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Testimoni silenziosi

Giallo e Thriller

Ricordo di essere rimasto davvero male quando appresi questa notizia di cronaca al tg delle venti: erano state arrestate una decina di persone, accusate di aver profanato e depredato chissà quante tombe nel cimitero di Genova.

Non potevo crederci: può l’ essere umano ridursi così in basso? Ho quarant’ otto anni e nella mia vita da poliziotto pensavo di aver visto e sentito di tutto, ma questo era davvero troppo. Non si stava più in pace nemmeno da morti! Con il passare dei giorni vennero fuori altri casi, in altre città, ed ora anche nella mia. Il cimitero di Via Persicara... cavolo! I miei nonni sono sepolti lì, anche alcuni dei miei zii, come potevo non accettare questo incarico? Per me, ora, è anche una faccenda personale, e risolverò questo caso.

La rabbia mi invade in un attimo se penso all’ accaduto, ma la rabbia non aiuta a pensare. Esco sul terrazzo e respiro a pieni polmoni quest’ aria di mare di fine settembre. Che suggestione il litorale pontino con i suoi promontori che si affacciano a picco sul mare. Poco valorizzato ancora, certamente, ma da me prediletto, soprattutto quando, in questa stagione, resta quasi del tutto spopolato. Mi basta poco, infatti: la vista di un tramonto, una lunga passeggiata lungo i viali desolati ed è come se questo incantevole scenario riuscisse ad inghiottire la mia rabbia, rendendomi quella pace di cui necessito per riflettere. Lo squillo del cellulare mi scuote.

« Pronto?»

« Sì, buongiorno ispettore Ferri, sono la signora Fresari.»

« Signora Fresari, salve, aspettavo la sua chiamata già ieri sera!»

« Sì, lo so, e le chiedo di perdonarmi, ma sono stata molto impegnata fino a tardi. Comunque, volevo dirle che non ci sono problemi, lei può venire anche subito in ufficio!»

« Va bene, diciamo tra una mezz’ ora, allora.»

« Tra mezz’ ora? L’ aspetto!»

La responsabile del cimitero... uno shock quando la vidi per la prima volta l’ altro giorno. Mi sarei aspettato una signora anziana, goffa, trascurata... da cimitero, insomma. Avevo, invece, davanti a me un metro e ottanta di donna, sulla cinquantina, figura leggiadra e aggraziata il cui arrivo mi era stato preannunciato da una vampata di Chanel n. 5, un profumo che non amo d’ altronde. I suoi occhi intensi ed enigmatici, le sue labbra rosee e sottili, ma raramente solcate da un sorriso! Questo fu il particolare che mi colpì maggiormente: fu glaciale nel momento in cui ci incontrammo la prima volta tanto che, tra me e me, pensai: è fredda come gli inquilini del posto che dirige! Sorrido salendo in macchina, potrà essere una battuta simpatica per far ridere i colleghi in centrale.

Percorro una strada rettilinea di circa dieci chilometri partendo dal lido quasi senza incontrare altre macchine; sarà perché sono soltanto le sette del mattino? La cosa non mi dispiace affatto. La via conduce al centro città, una delle tante che ne permettono l’ accesso. Come sempre sono puntuale e, dopo l’ ennesima rotonda e l’ ennesimo dosso, mezz’ ora dopo mi trovo davanti al cimitero. Conosco bene questi luoghi, in questa strada ci sono cresciuto.

I ricordi si avvicendano nella mia mente: quando, per esempio, per dimostrare chi aveva più coraggio giocavamo tra amici a chi entrava nel cimitero di notte e ci rimaneva più a lungo. Allora non era come adesso, non c’ era nulla intorno, niente case o palazzi ma solo acquitrini e cespugli.

Bene, basta pensare al passato, entro nell’ ufficio. La Fresari è seduta dietro la sua scrivania, un decolleté pauroso, e le gambe interminabili accavallate.

« E’ permesso?»

« Prego ispettore, si accomodi.»

« Grazie. Ecco, ora finalmente possiamo parlare con tranquillità. Mi dica signora, ha un’ idea di quello che succede qui dentro, pensa di potermi dire qualcosa in merito?»

« Ispettore, dirigo questo posto da sette anni, penso di averlo sempre fatto con la massima serietà e professionalità. Non posso credere a quello che mi è stato riferito ed escludo che queste cose si siano potute verificare a mia insaputa!»

« Eppure abbiamo fonti attendibili, signora, sappiamo con certezza che quelle cose accadono ed accadono qui. Vuole aiutarci?»

« Ho già detto al suo superiore che farò tutto ciò che è in mio potere per fare chiarezza su questa vicenda, ma le ripeto che lei sprecherà solo il suo tempo, ispettore.»

« Questo lo lasci decidere a me. Quanti dipendenti ha questo posto?»

« Tre persone organizzano le sepolture, altre due preparano i defunti e si occupano anche delle cremazioni. Poi c’è il guardiano che è anziano e abita qui a fianco.»

« Bene, quindi, escludendo il guardiano, sono cinque le persone che lavorano all’ interno del cimitero, giusto?»

« Sì, esatto.»

« Sarò chiaro e sintetico signora Fresari: se, come credo, alcuni di questi personaggi profanano i morti di questo cimitero, presumo che lo facciano nelle ore notturne. Mi segue? Quale altro posto, infatti, permetterebbe di rubare indisturbati durante la notte? Con il suo aiuto, dunque, e quello del guardiano, vorrei intrufolarmi qui dentro per coglierli sul fatto. Ovviamente di notte... »

« Capisco, vedrò cosa posso fare.»

« Dovrà solo aprirmi e lasciarmi entrare. Nient’ altro signora Fresari! La ricontatterò presto, e stabiliremo il tutto. Ora la lascio, ho dei cari qui, e voglio approfittare per salutarli, non lo faccio mai. Arrivederci!»

« A presto ispettore, aspetto la sua chiamata con impazienza!»

La guardo sorridendo, anche il suo sarcasmo era freddo e d’ un tratto mi scopro completamente indifferente a tanta bellezza. Non so da quando non metto i piedi in questo cimitero, non sopporto l’ odore, insistono a dirmi che sono i fiori marci e l’ acqua putrida, per me, invece, è l’ odore della morte che sento, ne sono convinto. Non voglio pensarci e mi incammino tra i loculi, è un vero labirinto, sapevo che lo avevano ingrandito, non immaginavo così tanto. Ne approfitto per sbirciare qua e là e cerco di individuare le persone che lavorano qui. Ne intravedo due con la coda dell’ occhio, sono sporchi di terra, inconfondibili tra le altre persone. Spariscono dietro ad una cappella, riappaiono poco dopo con una carriola e delle pale. Cerco di non perderli di vista, fino a quando entrano in una piccola palazzina al centro del camposanto. Quello deve essere il posto dove agiscono, ne sono convinto. Non so come, mi ritrovo davanti alla tomba del nonno, la nonna è al suo fianco, inseparabili da sempre! Nonno Mario! Persino in foto incuti paura, ma quante ne avrai passate nella tua vita, vero? Sei uno dei tanti coloni che vennero a bonificare questi luoghi, me lo raccontavi spesso, e tu nonna, eri una santa! Sorrido baciando la mia mano e toccando le loro foto, l’ ho visto fare a mia madre un sacco di volte. Devo uscire di qui, davvero non sopporto quest’ aria! Mi tiro fuori da quel posto avido di odori diversi, non senza accorgermi della signora Fresari che mi scruta dalla finestra del suo ufficio. Via Persicara, Via Romagnoli, Via Emanuele Filiberto, veloce fino al cuore della città, poco più di dieci minuti e sono seduto in un bar del centro, davanti al Palazzo Comunale, imponente con il suo grande orologio. Ordino un caffè, devo riflettere. Ripenso alle tante persone che sono venute a sporgere denuncia in centrale nelle settimane scorse, segnalando defunti spostati senza preavviso o oggetti di valore spariti dai corpi dei propri cari, persino denti in oro; questa cosa ci colpì parecchio ma nessuno diede troppo peso a quelle segnalazioni. Ci volle il caso di Genova per smuovere le coscienze e quindi prendere consapevolezza che quelle orribili cose potessero succedere anche qui. La certezza l’ abbiamo avuta grazie ad un ex dipendente del cimitero, forse pentito, o forse semplicemente scontento del ben servito e deciso a vendicarsi degli altri. Ci ha raccontato cose incredibili, ma senza prove abbiamo le mani legate. Devo assolutamente trovarne.

Oggi ho chiamato la signora Fresari, aveva un tono molto diverso, quasi gentile. Forse ha capito la gravità della cosa. L’ ho resa partecipe del mio piano, ho deciso di agire da solo, nemmeno il commissario sa quello che sto per fare, non me lo avrebbe permesso, ne sono certo. Sono riuscito a procurarmi ciò che volevo, una minuscola video camera a raggi infrarossi; se scoprirò qualcosa filmerò tutto. Entrerò nel cimitero questa notte, la Fresari mi ha anche fornito una chiave appartenente ad un cancelletto situato nella parte sud ed il guardiano farà finta di non vedere, cosa che, a mio avviso, sa fare molto bene! Sono le due e trenta quando apro il minuscolo cancelletto arrugginito, quasi invisibile nella notte, coperto da erbacce alte poco più di un metro. Mi stupisco comunque del fatto che si sia aperto subito, nemmeno un cigolio; evidentemente viene oliato e aperto regolarmente. Ecco, sono dentro, mi rendo conto di quanto sarà difficile fin dal primo istante, non sono affatto a mio agio, cazzo, è pur sempre un cimitero! E maledico il momento in cui ho deciso di fare questa cosa, indugio un po’, poi proseguo. Sono armato, di cosa ho paura? Ho affrontato di peggio, no? Sì, bravo, fatti coraggio imbecille! Di colpo un rumore, con un balzo da felino mi nascondo dietro ad una grossa croce e rimango immobile. Sono a circa venti metri dai primi loculi, tutto intorno a me ci sono tombe comuni; mi accorgo che quella che mi nasconde è stata da poco riempita, la terra è molle. Impressionanti le enormi statue poste sulle cappelle e su alcune tombe, rappresentano per lo più Angeli o Madonne, testimoni silenziosi delle efferatezze perpetrate in questo luogo. La luce fievole delle candele e dei ceri, in questa notte senza luna e nera come la pece, dona loro un aspetto spettrale, e mi sembra quasi di veder muovere le loro ombre. Devo smettere di pensare a queste stupidaggini e concentrarmi sul mio compito! Facile a dirsi. Vedo delle sagome in movimento, almeno tre, sono gli operai del cimitero. Non distinguo perfettamente, l’ unica immagine nitida è quella delle centinaia di lumi lungo i percorsi obbligati che portano ai loculi. Ad un tratto scorgo un fascio di luce, è la loro torcia. Resto ancora nella mia posizione per un lungo momento, voglio essere certo che se ne siano andati, mi muovo solo quando li vedo entrare nella solita palazzina. La Fresari mi ha fornito anche di una piantina dettagliata di tutto il cimitero, quella piccola palazzina è certamente il solo luogo dove queste persone possono agire indisturbati. Non è difficile avvicinarmi allo stabile e qualche minuto dopo sono già presso la finestra da cui entrerò. La troverò aperta... un altro aiutino di Miss Iceberg! Non è difficile capire che sono tutti all’ interno: ho contato cinque voci diverse. Non riesco a capire ciò che dicono, ma sonore risate scuotono il sacro silenzio di questo luogo. Sono dentro, sfodero la pistola e, con passo felpato, mi dirigo in direzione delle voci. Non ci metto molto e, nascosto dietro ad un armadio, vedo le cinque persone intorno ad un tavolo. Un'unica grossa lampada al neon illumina quel tavolo ed il corpo inerme che vi si trova. Tutto intorno è buio pesto, e questo mi rende praticamente invisibile. Continuano a proferire parole senza senso e a ridere allegramente, ripongo la pistola e prendo la piccola video camera. Prima svestono la salma, uno di loro tiene il corpo per le braccia mentre un altro gli sfila via i pantaloni. Sto sudando, c’è un’ atmosfera surreale qui dentro, e non sono affatto tranquillo, riesco comunque ad avere la mano ferma per riprendere il tutto. Non passano neanche dieci minuti e, come presumevo, sono testimone di un sacrilegio imperdonabile. Li osservo ancora mentre, con fare violento, strappano via catenina, bracciale ed orologio al cadavere. Dopo vari tentativi per sfilargli la fede, gli rompono l’ anulare, il rumore dell’ osso spezzato risuona nell’ enorme stanza. Uno di loro gli solleva la testa, un altro guarda con attenzione nella sua bocca. D’ un tratto un urlo di gioia riecheggia...

« E vai!!! Sto pezzente ha un ponte e due denti d’ oro!!!»

« Gli tengo la testa, strappaglieli subito»

A questo punto il più grosso dei cinque si fa avanti ed alza la voce:

« Toglietevi di mezzo, ci penso io!»

Ed è proprio in quel momento, quando tutti gli altri si fanno da parte per lasciare il posto a quello che sembra essere il capo, che per la prima volta riesco a filmare la faccia del morto. Mio Dio! Non posso crederci, è il tizio che venne in centrale a denunciare tutto! L’ ex compagno di lavoro di questi balordi!! Lo hanno ammazzato! Continuo a filmare nonostante il mio cuore batta all’ impazzata e la rabbia mi annebbi la vista! Osservo trattenendo il respiro, l’ uomo si avvicina al tavolo con una grossa pinza nella mano destra, con la sinistra apre la bocca al cadavere e l’ attimo dopo estrae il primo dente. Decido che può bastare, lo scempio deve terminare qui! Spengo la video camera e, con l’ arma in pugno, rivelo la mia presenza a quelle bestie.

« Mani in alto! Tutti contro quella parete! Veloci!»

« E tu chi sei?»

« Sono l’ ispettore Ferri, siete tutti in arresto. E ora chiudi quella boccaccia e vai contro quel muro, se no giuro che ti pianto una pallottola in fronte!»

« Va bene, va bene, tranquillo...»

Sempre sorridendo, il più grosso si arrende alla mia calibro 38 e gli altri lo seguono contro il muro senza fiatare. Li tengo d’ occhio, ma non posso esimermi dal guardare un attimo quel corpo martoriato sul tavolo, ha lividi e lacerazioni ovunque, lo hanno ammazzato di botte.

« Che razza di uomini siete voi? Meritereste lo stesso trattamento di quel poveraccio!»

Li tengo a tiro, non esiterei un istante a far fuoco, sono disgustato, furioso, e poi, anche totalmente stupito, quando, d’ un tratto, l’ odore di morte, onnipresente in questo luogo, lascia il posto ad una fragranza inconfondibile... Chanel n. 5... sono fregato! Non ho il tempo di reagire, sento l’ ago penetrarmi nel collo, l’ effetto è istantaneo, qualsiasi cosa sia, crollo a terra in uno stato di semi incoscienza. Ho un velo negli occhi, ma riconosco lei, la Fresari, si china su di me sorridente.

« E bravo il nostro ispettore, è stato davvero in gamba!»

Vorrei gridare, vorrei alzarmi, non riesco, a malapena farfuglio una parola...

« Per... ché...?»

« Mi chiede perché ispettore? Ma per soldi ovviamente! Per cosa se no? Sette anni in questo buco di merda per un compenso miserabile! Sa ispettore? Ieri abbiamo seppellito un anziano, aveva addosso valori che superavano di gran lunga quello che lei percepisce in un anno, ne sono sicura. Quindi perché non approfittarne? A loro quelle cose non servono più! Addio ispettore, la lascio in buone mani! Ragazzi, è tutto vostro.»

Apro gli occhi, buio pesto, poco male a me danno persino fastidio i buchini nelle tapparelle. Strano però, ero convinto di averle lasciate aperte ieri sera. E poi perché sono vestito? Io che non uso nemmeno un pigiama! Ho capito, è un sogno. Sono sempre così reali i miei sogni! Ma questo sembra più un incubo, non riesco neppure a muovermi. Sento formicolii agli arti, riesco a muovere le dita finalmente, chiudo il pugno, stringo più che posso, le unghia penetrano nella carne. Dolore, non sto dormendo! Ansia, affanno, paura.... dove sono? I ricordi riaffiorano, il cimitero, la Fresari... maledetta! E quei bastardi assassini... Dio no! Pian piano i miei arti si svegliano e tastano, palpeggiano. Sudo, tremo, non voglio pensarlo.... non a me! Il pianto mi si ferma in gola, non posso arrendermi, non io! Smetto di grattare quando non ho più le unghie per farlo, smetterò di respirare quando non avrò più aria per farlo ma è imminente, lo sento. Il dolore è troppo forte, la mia bocca cerca ossigeno, una fessura, un po’ di aria!!! Dio no!!! Sbatto la testa contro le pareti in legno, non voglio morire! Respiro il niente, non c’è più niente, è tutto solo nero. Ho paura... ansimo... sepolto vivo... no.... paura... tanta paura...


Mario Contini 24/02/2012 09:38 1599

Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
La riproduzione, anche parziale, senza l'autorizzazione dell'Autore è punita con le sanzioni previste dagli art. 171 e 171-ter della suddetta Legge.
I fatti ed i personaggi narrati in questa opera sono frutto di fantasia e non hanno alcuna relazione con persone o fatti reali.


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