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Il primo giorno del nuovo anno che non va (parte finale)

Fantasy

Sparì Luca, si ritrovò così in tutti i tempi, si ricongiunse nella buia caverna della sua anima. Cercava di non guardarsi. Masticò se stesso e si sputò, non si accettava. Non era per nulla facile vedersi senza specchio in quel luogo buio dove nessun gioco d’ immagine era attuabile per sfuggire alla coscienza. Aveva distrattamente perso un aquilone? No, Luca aveva perso molto di più che un semplice aquilone fatto di carta
colorata, aveva perso una parte profonda del suo amore, sentimento, che prima provava intensamente , costruito con sacrifici e abnegazione, ma soprattutto con devozione. Come si può perdere l’ amore per distrazione? Sicuramente ve lo chiederete senza trovare risposta, e questo, nemmeno Luca lo sapeva. Ecco il perché era scomparso, per riapparire poi nella buia caverna.
Doveva fare i conti con se stesso, cosa difficile da fare nella caverna dell’anima. Era certamente cosa diversa dal fare i conti con la sua coscienza standosene seduto su di un divano di pelle marrone, con la musica del jazz e il fumo delle sigarette. Ecco il perché ora, si trovava nella caverna buia dopo essere scomparso da casa sua.
Voleva sapere chi era veramente dentro il corpo che abitava e il perché della sua distrazione, come aveva potuto non stringere tanto le
mani per tenere a sé, l’amore più caro: “ aquilone o pezzo di cuore”.
Cominciò a farsi mille domande su tutto, anche sulla forza inattesa del vento in quel preciso momento, ma risposte non arrivavano dal
centro dell’ essere suo. Continuava a nascondersi Luca, non si guardava dentro, nel profondo, nel buio di se stesso. Non supplicava la disperazione tanto da farla smettere, non abdicava se stesso al caso, all’ accadimento che sfugge e vola via. Voleva necessariamente tenere il tutto sotto controllo, aveva paura, provava angoscia nell’accettare il fato, la predestinazione o destino che ci conduce con forza anche dove non vogliamo andare. Luca non sapeva che quando nasciamo siamo solo lettere inviate a un percorso ignoto, senza destinatario.
Quindi, che siamo vulnerabili e in balia degli accadimenti. In verità, Luca aveva paura di morire, di essere come realmente era, cioè fragile e delicato per il mondo e la sua violenza, ecco il perché poi si difendeva con tenacia, non voleva accettare la disperazione e perdonarsi e quindi perdonare.
Non era consapevole che solo il perdono riconcilia il tutto dopo ogni disastro subito o commesso, dopo ogni offesa avuta o arrecata. Stette per molto tempo nella buia caverna, arrivò quasi al mittente della lettera spedita molto tempo prima, prima della sua nascita, chiese perdono disperandosi. Percorse le tante tappe buie vissute, rivisse i momenti più belli e gli amori provati nel suo tempo.
In ultimo, singhiozzando Luca pianse come un neonato impaurito dalla prima luce che riesce a scorgere, provò un'angoscia profonda, poi, rinacque nuovamente, si pentì di essersi offeso dalla vita, si disperò davvero e chiese perdono al mittente della lettera. Questa
volta era reale, come non mai, consapevole che lo aspettavano nuove vite e nuove morte, in un susseguirsi che non dipendeva da lui, ma
solo dal caso e dal mittente della missiva. Si ritrovò nuovamente sul divano della sua casa ascoltando jazz, aprì la finestra per cambiare
l’ aria viziata dal fumo delle sigarette, alzò gli occhi al cielo celeste, e con tanta meraviglia vide nel cielo mille aquiloni volare via dalle mani del tempo, mentre altri dai vivaci colori scendevano rapidamente dal nulla per farsi stringere da una qualsiasi mano.
Anche il suo aquilone improvvisamente gli apparve per magia; Pensò di afferrarlo, lo fece, se lo portò sul petto, ma non lo tenne più stretto nelle mani esageratamente per la paura di perderlo, per poi distrarsi e riperderlo davvero. Compì un passo lungo nell'evoluzione dell'amore Luca. Dell' amore accettò la libertà del librarsi nel cielo attraverso il vento, accettò la magia e sorrise.
Sorrise come mai aveva fatto prima di perderlo e di riconquistarlo dopo. Luca, si vide non più in uno specchio riflesso, ma vide se stesso fluttuare nel tempo e nello spazio senza paura, si riconobbe nel prosieguo non stabile del tempo. Infine piangendo si accettò, comprese che nulla poteva fare per cambiare le regole del gioco delle nascite e delle morti, chiuse la finestra e si sedette sul suo divano di pelle preferito accennando un lieve sorriso. Anche la musica del jazz era diversa, più soave e leggera, aveva ritmo continuo, non si fermava mai a nessun semafaro rosso.


Pasqui 08/01/2013 20:58 931

Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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I fatti ed i personaggi narrati in questa opera sono frutto di fantasia e non hanno alcuna relazione con persone o fatti reali.


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