipotesi perché gli hai dato dei particolari su cui ipotizzare lui stesso.
Oppure poteva "provarci" con il personaggio principale, poteva fare qualche battuta galante od anche solo dei sorrisetti compiacenti nonostante avesse la fede al dito, ed allora, con un libro di marketing, potevi ipotizzare che fosse un "traditore" con una donna piangente a casa ed in viaggio di lavoro, coinvolgendo in ciò il lettore perché gli davi dei motivi per farglielo pensare anche a lui.
Sono i particolari che fanno i personaggi e la narrazione, e tu di particolari in questo racconto ne dai troppo pochi, quasi nessuno, solo pensieri che un lettore legge ma che non può condividere.
Come esempio in treno, di incontro casuale e supposizioni, leggi "Avventura di un miope" di Calvino.
« Ultima modifica: Mercoledì 17 Novembre 2010, 13:08:13 da Luigi. »

Offline Webmaster

Re: Esempio
« Risposta #82 il: Mercoledì 17 Novembre 2010, 12:56:53 »
Prevengo le obiezioni.
Si, quando un romanzo od un racconto parla di un viaggio, l'autore e comunque il redattore che ne fa l'editing verificano che treno od aereo, stazione ed aeroporto corrispondano alla realtà, che i luoghi siano esatti, che i nomi siano esatti, che i tempi di percorrenza siano esatti.
Un redattore deve sapere che i treni a Parigi dall'Italia arrivano alla Gare de Paris Lyon e non alla Gare de Paris Nord. Deve sapere, ad esempio, che se il romanzo parla di un italiano che arriva in treno a Londra, se il racconto è ambientato prima del 2007 sarebbe arrivato alla stazione di London Waterloo, ma dopo il 2007 alla stazione di London St. Pancras e quindi il protagonista non avrebbe potuto vedere la grande ruota della London Eye proprio lì accanto come invece l'autore ha scritto.
Se il romanzo o racconto parla di un viaggio in treno fra Roma e Milano, il redattore deve sapere quali e quanti treni fanno questo tragitto, quanto ci mettono ed a quali stazioni si fermano e quanto tempo ci mettono e se finiscono a Milano Centrale, Porta Garibaldi o Rogoredo.

Per quel che riguarda l'autore, quando una narrazione riguarda la realtà l'autore deve fare tutto il possibile perché corrisponda alla realtà il più possibile, perché il lettore vive la realtà e se si vuole che "viva" anche la narrazione non devono esserci palesi incongruenze o particolari che lo confondano.
Il lettore vuole anche che i personaggi si comportino come nella realtà. Nella realtà di un viaggio di alcune ore in treno con due persone, tu veramente non avresti notato nessun altro particolare oltre a quei pochi che hai descritto? Non avresti notato nulla in come sono vestiti, in come si muovono, che bagagli hanno...?
« Ultima modifica: Mercoledì 17 Novembre 2010, 13:32:44 da Luigi. »

Offline Marco Canonico Baca8175

  • Autore
  • *
  • Post: 263
  • Sesso: Maschio
  • Mi trovi dove non esisto.
  • Nel sito Scrivere: Le sue poesie
Re: Esempio
« Risposta #83 il: Mercoledì 17 Novembre 2010, 15:51:03 »
Io mi cimento in un altro piccolo racconto:

L'impicciona


Il treno va’. Sbuffa annoiato, sbadiglia già dall’imbrunire. L’uomo con gli occhiali che mi sta di fronte ha un libro tra le mani, e alterna il suo sguardo tra il finestrino e  le pagine [...] Non c’è traccia. Si sono dissolti tra le nebbia di Milano e i miei nebulosi pensieri.


Ciao!
Io non lascerò un giudizio tecnico, sia perché non me ne tiene, sia perché forse non ne ho le capacità. Lascerò dunque,un commento da lettore di passaggio quale sono.

Sinceramente il racconto mi ha annoiato; sembra una paginetta di diario buttata lì, scritta in un momento di tremenda uggia.
I personaggi sono scialbi ( e non di proposito a mio avviso) ed è uno scorcio di vita...grigio, che proprio non mi cattura. Sono poche righe eppure, non sono riuscito a rimanere concentrato.
Il mio (ripeto) è solo un parere.

Shalom

Prima di guardare la pagliuzza nell'occhio del tuo fratello,guarda la trave che è nel tuo!

Offline India

Re: Esempio
« Risposta #84 il: Mercoledì 17 Novembre 2010, 16:21:15 »
Luigi, io volevo fare un racconto in  una sola pagina, inoltre volutamente non mi sono soffermata sui particolari perchè mi piace che il lettore immagini tanto ( forse questo è un concetto sbagliato),  mi piacciono le cose che lasciano il lettore in sospeso e che stimolino la sua fantasia,  infatti guarda caso potevo far finire il racconto con l'uomo che si avviava verso i taxi e dunque era solo, oppure  potevo immaginare che  fosse venuta una donna o un autista a prenderlo, etc etc. Volutamente il personaggio si è dissolto affinchè io non fossi costretta a raccontare  nulla su di lui e anche la donna incinta si è dissolta nello stesso modo. Volevo mettere in risalto solo un  modo di interagire con gli altri, un modo distaccato e freddo, come lo sono tutti i personaggi della storia, che non si scambiano neanche una parola. Anche l'attenzione posta sull'uomo è stata solo casuale, ( lo spunto il cruciverba" Amò Teseo"), il personaggio era solo strumentale per poter fare una considerazione sugli uomini.

Trasferendo tutto alla realtà io sarei una pessima testimone oculare. Riesco a conversare  una serata con una persona senza accorgermi se è calvo, se ha la barba  o i baffi, per non parlare degli abiti. Solitamente in chi legge noto il titolo di quello che legge e guardo l'espressione con cui lo fa, la velocità con cui sfoglia le pagine, e tutta la gestualità. Ho intitolato il racconto " l'impicciona" proprio perchè solitamente io non mi pongo il problema di quello che facciano gli altri nella vita; a Roma non conosco quelli che abitano nella mia strada e ci abito da trentanni. Eppure non è una strada sovrappopolata. Insomma non mi sono mai fatta i cavoli degli altri. Il mio compagno che abita con me da sei anni, conosce tutto il quartiere e si meraviglia che io non conosca quasi nessuno.

Ti ringrazio comunque per le tue ossevazioni. E' vero, il mio è un pessimo racconto perchè non sono riuscita a far capire quello che volevo far capire.

Ok Marco. Incasso e porto a casa. Grazie della sincerità

Offline Webmaster

Re: Esempio
« Risposta #85 il: Mercoledì 17 Novembre 2010, 16:38:07 »
Ho intitolato il racconto " l'impicciona" proprio perchè solitamente io non mi pongo il problema di quello che facciano gli altri nella vita; a Roma non conosco quelli che abitano nella mia strada e ci abito da trentanni.

Una buona regola sarebbe quello di scrivere di quello che si sente, di scrivere secondo quello che si è. Ora non voglio dire che è necessario uccidere qualcuno per scrivere un romanzo su un serial killer, ma almeno bisogna avere la capacità, prima di poter mettersi a scrivere, di mettersi nei panni del protagonista, immaginare quello che prova. Se lo scrittore è molto pignolo, anche se non è un assassino lui stesso, però almeno riuscirà a dare dei tratti caratteristici di pignoleria al suo personaggio. Se impicciarsi degli affari degli altri non ti appartiene, non credo che sia una buona idea fare un racconto nel quale la protagonista è un'impicciona.

Io credo che per essere un buon scrittore bisogna essere un buon osservatore, avere la capacità di cogliere anche quello che non ci appartiene e, almeno per il momento limitato della creazione e dell'immaginazione, esserlo.

Offline India

Re: Esempio
« Risposta #86 il: Martedì 23 Novembre 2010, 11:03:02 »
Buongiorno Luigi,
mi pare di aver capito che  possono pubblicare racconti gli autori che hanno la pagina personalizzata ( gli autori che sono iscritti all'associazione o che pubblicano poesie in esclusiva)
" o" mi fa capire che non necesariamente debbano sussistere le due condizioni. Io pubblico in esclusiva ed ho la pagina personalizzata,  ma non sono iscritta all'associazione. Posso pubblicare o no i racconti?
Ti faccio questa domanda perchè il server non mi fa pubblicare.
grazie
gabriella

Offline Webmaster

Re: Esempio
« Risposta #87 il: Martedì 23 Novembre 2010, 11:24:34 »
Se hai la pagina personalizzata dovresti, ora controllo.

Ne approfitto per ricordare di non usare il forum per fare domande personali, ma di usare le mail alla redazione.

aureliastroz

  • Visitatore
Re: Esempio
« Risposta #88 il: Martedì 23 Novembre 2010, 15:19:29 »
Era da un po' che non leggevo questo topic ed ho trovato ottimi interventi; costruttivi, che fanno riflettere ed aiutano a comprendere alcuni di quelli che sono i capisaldi per creare un buon racconto. Non sono uno scrittore e proprio per questo, riflettere su alcuni aspetti che non sono immediati, mi ha aiutato a comprendere dei meccanismi che davo per scontati
Ecco come mi piacerebbe fossero gli interventi in un forum.
« Ultima modifica: Martedì 23 Novembre 2010, 15:33:53 da Il Conte »

Offline Marina Como

Re: Esempio
« Risposta #89 il: Venerdì 3 Dicembre 2010, 12:31:50 »
Una buona regola sarebbe quello di scrivere di quello che si sente, di scrivere secondo quello che si è. Ora non voglio dire che è necessario uccidere qualcuno per scrivere un romanzo su un serial killer, ma almeno bisogna avere la capacità, prima di poter mettersi a scrivere, di mettersi nei panni del protagonista, immaginare quello che prova. Se lo scrittore è molto pignolo, anche se non è un assassino lui stesso, però almeno riuscirà a dare dei tratti caratteristici di pignoleria al suo personaggio. Se impicciarsi degli affari degli altri non ti appartiene, non credo che sia una buona idea fare un racconto nel quale la protagonista è un'impicciona.

Io credo che per essere un buon scrittore bisogna essere un buon osservatore, avere la capacità di cogliere anche quello che non ci appartiene e, almeno per il momento limitato della creazione e dell'immaginazione, esserlo.
Su questo punto concordo con Luigi. Ma voglio sottolineare una cosa che forse potrebbe aiutare, e che è il caposaldo anche di un buon attore.
Ognuno di noi, ha dentro di sè delle esperienze, delle più disparate. Ci sono stati momenti nella nostra vita, o periodi, in cui ci siamo sentiti "come" qualcuno, o forse lo eravamo davvero: da bambina ero gelosissima della mia bambolina nuova, contrariamente alle mie abitudini, mi sentivo davvero avara e mi pare proprio di aver desiderato uccidere mio fratello, si, sentivo che sarei potuta essere una vera assassina se la avesse toccata. Ecco, il ritrovare quella parte di se che più non ci appartiene,  o che forse ci appartiene per brevi attimi, ricordare come ci si sente, aiuta nella immedesimazione. Ma non bisogna ricordare come ci si sentiva, ci si deve sforzare di "provarlo" davvero. Ovviamente non si può comunque scrivere di tutto su tutti, poiché fortunatamente alcune esperienze esulano dal nostro passato, o ci hanno talmente soltanto sfiorato da non farci provare alcunché (è morto nonno: oh, poverino, macchissenefrega, non lo avevo neanche conosciuto e visto che ha fatto del male a papà, meglio così. Non potrò mai fare un personaggio dispiaciuto per la perdita del caro nonnino, ma questo può non essere vero, se riesco ad immaginare che mio nonno era quel mio gattino che mi aveva fatto tanto piangere quando è andato sotto una macchina= fantasia, come dice Luigi).
Ma come tutti gli attori non possono recitare tutti i personaggi possibili, oppure lo possono fare con scarsissimi risultati, anche lo scrittore deve tener conto dei suoi limiti di persona.
Se voglio fare la stronza ci riesco bene.  Talmente bene che quasi quasi ci sono. O forse ci sono.  Si, deciso.