Dopo averci ricordato che Giacomo Leopardi era letteralmente innamorato delle virgole, Severgnini ci fornisce un esempio estremo, quello di un best seller in lingua inglese, "Eats, Shoots and Leaves" ( "Mangia, spara e se ne va" ) : se quella virgola mancasse, il titolo significherebbe "Mangia germogli e foglie" !
per scrivere senza punteggiatura in prosa, bisogna essere Joyce o Saramago :)
sarebbe importante riconoscere di non avere le idee chiare e fare un ripasso
nei versi, per me, invece non è d'obbligo (io la uso molto molto raramente) se si costuisce dando le pause diversamente, tra l'altro, a volte, una certa abiguità nell'interpretazione può far parte dell'intenzione ;)
Quando si parla di virgole, puntualmente mi sovviene una ilaricissima citazione del buon Wilde - Ho impiegato tutta la mattina a sistemare una virgola e poi di pomeriggio l'ho tolta - Amo le virgole poiché ne riconosco l'importanza, ma al tempo stesso ci litigo non di rado. È di fondamentale importanza la lettura a voce alta di quanto abbiamo scritto, di modo da capire il più possibile dove vanno poste le virgole e quando non vanno assolutamente usate. Ci sono autori di poesie che non usano mai virgole, altri che ne fanno un uso spropositato, e in un caso e nell'altro non si agevola la lettura, anzi. Auspicabile la via di mezzo, usarle quando è necessario, anche a fine verso. Ma quando è necessario? Ahaha :laugh:
Spero il mio intervento non sia banale, dopo le ilari considerazioni lette, che portano tutte alla medesima conclusione:
la punteggiatura aiuta a comprendere meglio un testo, non solo nell' interpretazione dello stesso ma anche nella piacevole sensazione di leggerlo.
La punteggiatura che è parte integrante della prosa,non va dimenticata nemmeno nel verseggiare, a mio modesto parere: difatti alle volte basta il semplice mandare a capo un verso per fargli assumere questo o quel significato, ma altre è fondamentale l'interpunzione per creare la giusta pausa che fermi per un istante un'immagine, un profumo di versi, e costruisca suspence, attesa, o desiderio di passare al verso successivo con irruenza.
Non son sicura di essermi ben spiegata, ma io adoro la punteggiatura quando usata correttamente; trovo abbia pari valenza di una rima ben costruita o di una metafora riuscita.
Mi piacciono, le virgole, così leggere, apparentemente fragili, eppure capaci di dar peso al testo. Credo che appartengano maggiormente alla prosa, ma sono essenziali anche nella stesura di una canzone (come scritto più volte, io non parlo mai di poesia). Certo, si possono omettere spezzando il verso, andando a capo, ma non è sempre possibile (e neppure consigliabile, aggiungerei). Per esigenze metriche, per far risaltare lo schema utilizzato nella composizione, non se ne può proprio fare a meno. Quando però l'autore non ne conosce il corretto utilizzo, diventano stucchevoli e danno il senso del disordine, della confusione, come fossero seminate dal vento.
Per curiosità, sono andato a cercarle nelle poche liriche proposte nel sito e, per spiegarmi meglio, prendo due versi nei quali compaiono con diverso peso.
Primo verso: "ma dei corvi ho solo gli occhi, non il volo disgraziato"
Secondo verso: "ed allora resta nudo, il sovrano dell'inchiostro".
Nel primo caso, credo si possa essere tutti d'accordo sull'essenzialità della virgola (non solo per rispettare metrica e schema).
Nel secondo caso, a rigor di logica, sembrerebbe meno essenziale ma, per una sottigliezza, credo di non poterne fare a meno. Senza la virgola, il senso del verso resta immutato, ma a me appare comunque diverso. Cambia l'intensità (almeno nella mia mente). Se tolgo la virgola, mi viene da pensare ad un gruppo di sovrani, tra i quali uno (quello dell'inchiostro) resta nudo. A parte il fatto che io preferisca avere immagini d'altro genere (femminile, quanto meno), nella mia mente, credo che la virgola escluda altri possibili sovrani, lasciando inesorabilmente solo quello dell'inchiostro. Come ho detto, è una sottigliezza, ma per me è importante.
Ok, fine del contributo :)