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Sola

Biografie e Diari

Era una strada deserta quella che percorreva ogni notte, senza luci, senza alberi. Sola, camminava, i suoi passi erano svelti, la sua ombra s'allungava, la notte l'avvolgeva in un abbraccio di morte. Sola, ascoltava l'eco dei suoi passi rimbombarle dentro, batterle nel cuore un dolore grave. Sola, nella notte e una strada, lunga, infinita, da percorrere mentre le sue mani tendevano al vento muscoli di paglia, arsi dalla sua sete d'ignoto, malsana paura di essere ordinaria. Sola camminava, mentre il freddo della notte la penetrava silente, come una lama. Ad un tratto scorse un sorriso e una parola che muoveva lingue sorde. Lei ascoltava, sentiva, comprendeva quel linguaggio di luna, proveniva da una fessura d'anima, scucita sete d'apertura; da lì entrava una luce sincera, severa, che non tradisce e non perdona. Liberò le sue angosce, i suoi vuoti di pena, i suoi infanti strappatele via dal vento, che le piangono dentro, sussurrano appena, inondandola di tenebra. Nel suo affanno proteso verso mete indefinite, inciampava su tralci di viti e ansimava annaspando. Fu così che all'improvviso si ritrovò a raccogliere i fiori della notte, nel gelo d'un mattino di vetro: il suo martirio durò una stagione, il tempo di veder morire e rinascere un giardino di promesse e sconfitte. Ghermì le inferriate arrugginite d'un cimitero lontano, invocò gli astri, lo spirito paterno, le ali del sole, i venti, supplicò camici e santi, s'aggrappò a rosari e lanterne, infine spiò l'ombra oscura della Sorella funesta, l'avvicinò, n'ebbe paura e fuggì... e furono lotte fra corde legate a cappi, pugni tirati, calci, nervi bruciati, furono lacrime senza pianto e sudore selvaggio, fu fatica nutrire la sua carne lieve, stolto sperare nel riposo di ore senza posa: fu l'inferno bicolore di chi spira ma non muore, uno spasimo senza fondo, un urlo sordo, senza eco, una morte senza sepoltura. Era sola e camminava, la notte sciorinava il fiele dei ricordi negati. Da sola camminava e mentre fioche luci all'orizzonte balenavano, udì due occhi di maggio, un tepore animale, uno sguardo sincero: era un compagno di strada che come lei camminava di notte nella sua buia e fredda strada. Le si accostò, le mostrò le sue stimmate rimarginate, la sua croce abbattuta, accanto alla sua, sulle rive di un fiume di pietra, le mostrò le loro tombe esiliate, senza buchi né uscite; le parlò poi del sole, di come sia singolare il suo calore, le disse che a volte assume forme strane, lambisce, danza attorno e dona grezze pietre da modellare, che riflette e consola e poi c'invola verso prati di foglie marce, dimenticate, fertile torba per rinascite insperate; che il largo non è poi così lontano, che c'è una rondine alle porte di ogni inverno, che il grillo attende saggio che si plachi la bufera prima d'inoltrarsi nel bosco, che c' è una luce alla fine di qualsiasi percorso, che insieme si fa sorgere il sole, quello che scalda e fa germogliare nel silenzio delle ore i nostri semi oltraggiati, quello che fiorisce maldestro fra vicoli oscuri e anfratti di dolore. Le protese una mano e gliela strinse forte. È un gioco strano il destino che spegne roghi scontati e accende fiammelle fra cenere e sangue. Le sorrise e lei vide il suo cuore: era immenso e pulsava, pulsava senza pretese, ma di risposte. Continuò la sua strada, era lunga e spoglia, fredda e buia, era vuota, desolata, ma era la sua vita e pensò che doveva giungere alla sua meta, benché ancora ignota, ma concluse di continuare, le si sarebbe rivelata prima o poi e correndo, smarrita, varcò la soglia antica e spense il veleno che aleggiava sulla sua fronte. Era libera adesso ma sola, era lo scotto da pagare per sciogliere le sue catene, per indossare le sue ali, per tuffarsi nell'infinito avvolgendosi di senso, di spirito e perdendo il finto contatto con un reticolo di recinzioni, limiti e confini. In un solo sorso capì che l'Immenso ha un gusto diverso, che avvolge di risposte, che illumina le sconfitte. In un solo gesto capì che era forte, le sue gambe erano leste, il suo sguardo fermo, le sue mani calde. Ora non aveva bisogno di nessuno se non di se stessa e delle sue ragioni. Comprese che finalmente era divenuta una donna che naviga la sorte con rami di fortuna e che s'avvia senza niente verso traguardi senza ritorni... senza paura.


Elena Poldan 31/01/2013 08:14 2 1914

Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
La riproduzione, anche parziale, senza l'autorizzazione dell'Autore è punita con le sanzioni previste dagli art. 171 e 171-ter della suddetta Legge.
I fatti ed i personaggi narrati in questa opera sono frutto di fantasia e non hanno alcuna relazione con persone o fatti reali.


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Nota dell'autore:
«Nella vita di ognuno si celano ragni, streghe, scorpioni e vampiri... bisogna sfidarli e uscirne vincenti.
Nella vita di ognuno ci sono dei buchi neri enormi che tirano dentro tutto, la stessa essenza di vita.
Nella vita di ognuno c'è il sole e c'è la tenebra, non bisogna legarsi troppo e nessuno dei due, in quanto s'alternano.
Nella vita di ognuno c'è la felicità e c'è il dolore e bisogna saperli entrambi accogliere e poi lasciarli andare.
»

Commenti sul racconto Commenti sul racconto:

«Un percorso vissuto dentro in parallelo con un mondo fuori. Travaglio meticoloso quante tutte le immagini usate per descrivere l'immensa fatica per trovare quel desiderato"spiraglio di luce", sollecitato forse da colui che per strada ha saputo riconoscere quel vuoto e ha iniziato a riempirlo a poco a poco...»
Lorella Elle

«Uno squarcio della propria vita scritta in maniera tale da sperare di leggere il seguito.
Oltre alla maestria nell'uso del linguaggio, molto apprezzabile anche l'uso delle metafore che formano una potente equazione tra biografia e sensazioni»
Azar Rudif

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Bel simbolismo. (Antonio Terracciano)

Letto senza respiro. (Lorella Elle)

La vita ha buchi da evitare, ma solo cadendoci (Lorella Elle)

si può conoscere la vera forza che possediamo (Lorella Elle)

per riemergere realmente (Lorella Elle)



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Elena Poldan
 I suoi 15 racconti

Il primo racconto pubblicato:
 
Sola (31/01/2013)

L'ultimo racconto pubblicato:
 
Pensieri scomposti (03/09/2022)

Una proposta:
 
Stereotipi e stereotipati (09/08/2022)

Il racconto più letto:
 
Sola (31/01/2013, 1915 letture)


 Le poesie di Elena Poldan

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