Scende dal ciel la pioggia con la neve
per irrigare i campi ed innevare
i monti, ove germogliano le stelle
alpine. E una lucente Stella è apparsa
su una grotta, nella notte, ove un Bimbo,
con gli occhi suoi, sorride al mondo intero,
Amor donando a tutti e fratellanza.
Non ha panni per scaldarsi, ma, intorno,
soave luce e dolce calore irradia
il Sol, che, come a mezzogiorno, splende.
Gloria, cantano gli Angeli nel cielo,
e pace in terra sia per ogni uomo.
È nuova vita...è il trionfo dell’Amore. |
|
|
|
Da una terra assai lontana
sta arrivando la Befana,
deve fare molto in fretta
la simpatica vecchietta.
Vuol portare tanti doni
ai bambini, ché son buoni,
siano bianchi, neri o gialli,
di colline, monti o valli.
Ma succede un caso strano,
la scopa perde ch’ha in mano,
vola via fin sopra il cielo
mentre Lei resta di gelo.
Per fortuna vede un Drone,
punto fisso di attrazione,
Lei lo chiama, Lui discende
e i regali tutti prende.
Lo dirige la Befana
a scirocco e tramontana,
sopra i tetti e nei camini
per trovar tutti i bambini.
Lascia a lor tutti i regali
che non sono mai banali,
e donati son col cuore
da chi nutre tanto amore.
La Befana, ormai contenta,
lascia il Drone e s’addormenta,
mentre i bimbi, che son desti,
sgranan gli occhi lesti lesti.
Ed il Drone, ormai postino,
resta fermo lì un pochino,
ma poi sveglia la Befana,
che pian piano s’allontana.
S’allontana la vecchina,
che la scopa di saggina
ha potuto ritrovare,
e con essa ancor volare. |
|
|
|
Con l’ali bianche di gabbiano
carezzerai l’onda del mare,
e ad essa sempre affiderai
ogni sogno tuo del cuor.
Se pure il vento maestrale
tenterà di cambiar tua rotta,
non temer, ché un raggio di sole
sarà guida del tuo cammin.
E volerai oltre le nubi
per incontrar l’azzurro cielo,
che, poi specchiandosi nel mare,
coglierà una conchiglia d’or.
La coglierà per te soltanto,
e in essa tu troverai
i sogni tuoi tutti fioriti,
nel verde prato dell’amor. |
|
|
|
Nel Sepolcro la pietra rotolata
han trovato le Pie Donne stamane,
ed un Angelo di bianco vestito
"Non è qui, dice, Colui che cercate".
Le campane, da tre giorni ormai mute,
d’improvviso si son messe a cantare
Alleluja, insieme agli angeli in cielo,
poi che oggi è risorto il Re della gloria.
È Pasqua, e ognuno si sente più buono,
mentre il Cristo con amore ripete:
"Cessi ogni guerra, ritorni la pace
in questo mondo assetato d’amore".
Pur la Natura risorge gioiosa
donando col sole fiori olezzanti,
ove svolazzano bianche farfalle
per far lieti gli innocenti bambini. |
|
|
|
Aprile, dolce Aprile, ancor t’aspetto
per correre con te da mane a sera,
e inebriarmi della tua primavera
nei verdi prati o nel vicin boschetto.
Col sorriso zaffiro un po’ furbetto
gli augelli tutti, e pur la capinera,
hai tu chiamato dopo la bufera,
con la rondine ch’era già sul tetto.
E innalzi una canzone infino al cielo
per diradar la nube dell’inverno
e preparare la stagion del mare.
Tal era la mia attesa, ed or lo svelo,
quando, bambino, sopra il mio quaderno,
un fior pingevo e un’onda... per sognare. |
|
|
|
C’era in un paese lontano
l’albero chiamato ligustro,
che avea rami teneri e belli
e colmi di frutti novelli.
Le foglie sue sempreverdi
nei giorni cocenti erano ombra,
i rami potean riposare
e i bei frutti ognora ammirare.
Ma un bel giorno un avido merlo,
becco adunco e artigli pungenti,
l’albero volea defogliare
e i suoi frutti tutti ingoiare.
Il ligustro, alfine impaziente:
Toglimi anche i frutti diletti,
ma lasciami almeno le foglie,
dice... e così sazia tue voglie.
Oh! Taci, selvatico sterpo,
grida il merlo tutto infuriato,
ché tu sei pel mio nutrimento
e sol foco in ogni momento.
Piange il ligustro a tai parole,
mentre i suoi flessibili rami
s’intreccian formando una gabbia,
la miglior casa che il merlo abbia.
La pianta, con voce gentile,
dice al merlo: io son qui sempre,
ancora non arsa dal foco...
tu resta in prigione in quel loco. |
|
|
|
C’era una volta un granchio
astuto e malizioso,
che senza alcun ritegno
volea lasciare un segno.
Viveva in un gran fiume
di pesciolini pieno,
ed era suo gran sogno
mangiarne cento al giorno.
I pesci assai prudenti
nuotavano tranquilli,
passando a lui vicino
facevano un inchino.
Il granchio ognora astuto
pensa a uno stratagemma,
non poco indispettito,
credendosi irretito.
Per non esser veduto
e lui vedere i pesci,
s’asconde sotto un sasso
e guarda i pesci a spasso.
Lì, con un sol boccone
ne mangia più di mille
nella sua ingordigia
e tanta cupidigia.
Il sasso s’addolora,
redarguisce il granchio
che sempre con inganni
continua a fare danni.
Ma avviene che un bel giorno
il fiume è tutto in piena,
e rotola quel sasso
facendo gran fracasso.
E il sasso schiaccia il granchio,
il quale alfin riceve
la giusta ricompensa
per quell’insana mensa. |
|
|
|
|