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Questo racconto è inserito in:
 Parte 7 della raccolta "Giulia e la sua avventura " di Annamaria Gennaioli (20 racconti)
 La frattura del tempo

Giulia: capitolo 7. Il Grigio

Fantasy

Il ragazzo non rispose alla domanda di Giulia, disse solamente:

< sono un fuggiasco, mi devo nascondere, mi hanno condannato ancor prima del processo, credono alle parole vuote, quelle che dicono fantasiose menti che non hanno da spartire nulla, solo la desolazione di una vita>.
La ragazza pensò:

< non sarà il Grigio?>

Lo disse a voce alta e lui subito rispose:

< no! Non sono quelli che tu pensi, non sono alla sua altezza, io sono semplicemente un fuggiasco, anche se qualcuno voleva arruolarmi nell’armata napoleonica. Tutti si prodigano a cambiare il mondo, ma è il mondo che cambia le persone; con il papa si devono subire leggi assurde, Napoleone ha portato dei miglioramenti, ma la conquista e l’ambizione sono troppo forti, reclutare soldati è la prassi, la carne da macello è sempre il povero.>
Come non dargli ragione:

< va bene, ora devo recarmi al mio lavoro, io non ti ho visto e il dovere mi chiama>.
< Che cosa devi fare?

Come mai una ragazza va in giro tutta sola per queste strade?

Attiri l’attenzione non si vedono ragazze a cavallo da sole: < Lo so, è il mio lavoro, sono l’aiuto del dottore e devo portare a termine il suo impegno, ho il lasciapassare>.

< Certo! Però è strano che una ragazza vaghi da sola per le campagne>.
< Io di sicuro non ho paura, anche se incontrassi il “Grigio”, dovrà evitarmi.>

Giulia, non ha paura e il ragazzo restò meravigliato per il suo coraggio, i suoi occhi sono fieri e non temono nessuno.
Risalì in sella e partì veloce come il vento, i suoi capelli liberi risaltavano la sua bellezza, la dolcezza dei lineamenti era marcata da quel colore che spiccava sul volto bianco e le labbra rosse naturali.
Medicò il contadino che pagò la prestazione con due galline, le prese e le attaccò alla sella e ritornò in paese, per quel giorno il lavoro era terminato doveva solo portare avanti l’ambulatorio.
Nei suoi spostamenti raccoglieva delle erbe e con quelle faceva dei medicamenti, aveva già sperimentato qualche prodotto, dato aglio macerato per curare una polmonite a un bambino.
Il bambino puzzava di aglio, ma la febbre era scesa e migliorò, forse un caso, certo il fisico forte del ragazzo contribuì, ma con le gocce d’infuso di corteccia di salice, aveva tenuto la febbre bassa e l’aglio aveva fatto il resto, si sa che quest’ultimo è un potente battericida, un antibiotico naturale.

Le sue conoscenze avevano portato beneficio a dei pazienti. Roberto, informato del suo successo, era preoccupato, se il padre lo avesse scoperto, non avrebbe approvato.
Astolfo era sicuro dei suoi metodi, li aveva usati fino allora ed erano il frutto degli insegnamenti avuti, il suo orgoglio non lo portava ad approfondire le nuove scoperte, rimanendo radicato ai suoi concetti che oltre non adatti, facevano più vittime della malattia.
Giulia quella sera tornò prima del solito, mise a macerare le erbe raccolte dopo averle lavate, accuratamente, preparava gli infusi dentro contenitori, questi non mancavano, usati per la medicina galenica.
La sua era fitoterapia, non ufficiale, anche se somiglianti, la differenza stava nel principio attivo, analogo a quello chimico dei moderni farmaci.
Il pericolo era nel conoscere queste erbe, fino allora tramandato da donne che spesso furono processate e arse al rogo come streghe, senza prima non averle torturate per farle confessare, spesso confessioni non veritiere, solo per far cessare quel dolore insopportabile.
Giulia rischiava, ma quando vedeva i benefici, la paura se ne andava con tutti i suoi fantasmi.
Come avviene spesso, le buone azioni hanno tempi brevi, qualcuno s’intromette sempre e Astolfo venne a sapere che quella ragazza che abitava sotto il suo stesso tetto era più brava di lui, i suoi malati guarivano, forse usava arti magiche?

Lui riusciva nell’intento contrario e molti non frequentavano più l’ambulatorio, solo ferite da cucire, oppure arti da amputare.
Astolfo fece presente al figlio che quella ragazza doveva andarsene e puntualizzò il suo pensiero:

< manca l’autorità della chiesa, altrimenti sarebbero stati dolori per lei, con questi invasori che non si capisce bene cosa vogliano. >

L’innovazione e il profumo di libertà, un vento che inebriava, ma le leggi non erano chiare, il conservatorismo, duro a morire, l’unica cosa certa, l’arruolamento e la diserzione punita anche con la morte.
Quella sera Roberto parlò con Giulia, le fece presente il problema, la ragazza dispiaciuta, sperava in lui, che l’avesse capita, in realtà le parole che uscirono dalla sua bocca;

< se fosse per me, lascerei le cose come stanno, anzi vorrei capire di più di quello che sai per condividere l’esperienza, ma non sono il padrone, ancora quello che comanda è mio padre e non posso oppormi a lui.>

Giulia, annuì, ma non condivideva il suo pensiero, ormai era grande, un uomo e doveva scegliere la sua strada, buona o cattiva che fosse, il padre non poteva comandarlo sempre.

< Mi dispiace Roberto, credevo che insieme avremmo cercato di migliorarci e affrontando gli ostacoli per il bene della medicina che, si sarebbe solo evoluta>.
< Vado via questa sera stessa, torno alla casa in collina, ti chiedo solo un piccolo favore, se mi puoi accompagnare.>
Andò nella sua camera, mise di nuovo il vestito con cui era arrivata, le sue scarpe da ginnastica, non aveva altro, poche cose e la voglia di uscire da quel mondo, dove nessuno la comprendeva.
Combattere sempre come un don Chisciotte, aveva perso le speranze, voleva solo stare con chi la capisse e la abbracciasse per quello che valesse, una semplice ragazza che si prodigava per aiutare gli altri.
Roberto insistette che rimanesse a cena e sarebbe andata via l’indomani, ma non tornò nei suoi passi:

< le giornate sono lunghe e ci sono molte ore di luce, fai in tempo a venire e tornare, oppure mi presti Fulmine.>

< Fulmine te lo regalo, ormai il cavallo è tuo, si è abituato a te, soffrirebbe per la mancanza, né abbiamo tanti che uno più e uno meno non fanno la differenza.>
La madre nel salutarla era dispiaciuta davvero, non voleva perdere quella ragazza, ma gli uomini sono testardi e orgogliosi e hanno paura dell’intelligenza femminile, l’hanno sempre accomunata con il diavolo per denigrarla e tenerla sottomessa, la paura fa l’effetto voluto.
Le volle dare i suoi vestiti, la sua biancheria, quello che poteva portare via, poi all’indomani avrebbe mandato Roberto con altra roba.
L’abbracciò dicendole:

< non mi dimenticare, ti voglio bene come a una figlia a quella bambina mai nata, sarei stata contenta se tu avessi sposato il mio Roberto, ma al cuore non si comanda e se un giorno accadesse, avreste la mia benedizione.>
A Giulia uscirono lacrime, non riusciva a trattenerle, possibile che in tutte le epoche, le complicanze erano sempre le solite?

L’abbracciò forte:

Le era uscito il tu confidenziale, fino l’ora le aveva dato del lei, ma quella sera aveva sentito forte il legame che le univa ed era come una mamma e l’amore questo lo intuisce.
Partì veloce in groppa al suo cavallo con il vento che le asciugava le lacrime, va casa, chissà se l’avrebbero accolta di nuovo.
Non ci voleva pensare, aveva in mente solo di trovare il modo di fare il suo lavoro per guadagnare, di qualcosa doveva pur vivere e certamente la sua opera doveva esse retribuita.-
Quando arrivò il sole non era tramontato del tutto, una bella giornata estiva, il cielo azzurro, la natura aveva indossato il suo abito migliore, colori accesi ovunque, distese di papaveri e fiordalisi che ricoprivano campi di grano, spettacolo unico per un pittore che cercasse d’immortalare il momento. Ripensava alla sua macchina fotografica, quello scenario non esisteva più nell’epoca moderna, diserbanti e pesticidi avevano ucciso molti colori.
Quando il rumore degli zoccoli si sentì dentro casa, tutti uscirono per la curiosità e la sorpresa di vedere Giulia fu tanta che la contentezza prese il sopravvento, tutti gridarono.

< E’ tornata è tornata:>

Come se fosse partita da tanto tempo, invece era poco più di un mese. Non si conoscevano nemmeno bene, ma la cosa che la sorprendeva erano i rapporti. Le persone volevano bene subito, oppure il contrario, ma da subito senza tentennamenti o falsità, al momento non aveva conosciuto persona che non l’avesse accettata, anche Astolfo, lui però aveva problemi d’orgoglio.
Giulia spiegò il motivo del suo ritorno e chiese se poteva restare, tutti acconsentirono e la piccola Isolina subito pronta disse:

< il tuo letto è al solito posto, l’ho sempre tenuto in ordine per te, lo sapevo che ritornavi>.

Commossa le dette un bacio e una carezza, anche Vittoria era contenta, come Regina e Olinto, padre dolce e di poche parole, aveva una timidezza dentro che lo bloccava, pochi suoni uscivano dalla sua bocca, ma la moglie con il suo amore riusciva a comprendere.
I ragazzi anche loro contenti, condussero il cavallo nella stalla, dove lo avrebbero accudito e strigliato e rifocillato.
Giulia portò dentro le borse, regalò un vestito a Regina e una a Vittoria che piansero di felicità, nessuna delle due aveva ricevuto un regalo.
Quella sera stettero alzati più del solito, volevano sapere e lei raccontò la sua esperienza e quello che voleva fare per il futuro.

Il fuoco acceso sull'aia dava tepore e illuminava, il calore della famiglia unita era indispensabile, sentiva un amore che non aveva molto provato, la naturalezza di dare senza chiedere, difficile trovare quel modo di amare nel ventunesimo secolo, prima prendono e poi riprendono ancora, se danno solo per chiederti di nuovo.
A poco a poco si ritirarono tutti, rimase un attimo per assaporare il silenzio, la quercia era lì ristretta come in quel secolo.

< Chissà se vado sotto, s’innesca di nuovo il meccanismo e mi riporta al mio tempo?

Chissà? Basta provare. >

In un attimo era sotto l’albero, si mise nella posizione di quando trasportata, aspettò il formicolio, nulla, non avvenne il fenomeno, forse questi ha una certa casualità, qualcosa che avviene in un momento particolare, tornò dentro e si preparò per la notte, ormai era stanca e l’indomani doveva organizzarsi per il lavoro che la attendeva.
Prima di coricarsi un ultimo sguardo fuori dalla finestra e uno scenario mai visto, lucciole, milioni d’insetti che illuminavano, il cielo e la terra, un brulichio meraviglioso che pareva la volessero rapire per portarla lontano sopra a una nuvola e dormire fino all'alba come una bambina.


Annamaria Gennaioli 26/06/2015 15:19 844

Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
La riproduzione, anche parziale, senza l'autorizzazione dell'Autore è punita con le sanzioni previste dagli art. 171 e 171-ter della suddetta Legge.
I fatti ed i personaggi narrati in questa opera sono frutto di fantasia e non hanno alcuna relazione con persone o fatti reali.


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Il primo racconto pubblicato:
 
L'albero (13/07/2014)

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Il giardino incantato (04/08/2014, 2788 letture)


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