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Diana Olteanu
| Domnul meu,
In palatul tau de portelanuri fine
pasii mei nu au rasunat.
Erau marunti, necunoscuti,
doar... pasi duruti.
In gradinile cu mirosuri alese, pasari de prada
impodobite cu pene din cutiile curtezanelor
iti cantau ascunse de luna
raspunsuri la chemarile tale
fara semne de punctuatie, fara rima.
La o margine de viata - o Pasare.
Aceea... mica, stearsa,
canta cu lacrima ei, cum inima ii spune
despre nori, despre floare,
si curgerea lumii... prin lume.
Au alungat- o de multe ori.
Cu voci mieroase "doamnele de onoare", i- au spus:
“Pieri, Zbori!”
Aurul lor lingusitor iti mangaia auzul
Dulci iti erau placerile si asteptand comori
n- aveai sa simti cum doare... n- aveai sa vezi cum moare.
Ea, o biata calatoare
a ramas la fereastra si vazand
cum supusii iti strecurau otrava
spunandu- ti: " Primeste, sunt cristale,”
a spart in mii de frunze primavara
cantand neobosit, Imparatiei Tale.
Nici un tril nu e la fel. Il stii.
Fiecare nota iti spune
si rele... si bune.
Sa nu o plangi, sa n- o mangai.
Prea mica pasarea aceea, a nimanui.
Sssst! Priveste! Regat nu are.
E doar... Privighetoare
cu suflet si suflet
si- o lacrima ce canta povestea de iubire
dintre o stea si Soare.
Lacrima dell’usignolo
Signore mio,
nel tuo palazzo delicati porcellani
non hanno rovesciato i miei passi.
Erano piccoli, sconosciuti,
solo ... passi dolorosi.
Nei giardini con l'odore speciale, gli uccelli da preda
addobbati con scatole cortigiane e tacchetti,
nascosti cantavano alla luna,
alle risposte delle tue chiamate
senza segni di punteggiatura, senza rime.
Alla riva della vita... un uccello.
Quello... piccolo, cancellato,
canta con la sua lacrima, come il cuore parla
delle nuvole, dei fiori
e dello scorrere del mondo... nel mondo.
L’hanno cacciato tante volte.
Con delle voci melliflue” Signorine onorevole”, dicendole:
“Vai via, Vola!”
Il loro oro adulato accarezzava il tuo udito
dolce era il tuo piacere d'aspettare i tesori,
senza poter sentire come fanno male... non potevi vedere come muore.
E’ un povero viaggiatore
rimasto alla finestra per vedere.
Come i suoi sottomessi filtravano il veleno
dicendoti: Accetta, sono i cristalli,”
hanno rotto in mille foglie la primavera
cantando senza stancarsi, al tuo Regno.
Nessun trillo non è lo stesso. Lo sai.
Ogni nota ti dice
il bene e il male.
Non piangere, non accarezzarlo.
Troppo piccolo quello, nessuno.
Silenzio! Guarda! non ha Regno.
E’ solo un Usignolo
con il cuore e l’ anima
e una lacrima che canta la favola d’amore
tra una stella e Sole. |
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