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Palla di lardo

Sociale e Cronaca

Sentiva la voce della mamma che dal piano di sotto, insistentemente la chiamava: ” Fatima, vuoi alzarti che è tardi? Possibile che ogni mattina, è sempre la stessa storia?”
Lei si raggomitolava nel letto e con il cuscino si ricopriva le orecchie.
Non voleva andare a scuola, anzi, non voleva più andarci.
Terry perse la pazienza, salì al piano superiore ed entrando come una furia nella stanza della figlia la strattonò fuori dal letto!
Fatima urlò: ” Non mi sento bene, oggi non voglio andare a scuola!”
Terry, paonazza dalla rabbia, visto che questa era ormai diventata la solita storia, imprecò: ” Ti ho detto di alzarti, non voglio più ripeterlo.”
Fatima dovette rassegnarsi e con il muso lungo, cominciò il calvario del vestirsi… si guardò allo specchio, e quello che vedeva riflesso, non le piaceva, lei non si piaceva, non si trovava in quel corpo senza forme, in quel viso grosso pieno d’ acne e le lenti spesse degli occhiali.
Era proprio spaventosa, o almeno, così lei credeva. Aprì l’ armadio e cominciò a rovistare fra gli abiti:
” Questo no, quell'altro nemmeno, questo qui nemmeno a pensarci.” Ed intanto li sparpagliò sul letto disfatto.
Poi come sempre, scelse un maglione largo ed un paio di jeans taglia 52.
Il maglione almeno, la copriva interamente, senza far risaltare le sue forme.
Scese in cucina, dove l’ aspettavano già, i suoi due fratelli e la mamma, sempre più nera in viso.
Per isolarsi da loro, si calò sulle orecchie le cuffie dell’ iPod ed iniziò la colazione, divorò due croissant con nutella, poi alcune fette biscottate con la marmellata di mirtilli, di cui era particolarmente golosa.
Finalmente uscì di casa e si incamminò verso la scuola. Questa distava da casa circa 1 km e durante il percorso, nella sua testa, risuonavano ossessivamente le parole che ogni giorno, le ripetevano i suoi compagni di classe:
Ehi palla di lardo, sei arrivata? Ma ci stai nella sedia? Dovremmo chiedere alla Preside di allargare l’ ingresso, tanto tra poco non ci passerai più!” Arrivata davanti al portone, per fortuna, suonò la campanella, così le fu evitato di stare nel cortile con tutti quei ragazzi e ragazze che a lei sembravano così perfetti.
Corpi sinuosi, jeans attillati, magliette super aderenti e soprattutto, ragazze spensierate e felici di scherzare in gruppo. Lei invece, non aveva amici, solo con una compagna di classe, Vanessa, aveva allacciato una debole amicizia.
Entrarono in classe e tutti presero il loro posto, il suo era in fondo alla classe, un banco vicino alla finestra, da cui si vedeva il mare e lei ogni tanto si perdeva con la fantasia ed immaginava di essere nell'acqua salata e di sentire lambire il suo corpo dal dolce movimento delle onde.
Era quasi nascosta dalla vista della professoressa d’ italiano, la quale, come sempre, la richiamava di spostarsi in avanti, perché non riusciva nemmeno a vederla.
Gli altri sghignazzavano e la guardavano con derisione. Lei, allora, si sentiva ancora più inutile ed impacciata.
Al momento della ricreazione tutti si riunivano in gruppi per chiacchierare e ridere, mentre Fatima, come al solito, si mise da parte a mangiare il suo panino, ad un tratto, si avvicinò il bullo della classe dicendole: ” Fatima, non ti sembra un po’ piccolo questo panino? Se vuoi ti posso comprare un sfilatino da 1 chilo.”
A questa ennesima sgradevole battuta, tutti gli altri scoppiarono a ridere e dalle semplici parole, passarono velocemente ai dispetti; cominciarono ad attaccare biglietti offensivi sul suo banco e misero della colla sulla sua sedia e poi, come se non bastasse, a nasconderle tutte le sue cose.
Lei a fatica, mandava giù le lacrime, per non piangere davanti a loro e quando finalmente finì la lezione, scappò letteralmente fuori. Sentiva gli occhi bruciare dal pianto ed aveva voglia di sparire per sempre.
Non sapeva con chi parlare di quello che le stava succedendo, non voleva dirlo alla sua famiglia. Parlare del suo grande disagio la faceva sentire ancora più fragile.
Mentre ritornava a casa, vedeva le altre persone che la guardavano con commiserazione e lei, avrebbe voluto sprofondare.
Dopo un po’, finalmente, arrivò a casa, la mamma a quell'ora si trovava al lavoro, faceva la commessa in un grande magazzino ed i suoi fratelli erano ancora a scuola.
Fatima si chiuse alle spalle la porta, chiudendovi fuori anche il mondo che la disprezzava, quel mondo che la rifiutava, perché non era perfetta o meglio, non aveva i canoni della bellezza che conta.
Adesso poteva dare sfogo alla sua rabbia e pianse fin quando, i suoi occhi diventarono gonfi e rossi. Stranamente, non aveva appetito, salì in camera e si mise la cuffia ascoltando della musica dal suo iPod.
Si richiuse nel suo fantastico mondo, pieno di sogni e d’ amore. Già l’ amore…. perché in questo quadro, già disastroso di suo, al centro dei suoi pensieri, c’ era un amore impossibile, verso il ragazzo più bello della scuola, si chiamava Goffredo.
Era semplicemente fantastico, fisico d’ atleta, due occhi penetranti, un sorriso dolcissimo e tanto per cambiare, circondato dalle ragazze più belle del liceo.
Così da quel giorno, inconsapevolmente, scattò nella sua mente il rifiuto per il cibo; iniziò anche un’ attività fisica: LA CORSA!
Tutti i giorni andava sul lungo mare e cominciava a correre; i primi tempi, furono più duri, in quanto non era allenata, ma poi, con il passar dei giorni divenne molto più veloce, e non si accontentava mai, del traguardo che si era prefissata, andava sempre più lontano, macinando chilometri su chilometri.
La mamma, si accorse di questo cambiamento e soprattutto del fatto, che a tavola mangiava poco. Spesso saltava il pranzo, mentre altre volte, dopo aver mangiato, inevitabilmente, scappava in bagno e da fuori, sentiva il rubinetto dell’ acqua aperta. Incominciò ad insospettirsi e decise di scoprire, il perché andava a chiudersi in bagno, subito dopo pranzo.
Quello che scoprì la mandò letteralmente in pallone, la figlia si provocava il vomito; da ciò dedusse che Fatima, aveva un grosso problema.
Terry affrontò la figlia con dolcezza dicendole: ” Fatima, se hai qualche problema che ti fa stare male, dimmelo, io ci sono e ci sarò sempre.”
Lei scuotendo il capo rispondeva: ” Tranquilla Mami, è tutto apposto.”
Passarono i giorni e si andava sempre peggio, la vedeva smagrita fino all'inverosimile e poi, quella sua ossessione per la corsa, diventava ogni giorno più prepotente.
Inoltre, cominciava a nascondere il cibo per non mangiarlo, lo buttava nella spazzatura, oppure, lo dava al gatto.
A scuola, l’ atteggiamento dei suoi compagni era cambiato, con quel fisico quasi trasparente, la guardavano in modo diverso.
Tolti gli occhiali, iniziò ad usare le lenti a contatto ed anche il suo abbigliamento, era decisamente cambiato, poteva permettersi quello che aveva sempre desiderato: magliette aderenti, jeans super attillati ed abitini corti che mettevano in risalto le sue lunghissime gambe.
Cominciò anche a truccarsi in modo pesante ed al suo passaggio, riceveva gli sguardi ammirati dei ragazzi e questo la rendeva felice.
Fra questi, anche Goffredo la guardava in modo diverso, fino a quel giorno, mentre era in classe, sentì il mondo girare e cadde svenuta per terra.
Quando rinvenne, tutti i suoi compagni le erano intorno, cercando di soccorrerla. Chiamarono la mamma, e questa, fu trattenuta in presidenza dai professori di Fatima, volevano sapere cosa stesse succedendo alla ragazza.
Tutti convennero che Fatima, era diventata anoressica ed aveva urgentemente bisogno d’ aiuto: dalle cure mediche per il suo fisico debilitato, al supporto psicologico, per cercare di capire le cause della sua malattia.
Terry si sentì più sola che mai, si accorse di essere stata poco presente, nella vita dei figli: lavorava, li accudiva, ma si era veramente mai interessata di loro?
Dei loro sogni, pensieri, paure, difficoltà.
Da quando il marito, l’ aveva abbandonata per una ragazza più giovane lei, si era incupita e soprattutto indurita nei sentimenti.
Si, aveva mandato avanti la famiglia, ma non bastava non farle mancare nulla; loro avevano bisogno d’ amore, di un bacio e di una carezza.
Si sentiva morire dentro, aveva una grande paura per Fatima, paura di non riuscire ad aiutarla. Cominciò insieme a lei, il lungo calvario della rinascita; oltre alle sedute in comune, che fecero dalla psicologa, Fatima venne ricoverata in una clinica specializzata, dove a poco a poco, briciola su briciola, riuscì a mangiucchiare sempre di più.
Il suo fisico cominciava a reagire, mentre la sua testa, aveva bisogno di più tempo; dai colloqui era scaturito, che l’ abbandono del padre, le aveva provocato i disturbi alimentari; dapprima la bulimia e successivamente l’ anoressia.
Adesso, c’ era bisogno di farle ritrovare la fiducia, ma soprattutto, acquisire la stima per sé ed imparare a volersi bene.
Dopo molti mesi, finalmente, si intravide la luce in fondo al tunnel e lei, guardandosi nuovamente allo specchio cominciava a piacersi, non si vedeva più con gli occhi della disperazione.
Lei non era solo corpo, ma soprattutto anima, gli altri, dovevano accettarla per ciò che era dentro e non per quello che appariva.
Divenne più forte nei rapporti con gli altri, facendosi rispettare e nello stesso tempo amare. Adesso guardava Goffredo, non più da innamorata, ma lo vedeva come un ragazzo superficiale a cui interessava solo il lato fisico, ma a lei questo non bastava.
Una mattina, mentre si recava a scuola, incontrò Paolo il ragazzo più timido della classe, il quale le propose di accompagnarla, lei lo guardò sorpresa e con occhi diversi, le parve il ragazzo più bello del mondo.
Da quel giorno diventarono inseparabili, e quando in riva al mare, lui la guardò con dolcezza e le posò le labbra sulle sue, il mondo scomparve in un attimo.
Sentiva le farfalle nella pancia ed il suo cuore, sciogliersi in un cantico d’ amore.

Anna Rossi 29/05/2015 13:33 1 1347

Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
La riproduzione, anche parziale, senza l'autorizzazione dell'Autore è punita con le sanzioni previste dagli art. 171 e 171-ter della suddetta Legge.

I fatti ed i personaggi narrati in questa opera sono frutto di fantasia e non hanno alcuna relazione con persone o fatti reali.


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Commenti sul racconto Commenti sul racconto:

«Un lieto fine (che spesso, nella realtà non c'è) per una vicenda dolorosa, attuale, molto comune.
Ormai viviamo in un mondo d'apparenza, dove l'anima, il cuore sembrano non contare nulla, soprattutto per una ragazza che si affaccia con timore alla vita.
Scritto avvincente, anche se forse trattato un po' troppo semplicisticamente e per luoghi comuni, ma cmq rende l'idea.»
Elena Poldan

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