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Un viaggio pazzo

Viaggi e Avventura

Finiva il mese di luglio di quell’ anno particolarmente impegnativo in cui Carlo aveva dato tutto se stesso al lavoro. Alla famiglia come al solito un po’ meno.

Quasi dieci ore al giorno tra ufficio e clienti da visitare per quasi tutto l’ anno lo avevano di certo provato parecchio.

Carlo, cinquant’ anni passati mentre gli mancano ancora molte lune per i sessanta, innamorato del suo lavoro è proprio un self made man. Dopo aver ricoperto incarichi importanti come dirigente presso multinazionali ha deciso a cinquantadue anni suonati che era il momento di mettersi in proprio.

Lo fa con due ex suoi colleghi che decide di prendere come soci alla pari, come d’ altronde nel suo generoso carattere.

Una piccola azienda con dieci dipendenti tra cui i suoi tre figli a collaborare con lui che lo coinvolgono ancora di più. Personaggio molto conosciuto e ben considerato nel proprio settore e nella sua terra d’ origine.

Dopo anni di assenza da vacanze e riposo decide che è il tempo di fare una pausa di riposo e riflessione.

Quindi telefona al suo carissimo fraterno amico Enzo.

Enzo, un siciliano trapiantato a Milano da una vita. Anche lui uomo arrivato, presidente di una banca estera, anche lui schiavo del lavoro accetta di buon grado questa inusitata proposta ma ad un patto.

Sempre schiavi della programmazione ad ogni costo decidono che dovrà essere una vacanza all’ insegna dell’ avventura.

Senza aver interpellato su questo ultimo importante punto le rispettive mogli, come ormai accadeva da tempo immemorabile, decidono che si va all’ avventura.

Ci si imbarca dalla Sardegna per la Corsica, ovviamente nessuna prenotazione. Solo una cosa certa, la data di partenza e quella di rientro e via per questa avventura che vedremo poi rocambolesca, per certi versi un po’ pazza e certamente inusuale per i due.

Mogli al seguito, caricate le due macchine ovviamente strapiene di valige voluminose contenenti di tutto e di più delle mogli, come se la vacanza dovesse durare sei mesi anziché sei giorni, oltre alle due esili piccole borse con gli effetti personali dei due machos.

Partiti da Cagliari si fa tappa a Nuoro dove Carlo ci tiene a far notare all’ amico fino a che punto valgono le sue conoscenze.

Viene loro indicato l’ albergo di un fantomatico cugino del collaboratore di quest’ ultimo.

Che dire, prezzo fuori misura per un albergo fatiscente e servizio che lascia a desiderare. Probabilmente erano stati informati in anticipo. ‘’ Quelli sono di Milano, possono spendere’’

La sera, trasgredendo per un attimo quelli che dovevano essere i punti fermi della vacanza, tutto all’ insegna dell’ occasionalità, come per incanto appare una guida Michelin che indica un paesino a pochi chilometri da Nuoro che consiglia un piccolo ristorante.

Più che altro una trattoria appartenente alla catena del piatto del buon ricordo che nonostante rigurgitasse di persone li accoglie dentro di se.

Forse facevano pena, vestiti in maniera dimessa, pantaloncini corti maglietta a mezza pancia ciabatte ai piedi.

Uno strano connubio con le signore con cui si accompagnavano che mostravano al contrario una grande ricercatezza nel vestirsi, gioielli e tirate a lucido.

Chissà che succede nella mente umana in casi come questi. Il titolare della trattoria va incontro e li sistema in un angolino. Il locale è stracolmo.

Praticamente mangiano di tutto e di più, alla faccia della dieta di cui andavano parlar fieri, dalle portate di antipasti sardi e specialità locali, tre primi due secondi frutta e dolci tipici al prezzo straordinario di appena 16 € a testa.

Delle due una.

Avevano sbagliato nel portare il conto oppure facevano davvero pena.

Ripresi dall’ accaduto e un po’ barcollanti a causa dell’ abbondante libagione e delle generose porzioni di fil’ e ferru tracannate i nostri amici raggiungono la macchina e, grazie al cielo senza incontrare pattuglie della stradale con etilometro, finalmente raggiungono l’ albergo che questa volta appare una reggia a cinque stelle.

L’ indomani di buon mattino si decide, seguendo le indicazioni del proprietario dell’ albergo, di visitare una spiaggia molto rinomata. Bellissimi posti, mare incantevole, spiaggia candida e impalpabile e soprattutto con pochissimi turisti. Insomma una chicca per pochi.

Allora d’ accordo.

Visionate le carte con fare da esperti, stabilita la strada più breve, programmato il navigatore finalmente si parte.

E’ chiaro che il navigatore inizia a fare le bizze e dopo diversi chilometri di tortuose strade, dopo aver chiesto ripetutamente ad occasionali passanti quale fosse la via più breve ecco l’ agognata e fatidica spiaggia.

La prima delusione nel costatare che il parcheggio è a pagamento e conteneva si e no un migliaio tra vetture, camper e moto, distante dalla spiaggia oltre 800 metri mentre quella che doveva essere la chicca della giornata si palesava come una fregatura colossale.

Si sabbia impalpabile ma forse perché tanti erano i bagnanti e pochi quindi i fortunati a toccarla. Insomma un vero carnaio. Sicuramente le spiagge Romagnole contano meno utenti e comunque con servizi di altro livello.

I due amici ampiamente sfottuti dalle rispettive consorti non si perdono d’ animo e con tono di grandi esperti si limitano a raccontare delle bellezze paesaggistiche della costa e del bel mare cristallino. Inoltre facendo un po’ di fila, appena 45 minuti di attesa, possono godere di una trattoria a mare.

Praticamente quasi una mensa coi prezzi dei migliori ristoranti di Milano.

Bisogna precisare che benché non fosse stata fatta una programmazione precisa comunque i nostri amici avevano le idee abbastanza chiare su dove andare e rendendosi conto del pomeriggio inoltrato, con la coda tra le gambe per il modesto pranzo si mettono in macchina. L’ ambita meta è l’ isola gemella, la Corsica.

Questa volta non serve il navigatore perché Carlo conosce bene il percorso e fa da battistrada, Enzo al seguito.

Finalmente si raggiunge la costa estrema della Sardegna, quella da cui si deve prendere il traghetto per arrivare all’ altra sponda, da Santa Teresa di Gallura a Porto Vecchio.

Alla stazione marittima Carlo illuminato chiede ad Enzo se per caso avesse effettuato le prenotazioni per la traversata.

La risposta è scontata. Tutto all’ insegna dell’ avventura anche in questo caso.

Al botteghino alla richiesta sulle disponibilità di posti per quattro persone e due macchine vengono presi a sberleffi. Non si trova posto fino all’ indomani sera salvo provare a mettersi in lista di attesa.

Nessun problema dice Enzo sicuramente sarà una lista di poche persone e domanda all’ impiegato.

La lista è formata da 45 persone e 15 moto e 30 tra vetture e camper. Praticamente impossibile partire.

La sorte comunque va tentata dice Carlo e dopo essersi fatti inserire in lista via ad ammirare le bellezze di questa splendida cittadina, con un occhio ad alberghi, pensioni e case in affitto da parte di privati, non si sa mai.

Praticamente soluzioni non percorribili, neanche un posto in campeggio .

All’ ora designata in processione i quattro si precipitano al botteghino speranzosi in qualche miracolo. Vengono chiamati i primi cinque, poi altri cinque, poi ancora. Enzo sbircia e riferisce non ce la faremo mai prima di noi due coppie di francesi con le moto al seguito.

A volte la sorte è maligna e perversa ma se l’ ottimismo e la perseveranza sono nell’ animo della persona che aspetta di essere baciata dalla fortuna allora si può fare anche un 13 al totocalcio.

I quattro stavano per l’ appunto per far tredici.

I poveri francesi avevano dovuto desistere perchè il natante non poteva più contenere moto in quanto questi mezzi per ragioni di sicurezza devono essere legati ad appositi fermi, mentre per le vetture esistevano gli ultimi due posti disponibili.

Pagato velocemente il biglietto e ancor più velocemente guadagnato l’ imbarco, ancora increduli i nostri amici si rilassano un poco.

Ma il seguito ci farà vedere che sarà solo per poco.

Sempre Carlo, quasi fosse il menagramo di turno, chiede ormai timidamente ad Enzo se si fosse preoccupato, almeno per la prima notte della sistemazione.

Anche di fortuna, un alberghetto, una pensioncina, qualche cosa insomma dato che comunque erano già le 20 della sera.

La risposta chiaramente scontata: Abbiamo detto tutto all’ avventura e all’ avventura sarà, e poi chi vuoi che in questo periodo vada in Corsica.

La Corsica in quel periodo era presa d’ assalto da ogni tipo di turista sia Italiano che Francese ed altri.

Affranto Carlo, come fa in questi casi, inizia a passeggiare nervosamente e, assieme ad Enzo, si reca al bar della nave ed inizia a familiarizzare col cameriere del bar e chiede se per caso avesse idea di qualche soluzione, anche modesta, per il pernottamento.

Risposta dapprima scontatamente negativa poi, forse impietosito, dice di conoscere una certa Zia Louise, amica sua, a 170 chilometri da Porto Vecchio che fa l’ affittacamere, esattamente a Sartene. Tenta di chiamarla al telefonino con scarsi risultati, numero che poi fornisce assieme alle indicazioni per poterla raggiungere consigliando di riprovare più tardi.

Rincuorati attendono l’ attracco e di poter scendere dalla nave e via si riprende la strada, per dove ancora non sanno.

Ma chi ha detto che in Corsica non si trovano posti in albergo.

La Corsica è la culla dei turisti e vuoi che non si trovi niente ripetono i due nostri amici alle mogli che tra il preoccupato e lo sfottuto non hanno cessato per un attimo di censurare il comportamento generale e le modalità prescelte per questa vacanza.

Comunque gambe in spalla e al primo albergo la prima fermata. Scende Enzo che sfoggiando il suo perfetto inglese non fa in tempo a chiedere spiegazioni che viene apostrofato con una parola, che poi diventerà la loro disperazione, ‘’ COMPLIT’’ la spiegazione del significato è scontata.

Secondo, terzo, quarto e risparmio gli altri la risposta era sempre la medesima.

Dopo circa il diciannovesimo tentativo percorsi poco meno di cento chilometri, con Louise che non rispondeva al telefonino, Enzo dice a Carlo: Ora devi iniziare a chiedere tu che sei più fortunato.

Di fronte a loro illuminato a giorno è indicato un residence con tanto di cartello fuori che fa pensare che ci siano posti liberi.

Ringalluzzito Carlo sfoggia il suo francese scolastico ma la delusione è grande perché alla terza sillaba viene apostrofato con un ‘’ COMPLIT’’

Non cè niente da fare, già i quattro stanno pensando che dovranno dormire in macchina sempre che la gendarmeria non se ne accorga rimediando una denuncia per vagabondaggio.

Mentre queste ed altre funeree idee uscivano dalle menti perverse di questi poveri viandanti ad un certo punto la macchina di Enzo che precedeva quella di Carlo si ferma. Esce Enzo con il telefonino in mano e si sbraccia, sorriso a trentadue denti ed urla ‘’è fatta è fatta, siamo salvi’’.

Erano davvero salvi, Louise aveva risposto all’ ennesima chiamata e aveva dato la sua disponibilità all’ alloggio precisando il prezzo, ma a quel punto avrebbe potuto chiedere anche la Luna. Una casa con due camere matrimoniali, bagno in comune, scopriremo senza la chiave, e soggiorno.

Il massimo insomma, meglio di un albergo di lusso.

Il tutto ad appena 90 chilometri da dove si trovavano con una strada stretta e a tornanti come quelle che si trovano nella costa occidentale della Corsica, ed erano le 22.

Rifrancati dalla notizia e con grande dose di temerarietà i nostri inforcati i loro destrieri iniziano a scudisciare i cavalli motore per arrivare quanto prima.

Fino adesso l’ autore, per motivi di censura e di buon gusto ha taciuto sulla veemenza e le parolacce uscite dalla bocca delle signore nei confronti dei nostri due amici, ma credo che il lettore si sia fatta un’ idea ben chiara, anche se non del tutto adeguata.

In realtà è andata molto peggio di ciò che una mente umana sana possa pensare..

Per farla breve finalmente grazie all’ ausilio del navigatore i nostri riescono a raggiungere il fatidico residence munito addirittura di piscina, non certo olimpionica ma certamente bella.

Vengono accolti da Louise e seppure fosse quasi scoccata la mezzanotte faceva trovare loro una abbondante cena calda.

Questa Lousise, al momento opportuno, la si dovrebbe proporre per la santificazione.

Dopo cena Carlo, come suo solito, abbandona la combriccola e gattonando raggiunge il letto. Non credo che per l’ occasione abbia avuto cura di spogliarsi coricandosi coi vestiti della giornata.

Si sa che per sua natura l’ uomo cancella dalla propria mente le cose negative per serbare dentro di se solo quelle positive.

I nostri amici pimpanti e freschi come due roselline si ritrovano alle sette del mattino successivo, avendo lasciato le loro compagne ancora a dormire, nel giardino antistante la casa per la colazione. A questo punto arriva Luoise che inizia a parlare della sua vita.

Insomma un curriculum in piena regola, tenendo anche a rendere partecipi gli ospiti di essere rimasta vedova di recente.

Questa non distoglieva il suo sguardo da Carlo che imbarazzato cercava di guardare in altre direzione e sviare i discorsi fino a che lei afferma di averlo già conosciuto, ma non sa dove.

Carlo schernendosi replica ‘’ forse in un’ altra vita è la prima volta che vengo a Sartene’’.

Ma lei non ci sta e vuole andare a fondo racconta di essere originaria della Sardegna, racconta del suo paese di origine e del suo cognome da ragazza e che ogni anno torna in Sardegna dal proprio cugino.

Ma si, vuoi vedere che si sono incontrati proprio là? Quel cugino infatti è un cliente dell’ azienda che rappresenta Carlo.

Nasce un amore a prima vista e la sera tutti quanti sulla sua macchina, ahimè, a visitare il paese e le bellezze circostanti. Si era dimenticata di avvisarli che era stata campionessa di rally.

Ogni curva presa a grande velocità e a nulla valevano le richieste di guidare più piano.

Correva e cantava. Cantava alla vita la nostra neo- vedova.

Una serata comunque all’ insegna del buon gusto e del buon mangiare, in un rifugio di montagna a Santa Maria della Neve con un fresco gradevole, boschi millenari e bella gente.

Canti e balli hanno fatto da cornice.

Le signore avevano fatto amicizia con louise e le tenevano bordone.

Un grande guaio quando inizia così per cui Carlo ed Enzo iniziano a rivedere i programmi. Si quelli mai fatti, e decidono che era arrivato il momento di riprendere il viaggio per guadagnare la punta più a nord della Corsica.

Proprio il ditone. Bastià.

Dato uno sguardo generale alla cartina e dopo innumerevoli telefonate ad altrettanti alberghi e/o residences finalmente la scelta cade su una località adeguata alla bisogna.

Mai sentita prima d’ ora ma certamente valida allo scopo. Trattato il prezzo con l’ albergatore la decisione è presa.

Si va verso Calvì.

Non prima di aver salutato in maniera opportuna la loro ormai amica Louise e promesso altre visite, non si sa in quale anno. Baci e abbracci affettuosi come tra vecchi amici.

A Calvì si arriva a metà mattinata.

Dopo un giro di perlustrazione in quella ridente città e visitata la spiaggia, fatto il bagno in quelle acque fresche e fallito il tentativo da parte di Enzo, che per l’ occasione indossava tuta, maschera, boccaglio e fucile, di riempire il carniere di pesce fresco si decide di prenotare il pranzo in riva al mare.

I nostri amici mangiano del buon pesce non quello non pescato da Enzo, come detto prima.

Il carniere ricco di abbondante e sana acqua di mare.

Il paese ricorda alcune cittadine della Sardegna. Potrebbe essere Alghero, Bosa e chi sa chi. Certamente queste Città hanno avuto le medesime dominazioni e fratellanze e migrazioni, .

Era sabato sera e tra le viuzze del paese i quattro si lasciano guidare da una musica ad alto volume e in una piccola piazza si fermano ad ammirare un gruppo di artisti di strada che provano i loro numeri.

Angoli di storia dappertutto e fotogrammi di mare meraviglioso ad ogni occhiata.

I quattro decidono di visitare anche la Cattedrale e dato che c’ erano approfittano per ascoltare la messa. Praticamente senza capire niente in quanto niente francese ne italiano ma una lingua sconosciuta tra il francese, toscano e sardo per di più officiata da un arciprete che guardava con insistenza ‘’ gli stranieri’’, oltre loro altre cinque persone e approfittava per dilungarsi in una predica incomprensibile.

Una cena frugale e poi a nanna. Questa volta, contravvenendo alle regole, si decide di programmare la giornata successiva.

Sveglia all’ alba, dopo le nove del mattino, poi alle scogliere vicine col suv di Carlo col quale percorrendo una strada sterrata arrivano ad una spiaggia deserta.

Mare cristallo e sulla riva una baracca dove per pochi euro i quattro si sono saziati a quattro palmeti.

Ormai si stava andando verso la fine della vacanza, pochi giorni ancora e la loro avventura andava al termine, anzi per l’ esattezza mancavano poco più di 36 ore.

Decidono per la sera una cena di gala in un ristorante sul porto, di fronte ai numerosi panfili parcheggiati, alcuni grandi quanto traghetti di linea mentre i più miseri di appena 20 metri.

Decidono per l’ appunto di indossare i migliori abiti portati. Le signore in abito da sera scuro, lungo mentre i due machos indossavano due splendide lacoste, pantaloncini corti e ciabattine da mare.

Si sa l’ abito non fa il monaco ma neanche il prezzo che per l’ occasione è stato salato alquanto.

Ancora mare il giorno dopo con l’ angoscia che attanaglia coloro che sono arrivati ormai alla fine di una cosa bella.

Si sa le cose belle durano poco, molto poco, Ma si ricordano sempre con grande entusiasmo.

Un veloce ultimo bagno ed arriva il momento di lasciarsi.

Infatti Enzo e Rita, la moglie, si sarebbero imbarcati da Bonifacio direzione Genova poi Milano mentre Carlo e Paola avevano deciso di fare la costa inversa della Corsica, quella orientale, per raggiungere nuovamente Porto Vecchio quindi raggiungere la Sardegna.

Baci abbracci e lacrime sincere tra i due machos che si scambiavano l’ insana promessa di ripetere l’ esperimento altre volte, mentre saluti più moderati tra le due donne.

Sul punto di imbarcarsi per la Sardegna Carlo veniva raggiunto dalla telefonata di Enzo che comunicava che anche loro stavano sul traghetto che li avrebbe portati sulla Penisola.

Finisce praticamente qui il viaggio di due ‘’ disperati’’ alla ricerca della libertà vera che mai potranno avere, succubi del loro modo di essere, del loro mondo ma che pur rimangono sognatori come i bambini.

Forse è per questo che sono dei grandi uomini, soprattutto con un grande cuore, un cuore da bimbo.

Carlo Sorgia 25/02/2012 17:37 1435

Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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I fatti ed i personaggi narrati in questa opera sono frutto di fantasia e non hanno alcuna relazione con persone o fatti reali.


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