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da un madido
cipresso,
la pioggia
batte il tempo
sulla scritta:
“Dal Cielo guidami,
segui i miei passi,
prendimi in braccio
la notte
nei miei sogni,
così vedrò il mattino
con la serenità
di chi ha
l’amore intero
del suo
papà.” |
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| La nostra comunità
è come un albero
che ha sui rami,
insieme,
foglie secche,
che stanno per staccarsi,
dolcemente,
poi di un maturo giallo
le seguenti,
e tante foglie verdi,
verde muschio,
verde prato,
verde menta
e poi le gemme.
Ma se una foglia verde
si stacca all’improvviso,
non solo il ramo è scosso,
ma freme l’albero
al vento freddo,
fuori stagione. |
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| Taglia l’aria
con parole sferzate.
Taglia l’aria
con le nocche serrate.
Taglia (ahia)...
il respiro in un pugno.
Piega il corpo
alla malcapitata.
Spiega il corso
della loro serata.
Spiega il colpo
nella notte inoltrata.
Corre voce
che lei l’abbia tradito.
Scorre il sangue
su un amore finito.
Scorre il tempo
su un delitto impunito. |
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Dolente umanità sotto i cipressi
- dove i passi di ognuno son gli stessi -
a vegliare e onorare i suoi defunti,
al di là della morte ancor congiunti
nel conforto sentito nel presente,
condiviso da tanta e tanta gente,
del senso ancor d’amore corrisposto
tra chi è altrove ma anche in questo posto. |
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| Ti aspetto fuori - Dio -
da questo mondo
dove mi hai posto, ignara,
un dì d’autunno...
- quando sarà il momento -
per presentarti il conto
dei miei sbagli
dei miei peccati:
la mia insufficienza,
sperando nella Tua grande clemenza.
Ma ho un altro conto a Te
da presentare:
il numero dei pianti
di cui sono venuta a conoscenza
di innocenti straziati e tormentati
dal male derivato dagli abusi
del pur libero arbitrio
che ci hai dato.
- Dovrai spiegarmi perché
l’hai tollerato. -
Ti aspetto fuori - Dio -
da questo mondo,
nel tuo spazio ch’è Amore
a tutto tondo.
Sotto il più giusto Cielo
come sfondo. |
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| C’è stato il vento, un tempo,
di emozioni,
c’è stato il vento di condivisioni,
le nuvole a velare troppo sole
su gesti, su sorrisi, su parole;
poi la pioggia, un tempo
di nebbioni
e il maltempo che cambia le stagioni...
E la vita che scorre nonostante
e porta chi è lontano più distante;
ti dici - un domani chiariremo -
hai nostalgia ma pensi - ci vedremo -...
Si squarcia il tempo dell’anima
improvviso
- nessun riparo -
son tuoni, son tempeste,
son grida di quei giorni
che repenti
ti balzano allo sguardo
per contarli,
davanti a due date su una lapide,
dall’ultima a ritroso calcolati
i giorni di un silenzio
che stordisce. |
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| All’undici settembre,
attonita memoria del male che dilaga,
io da vent’anni penso
a te, lo sconosciuto
saltato verso il vuoto,
composto nei vestiti,
flessa una gamba all’altra,
le braccia lungo il tronco
- e a fermo fotogramma -
vedo
- lo credo da vent’anni -
la tua - la mia - la nostra -
la dignità dell’uomo,
in quelle braccia serrate,
nella figura e nell’anima
che a monito si staglia
sul male che dilaga
e che segna la Storia,
ma che non prevarrà
in uno spazio che
dilata il bene che si specchia
nel rispetto del valore di un uomo
che non si farà polvere
- mai -. |
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| La mia vita fa pausa in una stanza
in cui non prendo sonno e il tempo corre;
se mi ottenebri con luci a intermittenza
sin dal primo dei giorni che ho memoria
- a volte un po’ più a lungo, a volte meno -
ho la tua impronta in viso ogni mattina,
quasi a farmi capire
che questa tenebra a tempo - quotidiana -
che m’invade e riposa alla sprovvista
- anche se attesa -
verrà a cambiare, un dì, la sua sostanza:
nel mentre, il tempo avvita la sua corsa
e dilata lo spazio dell’eterno...
...e ti ravviso nei tratti di un abbraccio
- avrò l’impronta in viso del tuo tocco -
quando, nel chiaroscuro di un tramonto,
dilaga il sonno in Sonno
per la Vita. |
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| Manchi ai tuoi cari
al mondo
degli amici.
Manchi al giardino
a me
ai tuoi amori.
Manchi alla Terra tu
e manchi al Sole
perché i suoi raggi
non ti trovano più. |
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