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Questo racconto è inserito in:
 Parte 3 della raccolta "Nel paese che non c'e' " di Sara Acireale (5 racconti)
 Il paese della felicita'

Sellix (Capitolo 1- racconto in tre capitoli)

Ragazzi

Era stato un inverno particolarmente gelido, sembrava che non dovesse finire mai. Il grigio e cupo inverno aveva ucciso le melodie degli uccelli e i colori della natura. Pioggia, neve, grandine e vento avevano gelato il cuore degli uomini e ne avevano confuso la mente.

Silvia era una simpatica e vivace ragazzina di dodici anni con enormi occhi blu, i capelli di colore ramato e delle buffe lentiggini sul naso. Nel paese in cui abitava gli inverni erano rigidi e innevati per alcuni mesi, ma suo padre (rigido e severo) non ammetteva che potesse mancare un solo giorno da scuola. Ah! Come avrebbe preferito restare al calduccio sotto le coperte. A scuola d’inverno si gelava perché… i termosifoni non funzionavano mai e brividi di freddo attanagliavano il corpo e il cervello degli scolari.

Lei non era certo una studentessa modello e un giorno, verso la fine di febbraio, le fu consegnata la pagella per farla firmare al padre. Sulla pagella erano scritte delle note che non erano in suo onore, specialmente di matematica il giudizio era alquanto negativo. L’insegnante aveva scritto: “Alunna apatica, poco volenterosa. Non si impegna, si distrae continuamente e disturba tutti i compagni”. Sicuramente la professoressa provava astio per lei, per scrivere quelle brutte cose. Cosa aveva fatto di tanto grave per meritare quel trattamento?

Temendo la brutta reazione di suo padre non aveva nessuna voglia di mostrargli la pagella e se ne stava in silenzio e immobile, cercando di passare inosservata. Il padre, notando lo strano comportamento della figlia, insospettito disse: - Silvia, il quadrimestre è finito. Come mai non ti hanno ancora dato la pagella? Domani vado a scuola per informarmi. –

Lei rimase zitta facendo finta di non sentire.

- Ti ho fatto una domanda. Sei forse diventata sorda? Oppure non ti degni di rispondere a tuo padre? Se ti hanno dato la pagella fammela vedere. Si può sapere che cosa aspetti? Il tuo comportamento mi insospettisce. Penso che la tua pagella è pessima. Da un po’ di tempo a questa parte non riesci a combinare nulla di buono. -

Silvia a malincuore e fremendo per la rabbia, afferrò bruscamente la pagella e gliela gettò con malgarbo.

- Eccoti la preziosa pagella papà. Non ci troverai né ottimo, né distinto ma delle note che non saranno di tuo gusto. Sono sicura che non ti sentirai fiero di me come desideri, ma tu non vuoi renderti conto che i professori ce l’hanno con me e mi abbassano i voti. Non riesco a capire il loro squallido comportamento. In questa strana vita sembra che abbiano fatto una congiura contro di me. Sei mio padre, avresti il dovere di prendere le mie difese. -

Non l’avesse mai fatto! Bianco di collera e con gli occhi fuori dalle orbite, il padre balzò in piedi come una furia e cominciò a inseguirla attorno al tavolo.

Perbacco! Era deciso a darle una lezione coi fiocchi perché quella ragazzina aveva oltrepassato i limiti e stava diventando troppo impertinente per i suoi gusti. Come mai Silvia era così cambiata? Non la riconosceva più. Era diventata polemica e piena di pretese. Cosa passava per la testa di sua figlia? Era suo padre. Aveva il diritto e il dovere di farsi rispettare. Passando afferrò una bottiglia per tirargliela addosso, ma per fortuna in quel momento entrò la mamma e si interpose tra loro per impedire quell’insano gesto che poteva diventare pericoloso.

Silvia approfittò della sorpresa del padre per darsela fulmineamente a gambe. Era quasi notte. Che cosa doveva fare? Era soltanto una ragazzina di dodici anni e non sapeva dove andare. Girovagò per un po’ di tempo, poi il buio della notte le mise paura e si vide costretta (suo malgrado) a tornare a casa. Si rifugiò nel giardino dove Laika (la loro bella cagnetta) dormiva tranquilla e ignara sul suo mucchio di paglia. Sentendo rumore si destò e, riconoscendo la sua padroncina, si degnò di farle posto vicino a lei. Laika incominciò a leccarla per tutto il corpo, uggiolando e facendo un sacco di moine. Forse voleva consolarla e farle capire che era l’unica in quella casa a volerle bene. Cara, simpatica Laika! Meno male che almeno lei riusciva a comprenderla.

La paglia pungeva la pelle delicata di Silvia e le causava prurito. Trovò una vecchia coperta e vi si arrotolò, ma era molto agitata e il sonno tardava a venire. Ripensando alla scena penosa di qualche ora prima, lacrime di rabbia uscirono dagli occhi della fanciulla. Col cuore in gola e la testa bassa decise di andare a dormire nella sua cameretta. In quel preciso istante il padre si trovava in cucina e si accingeva a prepararsi la colazione.

Ah! Eccoti. – disse semplicemente. Dall’espressione del suo volto si notava, comunque, che era rassicurato.

Per consolarsi delle disavventure connesse alla sua vita scolastica, Silvia trascorreva gli interminabili pomeriggi invernali davanti al suo computer, collegandosi con internet. In quel mondo virtuale si sentiva bene e aveva l’opportunità di conoscere molta gente simpatica e interessante. Una volta, mentre era intenta a navigare su internet, sul monitor apparve una strana scritta: “Devi venire a Sellix. Devi conoscere Sellix.” Rimase, per un attimo, perplessa.

Che cosa poteva significare quella scritta? Sentiva che si trattava di un messaggio importante. Cos’era Sellix? E soprattutto, chi era quell’essere misterioso che si voleva mettere in contatto con lei? Forse un abitante di un luogo sperduto di questo vasto mondo? E dove si poteva trovare? In America, oppure in Australia? O forse… in Cina, oppure nel Giappone? Boh! Non era mai stata ferrata in geografia, ma adesso voleva mettere riparo a questa lacuna.

Era fermamente decisa a sapere qualcosa su Sellix. Avrebbe studiato (come non aveva mai fatto) si sarebbe informata, ma doveva riuscire a scoprire dove si trovava questo benedetto Sellix.

Dallo scaffale più alto della libreria prese un grosso atlante per consultarlo e, freneticamente, incominciò a sfogliare tutte le pagine.

Sfogliava le pagine attentamente una alla volta ma… niente, non c’era niente da fare. Sellix non esisteva in nessuna cartina geografica e lei, forse, si stava stressando inutilmente. Doveva trattarsi di un paesino oltremodo minuscolo, oppure di un villaggio di pochi abitanti. Per molti giorni si lambiccò il cervello cercando di scoprire dove poteva trovarsi Sellix. Era diventata strana: mangiava pochissimo e rispondeva a monosillabi se qualcuno le rivolgeva la parola.

Sua madre incominciava a preoccuparsi e pensava seriamente di rivolgersi a uno psicologo. Bisogna dire che era abituata alle stranezze della figlia, ma questa volta sembrava proprio una cosa grave. La ragazzina incominciava a manifestare chiari sintomi di eccentricità. Era come se Silvia si fosse estraniata da tutti e si fosse bevuta il cervello. Anche se il suo corpo era lì, la sua mente… dov’era? Bisognava agire immediatamente per fare ritornare Silvia alla normalità.

Ogni pomeriggio trascorreva interminabili ore davanti al computer, non studiava più e a scuola il suo rendimento era pessimo. I due e i tre fioccavano in tutte le materie. I professori la rimproveravano continuamente.

Silvia pensava che la soluzione di tutti i suoi problemi fosse questo misterioso Sellix ma… la scritta non appariva più sul monitor e non si poteva stabilire nessun contatto. Che fare? Come doveva comportarsi? Un giorno, durante la lezione di geografia, si fece coraggio e chiese a bruciapelo al suo insegnante: - Per favore professore, saprebbe dirmi dove si trova Sellix e perché non l’ho trovato in nessuna cartina geografica? –

- Sellix? E da dove è saltato fuori? È forse un paese dei fumetti? Invece di dire stupidaggini, stai attenta alla lezione perché la prossima volta sarai interrogata e un bel due non te lo toglierà nessuno. -

Rimase delusa di questa risposta. L’umiliazione subita la fece ammutolire, anche perché i suoi compagni scoppiarono in una fragorosa risata. “I grandi sono veramente ignoranti e anche presuntuosi” pensò. Non avrebbe più chiesto notizie a nessuno. Era stufa dello stupido sarcasmo dei grandi.

Finalmente il brutto inverno, che aveva paralizzato tutto fino a quel momento, ebbe termine per lasciare il posto ad una splendida primavera. La primavera del 2003 incominciava a farsi sentire con i suoi profumi e il suo dolce tepore

Era veramente splendida quella mattina di fine aprile. L’aria tiepida e il cielo azzurro intenso sembravano mettere le ali e Silvia, che risentiva dell’atmosfera primaverile, non poteva stare ferma un attimo. Aveva voglia di volare, di guardare il cielo e perdersi in quel meraviglioso azzurro.

Si aggirava per la casa come una trottola saltando e facendo piroette, giocava con la sua cagnetta, la sua fantasia galoppava e sentiva una voglia matta di fare qualcosa di diverso dal solito. La neve, il gelo e la nebbia erano spariti come per incanto.

Dentro di lei sentiva un grande desiderio di libertà e dalla sua mente si sprigionava un desiderio irrefrenabile di uscire di casa per passeggiare a piedi nudi in mezzo al verde della campagna, fare delle capriole, aspirare profondamente l’odore dei fiori ed essere cullata dal dolce canto degli usignoli. Sarebbe stata una cosa fantastica potersi scrollare di dosso il gelo invernale e allontanasi dai tristi pensieri di tutti i giorni. Quel giorno non stette a sentire sua madre che faceva le solite, scontate raccomandazioni: - Silvia hai preparato tutti i libri? Hai ripassato la lezione? Ti sei preparata di matematica? Stai attenta, altrimenti i professori ti faranno ripetere l’anno. Mi raccomando, bevi il latte e mangia i biscotti. Fare una buona colazione fa bene alla salute. Come? Stai ancora a ciondolare? Sbrigati che sono già le otto. Corri subito a scuola, altrimenti arriverai in ritardo. -

Possibile che sua madre non capiva che c’era nell’aria qualcosa di diverso? Il brutto tempo e i giorni tristi erano spariti, ma sua madre… continuava a comportarsi sempre allo stesso modo. Quella benedetta donna non la smetteva più di brontolare. Silvia non ascoltava le parole, ma sentiva un rumore fastidioso uscire dalla bocca della mamma. Perché non la smetteva? Con questo comportamento stava rovinando l’atmosfera. Non sapeva apprezzare le “emozioni”.

- Santo cielo! Mamma, ti vuoi calmare un attimo? Non ti rendi conto che oggi è una giornata speciale? Non capisci che c’è in giro un vento magico di libertà? Non senti che c’è nell’aria qualcosa che ha il sapore della magia? Se apri la finestra ti puoi accorgere che le rondini sono tornate, puoi sentire il profumo inebriante dei fiori. Non stare lì sempre a pulire e spolverare. Guarda, guarda fuori. Apri il tuo cuore e la tua mente verso orizzonti più ampi, verso mete che non hai mai raggiunto. Mamma, la primavera viene per tutti, quindi anche per te. Lascia perdere tutto e vai in campagna a fare una bella passeggiata. -

La povera donna scosse la testa perché non intuiva niente di diverso e non capiva un accidenti di ciò che poteva frullare nella testa di sua figlia.

- Le rondini? – rispose – il profumo dei fiori? Gli orizzonti più ampi? Sei forse diventata matta? Faresti bene a sbrigarti perché altrimenti farai tardi a scuola. –

Silvia per accontentare sua madre preparò con cura il suo zaino, consumò una rapida colazione e uscì. Non appena aprì il portone di casa, il sole tiepido e il cinguettio degli uccelli le fecero attuare il proposito di non andare a scuola quella mattina. Sembrava che nell’aria ci fossero scritte le parole “primavera” e “libertà”. Con una giornata così splendida non era forse una buona cosa marinare la scuola e andare un po’ in giro? Sarebbe stata una cosa veramente demenziale rinchiudersi tra le pareti di un’aula per ascoltare le lezioni di insegnanti noiosi e pignoli.

“Non sono certo matta, come pensa la mamma. Ho un cervello che funziona alla perfezione. Forse è lei che ha il cervello arruginito. – pensò – oggi non ho nessuna voglia di fare la “mummia imbalsamata”. Devo dare ascolto alla natura che canta un inno alla gioia e alla libertà. Invidio gli uccelli, i fiori e le farfalle perché non sono condizionati dalle regole e non sono costretti ad andare a scuola. Oggi anch’io voglio sentirmi libera come se fossi una farfalla.

Quell’arpia della professoressa di matematica, oggi resterà con un palmo di naso perché non avrà la soddisfazione di mettermi un due sul registro”.

Decise che doveva prendersi un bel giorno di vacanza. Se lo meritava perché ultimamente aveva attraversato un brutto periodo. E poi… ne aveva abbastanza dell’analisi logica, di Napoleone Bonaparte, di Garibaldi e del Teorema di Pitagora. Sapere queste cose non serviva a niente. Queste nozioni servivano forse a suo padre che sbarcava il lunario come agente di una società di assicurazioni? Oppure a sua madre che si disperava perché le bollette della luce, del gas e del telefono erano diventate troppo salate? E poi quella scuola cosi com’era combinata le stava talmente stretta… non sviluppava la sua fantasia e la sua creatività.

Ogni volta che stava seduta sul suo banco, la sua mente si allontanava e spaziava su mondi totalmente nuovi, su mari illuminati e su cieli tempestati di gemme. Gli insegnanti la riportavano alla realtà facendole qualche domanda a bruciapelo. Bisognava ammettere che da qualche tempo i suoi professori l’avevano presa di mira e con lei erano diventati insopportabili. Invece d rendersi amabili, sembrava che ce la mettessero tutta per rendersi antipatici. Dicevano che il suo rendimento lasciava a desiderare e che aveva sempre la testa fra le nuvole.

Non erano mai contenti di niente, la trattavano male e le mettevano brutte note sul registro. Erano concordi nell’affermare che Silvia era pigra, apatica, fannullona e che… non avrebbe combinato mai niente di buono nella vita. Povera ragazza! Meritava, forse, di essere trattata in questo modo? Santo Cielo! Perché gli insegnanti la odiavano in questo modo? No, no e poi no. Un moto di ribellione saliva dal suo cuore. Così non si poteva andare avanti. Qualsiasi persona di buon senso l’avrebbe capito. Soltanto i suoi insegnanti non capivano.

Avevano il paraocchi e sembrava che avessero perduto la memoria. Si erano completamente dimenticati di quando anche loro erano dei ragazzini e stavano seduti a sgobbare sui banchi di scuola. O forse questi personaggi non erano mai stati ragazzi? Silvia incominciava a chiederselo. Uffa! C’era da perdere la ragione. In quel bel giorno di primavera non aveva la minima voglia di ascoltare il bla bla insensato dei suoi dementi professori.

Diamine! Aveva anche lei un po’ di dignità. Anche lei era una persona e aveva il diritto di essere rispettata. Ma c’era il problema di come fare trascorrere le ore in modo piacevole. Dove poteva andare? Non aveva senso girovagare per le strade come una vagabonda. Era sicura che quello sarebbe stato un giorno speciale per lei. Dopo averci pensato un po’, andò a comprare un sacchetto di noccioline e decise di avviarsi verso LA MONTAGNA DELLA PRINCIPESSA (che in realtà era una ridente collina meta di gite domenicali) e senza sentire alcuna stanchezza raggiunse la cima.

Che pace! Che meravigliosa beatitudine! Si sentiva soltanto il canto dei grilli e delle cicale. Silvia si tolse le scarpette da tennis e si distese beatamente in mezzo all’erba. Incominciò a sgranocchiare noccioline. L’erba era fresca e morbida e le dava una sensazione di benessere. Si mise a cantare un motivetto sentito qualche giorno prima alla radio. Si sentiva contenta perché finalmente era libera di pensare ai fatti suoi, senza avere rompiscatole attorno.

Nessuno poteva infastidirla e, in quel momento, si sentiva padrona dell’universo. Passò circa mezz’ora. Era felice e appagata per quel giorno inaspettato di libertà. Chiuse gli occhi e si mise a fantasticare.

Mentre si godeva il bel sole primaverile improvvisamente le tornò in mente il messaggio apparso qualche mese prima sul monitor del suo computer: “ Devi venire a conoscere Sellix”. Si era quasi dimenticata di questo episodio. Per quale ragione le tornava in mente proprio adesso? Boh! Ci doveva pur essere una spiegazione.

Si mise a sognare un mondo più bello e meno noioso. Un mondo in cui regnava la giustizia e la pace.

Immaginava di essere una fata che, con la sua bacchetta magica, era in grado di trasformare i suoi genitori per renderli liberi e felici e poteva cambiare i suoi insegnanti da esseri noiosi in persone sempre disponibili, di buon umore e pronti allo scherzo. Sospirò: “La mia è pura illusione. Non sarà mai cosi. Gli adulti non sono in grado di gustare il sapore della “primavera”, non ammirano il colore dei fiori e delle farfalle. Questo sole primaverile e questo cielo azzurro non hanno nessuna importanza per loro. Non riescono a “vedere” niente, non capiscono niente. Perché sono cosi ciechi e insensibili? Non sono capaci di sognare! Pare che facciano a gara per crearsi dei problemi. Magari ci fosse qualcuno che potesse liberarmi da questo casino! O forse sono io che non riesco a adattarmi? Perché non esiste nessuno in grado di capirmi?”

Riaprì gli occhi e, con grande interesse, incominciò a contemplare il colore dei fiori e delle farfalle, il verde intenso dell’erba. Si estasiò al canto degli usignoli, dei grilli e delle cicale. Sembrava che queste creature stessero facendo un concerto in suo onore. La natura era meravigliosa.

Si accorse che un uomo era di fronte a lei e la stava osservando. Lo sconosciuto era bellissimo e sembrava direttamente sceso dal cielo. Era alto circa un metro e ottantacinque cm., era snello e ben proporzionato. La sua pelle ambrata era di una luminosità solare, i morbidi capelli di colore viola (lunghi fino alle caviglie) incorniciavano un viso dall’ovale perfetto. I suoi occhi erano dolci e ridenti. Tutto in lui rappresentava l’armonia e la bellezza. Lo guardò con ammirazione e stupore.

Come avrebbe voluto avere un padre così… così perfetto. Chi poteva essere? Come aveva fatto ad arrivare fin lì? Non l’aveva sentito arrivare ma si sentiva contenta di averlo vicino perché la sua persona emanava un fluido che la faceva stare bene. Gli offrì delle noccioline in segno di simpatia.

- Sei così diverso da tutte le persone che conosco. Non ho mai conosciuto nessuno come te. Dimmi, chi sei? Da quale paese vieni? Come ti chiami? – Riuscì a chiedergli alla fine.

- Non ti ho sentito arrivare. Da dove sei sbucato? Oggi avevo l’intenzione di stare tranquillamente da sola per pensare meglio ai fatti miei. Non aspettavo la tua visita, però adesso che sei venuto qui, penso che qualche chiacchiera possiamo anche scambiarla perché tu mi ispiri fiducia. -

Lui rivolgendole un sorriso dolcissimo cosi le parlò: - Calma, calma, mia cara ragazzina. Lo sai che sembri un terremoto? Cerca di stare tranquilla e di avere un pochino di pazienza. Mi domando… siete sempre così curiosi voi terrestri?

- Voi terrestri? Ma sentilo! Mi fai restare allibita. Lo sai che sei proprio buffo? Perché scusa, tu da quale pianeta vieni? Piantala dai… per favore non farmi ridere. Vorresti forse farmi credere che vieni da un altro mondo? Già… magari dalla luna o da Marte. –

- Smettila con il sarcasmo. Mia cara fanciulla se mi dai il tempo, risponderò a tutte le tue domande. Sono diverso perché non appartengo al pianeta Terra. Vengo da Zoran, un pianeta lontanissimo dal tuo mondo. Il mio nome è Turimax, sono sposato e padre di una bambina. Il nome del mio meraviglioso paese è Sellix.-

Silvia, per la sorpresa ingoiò una nocciolina di traverso. Tossì due volte.

- Cosa? Hai detto Sellix? Le mie orecchie hanno sentito bene? Turimax, hai pronunciato proprio questa parola: sellix? Allora esiste, esiste veramente? Eri tu a mandarmi questo messaggio? Tu non sai come questo nome mi ha fatto impazzire l’inverno passato. Non sapevo dove sbattere la testa. Ho sfogliato l’atlante pagina per pagina, ma… niente, non esisteva. Neppure l’insegnante di geografia ha saputo dirmi qualcosa in merito. Quel pallone gonfiato! Chi crede di essere? Mi ha perfino presa in giro davanti a tutti i compagni. –

- Come faceva ad essere sull’atlante se questo paese non fa parte della Terra? –

- E io come facevo a saperlo? –

- Hai ragione Silvia. Devo dirti che da tempo cerco di stabilire un contatto con te. Sono venuto alcune volte in missione sulla Terra, ti ho seguito, ho avuto modo di conoscerti e di apprezzarti. So che sei piena di curiosità e fantasia e così oggi ho intuito che venivi alla Montagna della principessa e… eccomi qui. –

- Parlami di Sellix per favore. –

- Ti accontento subito. Tu fai molta attenzione a quello che ti dico. Per prima cosa ti faccio sapere che il mio è un paese bellissimo e fantastico, dove la gente è sempre allegra e piena di voglia di vivere, l’erba dei prati è rosa, il mare ha un bel colore dorato, il cielo è giallo blu e l’inverno non esiste. Da noi è sempre eterna primavera. Esistono piante bellissime e tutti gli animali sono buoni e molto intelligenti. I sogni si trasformano automaticamente in realtà. A Sellix non esiste la guerra, la fame, la malattia e la povertà. Non ci sono ricchi e poveri, potenti e deboli, prepotenti e vittime. Le miserie di questo vostro povero mondo a noi sono sconosciute. In questo paese non esistono ladri e assassini e di conseguenza non esistono giudici, avvocati, poliziotti e criminali. Ogni abitante di questo paese si adopera per fare felici gli altri. –

La ragazzina stentava a credere alle proprie orecchie. Possibile che Turimax la stesse prendendo in giro? Forse stava solo bluffando. No, diceva la verità. Sembrava una persona molto per bene. Il suo volto era puro e nobile. Sicuramente non poteva raccontare fandonie. E poi perché mai avrebbe dovuto farlo? Ecco il paese che aveva sempre sognato, il paese in cui avrebbe voluto vivere per tutta la vita e dove nessuno si sarebbe permesso di definirla una “buona a nulla”. Silvia adesso scopriva che esisteva realmente e che Turimax veniva da questo paese.

- Quello che mi racconti sembra incredibile. Ho l’impressione che il tuo è il paese delle favole – rispose.

- Anzi ancora meglio che nelle favole, perché lì c’è sempre un lupo cattivo che alla fine viene sconfitto. Deve essere veramente bello abitare a Sellix: è una cosa fantastica essere sempre nella gioia, senza nessuna preoccupazione. Senza avere persone antipatiche attorno. Essere felici… felici per sempre. Nel mio paese invece è tutto complicato e difficile. La gente è sempre stressata e piena di problemi. Tutti vivono nell’inquietudine e sono veramente rari i momenti in cui si può avere un po’ di gioia. Per quanto mi sforzi non riesco a capire perché la gente è così insensibile ed egoista. Tutti quanti si fanno i dispetti. Mio padre non fa altro che ascoltare il telegiornale che lo fa diventare nervoso, oserei dire… esplosivo. Sembra una mina vagante dopo l’ascolto del TG. E pensa che ascolta dieci TG al giorno. Non puoi davvero immaginare le tragedie che succedono da noi. Sulla Terra le rapine, gli omicidi e i sequestri di persona sono all’ordine del giorno. Poi, siccome sono saltati i nervi a mio padre, lui non fa altro che scaricare il suo nervosismo su di me. Credimi, sono diventata il suo capro espiatorio. Ti sembra normale il suo modo di fare? Controlla tutto quello che faccio, quasi non vorrebbe farmi respirare. Se non vado troppo bene a scuola… apriti cielo! Va a finire che succede il finimondo. Se rientro più tardi… basta, è meglio che non ti ripeta le brutte parole con cui mi apostrofa. Ti sembra giusto il comportamento di mio padre nei miei confronti? A proposito, ti ho forse annoiato con questa lunga tiritera? Basta… la smetto. Adesso è bene che mi presenti. Mi chiamo Silvia, ho dodici anni e frequento la seconda media. È davvero una tortura alzarsi ogni mattina per andare a scuola; specialmente d’inverno, se dessi ascolto alla mia volontà, resterei volentieri al calduccio sotto le coperte. Se tu sapessi come sono antipatici i miei professori! Cercano sempre il pelo nell’uovo e ci spremono come limoni senza avere nessun rispetto per la nostra giovane età e per il nostro sacrosanto diritto a goderci la vita. Anche mia madre è sempre in perenne stato di nervosismo e mi assilla continuamente per delle sciocchezze che a lei sembrano enormità. Dice che vorrebbe essere fiera di me e invece non è possibile perché mi giudica una buona a nulla. Asserisce che non ho nessuna ambizione. Che colpa ne ho io se sono diversa da come lei mi vorrebbe? E io allora che cosa dovrei fare? Non ho avuto nessuna possibilità di scegliermi i genitori e i miei, ti assicuro che non sono certo i genitori ideali. Figurati che stamattina mia madre non era in grado di percepire l’atmosfera della primavera e brontolava come al solito. – Parlava con foga e finalmente aveva l’opportunità di sfogarsi. Chi mai poteva fermarla?.

Turimax ascoltava pazientemente e con interesse.

- Ti assicuro che si sta proprio male sulla Terra – continuò – tu sei molto fortunato perché sei nato in un altro pianeta. Come ti invidio! Vorrei tanto essere al tuo posto. Vedi, io per avere un po’ di pace sono stata costretta a marinare la scuola. Con l’arrivo della primavera ho sentito una frenesia dentro tutto il mio corpo che mi ha indotto (anche solo per una giornata) a rompere con il solito fastidioso tran tran e, cosi, ho deciso di venire alla MONTAGNA DELLA PRINCIPESSA per rilassarmi. Devo dire che è stata una fortuna perché ho incontrato te. Ammetto che sono proprio arcistufa dei miei genitori, degli insegnanti e vorrei mandarli tutti a… quel paese. Forse non sono fatta per abitare sulla Terra, con i miei simili. I terrestri sono alquanto ipocriti e il loro modo di pensare è contorto. –

- Ahi! Ahi Ahi! Che note dolenti! Silvia cara – disse Turimax – il tuo discorso mi ha fatto diventare triste perché da come ti esprimi ho l’impressione che tu sei arrabbiata con tutti. Credo che hai bisogno di cambiare ambiente per un po’. Penso che ti farebbe bene allontanarti per un breve periodo dal tuo paese. Ti propongo di venire a visitare Sellix. Sei d’accordo? Vuoi venire? Sono sicuro che vedendo il mio paese, resterai incantata. Ti posso assicurare che sei la prima terrestre alla quale faccio questa proposta. Puoi sentirti onorata. Mi hai incuriosito e desidero aiutarti. –


Sara Acireale 20/11/2010 22:34 2 1180

Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
La riproduzione, anche parziale, senza l'autorizzazione dell'Autore è punita con le sanzioni previste dagli art. 171 e 171-ter della suddetta Legge.
I fatti ed i personaggi narrati in questa opera sono frutto di fantasia e non hanno alcuna relazione con persone o fatti reali.


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Nota dell'autore:
«Una ragazzina vivace e un po' svogliata ha voglia di evadere, di vedere un mondo nuovo ed è quello che farà andando addirittura a visitare SELLIX, un paese di un altro pianeta»

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«Un bel racconto di fantascienza, Silvia, ragazzina sognatrice, svogliata, che aveva a noia la scuola, come Pinocchio, non riusciva a contenere i limiti della sua fantasia, invidiava le farfalle, anche lei si sentiva una potenziale farfalla, infatti vola, invitata da un extraterrestre, in un altro pianeta, che dire: stile impeccabile, scorrevole, ricco di particolari, sei già una scrittrice, complimenti!!!!!!!!!!!!!!!!»
Colomba

«Una nuova isola che non c'è, un nuovo mondo come per Harry Potter, questa straordinaria scrittrice ci fa sognare e ricordare le dure giornate passate nella scuola, certo il racconto che credo non sarà proposto a scuola perché ne tratteggia i lati negativi e che ci stanno tutti, perché penso che possa esistere insegnamento alternativo rispetto a quello proposto oggi e che è vecchio ed antiquato, dicevo quindi che il racconto pone due temi distinti, cioè la libertà e la negazione della stessa. Io credo che si possa insegnare i rudimenti della vita con più amore e meno didattica prepotente e impositiva. plauso all'autrice splendida scrittrice di racconti meravigliosi.»
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