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Questa è un racconto erotico: se può turbare la tua sensibilita o se non hai più di 18 anni dovresti evitare di leggerlo.

Claire, Adam e... io

Erotismo e per adulti

Potrò mai giudicare


se non riesco a giudicare
 nemmeno me stesso.


E allora non giudico,


ma voi, vi prego,


non giudicatemi..."

-Anonimo-.

 

Eccomi qua.
 Seduta nella sala di attesa ambulatoriale di uno dei tanti medici perennemente in ritardo. Sono agitata e pure tesa. Faccio due passi con la speranza di trovare un po' di calma, ma decido di fermarmi davanti allo specchio per una rapida controllatina. Mi vedo strana ma... felice. Incredibile come la vita possa cambiare in così poco tempo. A volte sembra impossibile, però sta capitando e in mezzo a questa storia ci sono anch'io. Fino a qualche mese fa ero schiava della mia solitudine, con una profonda tristezza che mi rodeva fino a farmi vivere in uno stato comatoso che non lasciava via d'uscita.
 Si! Ero davvero messa male.

Poi ricevetti la telefonata:

"Ciao Agatha, sono Claire come stai?".

Senza lasciarmi il tempo di rispondere (il suo modo di fare era inconfondibile) continuò:

"Tra tre mesi, esattamente il 15 luglio, in pieno periodo estivo ho deciso di sposarmi. Tu sarai la mia testimone e ti voglio qua un mese prima per aiutarmi nella preparazione. Mi devi un sacco di favori, hai fatto una marea di cazzate, fondamentalmente sei una stronza, ma ti voglio bene ed è ora di ricongiungere le nostre strade. Non ti lascio il tempo per rispondere, tanto non hai altra scelta e presto ti dirò come ci organizzeremo. Stammi bene e preparati".

"Davvero Claire?" Frase stupidissima detta da me.

Clic.

Fine telefonata.

Ero allibita.


Non mi aveva concesso nemmeno il tempo per un saluto. Mi sentii male ma, fondamentalmente, non ero così stupita. Sì! In fondo me lo aspettavo. Claire era stata l'amore più importante della mia vita. Trascorremmo quattro bellissimi anni di affetto e convivenza ma, fin dal primo momento, capii che non sarebbe stato per sempre. Non si sarebbe accontentata solo di una donna. Le piaceva cambiare, provare emozioni diverse e, più che altro, nutriva da sempre un forte desiderio di maternità, cercando il concepimento nel modo che lei definiva "Il più classico possibile". Fu proprio questa sua intenzione che ci indusse in litigi pazzeschi, crisi, pianti (e urlacci) a non finire.

Poi, una mattina di gennaio, valigia da una parte e chiavi dall'altra, mi sbraitò:

"Sei una stronza" (espressione ormai tristemente nota) "Hai fatto un sacco di boiate. Non sei che una misera, ottusa e pure moralista lesbica del cazzo (cazzo a una lesbica?).Me ne vado e non cercarmi più".

Così mi ritrovai sola, perdutamente innamorata di lei e con una angoscia che cresceva di giorno in giorno.

Fu chiaro fin da subito che lei era unica e che le altre donne non sarebbero state in grado di sostituirla nella mia mente (chissà perché dicevo mente e non cuore).
 Poi, qualche mese più tardi, la telefonata, l'annuncio del matrimonio e, se mai avessi pensato di aver toccato il fondo, percepii che per me il fondo non esisteva. La mia discesa negli inferi sarebbe stata eterna. Pensai a quale scusa inventare per non andare al matrimonio. Una ipotetica malattia, un incidente, un funerale improvviso ma, a un mese e mezzo di distanza dall'evento, mi arrivò una busta con i voucher per il treno e un biglietto con scritto:

"O muovi il culo per conto tuo o ti vengo a prendere e ti porto a casa mia a forza di calci, tanto che rimpiangerai il giorno in cui sei nata" (nemmeno il matrimonio riusciva ad attenuare il suo linguaggio scurrile).

Mi feci forza, pensai che sarebbe stato orribile ma, conoscendo Claire, non avevo alternative.

 Preparai la mia bella valigia, misi dentro tutte le compresse di Valeriana che avevo in casa e la mattina stabilita partii, con la consapevolezza che i roghi danteschi sarebbero stati più piacevoli di ciò che mi stava aspettando.

Dopo un viaggio lungo come il giro del mondo, arrivai davanti alla porta di casa Claire e del futuro marito Adam. Dopo essermi chiesta, per l'ennesima volta, se la dolce metà della mia ex fosse a conoscenza del passato di colei che si accingeva a sposare, suonai il campanello.

"Muoviti, la porta è aperta. Ovviamente sei in ritardo" mi urlò dall'interno.


Ok, mi dissi, inizia l'incubo.

Silenziosamente, come un ladro, aprii la porta e vidi un uomo molto bello e sorridente, sicuramente Adam, che mi stava venendo incontro.

"Ciao Agatha, piacere di conoscerti. Scusa i modi di Claire, ma credo che tu li conosca molto bene". Non ci voleva un'aquila per capire che sapeva tutto e improvvisamente mi sentii più leggera, come se mi fossi tolta un incudine dalla borsa.

"E' un piacere conoscerti Adam. Davvero un grande piacere" (potevo dire qualcosa di più banale? No! Non potevo!).

Mentre io e Adam ci studiavamo a vicenda, annusandoci come cani, ecco Claire, anzi Claire "il sogno". Mi apparve sempre bellissima, forse ancora di più. Magra, bionda, la carnagione bianca come latte e gli occhi luminosamente verdi. Era stupenda, semplicemente meravigliosa, tanto che il mio stomaco si strinse in una morsa glaciale fino a sparire, come un buco nero.

Ero ancora innamorata? Sì!


Ero disposta a morire per lei? Sì!


Quanti altri "sì" le avrei detto? Sì...sì...sì...cento, mille, un milione, tutti quelli che sarebbero serviti per portarla via con me.


Poi, con rabbia, mi ricordai del suo uomo, del matrimonio e del fatto che io sarei stata la testimone. Tirai fuori il poco coraggio che mi rimaneva e con voce flebile le chiesi:

"Ciao Claire, come stai? Bene direi" (ecco la classica frase che non dovevo dire, avrei potuto scrivere un manuale delle cose sbagliate con tutta la mia vasta esperienza).

"Bene, grazie. Tu, invece, stai da schifo!".

Eccola la mia Claire, sincera ed esplicita. Era sempre lei, solo più bella e, forse, più felice.

"Vieni Agatha, ti mostro la tua stanza così ti potrai rinfrescare prima di cena. Ne hai un gran bisogno".

Mentre la seguivo guardavo e pensavo a lei, ad Adam, alla loro bella casa. Mi sembravano drammaticamente perfetti e felici (uffa, ancora quel termine "felici").

"Sono contenta che tu sia con noi Agatha, non sai quanto" e con queste parole mi lasciò nella mia confortevole stanza.

Un pianto, una doccia, un altro pianto, un vestito pulito, un terzo pianto e via... ero pronta per la cena.

Il cibo era delizioso, lei era un angelo anche in cucina mentre io ero bravissima ad aprire scatolette. Tuttavia il mio fisico (fisico o mente?) reclamava cose liquide per cui mi attaccai con prepotenza ai vini di casa C – A, i futuri sposini felici. Uno, due, tre, quattro... ormai non riuscivo più a contare i bicchieri, tra i sorrisi sornioni di lui e gli sguardi di lei. Poi un forte giramento di testa e la mia ex che, di peso, mi portava in camera da letto.

A questo punto avrei dovuto chiudere gli occhi, addormentarmi e non ricordare più nulla ma, al contrario, ricordo tutto benissimo perché le cose belle non si possono dimenticare, mai e poi mai.


Mi appoggiò sul letto e mi aprì leggermente la camicetta.

"Come stai?" mi chiese. "Tutto bene, ho solo bisogno di un po' di rip..."

Non riuscii a terminare la frase perché la mia bocca fu invasa dalla lingua di lei e dai suoi baci, appassionati, selvaggi, come una leonessa affamata sulla preda. In meno di un secondo eliminammo gonne, camicette e biancheria intima. Claire mi stava leccando con una voglia e un trasporto che non ricordavo. Mi sentivo nuda e pudica, come davanti a un medico. Sentivo i brividi della scoperta, la voglia di gettare le inibizioni per offrirmi al lei con tutto il mio essere, completamente in balia della sua voglia che era anche la mia. Allora feci entrare la gioia, la pazzia, l'inconsapevolezza e la trasgressione. Mi sentivo indifesa di fronte a lei, di fronte alla sua volontà di prendere e dare amore. Voleva Agatha e io la offrivo. Mi ritrovai a urlare di piacere, non riuscivo a trattenermi e decisi di afferrare la coperta del letto per squarciarla in mille pezzi.

"Lasciati andare Agatha e non preoccuparti. Noi ti vogliamo bene".

Noi? Come noi? Che significa quel "noi"?

Di scatto alzai la testa e vidi Adam in fondo al letto completamento nudo e pronto.

Cavolo se era pronto!

Era eccitatissimo e ci guardava con una voglia che poteva essere avvertita anche da un cieco.
 Stranamente questa inaspettata visione non mi procurò fastidio. Lo vidi bello, sano, tonico con quel sorriso che avrebbe disarmato un esercito. Non ebbi timore quando lui si stese vicino a me. Non provai le stesse emozioni che Claire riusciva a darmi, ma anche Adam era bravo. Poi fu bello vedere loro due fare l'amore e fu fantastico quando, alla fine, ci addormentammo tutti e tre in quel letto che (stranamente) poteva ospitarci. Ci risvegliammo all'alba, avvinghiati, completamente nudi e felici di esserlo. Mi sentivo bella, donna, appagata e tanto desiderata.

Da quella volta la mia vita cambiò. Non c'era week- end che non trascorressimo insieme. Solo noi tre, intenti a ridere, ad amarci, a leccarci, desiderosi di sesso, quello più sfrenato e senza alcuna inibizione fisica o morale.

Poi un giorno una telefonata improvvisa:

"Agatha, datti malata e raggiungici subito. E' importante."

Non ebbi alcuna esitazione. Una chiamata in ufficio e via.
 Li trovai vicino alla porta ad aspettarmi e dopo aver chiesto ansiosamente cosa mai fosse successo, lui mi rispose:

"Preparati a diventare zia".

Toccai il cielo con un dito (espressione obsoleta ma che rende), sentii il mio cuore riprendere il normale movimento. Tutto il giorno, notte compresa, intenti a festeggiare il lieto evento. Quella volta chiesi ad Adam se avesse voluto fare l'amore con me, completamente. Forse non lo desideravo al cento per cento ma mi sembrava giusto farlo. Claire fu contentissima e io anche. Non posso dire che di aver provato una gioia totale, ma mi piacque. Mister bel sorriso era coinvolgente, oltre che delicato e affettuoso. Darmi a lui significava accettare tutto, la nostra storia a tre, le nostre vite. Condividere i pensieri, le emozioni e tutto quello che avevamo. Era la prima volta con un uomo, ma non sarebbe stata l'ultima, se il suo nome fosse stato "Adam".

Allora eccoci qua.
 Cosa siamo non lo so. Un trio, un terzetto, che importa. Siamo persone adulte che si amano, fuori dalle ipocrisie, dalle gelosie, da tutto ciò che è male. L'incertezza rende gelosi, ma noi siamo assolutamente sicuri dei nostri sentimenti.

Saremo sempre così?

Chi lo può dire, ma mi sento che stavolta è ok, anzi va alla grande. La mia vita è cambiata e a tutto ciò non rinuncerei per niente al mondo. Non sentiamo rimorsi, ma solo amore, quel sentimento profondo che arriva dritto al cuore (ho detto cuore e non mente).

Ops, finalmente il medico è arrivato. Mi sorride, mi consegna una busta con le analisi e immediatamente prendo il telefonino:

"Ciao Claire, tutto bene, tranquilli. Adam è con te? Ho un annuncio da farvi. Preparatevi a diventare zii".

 

Posso giudicare l'amore?

No, non posso.


Posso solo accettarlo, perché di amore si parla.


Solo di amore.

- Anonimo-.


Paolo Gugnoni 23/01/2014 13:41 1 6798

Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
La riproduzione, anche parziale, senza l'autorizzazione dell'Autore è punita con le sanzioni previste dagli art. 171 e 171-ter della suddetta Legge.
I fatti ed i personaggi narrati in questa opera sono frutto di fantasia e non hanno alcuna relazione con persone o fatti reali.

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Commenti sul racconto Commenti sul racconto:

«Paolo finalmente mi sono scrollato di dosso la mia prigrizia; (non amo leggere ti sembrerà strano ma è così)sono riusciuto a leggere il tuo racconto.
Bello se ti dico che ero contento (forse) per Adam. Scrivere per catturare l'attenzione di un lettore non è assolutamente facile (secondo me),ci vuole passione e grande logica ed una autocritica di base molto potente che permetta di filtrare le facili banalità.Quindi non posso far altro che complimentarmi con te.»
Rosafio Giancarlo

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