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Questo racconto è inserito in:
 Parte 9 della raccolta "Giulia e la sua avventura " di Annamaria Gennaioli (20 racconti)
 La frattura del tempo

Giulia: capitolo 9. Guido

Fantasy

Guido tornò all'albero, quel fusto emanava qualcosa di magico, sentiva con il cuore un messaggio, rumori nel tempo.
Guardandosi intorno, il silenzio, non c’era anima viva per parlare e avere notizie, era una casa isolata e quelle più in basso vuote, alcune si animavano la sera quando a giornata finita e le incombenze del lavoro terminavano.
Stava bene in quel luogo, sentiva la pace dentro e un pensiero:

“dove era Giulia”?

Nessuno si preoccupava di quella sparizione, le forze dell’ordine avevano consigliato di attendere, forse un allontanamento volontario.

“Quando una persona sparisce e lascia tutto in casa”?

“Non avverte”?

“Rimane invisibile”?

“Come si fa a non cercarla”?
Un'ipotesi, che fosse andata via con un uomo, un riccone che l'avrebbe mantenuta. Non conoscevano Giulia, mai e poi mai avrebbe acconsentito a una simile situazione.
Tutti erano tranquilli.

Guido passava il suo tempo libero sotto l’albero, ormai era entrato in quella corteccia e il cavallo al galoppo lo aveva risentito.

Era sempre lì, tutte le volte che il lavoro glielo permetteva. Egli appoggiava le mani al tronco, assaporava il profumo del legno e premeva con tutta la sua forza. A un tratto vide l’immagine di una donna che tornava a casa al galoppo, un cavallo nero, si ferma, scende e lo lega alla staccionata della casa. Guido, inizia a vedere anche altri personaggi, i fratelli che escono per salutarla e per accudire all’animale. Riconosce Giulia o una che le somiglia, ma poi, vede le scarpe da ginnastica, in conflitto con tutto. Si era aperta una finestra temporale.
La chiama ad alta voce:

< Giulia, Giulia>.

Non sente!

La ragazza entra in casa, dove la attende le sue faccende. Al rientro, ha sempre molto da fare, quello che deve, come ospite collaborante e in più preparare gli infusi con le erbe. In quella campagna le piante medicamentose abbondano e la ragazza trovava ogni tipo di vegetazione e preparava decotti, tisane per alleviare e rimediare agli inconvenienti del quotidiano, come sollevare le ragazze dai dolori mestruali. Nessuno ne parlava e quando c’era da lavorare non sentivano pena per quel disturbo, per l’epoca era un grosso tabù, il soffrire non era preso in considerazione, anzi soffrire aiuta a salvare l’anima e la scelta: il silenzio. Spesso non potevano neppure entrare in chiesa perché impure.
Guido si sentì sollevato, testimone di un fenomeno spettacolare, unico. Nessuno gli avrebbe creduto se lo avesse raccontato, aveva visto Giulia in un’altra dimensione, la doveva salvare, trovare il modo di riportarla nella sua.
Sentiva l'assenza di quella ragazza, non si era accorto di quando gli mancasse, solitario e schivo, dovuto alla sua timidezza, aveva conosciuto Giulia nel luogo di lavoro, non si era mai fatto avanti, troppo irraggiungibile per lui, oppure aveva paura di un rifiuto e quello stare senza una risposta precisa lo faceva continuare a sognare e sperare.
Intanto la ragazza iniziava a guadagnare, pagata più che mai con merce prodotta da quella povera gente; facevano comodo quelle mercanzie: dolci, pane, animali da cortile, marmellate e uova e tante mele. I più benestanti quelli che potevano, sì, quelli li faceva pagare, ai prepotenti alzava il prezzo.
Questi ultimi avevano più paura degli altri quando si sentivano male, chiamavano subito l’aiuto e lo volevano immediatamente, Giulia faceva pagare la prestazione, le medicine e l'urgenza.
Durante uno di questi spostamenti incontrò dei soldati napoleonici, forse disertori. Capì immediatamente il pericolo, imbattersi in quei due balordi, essi guardavano il suo cavallo e lei non poteva permettersi di perderlo. Quegli occhi addosso e con quello sguardo non le piacevano.
La guerra è brutta e imbruttisce gli uomini, la paura annulla la loro anima e raminghi sempre in cerca di emozioni, di quelle che ti fanno sentire forte e senza guardare in faccia la vittima.
L'unione è la forza per quei soldati, Giulia una vittima perfetta e donna. Loro due degli sbandati ed era passato tanto tempo da quando avevano visto una donna, ora Giulia era lì davanti a loro, bastava accordarsi per il turno e quel cavallo che gli serviva per darsela al galoppo.
Giulia intuì il pericolo e senza mostrare nessuna reazione reagì dicendo che doveva correre via perché un malato la attendeva.
Si misero a ridere:
< che bella pollastrella, vuole fare anche la furba, con chi credi di parlare con delle comari?>.
< No! >


< AhhAhh>

Schernire per sottomettere.

Volevano impaurire ancora la loro vittima, che diventasse preda, come non divertirsi un po’ prima di passare all’atto piacevole e poi gettarla via come una bambola di pezza.
Non gli importava il finale, vogliono prendere quel bottino. Passano subito ai fatti, la trascinano giù da cavallo. Fulmine ci mise del suo, sferzò un calcio al più grosso, quest'ultimo non riuscendo a trattenerlo. Imprecò.

< Tanto ti prendo bastardo, figlio di mezzosangue, ora finisco quest’altra faccenda, poi penso alla tua cattura.>
Per Giulia si mette male, si divincola.

Non era semplice tenerla ferma, loro sono in due e uno anche grosso.

La ragazza calciava come il suo cavallo e due erano arrivati a destinazione nella parte più dolorosa per un uomo. Il piccolo che piegatosi su se stesso bestemmiava per il dolore.
L’altro il più grosso colpì forte Giulia facendole perdere i sensi, ormai era alla mercé di quel delinquente, mentre si stava compiendo il misfatto, si udì una voce.

< Lasciala brutto bastardo >.

Quest’ultimo alzando lo sguardo verso quella voce, con un ghigno disse:

< vuoi divertirti anche tu?

Aspetta il tuo turno>.

< Lasciala! O sparo! >

Senza ottenere risposta né considerazione, il ragazzo sparò al grosso e la camicia si macchiò di sangue. L’uomo sgranò gli occhi e non fece in tempo a vedere altro, il secondo stava per darsela a gambe e con una mossa veloce della frusta fu preso alla vita. Lo sconosciuto gli disse:

< facile prendersela con le donne, due contro una e svenuta.>

.
Con il terrore negli occhi e la supplica di chi non ha più nulla da perdere, si raccomandò che gli fosse risparmiata la vita. Sarebbe andato via, non lo avrebbe più visto, lo sconosciuto prima di promettere qualunque cosa, gli fece scavare una buca profonda per seppellire il grosso, poi avrebbe deciso. Giulia, nel frattempo ripresosi e con un guizzo fu di nuovo in piedi. Ricollegò subito la situazione e vide che ne mancava uno e riconobbe subito il ragazzo disertore.
< Meno male che sei arrivato in tempo, l’ho vista brutta.>

.

Scorse il corpo a terra, constatò che non c’era nulla da fare, guardò il ragazzo e lui alzò le spalle:

< cosa dovevo fare? Se l'è cercata da solo >.

Giulia non obiettò, non sapeva che dire, certo i metodi non erano i migliori, ma il fine giustifica il mezzo.
Intanto l’altro scavava la buca che doveva essere profonda. Era necessario eliminare tutte le tracce, poi l’avrebbe lasciato andare, da solo non era un pericolo e lui non era un assassino, ma un ragazzo che cercava la sua dimensione e la giustizia inesistente, facendosela da solo.
Finito tutto e sepolto il grosso, il piccolo se né andò a gambe levate imprecando contro la vita malefica.
Rimasta con Luca, questo era il suo nome, cercò di sistemarsi alla meglio, la lotta l’aveva un po’ sgualcita, nel frattempo era ritornato anche Fulmine, con il muso le dava piccoli cozzi sulle spalle come per dirle di non avere paura, aveva fatto tutto quello che era possibile per aiutarla.
Luca si presentò con il suo nome di battesimo, voluto intensamente dalla sua mamma, un nome che ricordava la luce. Luce per il mondo e luce per i suoi occhi.

La madre che aveva sempre sofferto di una malattia misteriosa, ci vedeva poco e con la sua nascita, la vista si era abbassata ulteriormente.
Un giorno quando bambino due balordi avevano ucciso i suoi genitori, salvatosi perché nascosto, aveva pianto tutte le sue lacrime e dopo averli seppelliti, si era nascosto dentro una grotta che serviva ai contrabbandieri del tabacco come passaggio da uno stato all’altro.
Era stato allevato da questi, aveva imparato tutte le arti della guerra, si sapeva difendere ed era nata una leggenda sulle sue spalle, quella del Grigio, il Grigio era lui.

Giulia indispettita chiese:

< perché non me lo hai detto l’altra volta?

Non ti fidavi di me.

Hai raccontato la storia del disertore?>

< Un po’ è vero che sono un disertore, non mi faccio trovare dai militari, vogliono prendere i giovani per fare la loro guerra, non la mia.>

< La libertà che ho trovato, anche se sembra un paradosso: sono il padrone della mia vita, non dipendo da nessuno, mangio, canto, vado, dove voglio, uccido solo per difendermi, oppure per aiutare il debole in difficoltà.>.


< Robin Hood>

Rispose Giulia e aggiunse.

< Però ti tocca sempre scappare, hai la fama di uomo cattivo e tutti hanno paura di te>.

< Lo so, ormai non ci posso fare nulla, la mia vita è solitudine, i miei amici sono due lupi che vivono nella caverna con me e il mio nome deriva da questo sempre in compagnia di lupi grigi.
Il contrabbando del tabacco non esiste più, hanno il monopolio di stato, anche se Napoleone l’ha tolto e infine rimesso. La confusione regna in questo periodo, ma della caverna si sono dimenticati.
Sono libero di vivere la mia vita, mi manca solo una compagna, una donna che mi dia il calore necessario e divida con me l’avventura del vivere.>
< Certo ti manca una persona che ti faccia da serva, che vita credi che abbia con te se non quella del fuggiasco>.
< Lo so, hai ragione, io non vorrei una serva, di questo sono sicuro, vorrei solo una compagna e che sia disposta a partire con me per le Americhe, sembra che fra poco salpi una nave da Genova, la vorrei prendere, oppure un'altra prima possibile, quando qualcuno è disposto a seguirmi.>
< I soldi per il biglietto?

Si dovrà pagare qualcosa per andare in America?>.

< I soldi ce li ho, mi posso anche ingaggiare come mozzo, non ho paura di lavorare.>

A Giulia le balenò per la mente un’idea, pensò ad Anna, una giovane e bella ragazza, a Rosina e al piccolo e gracile Ugo. Se quest’ultimo fosse rimasto in quell’infame buco di casa, sarebbe morto sicuramente.
< Se vai in America perché non porti via con te altre persone? Se è vero che aiuti i deboli?

Ho gente che fa al caso tuo, poi Anna è una bella ragazza e potete rifarvi una vita in America insieme. Oppure ognuno per conto vostro, per partire potreste unirvi e l’unione fa la forza.>
Luca – Grigio pensò un attimo, capisce subito, dove vuole parare Giulia, l’idea lo attira.

< Certo si può fare, conosco di vista quella ragazza, possiamo provare e so della loro situazione, ormai è nota a tutti>.
Giulia arrabbiata:

< conosci la storia?

E non fai nulla?

Anche altri la conoscono? Permettono tale cattiveria?>
Il Grigio sbalordito, la guardò diretta negli occhi:

< Ma da che mondo vieni tu?

Dove sei vissuta fino ad ora e non lo sai che funziona così?

Certamente non sarei qui a parlare con te se il mondo andasse per il verso giusto, tutti sarebbero felici e contenti, invece molti sono i disperati e scontenti.

Perché non chiedi al tuo amico signorino da dove viene tutta la sua ricchezza? Il padre lo sa! Non è solo ricchezza accumulata per curare gli ammalati, ma molto più vecchia e quella pia donna Sofia?

Sai quanto patisce?

Anche lei da giovane è stata comprata. Suo padre, un piccolo proprietario terriero e Astolfo un uomo senza scrupoli che ha rubato il suocero di tutto, anche della figlia.

L’hai mai vista sorridere tu quella donna?

Vive per il figlio e basta, e lui che fa?

Non contraddice mai il padre, sembra che abbia una paura matta di lui.>


Come dargli torto?

Il Grigio sapeva molte cose e non era quel criminale descritto. La ragazza non voleva pensare ad altro, solo aiutare Rosina e la sua famiglia. Racimolare tutto il denaro possibile con le poche cianfrusaglie da vendere e poi se erano d’accordo, sarebbero partiti insieme al Grigio, il quale ormai aveva intorno solo terra bruciata.


Annamaria Gennaioli 28/06/2015 15:14 1196

Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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I fatti ed i personaggi narrati in questa opera sono frutto di fantasia e non hanno alcuna relazione con persone o fatti reali.


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