Autore Topic: Valicando il confine  (Letto 1680 volte)

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Offline Antonio Terracciano

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Valicando il confine
« il: Lunedì 6 Giugno 2016, 20:00:31 »
"Era tarda sera
quando arrivò.
Il paese era affondato
nella neve.
La collina non si vedeva,
nebbia e tenebre
la nascondevano,
e non il più fioco
raggio di luce
indicava il grande castello.
Si fermò a lungo
sul ponte di legno che conduceva
dalla strada maestra al villaggio,
e guardò su
nel vuoto apparente. "

E' una bella poesia in versi liberi, non vi pare? E' stata magari scritta osservando un quadro di Munch... E invece no, è l'incipit del "Castello" di Kafka (nella traduzione di Anita Rho) , che ho ricopiato verticalmente, omettendo soltanto due volte " K . " e scrivendo "Castello" con la "c" minuscola.
L'ho fatto per dimostrare che il confine tra la prosa e la poesia (moderna) è molto sfocato (purché si tratti di una buona, di un'ottima prosa) . E' il cammino inverso (dalla poesia alla prosa) ad essere meno facilmente praticabile; quando esso diventa agevole, secondo me, può nascere il legittimo sospetto che non si tratti di una buona poesia... Ad esempio, la seguente "prosa" non mi sembra tanto valida:
"La stradina è solitaria: non c'è un cane; qualche stella nella notte sopra i tetti: e la notte mi par bella. E cammino poveretto nella notte fantasiosa, pur mi sento nella bocca la saliva disgustosa. Via dal tanfo, via dal tanfo e per le strade, e cammina e via cammina, già le case son più rade. Trovo l'erba: mi ci stendo a conciarmi come un cane; da lontano un ubriaco canta amore alle persiane" (è infatti la seconda parte della poesia "La petite promenade du poète" di Dino Campana) .

Offline poeta per te zaza

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Re:Valicando il confine
« Risposta #1 il: Martedì 7 Giugno 2016, 10:20:47 »
 :) Hai ragione, Antonio, è poetico. L'incipit di un romanzo è importante, spesso calamita la volontà di proseguire nel lettore.
Se questi sceglie una forma simil-lirica, evocativa, attrae, rende più efficaci le immagini che trasmette.
di sabbia e catrame è la vita...
o scorre o si lega alle dita...

Offline adriana sini

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Re:Valicando il confine
« Risposta #2 il: Martedì 7 Giugno 2016, 23:05:18 »
Complimenti per l'arguta riflessione, prof.

Non si può che concordare dopo aver letto quanto hai trascritto sul "Castello" di Kafka che un'ottima prosa può trasformarsi in poesia, ma allora mi domando: qual'é la sottile linea di demarcazione? qual'é l'istante perfetto in cui si compie la magia?

"Quel ramo del lago di Como , che volge a mezzogiorno, tra due catene non interrotte di monti, tutto a seni e a golfi, a seconda dello sporgere e del rientrare di quelli, vien, quasi a un tratto, a ristringersi, e a prender corso e figura di fiume, tra un promontorio a destra, e un'ampia costiera dall'altra parte; e il ponte, che ivi congiunge le due rive, par che renda ancor più sensibile all'occhio questa trasformazione, e segni il punto in cui il lago cessa"

Non è forse poesia allo stato puro, anche il famosissimo incipit de "I promessi sposi"?  ;)

Offline Adriano Lungosini

Re:Valicando il confine
« Risposta #3 il: Martedì 7 Giugno 2016, 23:40:41 »
Cara Adriana, il brano che tu hai citato è molto più poetico di molte opere scritte in versi. A mio parere la grande poesia è tale quando rimane impressa nel subconscio di chi la legge, ed alcune opere in prosa hanno questa peculiarità. Ma non azzardo di più, volgarizzo il livello della discussione.

Offline Antonio Terracciano

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Re:Valicando il confine
« Risposta #4 il: Mercoledì 8 Giugno 2016, 00:23:07 »
Beh, per quanto riguarda l'incipit dei "Promessi sposi" , fu già osservato (da Eco, se non erro) che "quel ramo del lago di Como" è un perfetto novenario, ma ciò che viene dopo, francamente, potrebbe, secondo il mio modesto parere, andare bene più per una guida turistica di pregio che per formare versi di una evocativa poesia (ha, mi sembra, più un sapore di precisione geografica che un potente impatto poetico) .

Offline adriana sini

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Re:Valicando il confine
« Risposta #5 il: Mercoledì 8 Giugno 2016, 11:11:56 »
Beh, per quanto riguarda l'incipit dei "Promessi sposi" , fu già osservato (da Eco, se non erro) che "quel ramo del lago di Como" è un perfetto novenario, ma ciò che viene dopo, francamente, potrebbe, secondo il mio modesto parere, andare bene più per una guida turistica di pregio che per formare versi di una evocativa poesia (ha, mi sembra, più un sapore di precisione geografica che un potente impatto poetico) .

Mi permetto di dissentire: non definirei precisione geografica ma poetico sentire l'inserimento di "tutto a seni e golfi" e "a prender corso e figura di fiume" e "par che renda ancor più sensibile all'occhio questa trasformazione", inserzioni assolutamente inutili all'indicazione geografica del posto ma piuttosto "pulsanti" che accendono nel lettore l'immaginazione, quasi si trattasse di ode per una bellissima donna più che per una terra

Offline poeta per te zaza

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Re:Valicando il confine
« Risposta #6 il: Mercoledì 8 Giugno 2016, 11:22:11 »
Anch'io sento la poesia nell'incipit dei Promessi Sposi, e me la spiego con il ritmo lungo, evocativo,
dello struggente ricordare ogni dettaglio di un posto caro. E negli accenti giusti delle parole messe al posto giusto,
una dote che allo scrittore che ha anche un orecchio poetico (come il Manzoni appunto) riesce per istinto.
di sabbia e catrame è la vita...
o scorre o si lega alle dita...

Offline Marina Como

Re:Valicando il confine
« Risposta #7 il: Domenica 12 Giugno 2016, 17:15:24 »
"Era tarda sera
quando arrivò.
Il paese era affondato
nella neve.
La collina non si vedeva,
nebbia e tenebre
la nascondevano,
e non il più fioco
raggio di luce
indicava il grande castello.
Si fermò a lungo
sul ponte di legno che conduceva
dalla strada maestra al villaggio,
e guardò su
nel vuoto apparente. "

E' una bella poesia in versi liberi, non vi pare? E' stata magari scritta osservando un quadro di Munch... E invece no, è l'incipit del "Castello" di Kafka (nella traduzione di Anita Rho) , che ho ricopiato verticalmente, omettendo soltanto due volte " K . " e scrivendo "Castello" con la "c" minuscola.
L'ho fatto per dimostrare che il confine tra la prosa e la poesia (moderna) è molto sfocato (purché si tratti di una buona, di un'ottima prosa) . E' il cammino inverso (dalla poesia alla prosa) ad essere meno facilmente praticabile; quando esso diventa agevole, secondo me, può nascere il legittimo sospetto che non si tratti di una buona poesia... Ad esempio, la seguente "prosa" non mi sembra tanto valida:
"La stradina è solitaria: non c'è un cane; qualche stella nella notte sopra i tetti: e la notte mi par bella. E cammino poveretto nella notte fantasiosa, pur mi sento nella bocca la saliva disgustosa. Via dal tanfo, via dal tanfo e per le strade, e cammina e via cammina, già le case son più rade. Trovo l'erba: mi ci stendo a conciarmi come un cane; da lontano un ubriaco canta amore alle persiane" (è infatti la seconda parte della poesia "La petite promenade du poète" di Dino Campana) .
Personalmente dissento completamente da questo post, anzi, in realtà a me piace moltissimo e reputo grande poesia evocativa il "petite Promenade" , un insieme di immagini talora poetiche, talora evocative "mi ci stendo a conciarmi come un cane" è un capolavoro nella evocazione e la chiusa è già un tutto "da lontano un ubriaco canta alle persiane": immagine stupenda. Per il ramo del lago di Como.... sinceramente una bella descrizione dove sono più coinvolta razionalmente nel cercare di immaginare la geografia di luoghi così ben descritti che a procurarmi uno stato d'animo improvviso come nella poesia avviene. La quiete del paesaggio viene da un mio pensiero di cartolina razionalizzante del luogo, non dalle parole usate.
Se voglio fare la stronza ci riesco bene.  Talmente bene che quasi quasi ci sono. O forse ci sono.  Si, deciso.

Offline Antonio Terracciano

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Re:Valicando il confine
« Risposta #8 il: Lunedì 13 Giugno 2016, 14:10:02 »
Come è facile essere fraintesi quando ci si esprime (come me) poco chiaramente! Nel mio primo intervento avevo fatto capire troppo confusamente che quella di Campana è una poesia talmente bella che sarebbe un peccato ridurla in prosa, che così perderebbe valore. Quindi la gentilissima Marina Como, che esordisce scrivendo "dissento completamente da questo post" , in realtà è pienamente d'accordo con me ( anche sulla poca poeticità dell'incipit dei "Promessi sposi" ) .

Offline Marina Como

Re:Valicando il confine
« Risposta #9 il: Lunedì 13 Giugno 2016, 19:01:20 »
E' una bella poesia in versi liberi, non vi pare? E' stata magari scritta osservando un quadro di Munch... E invece no, è l'incipit del "Castello" di Kafka (nella traduzione di Anita Rho) , che ho ricopiato verticalmente, omettendo soltanto due volte " K . " e scrivendo "Castello" con la "c" minuscola.
L'ho fatto per dimostrare che il confine tra la prosa e la poesia (moderna) è molto sfocato (purché si tratti di una buona, di un'ottima prosa) .

No, non mi pare possa essere una bella poesia. Per me rimane una prosa e basta :) ecco, in questo dicevo di dissentire.
Se voglio fare la stronza ci riesco bene.  Talmente bene che quasi quasi ci sono. O forse ci sono.  Si, deciso.

Offline Amara

Re:Valicando il confine
« Risposta #10 il: Sabato 25 Giugno 2016, 23:35:26 »
credo che tra poetico e poesia ci sia differenza, ed entrambi gli incipit li trovo molto poetici, ma non poesia.. sono entrambi descrizioni, poetiche appunto, ma mancano del messaggio, quello che in poesia arriva a chi legge e gli accende visioni..
Il dubbio è uno dei nomi dell'intelligenza
(J. L. Borges)