E' il piccolo di dodici fratelli,
è Febbraio, e per nulla pensa a quelli.
Fa pure tante bizze e non si pente,
e col vento urla e il freddo tra la gente.
Ma se nell'aria incombe la bufera,
porta pur qualche dì di primavera.
E i bimbi attendon proprio lui, Febbraio,
per vivere un periodo un po' più gaio.
Poi di coriandoli empiono ogni via
per mandar fuori la malinconia.
E quand'egli si veste d'Arlecchino
è, quel Febbraio, proprio birichino.
Si lamenta infin d'essere il più corto,
e c'è qualcun che lo vorrebbe morto.
Ma lui resiste urlando tutt'intorno,
finché non gli è concesso un altro giorno. |
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Marzo arrivato è già di gran carriera
felice d'annunciar la Primavera,
dai fratelli consigli lui non vuole,
ma con le nubi gioca e con il sole.
Non cercar con lui di voler celiare,
ché nessuno sa come lui, barare,
e se ti mostra il sol, prendi l'ombrello,
ché molto spesso agisce da monello.
Contento, egli divide due stagioni,
fiero è di questo e d'altre sue ragioni,
e se qualcuno lo chiama pazzerello
lui crede sempre d'essere il più bello.
E pure, ai bimbi piace questo mese
che si dimostra lor molto cortese,
fa cogliere nei campi i primi fiori
per farne dono ai loro genitori. |
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E l’odoroso Maggio è già tornato,
di fiori variopinti inghirlandato;
son rose porporine, gigli e calle,
con bianche margherite in ogni valle.
S’alzano festosi i canti d’augelli,
sono merli, usignoli e pur fringuelli;
gioisce il cielo dipinto d’azzurro,
insieme a lieve di vento sussurro.
Colgon fiori i bimbi nei prati in festa,
mentre l’allodola il suo canto arresta;
con l’ali sue li sfiora e poi s’invola,
per iniziar nell’aer la sua carola.
È, Maggio, il mese caro alla Madonna;
Lei d’ogni esser creato è la colonna,
che il mondo ognor sostiene infino al cielo,
ed ogni male copre col suo velo. |
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Il decimo mese sono dell’anno,
Ottobre mi chiamo e molti già sanno
che ero l’ottavo nel mondo romano
col calendario detto pre- giuliano.
La grande America io ho scoperto
con Colombo che avea tanto sofferto,
quando con le caravelle andò via,
la Nina, la Pinta e Santa Maria.
L’uva raccolgo, le ulive e castagne,
le caldarroste dell’alte montagne,
i chicchi vermigli di melagrana,
lasciando all’estate la melanzana.
Io porto ai bimbi dei nonni la festa,
che tanta gioia in noi tutti ridesta,
la rondine cerca calda dimora
e col garrire altri cieli colora. |
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E’ dicembre, e vien subito la sera,
ma più vicin si trova a primavera.
Son gli alberi già spogli e pien di neve
e il sole piange dalla nube greve.
Pioggia e brina nei campi desolati,
grande ansia per vederli germogliati.
Ora la terra appare addormentata,
ma presto sarà sveglia ed iridata.
Felici sono i bimbi in questo mese
ché alle vacanze hanno le orecchie tese,
e poi con gioia attendono il Natale,
festa dell’anno di cui non c’è uguale.
E nasce in una grotta il Redentore,
che porta gioia a tutti ed è l’Amore
per chi è contento, triste o poveretto,
ma soprattutto per i senzatetto.
Ed io m’affaccio per guardar la luna,
che saluta l’anno, col ciel che imbruna. |
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