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Le chiavi del paradiso

Spiritualità

Fonte Avellana. Era qui che Roberto voleva condurmi. Un appuntamento mancato che sarebbe servito per la mia riconversione, così lui diceva. Mi aveva parlato a lungo di questo posto di raccoglimento che induce alla riflessione al misticismo ed è là che un giorno io andrò ad incontrare il suo spirito. Ma per il momento leggiamo una sua memoria, in cui mi ritrovo pienamente, condividendo suggestioni ed emozioni.

LE CHIAVI DEL PARADISO

A Fonte Avellana, iniziando il ritiro, il monaco porge una chiave. Dice che è di un cancello. Serve per abbreviare il percorso. In effetti, si viene a sapere che apre ad un vialetto che porta al piccolo cimitero del Monastero. Quando si usa, si spalanca un mondo. La catena impedisce agli estranei di entrare in un luogo riservato. Infatti, varcandone la soglia, i piedi percorrono un sentiero adiacente alla Chiesa. Costeggiano l’abside, ne intravedono le vetrate, raggiungono un secondo cancello che può essere aperto con la medesima chiave. Oltre, inizia un percorso che simboleggia la comune esistenza. Un viale si sgrana sinuoso nel bosco, impreziosito da panchine ombreggiate.

Si allunga per un centinaio di metri e raggiunge un minuscolo cimitero che raccoglie le spoglie dei monaci anziani. Questo primo tratto simboleggia la vita terrena. Voltandosi dopo aver raggiunto il camposanto esso non appare difficile. Tutt’altro. Se si trova il tempo per sostare è addirittura bello. Confortevole, racchiude difficoltà superabili. Non è neppure in salita. Gli alberi vi fanno corona, distendono le loro fronde, allietano col cinguettio dei passeri, compagni di un creato omogeneo, tutto rivolto alla gloria di Dio. Guardando in alto, l’occhio gode dei colori vivi di una natura sgargiante, dove l’oro delle foglie si perde nell’azzurro del cielo. I monaci defunti riposano al termine di questo itinerario e sorridono nelle fotografie ingiallite. Raccontano un’ esistenza vissuta e donata, infine ripresa nella quiete di un dolce riposo. La vita può certamente essere dura, ma con occhi di Fede appare così. Ed è persino blasfemo pensare altrimenti, perché la risposta, ovvia, la offre subito l’alberata circostante, dove i muschi e le rocce convivono coi tronchi contorti nelle forme più strane. Ma dopo il cimitero il sentiero prosegue ed apre a vita nuova. Esso non è più regolare, calibrato dall’uomo, contornato di cippi e panchine. Continua in abbandono alla Natura che finalmente l’avvolge, con una squisitezza di toni che porta alle lacrime. E’ la vita del “dopo”, che procede invitando ad una preghiera struggente di grazie e di lode. Morbido, il cammino si copre di erbe. Avanza tra roccette e cespugli. S’insinua nel bosco più rigoglioso chiazzandosi di arabeschi di luce. E’ “Paradiso terrestre”, autentico, stupendo, nel quale si immagina Adamo deliziarsi del dono della vita. L’occhio spazia e, nel contempo, indugia sul particolare dei fiori e delle foglie che accarezzano lievi. Contempla tanti piccoli animali al lavoro, segue gli arabeschi delle farfalle, ascolta il cinguettio dei passeri. L’incedere è morbido, nel declivio del sentiero che scende, e gode dell’ombra lieve di tanti giovani alberi. Oltre una curva il paesaggio addirittura dilata, aprendosi in valli contigue, dove le creste si smorzano. Il frinire della cicala qui si fa prorompente ed invita a sostare. Nella tiepidezza dell’aria tutto il corpo riposa. Gode della luce e dell’ombra, del soffio del vento, del silenzio scalfito solo da lontani richiami, del profumo dei tanti aromi del bosco. Riflettendo, la vita qui appare in tutto il suo grande miracolo. La mente, libera finalmente da affanni, avverte il grande dono ricevuto. Respira il soffio dello Spirito creatore e ne coglie l’immenso Amore. Il viandante guarda la chiave che gli ha aperto il sentiero. Vi riconosce la matrice, un significato, la fortuna di poterla usare. Per un attimo, anche col corpo gli sembra di possedere Dio. Lo ascolta, Lo respira, Gli rende quindi grazie e Lo loda. Loda all’infinito per un'avventura di vita che quel sentiero gli ha fatto scoprire. Vorrebbe ora fermarsi, ma sa che non gli è concesso. Deve tornare, rivarcare il cancello e restituire la chiave. Domani però il ricordo gli riporterà, vivo, il sentiero stupendo, con la certezza di ritrovarlo insieme a chi gli è più caro, per percorrerlo nella corsa felice di una ritrovata fanciullezza.



Carlo Fracassi 18/09/2012 20:51 1091

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I fatti ed i personaggi narrati in questa opera sono frutto di fantasia e non hanno alcuna relazione con persone o fatti reali.


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Nota dell'autore:
«In memoria di Roberto Bonini»

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