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La morte dei violenti (Viaggio in Egitto)

Giallo e Thriller

Tutto iniziò quel dannato giorno che decisi di andare dal medico. Anzi, mi sbaglio. Quella fu una conseguenza. Faccio un passo indietro per cominciare dall'inizio e arrivare alla fine, la mia fine se avessi incontrato la morte giusta. Scusate il giro di parole, ma non sono pazzo. Almeno credo.

- La notte delle streghe -.

Come ogni anno è mia abitudine partecipare a una festa paesana chiamata "La notte delle streghe". Si svolge tra fine luglio e inizio agosto. È una festa strana, piena di pseudo veggenti pronte a leggere il futuro, maghi con improbabili giochi di prestigio, cibi cotti con erbe aromatiche dai sapori più strani e dolci di una bontà sconosciuta. Una festa particolare, affascinante, dove i partecipanti non esitano a travestirsi da streghe, come una sorta di carnevale estivo. Il paese assume un aspetto misterioso, quasi medievale. Viene allestita anche una via, dove sono riproposti gli antichi mestieri in maniera molto realistica. Insomma, davvero una bella festa.

Stavo percorrendo la via delle veggenti quando la mia attenzione fu catturata da una misteriosa signora, vestita completamente di nero e con il viso coperto da veli, sempre neri. La signora, che immaginai essere anziana, per quanto poco si intravedesse attraverso quello strano abbigliamento, era seduta a terra con un piccolo recipiente di rame per la raccolta dell'elemosina. Immediatamente provai una certa pena, per cui non esitai a lasciarle qualche moneta. Me ne stavo andando quando sentii la voce di alcuni ragazzi che stavano importunando la mendicante, dicendole che quello non era posto per lei e che non sopportavano i poveracci. Uno di loro (erano in tre) mollò un calcio al recipiente dell'elemosina, facendolo volare lontano. Non sopportando tali soprusi e non potendo stare fermo, tornai indietro per difendere la signora. Il mio gesto non fu preso molto bene e immediatamente i tre ragazzi, ultra ventenni, spostarono la loro attenzione verso di me e iniziarono a spintonarmi. Mi ribellai e si creò una piccola rissa, fino a quando uno di loro prese in mano un bastone da una bancarella e si avventò contro di me. Il bastone mi colpì la spalla, facendomi barcollare e successivamente inciampare nel gradino. Persi l'equilibrio, caddi all'indietro e sbattei violentemente la testa contro lo spigolo tagliente di una massiccia colonna di mattoni.

Il dolore fu immenso. Ebbi l'impressione che la mia testa si squarciasse, permettendo al cervello di uscire dalla scatola cranica. Non credo di aver mai sentito un dolore così forte. Gli ultimi ricordi che mi rimasero impressi furono la fuga dei tre ragazzi, la vecchia signora che correva verso di me e un buio così fitto che non poteva essere che la morte.


Eppure poco dopo aprii gli occhi e la prima immagine che vidi fu lo sguardo della vecchia mendicante. Non dimenticherò mai quegli occhi, più neri della notte, ammalianti, profondi, bellissimi e spaventosi. Come mi ripresi, lei scappò via. Mi toccai la testa e quello che sentii fu sorprendente. Non avevo nulla, nemmeno un taglio o del sangue rappreso. Assolutamente nulla. Mi alzai e me ne andai, sconvolto, ma vivo.

Il giorno dopo non avevo molti ricordi tranne lo sguardo della vecchia signora, il bastone che mi aveva colpito e la caduta. L'unica cosa in più che mi venne in mente fu il tatuaggio che uno dei tre ragazzi aveva sulla spalla destra. Una croce egizia di colore scuro, la famosa "Ankh", conosciuta anche come "Chiave della vita".

Decisi comunque di andare dal medico, perché ciò che era successo mi sembrava troppo strano. Il medico mi prescrisse una serie di esami ma niente di fatto, la mia testa era come prima della caduta, perfettamente integra e sana. Tuttavia io non mi ero tranquillizzato e fu lo stesso dottore a consigliarmi una vacanza. Il cambiare aria mi avrebbe fatto bene. Colsi la palla al balzo e me ne tornai a casa con i voucher necessari per un tour nell'antico Egitto, un sogno che finalmente tiravo fuori dal cassetto.

- In partenza -.

Contrariamente a ciò che speravo, dal giorno in cui decisi di andare in vacanza, iniziarono dei fortissimi mal di testa, dolori intensi e mai provati. Inoltre, contemporaneamente a questo forte malessere fisico, iniziai a ricevere delle strane lettere di colore nero con dipinta, in rosso sangue, la croce egizia.
 Avrei dovuto riflettere, avrei dovuto immaginare ogni cosa, fare un po' di associazioni, ma l'unica cosa che cresceva dentro di me era il desiderio di partire, abbandonare per una decina di giorni la mia vita usuale e pensare unicamente alle bellezze architettoniche dell'antico Egitto. I dolori alla testa sopraggiungevano con cadenza giornaliera, nello stesso momento in cui il postino mi consegnava la strana busta. Mi chiesi se la lettera non provenisse da uno dei ragazzi che mi avevano assalito, ma, se anche fosse stato, il forte trauma subito aveva cancellato l'immagine dei loro visi. Non vedevo l'ora di partire per dimenticare tutta questa orribile storia, con la speranza che al mio ritorno, le acque si fossero definitivamente calmate.

- Egitto -.

L'arrivo al Cairo fu drammatico. Smog, polvere, traffico e il solito mal di testa. La guida mi aspettava all'aeroporto e dopo l'identificazione, mi portò in pullman per iniziare il giro stabilito. Non avevo molti compagni di viaggio. Chi mai verrebbe in Egitto a fine agosto. Qualche anziana coppia, alcuni giovani e un paio di famiglie. Nei giorni successivi visitammo la città, il famoso museo egizio dove, in un'apposita sala, è conservato il tesoro di Tutankhmon e la necropoli di Giza, con la maestosa Sfinge e relative piramidi.

Il dolore non mi abbandonava, ma constatai che sopraggiungeva quando ero insieme ai miei compagni di viaggio. Detti la colpa al grande caldo, al sole cocente, alla calca di turisti nei vari siti, ma, a questo stato di malessere fisico, si aggiunse una forte inquietudine interiore che non mi sapevo spiegare. Ero agitato, quasi impaurito. Sentivo che stava per accadere qualche cosa di grave e, improvvisamente, ebbi la certezza di trovarmi nel posto sbagliato.

- Hatshepsut -.

Arrivammo al tempio funerario di Hatshepsut di buonora. Era prevista una giornata caldissima ma, grazie al cielo, del mio male nessuna traccia, pur sentendomi davvero allarmato. Quando si arriva nell'enorme spazio che accoglie questa costruzione, il fiato viene a mancare. La luce del sole fa risplendere la bianca monumentalità di questo tempio e la bellezza del luogo diventa quasi accecante. Tutto è immenso e l'uomo, per sua natura, teme l'infinito perché ha bisogno di immaginare un confine, una linea di chiusura.

Mi ero posto verso la parte sinistra dell'edificio, sotto la montagna rocciosa, per cercare di fotografarlo nella sua interezza, quando mi colse il male accompagnato da pensieri funesti. Immaginai gli schiavi morti durante la costruzione del tempio e il grave attentato del 1997, quando persero la vita tantissimi turisti.

Un ragazzo si era messo poco distante da me e mi stavo spostando verso di lui, quando sentimmo un forte rumore. Guardammo entrambi verso l'alto e subito capimmo che si trattava di un pezzo di roccia che ci stava cadendo addosso. Non so come, feci un balzo e mentre rotolavo a terra, vidi la roccia colpire il ragazzo, fratturandogli il cranio. Chiusi gli occhi, quasi mi sentii svenire e, altra cosa sorprendente, il male e l'inquietudine mi erano improvvisamente spariti.


Nessuno ci poteva credere. Gli amici del ragazzo, molto sconvolti, chiesero di rientrare a casa, ma la compagnia area non aveva posti disponibili, per cui occorreva rispettare le prenotazioni. La salma del ragazzo sarebbe partita con noi. La comitiva decise di continuare il viaggio, in considerazione delle prenotazioni effettuate nei vari alberghi. Ero angosciato, ma non avevo scelta.

- La valle dei Re -.

L'indomani partimmo per visitare la valle dei Re e la famosa tomba di Tutankhamon. Quando si arriva in mezzo a questa necropoli, attorniata da rocce, attraverso un percorso piuttosto tortuoso, si rimane delusi dalla vista. Non vi è nulla di grande e maestoso in superficie ma il solo pensiero di quello che fu trovato nel sottosuolo, mi provocò un infinito senso di meraviglia. Ero stanco, turbato, avevo ancora in mente il ragazzo morto, il cui viso mi era sembrato improvvisamente familiare. Vedevo la testa fracassata e il sangue ovunque.


Ci stavamo dirigendo verso la tomba, quando mi sembrò di vedere un'ombra passarmi vicino.

Tutto successe in pochi minuti. Il forte dolore al capo, la visione della morte improvvisa di Lord Carnarvon e la maledizione di Tutankhamon, un grido improvviso e un cammello sfuggito al controllo che, imbizzarrito, travolgeva un altro ragazzo della nostra compagnia.

Una seconda giovane vita che se ne andava. La comitiva era terrorizzata. Eravamo increduli, smarriti nell'angoscia. La vacanza si era trasformata in un incubo senza fine. L'Egitto ci stava mostrando il suo lato più nero. Io vedevo ombre ovunque. Anche la luce del sole mi sembrava troppo forte, accecante, quasi spietata. Eravamo una sfortunata comitiva investita dallo spettro della morte.


La guida decise di accelerare i tempi. Troppe cose strane stavano accadendo. Sembrava che ci avesse colpito una maledizione e, dopo una breve escursione nella calda Abu- Simbel, ci fu l'imbarco immediato, al fine di raggiungere Luxor. In poco tempo ci ritrovammo in motonave in mezzo alle acque del Nilo.

- Il Nilo -.

La navigazione sul Nilo è un'esperienza difficile da dimenticare. Il panorama è bellissimo e stranamente mutevole. Sembrano tanti quadri mostrati da artisti dal tratteggio simile eppure diverso. Un paradiso per lo sguardo, una pace per l'anima.

Mi trovavo sul ponte della motonave intento a fotografare tutto il bello che il Nilo mi mostrava e ripensavo alla morte dei due ragazzi. Erano giovani, non simpatici e nemmeno cordiali, ma non per questo dovevano morire. Triste pensare che partiti in tre, solo uno sarebbe tornato a casa. Già sentivo la disperazione dei genitori, amici e parenti. Come si può morire in così giovane età.


La comitiva era sparita, rintanata in locali freschi, visto che la temperatura era davvero alta. Sentivo caldo, ma il Nilo stava calmando la mia agitazione. Immancabilmente si presentò il solito dolore, forte e invasivo. Chiusi gli occhi un secondo e quando li riaprii, vidi la sagoma di un uomo cadere in acqua. Mi misi a correre e a gridare. Il soccorso fu veloce, ma, con tutta probabilità, l'uomo caduto nel Nilo non sapeva nuotare. Fu ripescato senza vita e gonfio di acqua.

Un altro morto, ancora uno. Il corpo venne trasportato sul ponte e scoprii che si trattava del terzo ragazzo di quella sventurata compagnia. Tuttavia rimasi ancora più sconvolto quando notai il tatuaggio della croce Ankh sulla spalla destra del giovane annegato. In un attimo feci rapide associazioni.

La notte delle streghe, lo scontro con i tre giovani violenti. Ecco perché, durante il viaggio, non mi rivolsero mai la parola ma solo sguardi furtivi e allarmati. Improvvisamente ricordai tante cose di quella notte, in precedenza offuscate dal trauma che avevo subito. Una strana idea nacque nella mia mente. Non potevo crederci, ma forse non esisteva altra soluzione a tutta quella tragedia.


Iniziai a odiare l'Egitto, odiai il momento in cui mi venne la strana idea di partire.

Ebbi un'altra sensazione e capii che Karnak mi stava aspettando.

- Karnak -.

Mancava meno di un giorno alla partenza. La guida fu felicissima di abbandonare la sfortunata comitiva. In Egitto si crede molto alla sorte. Fortuna e sfortuna sembrano quasi persone reali, tanto vengono citate.

Mi trovavo nel complesso templare di Karnak e la stavo aspettando. Sapevo che sarebbe arrivata, annunciata dal solito mal di testa. Ricordo ancora il nostro colloquio. Credo che lo rammenterò per sempre, anche da morto, poiché stavo parlando con la morte stessa.

"Non dovevi essere qui. Ho fatto di tutto per distoglierti dal tuo piano, dolori alla testa, lettere di avvertimento, ma tu nulla, imperterrito verso la morte", disse la vecchia signora con voce calma, quasi suadente, scandendo lentamente le parole, visto che per la morte il tempo non esisteva.


"Penso che tu abbia capito molte cose, ed è per questo che ti trovo qui. Tuttavia leggo nella tua mente alcuni dubbi e la morte non può lasciare dubbi, ma solo certezze. Io sono la morte dei violenti. Ci sono molte signore della morte. C'è la morte dei malati, degli anziani, la morte degli incidentati, degli infanti e altre ancora. Voi uomini siete tanti e dove c'è la vita, ci deve essere anche la morte.

Quella sera ero alla festa per portare via i tre ragazzi violenti. Poi sei arrivato tu e mi hai rovinato i piani. Devo darti atto che il tuo gesto è stato nobile, nessuno ha mai difeso la morte, anche se inconsapevolmente. In quella rissa tu moristi, anche se per pochi minuti. Io non ero lì per te e mi è bastato uno sguardo per ridarti la vita. La morte può restituire la vita se non è quella giusta.

Sei tornato in te ma con un potere in più, quello di sentirmi.

Sapevo che i tre ragazzi violenti sarebbero venuti in Egitto e allora ho pensato quale posto poteva essere migliore per terminare il lavoro. L'Egitto, con le sue battaglie, i suoi morti, le tombe, i riti funebri. Temevo il tuo spirito altruistico, temevo le tue sensazioni, ma ho fatto quello che dovevo, senza intralci. Ora ti lascio, io non sarò mai la tua morte, ma ricordati questo posto".

Un colpo di vento, il velo nero che si spostava dal viso e improvvisamente vidi quegli occhi neri, belli e immensi come la notte o, dovrei dire, come la morte.

"Ricordati questo posto" ecco cosa mi era stato detto e a distanza di mesi da quegli avvenimenti, gli ultimi dubbi si erano dileguati. In quella fantomatica notte delle streghe, dopo aver sbattuto la testa, per un solo attimo entrai nel regno dei morti e, in quel frangente, vidi la mia vita terminare a Karnak.


Dovrei essere spaventato, forse terrorizzato, ma in realtà non ho paura di morire. Di contro, penso sia bello raggiungere la fine del mio percorso in un luogo dove la morte è sempre stata rispettata e celebrata, quasi di casa.

Non so quale tipo di morte mi verrà a trovare, ma tutte le volte che vedo una vecchia e povera signora, non manco mai di darle qualche soldo... per scaramanzia, ovviamente.

Paolo Gugnoni 28/01/2014 13:54 1619

Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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I fatti ed i personaggi narrati in questa opera sono frutto di fantasia e non hanno alcuna relazione con persone o fatti reali.


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Nota dell'autore:
«Tutto iniziò quel dannato giorno che decisi di andare dal medico. Anzi, mi sbaglio. Quella fu una conseguenza. Faccio un passo indietro per cominciare dall’inizio e arrivare alla fine, la mia fine se avessi incontrato la morte giusta. Scusate il giro di parole, ma non sono pazzo. Almeno credo.»

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