| Ci sono angoli, al mondo,
di bellezza
tale che sembra ti rapisca il cuore
e di pace un sollievo ti pervade
contemplativo quando questo accade.
Ma c’è una condizione, la seguente:
che sia predisposta al bello e al bene
la natura dell’uomo nell’ambiente;
se no, l’inconsapevole o il malnato
poca gioia ha dei fiori e del creato.
Poiché la tempra, la natura umana,
- alla luce calda o fredda
dei casi della vita -
non è giammai cambiata dai primordi,
sempre reagisce per come è maturata ...
...così,
dai raggi più cocenti proiettata
o da quelli di luna, affievoliti,
non muta l’ombra dell’uomo che si staglia
nello spazio che il corpo suo ritaglia. |
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| Comincia da due passi: camminare,
ed è incontro alla mamma che ti orienti,
verso due braccia tese ed accoglienti.
Poi si tempra discesa e risalita:
resistere al tragitto della vita,
esistere nel mentre e nell’uscita.
È fare nel percorso un’eccezione,
sapersi regalare un’occasione,
riuscire a far volare un’emozione. |
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La corda di ogni vita che si svolge
si snoda e annoda in continuo cambiamento,
legandosi alle vite circostanti,
stringendo nodi pertinenti a tanti.
E’ in atto come un gioco delle parti;
la vita non è fatta di scomparti
stagni, isolati e per sé stanti,
ma d’uno scambio continuo di legami
non solo per noi condizionanti:
stringiamo nodi pertinenti a tanti.
Anche una corda libera ha il suo ruolo
nel groviglio intrecciato delle vite
perché viene il momento che si lega:
nessuno nasce per restare solo.
E se il destino ha in mano tutti i capi
delle corde di tutte le esistenze,
e sceglie di legare e di disfare,
lascia un segno anche il nodo ch’è disfatto
a ricordo del tempo del contatto. |
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Una gioia
che non ci si aspetta
va gustata
muti
con in cuore
un arcobaleno. |
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| La prova arriva
ti si para davanti
e ti chiede di farne
esperienza
Reagisci
col tuo mondo interiore
accogliendola come un
valore |
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| Non c’è davvero
un sentiero ...
Lo crei nel cammino
il tuo destino,
scegliendo i passi
- fra i sassi -
la direzione
e l’occasione.
Quali orizzonti
e quali ponti,
di quante stelle
e quante luci
riluci,
e quello sguardo
sul tuo traguardo
non lo sviare.
Non arretrare.
Sul tuo sentiero
c’è un solo vero. |
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| Sfinge,
che scruti i millenni
col tuo impassibile sorriso,
tu vedi i nostri miraggi
per quel che sono:
luce che nuoce.
Faraoni dell’aria
alla conquista di dune
disfatte e sgranate
per ricomporsi altrove
immemori...
Uomini di sabbia
senza peso
sono nell’aria
arida polvere
in vortice.
Si sgrana questo mondo,
come la sabbia
dei tuoi deserti,
oltre il tuo sguardo
imperscrutabile,
Sfinge. |
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È il tuo sorriso
orgoglioso e privato
maestoso e prezioso
d’istinto
che appare
manifesto sul viso
quando fai del tuo impegno
un valore. |
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| Hanno colori pastosi
o temperati,
vivaci o tenebrosi,
tinte smorte o brillanti
le esperienze...
- trattengono il tepore d’ogni nido -
- fan luce d’un sorriso -
- chiaroscuri di ombre nei dolori
che marcano indelebili i percorsi
coi rimorsi -
- scarabocchi sull’anima -
Su tutto passa il tempo
e sfuma a sera. |
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C’era una coppia ed una cascina,
lavoro duro di prima mattina,
tanta fatica ancor fino alla sera,
perch’era giusto e la sola maniera,
strappando frutti e raccolti alla terra,
in tempo di pace oppur con la guerra,
di fare grandi ben nove figlioli
finché sapessero fare da soli;
e con l’esempio, la gioia e l’affetto
cresceva gente di tutto rispetto.
A San Lorenzo, nel Monregalese,
dei nostri nonni la vita si spese,
cristianamente, una linea a seguire
che i discendenti non devon finire.
./. ./.
C’è un po’ di folla in questa cascina,
siamo arrivati di prima mattina,
ci tratterremo ancor fino alla sera,
perch’è la giusta, la sola maniera,
nel rincontrarci sull’antica terra,
in tempo di pace, via dalla guerra,
di ricordarci, insieme e non soli,
che discendiamo da tanti figlioli;
e siam l’esempio, la gioia e l’affetto
di quella gente di tutto rispetto.
A San Lorenzo, nel Monregalese,
per sessantotto una vita si accese,
e tanti ancora verranno a seguire
perché la stirpe non possa finire. | |
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| I miei passi su polvere
di vento
- scossi sospinti ripiegati squassati -
indistinguibili.
Infine l’ultimo soffio per quel dove
- quale orizzonte
e quale ponte -
Impercorribile?
Indistinguibile?
Abbassatevi stelle:
voglio luce. |
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Ci grava
le spalle
un angolo nero.
Ci copre
le spalle
un angelo nero. |
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| Mentre fiaccando vanno
i nostri giorni,
striscia un’angoscia
e brucia sottopelle:
un dominio simbolico a inculcare
uno stesso pensiero pilotato
c’è imposto come ipnosi ripetuta;
mediato il senso univoco e obbligato?
No: dileggio, proscrizione, niente dialogo
per chi non si conforma a tanto dire.
Chi dubita o eccepisce non ha campo?
Essere uomo o donna è un’opinione?
La verità su qualunque trattazione
viene imposta alla nostra società,
liquida e fluida come consistenza,
che segue il corso del fiume che sentenzia.
Tra i maestri, le menti, gli scienziati,
hai voglia a scremar quelli di parte.
Non super partes che sappia indicare
chi è quello più adatto a giudicare.
Gli "Eppur si muove" non sanno di ascoltare.
E io ho paura
per la mia discendenza,
per un futuro- presente che consente
a pochi di stringere le chiavi
di banche e di mass media e pilotare
una oligarchia globalizzante
che vuol fagocitare ogni pensiero.
La gravità dei tempi
appesantisce
i pensieri, gli slanci, le arditezze.
Stanno distanti un cielo
quelle altezze. |
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