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Un minuto di silenzio

Dramma

Negli ultimi mesi la nuova amicizia con Federica, sembrava avere aperto una finestra sui muri che la circondavano: l'uomo sul quale aveva riposto ogni aspettativa e che l'aveva lasciata ed il lavoro precario, che l'aveva privata della sicurezza economica conquistata con l'impiego fisso, perso nel corso dell'anno precedente.

Lucia viveva sola, nel bilocale concessole in comodato dai genitori.

Federica aveva sperato che la fine della storia con Franco, avrebbe indotto l'amica ad accettare che il loro bel rapporto si consolidasse con la convivenza. Ma non fu così.

L'affetto più importante nella vita di Lucia, era quello di sua madre, Elsa, colei che le aveva sempre riservato comprensione e tranquillità, senza pretendere che la figlia si adeguasse ai canoni, che avevano invece corollato la sua, di esistenza.


Quando scoprì della malattia che affliggeva mamma, Lucia decise di farsi carico di ogni tipo di assistenza, nel periodo dell'intervento chirurgico e della convalescenza.

In quell'alternanza di cure, che per mesi misero a dura prova il fisico dell'anziana donna, Lucia finì con lo stabilirsi a casa dei genitori.

Il padre era del tutto impotente nella situazione di cambiamento che si palesava quotidanamente. Abituatosi alla presenza costante della figlia, aveva rinunciato ad un ruolo, reso assai difficile dalla malattia della moglie. Era stato il punto di riferimento di Elsa per troppo tempo ed ora quella funzione, non gli si addiceva più. La vita di sua moglie, correva inesorabilmente più veloce rispetto alla sua.

Una volta riuscì a piangere di fronte a sua figlia. Era stata quell'occasione ad indurre Lucia a rimandare il proprio ritorno a casa, anche quando le condizioni di mamma sembravano essere diventate stabili.

Un pomeriggio di sabato, Lucia stava per iniziare a leggere uno dei tanti manoscritti che Federica, nel progetto di stesura del proprio romanzo, le sottoponeva, quando mamma la chiamò nella sua stanza.


Lo disse con le lacrime, mostrandole l'ultima relazione medica.

- Devi spiegare tutto a papà – invocò Elsa.


Sino ad allora, la speranza era stata allettata dai modesti risultati delle terapie.

Lucia si meravigliò, di come la mamma, avesse acquisito l'aggiornamento del suo quadro clinico, in tutta autonomia.

In effetti Elsa, dopo i rincuoranti miglioramenti del suo stato, aveva pian piano, ripreso ad uscire di casa da sola.

Elsa e Lucia, si erano sempre recate assieme alle visite periodiche e Lucia, si era sempre occupata del ritiro dei referti.

Quella volta la madre, aveva fatto tutto da sola.


- Mamma, lo so sarà difficile. Ma non posso farlo io al tuo posto. Non con papà. Dovete parlarne voi due, da soli. - Disse Lucia, ancora prima di avere metabolizzato la notizia piombatale in testa come un macigno.

- Hai ragione, si hai ragione. Scusami... - rispose Elsa, senza insistere.


Lucia non capì mai, se mamma avesse realmente spiegato tutto a papà.

Non fu capace di tornare sul discorso con lei e non ebbe il coraggio di parlare a tu per tu, con suo padre.

Pensò anche che, se mamma aveva deciso di risparmiare al marito la notiza, era giusto rispettare quella volontà.


Il caldo di quell'anno si prolungò fino ad ottobre e l'inverno tardava ad arrivare, mentre Lucia e suo padre videro Elsa deperire repentinamente.

Non occorreva più approfondire nulla.

Quell'anno Lucia, era sola in cucina, per i preparativi del Natale.

Era sola, a preparare l'albero ed il presepe: quelli che erano sempre stati un compiti svolti insieme alla mamma.

Anche dopo avere lasciato la casa dei genitori ed anche nel periodo in cui viveva con Franco, Lucia aveva sempre privilegiato la tradizione della Natività, nel dedicarsi ai preparativi con Elsa.

Ora, la senzazione angosciante di solitudine, nel sapere la madre in camera sua, a letto, che non poteva quasi più muoversi all'interno della propria casa, le avrebbe fatto vivere allo stesso modo ogni successiva preparazione di albero o presepe.

Il Natale ora, scadiva il tempo.

Sarebbe stato l'ultimo per mamma.

Eppure, proprio in quei giorni, l'umore di Elsa era brillante ed i suoi occhi, erano meno languidi.

Lucia, mamma e papà cenarono assieme la sera della vigilia.

Lucia aveva osato dire a mamma, che per farla stare più comoda, avrebbe potuto organizzare una cena in camera, ma Elsa sentiva di voler stare a tavola, come era sempre stato la sera di Natale.

Fu giusto così e Lucia se ne rese conto. Sarebbe stato davvero triste per loro tre, modificare anche quella tradizione e fu grata a mamma, per averle regalato la bella vigilia.

Terminata la cena e sistemata la cucina, rassicurata da entrambi i genitori, Lucia li lasciò soli per recarsi da Federica, che le aveva riservato un invito speciale in un piano bar della zona. Ebbero modo di parlare molto e godersi una passeggiata mano nella mano, all'aria aperta e piacevole, tra le strade illuminate.

Lucia rientrava ad ora tarda ed i genitori riposavano.

L'indomani svegliandosi, Lucia vide un piccolo pacchetto sul comodino. Non era stato messo insieme agli altri regali. E non aveva un biglietto.

Scartando l'involucro, trovò quell'orologio in oro che sapeva essere di mamma.

Lo aveva visto una volta soltanto, da piccola, per mera casualità aprendo un portagioie, mentre Elsa riordinava gli armadi.

Aveva appreso che si trattava del ricordo di un'amica.

- Non l'hai mai conosciuta, è mancata tanti anni fa e sua madre mi ha voluto lasciare questo ricordo – spiegò allora Elsa.


Si vestì bene, come l'usanza chiedeva per la giornata festosa.

Da li a poco, sarebbero arrivati la sorella ed il marito.

Sbirciò in camera di mamma. Lei non c'era.

La trovò in cucina, mentre cercava con poche forze, di sistemare sopra un vassoio, i dolci acquistati da Lucia.


Si guardarono negli occhi senza dire nulla.

Lucia, aveva in mano la scatola con l'orologio e mamma l'aiutò ad indossarlo.

Non fecero in tempo a parlare del regalo perchè furono interrotte dalla sorella Jessica, che giunta finalmene a casa, correva tra le braccia di entrambe.


La mattinata trascorse allegra e la famiglia riuscì a sorridere, come da tempo non accadeva.

Lucia, notò il pallore sul viso di mamma, solo ad ora di pranzo.

Iniziò a chiederle se stesse bene e lei, si lasciò accompagnare in camera.

Coricata sul letto volle coprirsi.

Notando Elsa che tremava dal freddo, Lucia si allarmò davvero.

Quando disse di voler chiamare l'ambulanza, mamma la trattenne, quasi a forza, per un braccio.

Iniziò a parlare.


Quell'improvviso voler raccontare ...

Lucia capì dopo le prime parole, che si riferivano ad una persona che mamma aveva frequentato molti anni prima.

Elsa le sussurrò una richiesta di perdono, per averne fatto parola solo con lei e per avere trascurato tutti quanti, in un periodo, se pure trascorso in famiglia, in cui la sua mente ed il suo cuore, erano stati interamente dediti a qualcun altro rispetto ad marito ed alle figlie.

Il legame forte tra Lucia e la madre, veniva suggellato in quel momento. Usciva dalle labbra non più timide di Elsa, tra i brividi che rendevano quasi incompresibili frasi, il cui senso, solo Lucia ebbe possibilità di dedurre a pieno.

La voce di mamma si fermò nel dire dell'orologio.

Lucia non fu certa, che la mamma la sentisse ancora, quando diceva che non doveva farsi perdonare nulla.

Mentre l'abbracciava, sentì l'adagiarsi dell'esile corpo di mamma, che distese lungo quel letto, sul quale aveva trascorso quasi un intero anno, nella camera dove solo il quel momento avvertì la presenza dell'intera famiglia: papà, Jessica, il cognato.

Il magico orologio al suo polso, in quello stesso istante, segnava le 13. 05.

Le 13. 05 di quel 25 dicembre.

In tutti i successivi Natali, alle 13. 05, ovunque si trovasse Lucia restava senza parlare per almeno un minuto.

Non amò più i festeggiamenti e tutte le tradizioni di quel giorno.

Decise di continuare a vivere con papà.

Lui non chiese mai nulla dell'orologio.


ilaria montali 08/01/2013 11:22 935

Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
La riproduzione, anche parziale, senza l'autorizzazione dell'Autore è punita con le sanzioni previste dagli art. 171 e 171-ter della suddetta Legge.
I fatti ed i personaggi narrati in questa opera sono frutto di fantasia e non hanno alcuna relazione con persone o fatti reali.


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Nota dell'autore:
«Occhi di luce
chiusi
tra
le mie braccia.
Istante
su terra e cielo
che
torna e unisce.
»

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