destionegiorno
L’ho visto tutte le volte che
aprivi gli occhi,
l’amore che avevi per me.
Ho guardato
dietro le tue guance
per... leggi...
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Fumo un’altra sigaretta
per contemplare la tua assenza.
Qualche magico ricordo e la nostalgia di un attimo
che ha avuto un solo profumo,
l’unico che distinguo
in mezzo a tanti altri.
E’ l’odore di te
che accompagna i cuscini.
Anche se il tempo... leggi...
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Ghè en spègio picolin, picolin
en laghèt de pezi vestì,
endòve, en tute le stasòn,
te podi trovar paze dala... leggi...
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Portavi un lembo del vestito
chiuso dentro ad un bottone,
non ti accorgesti
dell’attenzione del mio occhio.
Curiosità inaudita
portò il desiderio a formare
i tuoi contorni,
morbidità avvolte
nel blu cobalto
della tua sottana in risalto.
Ogni tua... leggi...
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Ester Brugna
| C’era una volta una bambina,
tanto cara e piccolina.
Si chiamava Lullaby.
Un giorno passò curiosa davanti a quella porta,
era arancione e color tortora.
"Cosa ci sarà lì dentro?" si chiedeva
mentre il dubbio le nasceva.
Sentì una voce gentile che diceva: " Non avere paura delle tue mura!"
Allora bussò.
Le aprì una fatina vestita di giallo,
un colletto rosso
come la cresta di un gallo.
Aveva occhi turchini e
dita affusolate come grissini.
Sorrise di cuore e
Lullaby fu piena di stupore.
Le raccontò che quella casa,
dove passava tutte le sere,
era la fabbrica delle buone maniere
colma di ricchezze
più che nelle miniere.
Lungo i piani di quel palazzo
Lullaby andò a spasso.
Vide stanze di cento colori,
assaggiò mille, più mille sapori,
frasi e detti tanto diversi
che nel miele erano immersi.
Incontrò un mago barbuto,
le disse di aver saputo
che agli esseri umani
pareva tutto dovuto.
Colpiti da questo strano pensare
una pozione magica decisero di inventare.
Un succo di scusa e per favore,
che se preso ogni due ore,
rendeva l’uomo - al sè- migliore,
bastava berlo
con una dolce preghiera
con costanza, da mattino a sera,
o cantarla a chi si amava
ed ecco che
il miracolo capitava:
il malgarbo se ne andava.
Fu così che Lullaby coraggiosa,
smise di essere capricciosa,
bevve il fluido magico
e ciò che vide fu viatico,
parole e suoni di beatitudine,
sorrisi e gentilezze
con mani piene di carezze.
La gente lì
diceva buondì
con gesti accoglienti e volti sorridenti,
salutava piegando il capo
non per riverenza
ma per cortese prudenza.
C’eran donne profumate,
che sembravan vere fate.
C’eran uomini ben vestiti
che col perdono
scioglievano vecchi attriti
"Dimentica il male
e dai valore a ciò che vale!"
Non c’erano urla e scortesie
ma soltanto galanterie.
C’era un piano dedicato
a tutto ciò che volevi donato
un sorriso, un gesto buono o soltanto un dolce suono
per trovare un po’ di pace
dal continuo, uman frastuono.
Mai la fabbrica chiudeva
nessun giorno e nessuna sera,
producevano l’incanto
del bel succo così santo.
Lullaby, così colpita,
scelse di viver lì tutta la vita,
non voleva più tornare
nelle sue giornate amare
ma la saggia fata sussurrò:
" Torna a casa, mia bambina, narra a tutti ciò che hai visto!"
"Non dimenticare le preghiere,
vero senso
di buone maniere
ricorda il frutto che la Terra ci ha donato
in ogni seme ben piantato,
lascia andare l’arroganza
e coltiva la speranza,
perché il bel mondo che oggi vuoi
è nelle gesta degli eroi,
quelli veri
che dicon grazie
sia ai successi che alle disgrazie.
Scendi pure le nostre scale
e vai verso la via ancestrale."
"Guarda tutto con occhi nuovi!"
Il cielo, la terra, tutto l’Universo,
le nubi, il sole ed il cielo terso. |
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