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Frammenti di storia

Sociale e Cronaca

Onore alle armi gridavano riuniti i Capi di Stato.

Onore ai caduti della disperazione e della miseria della grande guerra degli Spread e dei petrodollari. Ogni giorno intanto un soldato si liberava della propria vita. Vita che come un vestito stretto stringeva il suo corpo in una tenaglia affilata. Le milizie delle tasse avanzavano a colpi di notifiche. L’imperativo per la vittoria erano sacrifici… Non guardavano chi aveva ricchezze accumulate o chi si arrangiava giorno per giorno con l’arte millenaria del "tira 'a campà". Il popolo non sorrideva più da qualche tempo, il sorriso di ognuno era scappato via come fanno gli uccelli migratori " Cercano altrove qualcosa che gli permette di cantare,o meglio di mangiare" L’incubo del fallimento di ogni soldato era costante al tal punto che molti di loro si ritiravano dalla guerra stringendosi una fune attorno al collo, altri, preferivano colpi di pistole nelle tempie per la tanta fretta di scappare via. Nessun soldato, era pronto per questo tipo nuovo di guerra, nessuno, aveva idea di come combattere l’avversario che si insinuava lentamente nella loro debole coscienza di vivere il mondo e le sue zozzure. Nessuno era stato preparato a tali combattimenti, senza preavviso alcuno, si ritrovarono in una guerra nuova. Molti si arrangiavano inventandosi qualche cosa nuova per combattere, ma altri indifesi e sconsolati, abbandonavano l’esercito e si davano alla macchia. Questi, cercati dall’esercito delle tasse, catturati, erano spogliati della loro pelle e della loro vita. Ognuno si era chiuso in sé, in un sé stanco, senza futuro e senza speranza,il cupo sè dall'angoscia del mal vivere, i governanti nel frattempo continuavano a colpi di mortai a eliminarsi a vicenda. Ingiuriandosi, ma mai, cercando il colpevole di questa guerra e di tutti gli accadimenti che si susseguivano colorando la Nazione di nero lutto. Ognuno di loro, vedeva nell’altro il nemico e le ruberie commesse, ma tutti erano stati ladri, chi in un modo, chi in un'altro, e forse in silenzio e di nascosto continuavano ancora questa attività prolifera. Donna Lucia, la matrona del vicolo, gridava che la colpa era nostra, era semplicemente di noi tutti innocenti e sognatori, avevamo messo dei ladroni nella nostra vita pubblica e non solo, ma anche in quella privata. Questo si sapeva, avanzava l'idea di ciò con rabbia nelle coscienze, ma nessun soldato si faceva il mia culpa, solo si disperavano. Avevamo permesso a questi ladroni, di occupare spazi importanti come la televisione, la cultura e l’egemonia del nostro già stanco paese, avevamo permesso a questi ladroni di ripulire ogni forziere. La Nazione era diventata una barzelletta, tutti gli altri Stati ci vedono come una Nazione ridicola e devastata, sia da chi ci comandava, sia dalla prolifera piovra della mafia, della camorra, della ndrangheta, della sacra corona unita e da tante altre bande che nascevano come funghi a danno della stessa, infiltrandosi anche negli alti comandi che regolano le leggi della società civile. Fortunatamente ora, qualcosa forse stava cambiando, grazie non a noi, ma grazie a Nazioni vicine che chiedevano controllo del timone di questa nave folle e senza capitano che si avviava a una deriva pericola. Che paghino i soliti noti, gridava un generale ai soldati, abbiamo bisogno di soldi, di tanti soldi... Per loro intanto, nulla era cambiato, nella roccaforte dell’appartenenza stavano bene, continuavano a vivere come sempre avevano fatto, qualcuno nella rititirata aveva preferito il silenzio assoluto godendosi lo spettacolo dalle montagne di soldi accumulati. Cadevano intanto i prodi soldati stremati nel cammino di questa insana e inutile guerra, molti morivano per conservare appena un pezzo di dignità, altri per sopravvivere, non sapendo cosa fare si riempivano di debiti, persino pegnorandosi le proprie vite. Non avevano il coraggio di combattere con un avversario sconosciuto e dalle mille teste arrivato improvvisamente dal pianeta Sfread. Nemmeno sapevano se il nemico era lo Stato stesso, oppure l’imprevedibilità della vita con le sue strade tortuose e complesse. Nel frattempo si attendeva che tutto questo, passasse presto senza nulla fare, si attendeva un miracolo economico, miracolo che tardava... Tutto ciò accadeva mentre i soldati morivano ogni giorno chiusi nella loro disperazione. E pensare... che molti, giovani e vecchi, ancora stavano incollati alla tv a guardarsi il Grande Fratello in comode poltrone, oh Dio...

Piano mi muovo nel nulla che regna
creato ad arte per gli uomini in cammino.
Tra istinti bassi e disperazione mi faccio strada
stringendo forte il pugno...
Abbraccio il dolore dei caduti in guerra,
mi raccolgo e prego sforzandomi di comprendere
il perché, la colpa e in nome di quale progresso umano.
Suicidi e sangue sparso
sulle pareti di ogni via aprono ferite profonde.
Pendono funi dal soffitto della miseria,
si odono echi di colpi di pistola di chi
ha fretta di scappare dalla vita per conservare
la sola dinignità rimasta.
Cedono le gambe
nel trasportare mortificazioni e dolori.
Il male di vivere stringe la morsa
tenendo stretti cuori disperati nell'angoscia buia
della solitudine.
Cuori senza palpiti di gioia alzano la nera bandiera
che sventola in questi tempi cupi.
È guerra... è una guerra diversa dalla solita,
non c'è nemico da catturare,
non si vedono aerei sganciare bombe,
nè eserciti marciare.
E'una guerra diversa,
un conflitto senza armi e senza nemici,
il cieco momento piano si fa strada.
Incombe miseria e disperazione,
incombe disoccupazione e male di esistere.
L’ urlo di Munch...
l'angoscia dei deboli di chi poco o nulla possiede,
se non la propria vita,
vita che viene oltraggiata, violata, maltrattata
da chi sempre ha posseduto e avuto.
Vita che nel nome della democrazia viene
oscurata dall'alba nascente di un nuovo ordine mondiale,
ordine fatto unicamente per loro e per i loro conti sporchi di sangue altrui,
loro... che si prendono solo cura di loro.
A nulla serve implorare alcun Dio
o accendere ceri in queste disgrazie
create ad arte dall'uomo.





Pasqui 10/05/2012 14:58 1 1109

Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
La riproduzione, anche parziale, senza l'autorizzazione dell'Autore è punita con le sanzioni previste dagli art. 171 e 171-ter della suddetta Legge.
I fatti ed i personaggi narrati in questa opera sono frutto di fantasia e non hanno alcuna relazione con persone o fatti reali.


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Commenti sul racconto Commenti sul racconto:

«Quanta verità in questa lirica che racconta i tempi che viviamo... Questoè un male di esistere... risuona l'urlo di Munch...
Complimenti all'autore»
Doraforino

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