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Rosario Salvatore Di Modica
Le 158 poesie di Rosario Salvatore Di Modica
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Un tavolo, del vino, una candela,
le dita che si cercano, intrecciate,
l’amore va tessendo la sua tela.
Divine le fattezze e delicate,
come si addice a un angelo e mi aggela
il profanare quelle forme amate
fosse anche col pensiero; chi si
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Preziosa come un petalo di rosa,
con quegli occhietti piccoli e lucenti,
scricciolo colmo di birbanteria;
se volli in vita mia giammai qualcosa
fu lo sfiorar le labbra tue frementi;
porgi la mano ed indica la via;
sei molto più di quanto ho
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Ho preso casa in fondo alla tua vita;
mi affaccio alla finestra: dá su un muro;
su questa strada senza via d’uscita
non scorgo né il passato né il futuro,
il come e il quando perdono ogni senso
quando sussurri piano il tuo "perché?"
Non c’è
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Da qualche tempo ho in mente un chiodo fisso;
un’ áncora gettata nel soqquadro
riempie il vuoto dentro un nero abisso.
Da questo chiodo penzolava un quadro
dipinto con ardore, poi rescisso;
i brani sparsi al vento, pur leggiadro,
nel corridoio
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Come il tifone nasce dalla brezza
e sbuffa e cresce e infine, trova freno;
questa passione inver non fu dammeno,
né per intensità, né per ampiezza.
Venne quel giorno e crebbe la certezza.
Credetti di potere fare a meno
di baci, di carezze, del
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Sorseggio l’aria ad ogni sordo spiro,
eppure non esclamo "io respiro!".
Le tue censure, accolte;
avrò forse sbagliato, delle volte;
ma certamente mai per un dispetto,
e chiamo a testimonio pure Iddio.
A me parsero poche, ed a te molte
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Perdoni, buona donna, ancora aperto?
Le spiego, nella mente ho un motivetto
che varia dal brusio fino al concerto;
e ne vorrei cavare un bel sonetto.
Sono un poeta piccolo e inesperto;
vedendo il tuo negozio mi son detto:
"la preziosa merce che
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Non ho pretese e sono assai frugale;
e mi accontento; bevo dalla vita
centellinando sorsi dal boccale,
seduto ad una tavola imbandita.
Mi basta poco per non viver male:
una mollica; basta sia squisita;
ché l’uomo non è più di un animale:
lo
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Mi vedi a spada tratta e lancia in resta
su di un cavallo bianco ben bardato,
lo scudo al braccio, un lucido elmo in testa;
e grazie al mio valore sconfinato,
soccorrerei pulzelle; e la più mesta,
e neanche a dirlo, tanto ormai é scontato,
é
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Un urlo silenzioso, disperato,
a squarciagola pur se sono muto
gridato a te che amo e che sei sorda;
e l’eco di quell’urlo, rimbalzato
su morbide pareti di velluto
dall’universo stesso già deborda,
poi fonde spazio e tempo in un boato;
e mi
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Soffiando, il vento appiana una montagna,
con delicata e ferma ostinazione;
scrissi versi, latrare di una cagna,
senza mai suscitare una emozione.
Disegno rime sulla tua lavagna
stese sul filo sotto l’acquazzone;
guardo quell’occhio che giammai
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Immobile. Supina, su quel letto,
madida di sudore, gli occhi aperti,
ad ascoltare i battiti, nel petto,
rapidi eppure a un tempo così incerti.
Cercavi le risposte lí, sul tetto;
ed era, la domanda: "voglio averti?",
bruciante come un colpo di
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Grigi quegli occhi e freddi come il ghiaccio,
l’ unica cosa bella di quel cane...
a ricordarlo, che fastidio immane!
Fezza era un Husky ed eccolo allo staccio.
Più che baffetti, un nero gran mustaccio
ornava il muso; e spelacchiate
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Irsuto, grigio, viscido e un po’ matto
creato forse in fretta, un po’ di getto,
la coda a punta, di indole é abietto;
e non ha predatori, tranne il gatto.
A scorribande e furti più che adatto,
veloce come un fulmine o un proietto:
per questa
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Tenuto assieme solo dall’inchiostro
e da una dose immensa di ottimismo,
un bastimento carico di baci
veleggia al soffio docile dell’ Ostro
portando in capo al mondo per turismo
promesse eterne forse un po’ fugaci,
appese a sventolare in poppa
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Abbandònati. Lascia che ti porti
per vie e per sentieri inesplorati,
per fiumi di cannella, verso porti
su mari di sospiri, abbandonàti.
Àlzati e, nuda, danza. E non opporti.
Nella passione fummo trascinati
da forze irresistibili e più
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Cerca la poesia:
Invia un messaggio privato a Rosario Salvatore Di Modica.
Indirizzo personale di Rosario Salvatore Di Modica: rosariosalvatoredimodica.scrivere.info
Come è facile vivere felice
se non possiedi un’anima né un cuore,
ma rigoroso e duro di cervice
ti accontenti del pallido grigiore
di un’esistenza in cui "s’ei piace ei lice"
e appena nasce tutto quanto muore,
nessun pugnale lascia cicatrice,
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Io sono l’amante del vento.
Mi bacia poi corre lontano...
è un abbraccio amaro, un lamento:
mi lasci la mano.
Io sono lo sposo del mare.
Mi avvolge, carezza; ma intanto
mi trascina; e devo annegare,
ma senza rimpianto.
Io sono il riflesso
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Da qualche parte, nella fantasia,
in quel reame magico entro me,
in un castello fatto di poesia
viveva una regina col suo re.
Nutriti dell’amore e di allegria,
incuranti del quando e del perché,
fra una carezza e una birbanteria
l’uno per
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Maestoso pure nel minimalismo
lascio che la realtà mi fugga via,
inscatolata dentro il nichilismo
di frasi sparse a pioggia, di "poesia".
Mi crògiolo nel dolce solipsismo,
ma mi trascina nell’atarassia
che è premio ed è condanna all’egoismo,
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La luna che per noi fu come madre
benevola ci guarda su dal cielo,
sorride alle tue labbra avide e ladre
e alle carezze e ai baci a cui anelo.
Ma sulle gote pure e sí leggiadre
cupo discende lento un triste velo
che fra le pieghe dolorose ed
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Uscendo di casa chi trovo,
nascosto, abilmente celato?
Lo copre un fittissimo rovo:
un lupo feroce e affamato.
Non dico il terrore che provo;
un tuono ha minore boato
dell’urlo, che svengo di nuovo
per quello spavento provato.
Il lupo mi
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E mi nascondo dietro frasi dotte.
La speranza si culla sull’attesa
ma la disperazione sulla resa;
trascorso il giorno giunge mezzanotte:
mi arrendo a te, signora della notte!
Una fiammella é inutilmente accesa,
ché quando l’ombra incombe e si
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Qui comincia la storia emozionante
in versi che mi ostino a dir poesia,
più prossimi a miserrimi lamenti.
Che donna! Mai noiosa, anzi eccitante
miscuglio di ragione e di pazzia,
le labbra rosse e gli occhi rilucenti
di quella luce propria del
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Vestíti solamente di un abbraccio
e illuminati dalle luci spente,
ignari del futuro e del presente;
un brivido alla schiena, come ghiaccio:
nervosa, quasi stretta da un legaccio,
qualcosa che ti turba, certamente;
e quel tuo sguardo spento, un
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"rendez- vous"
È nostro il mondo ed è disabitato,
vuoto di gente, intenti e di speranze;
e vuoti pure noi e disillusi,
ma follemente immersi nel peccato,
intrecciando le dita in folli danze,
nudi, abbracciati, gli occhi semichiusi
ad
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Odo distinti i cori ed i sussurri
delle genziane azzurre; le corolle,
fragili imbuti colmi di rugiada
vibrano piano al vento di ponente.
Volgo lo sguardo a manca, verso il mare.
Salmastre tamerici, sulla rena,
sudano gocce chiare come
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Un dì, se non venisse meno il senno
negatomi il balocco tanto ardente,
Madonna Caterina, un vostro cenno
aspetta il triste amante e una risposta:
dov’è il futuro se non c’è il presente?
Raccapricciante, rugginosa rosta,
infissa nelle carni
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Di gente ne conosco forse troppa,
e di ogni tipo, il santo e pure il losco;
c’è chi sta fermo e chi col vento in poppa;
c’è pure chi galoppa col pensiero
e taglia e cuce, strappa e poi rattoppa;
ma non li ascolto, non ne fò mistero.
Sarò
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Solàre la mia donna, anzi radiosa;
con quel suo fare lieve e frizzantino,
col ridere soave ed argentino
la vita rende sapida e gustosa.
Sempre accondiscendente, mai lagnosa,
mi arde come un ceppo nel camino
che lévati Afrodite. Me meschino,
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158 poesie trovate. In questa pagina dal n° 21 al n° 50.
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