| Ho un arcobaleno nel tempo lanciato,
un ponte al domani da questo passato:
ha tutti i colori e all’apice brilla,
trafitto dal sole, di grazia scintilla.
E’ verde negli occhi di chiara speranza,
azzurro il suo mare di forza e costanza,
dal rosso del sangue attinge l’ardore,
è rosa la vita se incontra l’amore.
Sei rossa ed azzurra, sei verde e sei rosa,
col bianco e con l’oro mia figlia si sposa.
Ti seguirà ognora, finché vorrà Dio,
l’amor che hai acceso da sempre: il mio! |
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Come seduta
su una panchina
mentre piove
adagio,
ricevo a gocce
le tue parole rabbuiate,
a disagio. |
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| Ha onde alte il mio mare,
trascinanti,
con le tempeste domate
sottostanti,
guardingo per le nuove,
maestoso ed imponente
mar vissuto,
ricaricato
tante volte a riva.
Piccole onde ha il tuo mare
di scoperta,
d’incertezza a lambire la riva
ai primi assaggi,
ignote le tempeste,
quieto il ritmo,
tra lo stupore del nuovo che accavalla
i flutti.
Crescono l’onde in un mare
di entusiasmo. |
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Ci sono tanti mondi
quante son le persone
a gravitare a gruppi
sotto lo stesso Sole;
qualcuno, brullo e ignaro
di ciò che dà calore,
si staccherà dal giro
con una rotazione. |
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Ho provato
- col tempo vivo addosso -
a fare la mia parte
in questo giorno
fidando
sulla lunghezza della trama.
Mi sorprende
la sera
e mentre scade il tempo
sto facendo
-col tempo vivo addosso -
la mia parte
migliore. |
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Ho in faccia
l’espressione del tramonto,
quello mio
e dell’astro che saluta,
condensato di sfondi
e di condotte.
Sereno
il crepuscolo d'entrambi,
questa sera,
e voglia mi sorprende
di credere a una vita
che riprende
dall’Aurora! | |
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Punge
l’ago
della malinconia
in mano a un sarto
che sa
dove rammendare
ma che ha
perso
il filo
dei ricordi. |
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Io, straniero,
in un mondo di bocche,
su strade
senza uscita,
parlo
e non sento
me stesso
cosa dice
né dove va.
Chi controlla
i miei gesti,
chi detta
le mie parole?
Sono così
da sempre,
se non provo
nulla
per quelle nuvole
di gente
che incombono dall’alto,
a disagio.
E una cosa mi sfugge più
ogni giorno:
perdo
un dolore fermo
nel profondo.
Non c’è nessuno
capace di aggiustare
i raggi rotti
del sole
nei "suoi" occhi. | |
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Ho fatto un mazzo
di fiori del mio campo
ma li ho staccati alti,
con poco gambo
o addirittura solo la corolla,
(raccolgo come un bimbo un po’ a casaccio,
non me ne curo manco se li straccio…)
me ne sono accorta dopo,
ma non era tardi,
ce n’eran tanti e quando ho imparato
che dovevo sporcarmi su quel prato,
staccarli dal terreno con riguardo,
vicino alla radice, dolcemente,
e circolare ho dato quello sguardo,
non eran così tanti veramente…
E comincio adesso
a coglierli tutti,
per offrirli,
della giusta lunghezza,
anche se rimpiango
gli sprecati…
(se fino all'altro e ancora l’altro ieri
li avessi colti con cautela interi…) | |
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La mia barchetta
era tenuta a galla
da mani amorevoli
e guidata
in una pozza d’acqua
del mio tempo bambino.
Crescendo,
ho costruito la mia barca
e usato i remi,
mentre l’acqua del tempo
è diventata un fiume
dal corso sinuoso,
-tante svolte -
dal ritmo sereno,
sonnolento
o agitato,
persino tempestoso.
La barca è al centro del fiume,
nel presente,
che non esisterebbe
senza il passato dietro
e il futuro davanti,
è un unico corso
a Chi osserva dall’alto.
Con me c’è ancora
la bambina della barchetta,
perché la prima acqua
è nel mio fiume del tempo.
Uso i remi mentre arrivo
alla prossima svolta,
non so mai se sarà l’ultima;
lo saprò quando la barca
comincerà a correre da sola
e butterò i remi,
inutili,
preparandomi al salto
nella cascata dal mio mondo
all’altro. |
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Qualcuno sta strappando
le pagine delle albe
dal fondo del mio libro.
E allora scrivo
più piano quelle che vivo.
Mi sveglio in tempo
per fissarle sulle pagine,
quelle che ho.
Ma tra l’una e l’altra
tengo negli occhi l’una
per rincorrere l’altra
o il suo rovescio
nella prima pagina
strappata. |
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| Metti gli accenti accesi
alla storia
dei miei giorni
e le parentesi
al posto giusto
per stare noi soli.
E puntini puntini
per un diario
che resterà nostro:
il nostro dove. |
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