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Quando eravamo distratti part I

Biografie e Diari

Anno 1988-1989 ricordi vari

Inizia un'era. Erano anni in cui la spensieratezza era la nostra padrona e la vita adulta stava per iniziare. La pubertà era finita distintamente. Si lasciano i Vecchi Amici per crearne di nuovi, forse per il futuro. Avrei potuto scegliere tante scuole, tra cui il liceo artistico (anche se non sapevo disegnare) o il conservatorio (amavo la musica ed ero anche bravo), alla fine scelsi la scuola tecnica commerciale non distante da casa, anche se con la strada impervia e l'autobus che non passava mai. Anni in cui eravamo distratti e la città non era ancora così pericolosa come ora. La mia città. Roma. Aria buona (cit. big Luke). Anni in cui la voce sarebbe cambiata e si sceglievano gli amici. Alcuni poi che dopo alcuni anni tradiranno la mia fiducia in un momento di personale difficoltà. Mi accorgo ora che i cambiamenti spaventano e che la sensibilità e la comprensione sono dei doni che Dio ha donato a pochi. O forse ero io che m’illudevo. Quando ero forte, ero in grado in combattere e vincere.

Inizia un'era dopo gli esami delle medie. Arrivati in un posto che sembra una prigione (ex granai), eravamo tanti. Tanta confusione. Voci nella mischia. Volti nuovi. Chi sarà con me? Una voce roca chiama le prime. Solo per caso la sento. Scendiamo in un sottoscala, mi sembra. Ero in ritardo alla presentazione, anche se non ero il solo. Dopo i discorsi dei dirigenti, sono fatte le classi. Lego subito con un ragazzo. Andrea. Parlando con lui scopro che siamo vicini di quartiere. Altri si uniscono a noi. Andiamo verso la classe provvisoria. Noi siamo quelli della Succursale. Le lezioni sono di poche ore il giorno e i professori sono pochi. Uno tra tutti spicca. L'insegnante di lettere. Io non ero il preferito. Il primo no, ma il secondo per studio, anche se forse acerbo ancora. Però con una grande memoria. Memoria fotografica. I primi anni era però inconscia.

Un mondo nuovo, dove c'erano librerie che servivano la nostra scuola. Un quartiere nuovo. Anche se avevo frequentato le scuole in precedenza distante dalla mia residenza, seppur in zona. Quel quartiere diventerà per me fondamentale. Nel bene e nel male. L'anno scolastico inizia e piano entra a regime.

Nuovi professori arrivano. Nuove amicizie si concretano. Le risorse scolastiche sono poche. Noi protestiamo. Scioperiamo. A volte anche i termosifoni scioperano. Ero ancora confuso dal nuovo ambiente per la mia ingenuità.

A volte vado male nei compiti in classe. Mi ci vuole un po’ di tempo per capire alcune materie. Sento però che questa scuola non è adatta a me. E' più un dovere che un piacere. Non riesco però a elaborare bene il pensiero e proseguo. A ogni sciopero ci ritroviamo in sala giochi. Giorni ancora spensierati e felici. Giorni in cui la vita costava poco e con poco ci divertivamo. Ancora c'era unione tra le persone e lavoro.

Le sale giochi erano le nostre compagne di avventura. Il nostro rifugio. Quanto ci siamo divertiti. Eravamo i quattro cavalieri senza cavallo, anche se con un grande spirito di amicizia. Con alcuni dura tutt'oggi.

Eravamo tante sezioni. Tutti amici. Ricordo le interrogazioni volontarie, per terminare, cosi i cicli scolastici, subito. Mi piacevano molto la storia e la matematica. In italiano difettavo un poco. Iniziavo a scrivere le prime poesie horror. Dopo un po’ buttai il quaderno. Credevo portasse sfortuna. Dattilografia nel primo anno non l'abbiamo mai fatta. Si percuoterà l'anno successivo.

La scuola era molto precaria. Mancavano tutte le sicurezze obbligatorie, anche se forse allora non c'erano tanti obblighi. Il sabato c'era sempre sciopero. Abbiamo fatto autogestione per più di un mese.

Il primo anno non ho avuto particolari problemi. A parte un po’ di paura della prof. di francese, materia in cui comunque avevo otto.

In inglese andavo bene, senza neanche studiarlo. Grazie alla brillante preparazione, fatta alle medie.

Biologia era una materia interessante. Il prof. era simpatico e bravo. Prendevo sempre molti appunti e spesso non studiavo sui libri, ma solo sui miei scritti.

Le classi arrivano al terzo anno appena. Feci domanda per la sezione sperimentale, anche se la mia classe fu esclusa. A educazione fisica giocavamo a calcio con un'altra classe, nel parcheggio della scuola. A volte abbiamo rotto dei vasi, ai palazzi accanto. Forse il primo anno di superiori è stato il più sereno. Avevo un fisico molto magro. Mangiavo poco ormai da anni. Avevo i capelli lunghi anche.

Alle medie stavo spesso male. Poi sono stato meglio. Erano gli anni iniziali di kenshiro e delle scuole di karatè di cartoni animati giapponesi. Nei nostri giorni moderni, leggo i relativi manga. Erano gli anni dei cantanti tristi. Erano gli anni dei fantastici divertimenti al mare con il pullman. Con gli amici d'infanzia e nuovi amici anche. Anni il cui ricordo è ancora vivo e vegeto. Capalbio è il mio paese delle vacanze, in cui sono cresciuto. A scuola mi chiamano maremmano. In effetti, ho incominciato a parlare il dialetto romano, a più di venti anni. Le partite di pallone, da fuori quota. Ho fatto tutti i ruoli. A Roma alle elementari e alle medie ero considerato, uno scarso giocatore. Non ho mai frequentato scuole calcio. Mi hanno insegnato gli amici. Fra l'altro ero anche bravo, anche se la timidezza m’impediva di emergere con le personalità più forti. Ho ancora tanti ricordi delle elementari. Proprio il calcio, all'inizio, non sapevo neanche, cosa fosse. Ricordo il sentirsi diverso, solitario. Ero nuovo, tra sconosciuti. Arrabbiato, per essere stato tolto dalla mia scuola d'infanzia. Scelsi di stare in classe con una suora, invece della maestra. Ho poi pensato che fosse, la scelta sbagliata. Un giorno presi un colpo violento alla testa, in uno scontro, mentre correvo. Mi chiedo, avrò subito traumi? Ho ricordi contrastanti, del mio passato da piccolo. Anche se ricordo bene le botte e l'odio di alcuni miei compagni, nei miei confronti. Al giorno d'oggi, ho scoperto, che erano i genitori, a istigarli. E la suora, di certo, non mi ha aiutato. Chissà, se è, ancora viva. Torniamo ora a tempi più recenti, a quando eravamo distratti, da un'euforia senza pari, a quando sognavamo, di un futuro lontano.

Il primo superiore procede, tra alti e bassi. Tra scioperi e un piccolo innamoramento. Se solo non fossi stato timido, sarebbe stato anche corrisposto. Mi piaceva tanto, quella ragazza. Mi ci trovavo molto, bene. Ci divertivamo insieme. A volte, penso, a quanto sia stato uno stupido, in gioventù. Anche se, anche da grande, ho poi avuto gli stessi problemi. Durante il primo anno, ci cambiarono l’aula. Quella vecchia diventò la stanza dei prof. Erano gli anni delle telefonate anonime, per le presunte bombe e i controlli degli artificieri. Poi non ho mai capito perché dovessero colpire una scuola di periferia, che contava poco. Sarà stato, qualche studente, a fare le telefonate? La scuola era situata, dicevano, nel punto di maggior spaccio, della periferia. Dove c'era anche, poco distante, molta prostituzione. Quando poi, mi sono diplomato, misero, dietro casa mia, l'istituto tecnico commerciale. Mentre la succursale della mia scuola si trasferì in centrale. Ora nella mia vecchia sede, ci sono abitazioni private. In effetti, quel palazzo era nato come gli altri palazzi, doveva essere adibito ad abitazioni civili.

L'estate fu un trionfo di emozioni. Amici vecchi e amici nuovi. Il mare la mia passione. S’inizia con il motorino, non scelto da me, in paese. Ero diventato impopolare, un nerd per la mia bontà e timidezza. Persi il potere con gli amici più grandi. Quando eravamo due gruppi, era molto migliore. Alcuni in seguito presero strade molto pericolose ed io mi allontanai, per mia fortuna e coscienza. E si offesero. Poco male. Avevo altri amici, con cui ho continuato a divertirmi. Per i vecchi, mi dispiaceva. Almeno per alcuni. Ora credo si siano ripresi. Fra l'altro, ho incontrato di nuovo alcuni ragazzi, ormai diventati uomini. E' stato bello. Sono passati anni e il rancore è ormai lontano. Si cresce e ci si fa una vita autonoma. Ritornare al paese è sempre e da sempre un grande piacere. Nel percorso estivo, ho incontrato tante persone. Di cui, ho un vago ricordo. Chissà se loro si ricorderanno di me? Ho i miei dubbi. Continuando a tergiversare sul passato ancora più remoto, mi piacerebbe incontrare due bambine della mia infanzia. Una la incontrai sul Monte dei miei Avi. Ridevamo sempre. Lei parlava con le bambole. Era magica. Io scappai dalla passeggiata con i miei genitori, per correrle dietro. Lei era lì con la nonna. Il giorno della sua partenza, smettemmo di ridere. Forse era amore infantile. Ma chissà com'è ora. Se mi ha mai pensato? Un'altra bambina è nei miei ricordi. Era con me alla scuola dell'infanzia. Anche se io ero più grande. Era innamoratissima di me. Un giorno la madre, chiamò per un incontro. La scuola dei piccoli era finita da qualche tempo. E i miei genitori rifiutarono l'incontro. Purtroppo ho saputo della telefonata, solo alcuni anni dopo. Naturalmente, mi sono arrabbiato. Ma il dado ormai era tratto. Io volevo davvero incontrarla. Forse non era destino o forse i miei genitori non dovevano decidere per me, le mie amicizie. Che cosa costava, dire di sì, poiché comunque ero solo, con pochissimi amici e non uscivo con nessuna ragazza. Alcune decisioni prese negativamente hanno alterato il corso naturale della mia Storia. Anche se la successione di certi eventi dimostrano, come tutto il mio destino fosse già stato assegnato. Forse se queste vecchie amiche, leggeranno questo racconto, si ritroveranno. E magari, mi prenderanno contatto. Lo spero proprio.

E' una cosa che vorrei, è nei sogni miei.

In quegli anni, avere il motorino, era fondamentale. Preferivo averlo, però, a Roma, dove vivevo. Nonostante la pericolosità, di una città molto trafficata. In seguito, avrei voluto una moto 125, anche se i miei genitori, me l'hanno negata.

Nelle estati, al mare, si notava molto, la mia magrezza. A me, all'epoca non importava o non me ne rendevo conto pienamente. Nel nuoto ero uno squalo, sia di tecnica, sia di velocità. I pomeriggi, al paese Calvo, si giocava sempre a calcio. Oppure, con altri amici, giocavo ai giochi di ruolo e guardavamo i film horror o giocavamo ai libri game. Erano anni di tante scoperte. Persino i grandi fumetti, li ho conosciuti in quegli anni. Da piccolo, leggevo qualcosa della Disney. Poi, fui costretto a interrompere e non per volontà mia.

A Roma, uscivo spesso con i miei compagni di scuola. Avevo anche gli amici del palazzo. Quest'ultimi, poi, tradiranno l'amicizia.

Con i ragazzi e le ragazze della scuola, c'era complicità. A matematica, si affidavano a me. Era il più brava, anche se l'insegnante, più di sette, non metteva. I professori, non elargivano, voti alti.


mirko federici 05/09/2014 00:03 812

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