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Questo racconto è inserito in:
 Parte 1 della raccolta "Aspettare " di Rosita Bottigliero (9 racconti)

Un aspettare

Fantasy

Ammaestrati i pensieri, il buio coprì ogni altro sentiero e la sera scese lenta tra le ciglia di un freddo parlare...
Era d'estate e il cuor si molceva in attimo sentito e scandito da lancette che lasciavano un suono quasi etereo.
La giornata era passata sempre uguale, tra pennellate di parole, battibecchi e speranze uccise sul nascere.
Il pensiero rincasava col suo fardello acre e si udiva in lontananza la stanchezza quasi a spruzzi di caricato fervore. Lucia aspettava spesso, prima di rincasare, una telefonata per far gioire almeno in parte la vita che al momento le appariva fuggente.
Non si ebbero squilli, almeno che al telefono aveva lasciato il silenzioso. Un muto parlare di onde che trasmettessero frequenze. No, niente risposta o minima telefonata a ciò e chi aspettava in quella giornata pesante di lavoro. Andò a casa, tra gli abiti scorse una foto che ricordava di quando era bambina e pensava che l'amore fosse un risuonar di sibili al vento.
Non aspettò più di tanto, chiamò l'aspettato sentire...
Non posso venire, ho cose da fare più importanti che stare dietro a una donna che non riesce a capire quanto lavoro possa avere un uomo di grande stato sociale e impegnato . Lucia, non disse nulla, ma, pensò fosse tempo di chiudere con il passato.
"Voltare pagina" ....come si suol dire, perché aspettare ancora in un miracolo non era più possibile. Quello stesso miracolo che tempo addietro aveva regalato emozioni e seppur felicità.
Giacomo le voleva bene ma non sapeva organizzare sua vita,
aveva paura di un licenziamento e trascurava la sua donna restando spesso in ufficio a contar le stelle. Quella sera, erano sempre le stesse ore a contare il soffitto, paura, rabbia e solitudine stava portando Lucia alla disperazione più assoluta. Non si dava pace, le vicissitudini le avevano fatto capire di non aspettare e di prendere la vita nei migliori dei modi. Il tempo passava e tutto scorreva dietro attimi di attesa che nel cuor suo, Lucia, sapeva non ci fossero mai stati...
Ando' via... sperando che i pensieri avrebbero lasciato quella mente solitaria a sentirne la mancanza.
Giacomo, forzava il suo "ego" e si riduceva a parlare senza avere ragione ....
Lucia tornò al paese natio e lì aspettava...
ancora aspettava...

Passarono i mesi e lo sguardo si perse dietro orizzonti diversi..

un mare in lontananza, nell’abitacolo della fantasia ricordava le onde che sprofondavano i pensieri e li rendevano bagnati di quelle lacrime che solo un fiume può ospitare.

Lucia, passeggiava spesso tra i pini di un viale che ricordava la sua gioventù.

Erano gli anni sereni, quando, ignara del futuro rimescolava sogni e posti in un cassetto dei ricordi.

Una sera, lo sguardo al cielo, vide un tornado che violentemente perforava le onde del mare e ne catturava voragini di forza bruta. Spaventata del suo cammino, Lucia si ferma in un viottolo accartocciata, quasi a voler nascondere la sua persona dal mostro, cerchio indelebile in uno spazio minimo e quasi a fiato.

Volendo scappare, Lucia ripensò guardando il telefonino per avvertire qualcuno rimasto a sopire nel cuore della vita. Ma, non formulò nessun numero, come neve al sole , spazzò via quel desiderio di un pensiero.

Intanto la sera, col suo ombroso oscurare le vie dintorno, si spegneva tra le luci artificiali dei neon accesi in fretta dal mondo.

Lucia scalciava sassi con il piede come per scacciare ciò che di negativo avvolgeva la sua vita.

Un fulmine la destò dai curiosi attimi di cui era pervasa già da un bel po’ di tempo…

incurante dell’ora e della pioggia, voleva veramente dimenticare, continuò a domandarsi il perché tanto fermarsi sulle cose banali.

E così pensando, arrivò a casa…

aperta la porta si trovò davanti Giacomo.

Cosa ci fai qua? Giacomo aveva appreso del cattivo tempo o aveva trovato la scusa per scappare da un lavoro che non dava tregua, e si diresse da Lucia.

Ho saputo del tornado, sono volato via in un attimo di tempo e impaurito, eccomi qui.

Nella penombra della sera gli sguardi incerti si filtravano e la sera restò pallida in un istante …

Il litorale si schiarì e ritornò il sereno, un gabbiano ascoltò il silenzio e la notte scivolò via…



Rosita Bottigliero 22/08/2013 13:19 1221

Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
La riproduzione, anche parziale, senza l'autorizzazione dell'Autore è punita con le sanzioni previste dagli art. 171 e 171-ter della suddetta Legge.
I fatti ed i personaggi narrati in questa opera sono frutto di fantasia e non hanno alcuna relazione con persone o fatti reali.


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Nota dell'autore:
«Pura fantasia...»

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Rosita Bottigliero
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Il primo racconto pubblicato:
 
Un giorno della vita (06/08/2013)

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Il vuoto (24/08/2013, 3256 letture)


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