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Amore senza fine

Amore

Erano già trascorsi due anni dall'ultima volta che avevo visto Paolo. lo avevo conosciuto per caso e per caso mi ero innamorata di lui. Entrò nella mia vita quando oramai non avevo più nulla da chiederle, quando avevo smesso di cercare, quando non mi aspettavo più niente. All'inizio quello che nacque fu uno splendido rapporto d'amicizia, era piacevole parlare con lui, mi faceva sentire bene. Ma ben presto, dovetti prendere atto che il coinvolgimento che aveva generato in me, era più forte di quanto io stessa avessi mai potuto immaginare. Era bello e non solo. I suoi gesti mi affascinavano, la sua voce risuonava come note d’ orchestra in un teatro gremito di folla, e i suoi pensieri … le sue idee erano il riflesso della mia mente. Ed era spiccatamente intelligente, brillante, ameno e … insomma se avessi potuto disegnare l’ uomo perfetto, avrebbe avuto il suo volto, il suo profilo. Assolutamente perfetto per me, anche nelle sue imperfezioni, supposto le avesse avute.
Fu davvero speciale il tempo che ebbi la fortuna di trascorrere accanto a lui; c’ era accordo in ogni cosa, un feeling assoluto. Ma Paolo era sposato. Il sentimento che lo teneva legato alla moglie si era oramai estinto da tempo, ma egli non riusciva a staccarsi da quella casa, era come "incatenato", congelato in una situazione che gli appariva inerte e immutabile, fermo com’ era a quei valori di etica e di morale che rispettava con assoluta e cocciuta convinzione. Non avrei mai dovuto innamorarmi di lui, ma fu un’ impresa che mi risultò impossibile. Era particolare l’ attrazione che esercitava verso di me e l’ amore che nutrivo per lui era un bene che andava oltre ogni cosa, anche oltre me stessa. E fu proprio per tutto quello che avevo sempre sentito per lui, che anche quando Paolo mi confidò che non sarebbe stato in grado di lasciare la moglie e che per questo sarebbe stato meglio porre fine alla nostra relazione, io, semplicemente, gli sorrisi. Fu un amaro sorriso il mio, figlio della disperazione. Perderlo, avrebbe voluto significare perdere me stessa. lo amavo disperatamente ma mai avrei potuto saperlo infelice; avrei desiderato sempre e soltanto che stesse bene, anche pagando un prezzo salatissimo, quello della mia assenza. Ma volevo che stesse bene.
Paolo non aveva mai sbandierato promesse che non avrebbe potuto mantenere. Si, era un continuo ripetermi che mi voleva bene, che ero importantissima per lui ma mai mi aveva sussurrato le agognate parole “ ti amo”.Mai aveva realmente detto che mi amava. Questa sua grande onestà, pur con la sofferenze che ne seguirono, fu l’ aspetto che di lui, lasciò maggiormente il segno dentro di me.
Così la mia vita continuò stancamente a scorrere. Mi nutrivo di ricordi, ma mai avevo cessato di amarlo, era troppo forte, troppo intenso quel sentimento perché potessi o riuscissi a porle fine. Una mattina, mentre come di consueto uscivo di casa per recarmi al lavoro, ricevetti una chiamata: era Paolo. Non appena notai il numero sul display del telefonino, ebbi come un sussulto. Restai pietrificata, per un istante trattenni l’ aria nei polmoni, un attimo che mi sembrò interminabile. Ma i dubbi si dissiparono in un batter di ciglia: non c’ era di che riflettere, dovevo rispondere. Paolo mi domandò subito se stessi bene e dopo una mia alquanto evasiva risposta, mi disse che aveva urgenza di vedermi, insomma, voleva incontrarmi. Era passato tanto tempo, ma la voglia che avevo di lui non aveva subito la benché minima incrinatura, e così accettai.
Quando mi ritrovai dinanzi ai suoi occhi, provai gli stessi, indescrivibili brividi di sempre; se mai fosse stato possibile scorgevo in lui una bellezza ancora più rimarchevole. Parlammo un po’, Paolo era calmo, rilassato e il volto pervaso da un’ inconsueta serenità. Poi, sfoggiando un radioso sorriso, disse: < Sai, se sono qui è anche e soprattutto per farti sapere che ora tutto mi è finalmente più chiaro: ho lasciato mia moglie, non è stato facile ma, ora sto meglio> Paolo mi guardava, mi scrutava con gli occhi cercando di cogliere una mia qualsivoglia reazione. Poi aggiunse < Non dici niente?>
< Sono felice che stai meglio, davvero, ne sono davvero felice> lo guardai e gli sorrisi..
< Ma non lo capisci? Se sono qui è proprio perché adesso possiamo stare insieme, ho capito che voglio stare con te, non ti ho vissuta come avrei voluto ma ora posso e voglio farlo e voglio recuperare tutto il tempo perso> Paolo era davvero euforico, ma io non riuscivo a guardarlo < Paolo, io ora....non me la sento...> La mia voce tremava mentre pronunciavo quelle parole, ma Paolo non capiva < Perché? C'è un'altra persona nella tua vita?> < No, non c'è nessuno> < E allora cosa ?? Non mi ami più? Ti ho delusa? Sono state forse troppe le ferite che ti ho inferto?> < No Paolo non è questo, io... non posso... non so...> < Ma cosa non sai? Non capisco... perché?!? > Le sue domande erano incalzanti, non sapevo più come sfuggire a quelli sguardi insistenti, provai in tutti i modi a resistere, a nascondere la verità ma quando mi prese il viso tra le mani e i miei occhi incrociarono i suoi, crollai. Non gli avevo mai mentito e non riuscii a farlo neanche quella sera. Con le lacrime pesanti come sassi e la voce rotta gli dissi < Ho un cancro> Rimase impietrito a guardarmi, dalle sue labbra uscì solo < No!...No!…> e ancora < Noo!!!> Mi strinse forte, il mio corpo si fuse al suo in un unico, interminabile abbraccio. E poi continuò < Non è possibile, ti porterò dai migliori specialisti, cercheremo un rimedio, il cancro si cura, ci deve essere un modo..deve esserci!>.. < No Paolo, non possiamo fare più nulla credimi, è stata tentata ogni strada..tutto è inutile oramai..>.. < Non è vero, perché a te, non tu, non adesso!!> .Le sue lacrime, le nostre lacrime, non avevano fine.
E non so dire quanto tempo passò ad accarezzarmi il viso, quanto si adoperò affinché quelle lacrime interrompessero la loro inesorabile discesa. Inutilmente.
Passò la notte da me, facemmo l'amore, intensamente, totalmente e restammo abbracciati per tutto il resto del giorno. Avrei voluto dirgli un’ infinità di cose, ma lui conosceva già ogni mio pensiero, lo percepiva e io volevo solo il calore della sua pelle, sentirlo sulla mia.
Mentre ancora seguitava dolcemente a carezzarmi i capelli gli dissi < Paolo, tu devi essere felice, devi amare ancora, perché tu sai amare e meriti di essere amato>..< Non voglio parlare di questo ora... ti prego..>
< No Paolo, devi promettermelo!>. lncrociai il suo sguardo, sapevo che gli stavo chiedendo tanto. < Non ti ho mai detto quello che provo per te> replicò < Non c'è bisogno che mi dici nulla, ho sempre compreso il tuo cuore..> Ma lui mi guardò negli occhi.. < Ti amo > disse, gli sorrisi < Amore..l'ho sempre saputo>.


morena 29/04/2013 18:54 1269

Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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I fatti ed i personaggi narrati in questa opera sono frutto di fantasia e non hanno alcuna relazione con persone o fatti reali.


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Struggente...davvero ben scritto..bravissima!! (Stefano Sivo)

meraviglioso fa capire l'importannza deli' amore ()



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 I suoi 8 racconti

Il primo racconto pubblicato:
 
L'alba di un giorno (26/03/2013)

L'ultimo racconto pubblicato:
 
Le Stagioni della Morte (14/10/2013)

Una proposta:
 
Il Senso della Vita (03/05/2013)

Il racconto più letto:
 
Le Stagioni della Morte (14/10/2013, 1861 letture)


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