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Diagnosi sbagliata

Sociale e Cronaca

Com'era di consuetudine, l’ azienda dove lavorava Ezio, ogni due anni sottoponeva i propri lavoratori ad un check up completo, per accertarne l’ idoneità al lavoro. Ezio, non poteva certamente immaginare, che da lì a poco, la sua vita sarebbe cambiata per sempre.
Si sentiva in gran forma e poi, era particolarmente felice, aveva finalmente realizzato il suo sogno lavorativo. Era diventato capo designer, la sua creatività, adesso, avrebbe potuto esprimersi ed essere ammirata da tutto il mondo. Inoltre, la sua ragazza Flora, una bellissima modella, aveva accettato di sposarlo. Non poteva chiedere niente di più alla vita, che potersi godere i frutti di tanti sacrifici.
Proveniva da una famiglia non agiata e per potersi mantenere all'Università, aveva dovuto fare enormi sacrifici e molteplici lavori: dai più umili ai più faticosi. Dopo la laurea, fu assunto in questa grande azienda di sartoria, un’ importante casa di moda, rinomata in tutto il mondo, gli sembrò di toccare il cielo con le mani. Dapprima aveva un ruolo marginale ma in poco tempo si era fatto conoscere e apprezzare per la serietà e la sua professionalità. Adesso, dopo tanti sacrifici, finalmente era stato premiato.
Si recò a ritirare l’ esito delle sue analisi e l’ infermiera dell’ ambulatorio, gli disse che il Dottor Giordano aveva urgenza di parlargli. Ezio si chiese il perché di questo colloquio e con una certa preoccupazione entrò nello studio. Il medico, senza mezzi termini e con una durezza senza precedenti, gli comunicò che le sue analisi non andavano bene e che probabilmente aveva una forma rara di carcinoma alla tiroide. Gli mostrò anche, i risultati dell’ ecografia, da dove si notava chiaramente, un nodulo della grandezza di quindici millimetri di diametro.
Inoltre, gli riferì che era un tumore dei più terribili e molto resistente a qualsiasi terapia, ma prima di tutto, era necessario sottoporsi ad un intervento chirurgico, per asportare il nodulo.
Ezio avvertì uno strano ronzio nella testa e si rifiutò di ascoltare le ultime parole del medico. Balbettò e chiese a bruciapelo: ” Dottore, quanto mi resta da vivere?” E lui, senza mostrare alcuna sensibilità rispose: ” Se non si opera immediatamente e non farà un ciclo di terapia: chemio e radio, avrà si e no quattro mesi di vita.”
Ezio sbiancò ed una valanga di pensieri gli attraversarono la testa. Pensò che non era possibile che tutto ciò potesse capitare a lui, che aveva appena trenta anni ed una vita davanti e adesso che poteva finalmente realizzare i suoi sogni, qualcosa di molto grande e terribile gli stava accadendo. Decise improvvisamente che non l’ avrebbe detto a nessuno, anzi, doveva fare in modo che gli altri non lo scoprissero. Pensò a Flora ed al modo come nasconderle tutto quell'inferno. Era completamente sconvolto e per evitare di farsi vedere in quello stato pensò di eclissarsi.
Telefonò in ufficio per chiedere dei giorni di ferie. Doveva assolutamente ritrovare se stesso, l’ Ezio che si era smarrito nello studio di quel medico. Tornò a casa e si sedette sul divano e con lo sguardo perso nel vuoto, si tastò il collo per vedere se avvertisse il nodulo ma non sentiva alcuna protuberanza.
Decise che non si sarebbe sottoposto né all'operazione né tanto meno alla terapia. Conosceva purtroppo, per sua esperienza personale, l’ incubo di questo male oscuro, quattro anni prima, aveva assistito la sorella Elena, affetta da un tumore ai polmoni, che poi, dopo tanta sofferenza, non era riuscita a fermare il male terribile e morì dopo pochi mesi. Non voleva affrontare le stesse tribolazioni e diventare una larva umana, preferiva morire.
Si accorse che erano trascorse delle ore quando ad tratto squillò il suo cellulare e vide che era Flora. Non rispose, non sapeva cosa dirle. Lei ritelefonò moltissime altre volte, fino a quando, preoccupata dal silenzio di Ezio, andò a casa sua, ma lui caparbiamente non le aprì. Alla fine, rassegnata se ne andò. Lui pensò che l’ unica alternativa era quella di lasciarla, non voleva la sua pietà o che lo vedesse stare male.
Le mandò un messaggio lapidario e come un vigliacco scrisse: ” Ciao Flora, ho capito di non amarti più, mi dispiace ma per un po’ parto, dimenticami.” Flora appena ricevette questo freddo messaggio, restò allibita, non poteva credere, che l’ uomo che aveva promesso di sposarla non l’ amava più e proprio adesso, che aveva scoperto di aspettare un figlio suo. Riprovò a chiamarlo, doveva assolutamente avere delle spiegazioni, ma lui non rispose, gli mandò anche tantissimi messaggi con scritto “ Perché?” Ma Ezio non solo non rispose ma staccò del tutto il telefonino.
Si promise che non l’ avrebbe mai più acceso. Preparò una valigia con poche cose e partì per la montagna, dove possedeva una piccola baita, di cui nessuno ne aveva conoscenza. Si portò dietro pochi viveri, anche perché, lì vicino, c’ era un piccolissimo centro, dove avrebbe potuto acquistare il necessario.
Arrivò che era quasi buio, appena dentro accese il camino e si appisolò accanto al fuoco scoppiettante. Le prime luci dell’ alba, rischiararono la baita ed il cielo tinto di rosa, lo accolse in un nuovo giorno. Le cime delle montagne apparivano maestose e superbe per la loro bellezza. Ezio era svuotato, camminava come un automa, ammirava il panorama, senza provare alcun sentimento, nemmeno la rabbia per l’ ingiustizia che stava per gravargli addosso. Era come se fosse già morto dentro.
Ripensava ai suoi cari che non c’ erano più e si sorprese a parlare con loro dicendogli: ” Mamma, papà fra poco ci rivedremo.”
Da quel giorno, la sua vita, aveva subito un cambiamento radicale, le sue giornate si scandivano in lunghe passeggiate fra i monti e la notte, quando dormiva non sognava nulla. Mangiava pochissimo e si sentiva sempre più debole, ma stranamente, oltre a questa spossatezza non avvertiva alcun sintomo della malattia che stava avanzando.
Scendeva in paese con una vecchia bicicletta e passeggiando fra i vicoli stretti, incontrava le poche persone del luogo, che per la maggior parte, erano tutti anziani.
Era già passato un mese, e gli amici di Ezio, non ricevendo più sue notizie, cominciarono ad indagare dove potesse essere finito. Nel frattempo, Flora, era sempre più abbattuta e quell'esserino, che stava crescendo dentro di lei, le ricordava in ogni istante di avere anche un papà che molto probabilmente non lo avrebbe mai conosciuto.
Ezio intanto, continuava il suo isolamento, percorreva le stradine tortuose della montagna ed ogni tanto incontrava delle comitive di ragazzi in gita e provava un senso di invidia per la loro vitalità e spensieratezza, pensando che loro avevano un futuro davanti ed una vita ricca di emozioni, al contrario, lui, aspettava solo che arrivasse la signora in nero, con la falce in mano, così almeno lui se l’ immaginava e pregandola le diceva: ” Ti prego, Morte, vieni come un ladro di notte, quando dormo e non farmi sentire il tuo respiro accanto al mio, fai che mi possa addormentare per sempre in un alito di vento e portami via dove l’ ignoto è più nero dell’ oscurità.”
Non riusciva a piangere con le lacrime, il suo pianto era nascosto nel profondo del suo essere. Aveva voluto staccarsi dal mondo prima dell’ inevitabile, per avere la forza di lasciare gli affetti e le sue passioni. Annotava su un quaderno tutti i giorni che ancora era vivo.
Erano trascorsi all'incirca due mesi ed una mattina, all'Azienda di Ezio arrivò una telefonata, era l’ ambulatorio analisi, dissero al responsabile dell’ ufficio personale che avevano premura di contattarlo al più presto. Risposero che Ezio non si presentava più al lavoro da due mesi.
Il Capo del Personale convocò Giulio e Michele, amici e colleghi di Ezio, i quali vennero informati che il medico, che aveva effettuato il check up, aveva necessità di mettersi in contatto con l’ amico. Gli amici si recarono dal Dott. Giordano, il quale, gli comunicò che c’ era stato una grosso errore, avevano scambiato i referti con un’ altra persona omonima. Ezio, al contrario, stava benissimo e non era affetto da alcuna malattia.
Cominciò a diventare tutto chiaro, Giulio telefonò subito a Flora, raccontandole l’ accaduto, lei era emozionata e confusa nello stesso tempo. Adesso l’ importante, era ritrovarlo prima che fosse troppo tardi. Domandarono in giro, ma nessuno aveva sue notizie . Poi si ricordarono di una vecchia zia di Ezio, che viveva a Lastebasse, un piccolo paese tra le montagne venete.
La zia Marietta, fu ben felice di aiutare gli amici di Ezio e disse loro che suo nipote possedeva una baita fra i monti e che potevano cercarlo lì. Partirono immediatamente con l’ animo speranzoso e con l’ augurio che non avesse compiuto qualche gesto insano.
Lo scorsero intento a spaccare legna e piacevolmente sorpresi di vederlo in salute, si avvicinarono e quando Ezio li vide esclamò: ” Ma voi che ci fate qui, chi vi ha detto che mi trovavo in questo luogo?”
Per niente offesi, dalla fredda accoglienza, gli raccontarono tutto. Ezio incredulo, si convinse dello sbaglio, solo dopo aver controllato le sue vere analisi e scoppiò in lacrime, abbracciando i suoi amici: ” Mi siete mancati tanto e Flora?” Loro non gli confidarono che la sua ragazza fosse incinta, questa era una notizia che avrebbe dovuto dargliela lei.
Rientrarono in città e la prima cosa che fecero, telefonarono a Flora, che si recò subito a casa di Ezio. Appena la vide, il suo sguardo brillò d’ amore e lei, rimproverandolo esclamò: ” Perché non mi hai detto niente, volevi lasciarmi senza nemmeno aver conosciuto tuo figlio?”
Ezio non credeva a ciò che aveva sentito, la prese in braccio e la fece girare come una bambola, riempendola di baci, era pieno di felicità.Ma
un’ ombra le oscurò per un attimo il viso, chi lo avrebbe ripagato di tutto il dolore che gli avevano causato? E chi l’ avrebbe risarcito per tutte le conseguenze sul lavoro, per i suoi sogni infranti, per il danno psicologico per aver saputo che la sua vita era alla fine?
Non era più lo stesso, l’ angoscia l’ assaliva spesso, e per di più, soffriva anche di attacchi di panico. Per lui era stata una prova durissima, che lo aveva maturato e gli aveva fatto capire che la vita va vissuta giorno per giorno, accettando tutto ciò che essa ci regala: gioie e dolori.
Aveva anche capito, che nelle difficoltà non ci si deve isolare dal mondo ed allontanare le persone più care. Con la loro presenza possiamo essere aiutati per superare meglio i tanti ostacoli che l’ esistenza ci pone davanti. Bisogna viverla come se fosse l’ ultimo giorno, in pace con noi stessi e con gli altri e con la consapevolezza che non siamo né immuni e né invincibili.

Anna Rossi 12/04/2015 17:59 764

Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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I fatti ed i personaggi narrati in questa opera sono frutto di fantasia e non hanno alcuna relazione con persone o fatti reali.


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