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Questo racconto è inserito in:
 Parte 11 della raccolta "Giulia e la sua avventura " di Annamaria Gennaioli (20 racconti)
 La frattura del tempo

Giulia: capitolo 11. Partenza

Fantasy

Il temporale infuriava, lampi e tuoni, senza riparo, solo alberi e aperta campagna. Arrivata al luogo dell’appuntamento. Il ragazzo in attesa incurante della pioggia e insieme si avviarono alla casa di Rosina. Entrano, la donna li fa subito togliere gli indumenti bagnati e intorno al fuoco con una coperta sopra alle spalle riuscendo così ad attenuare il freddo.
Rosina non conosceva il Grigio, nessuno lo aveva mai visto, ma non ebbe paura, era una donna che dalla vita aveva ricevuto tanta sofferenza, visto di tutto, anche le frustate sulla schiena del marito, si quell’uomo era stato frustato perché non riusciva a pagare le tasse sempre più alte e la famiglia non ce la faceva più.
Giorni duri e i tetri per quell’agglomerato di case che dipendevano dal fattore e dal padrone e insieme soprusi e violenze.
Giulia, illustrò la sua idea a tutti e tre. Interessati e Anna contenta, voleva andare via da quel luogo e da quello che le proponevano, certo che non le garbava la vita che si prospettava, era di una violenza unica e il degrado assicurato.
Ugo felice, Rosina dubbiosa:

< per andare via ci vogliono i soldi e ne ho davvero pochi >.
Giulia l’assicurò, intanto Rosina poteva vendere quei quattro mobili che aveva, lei avrebbe contribuito con il suo denaro risparmiato.
Il Grigio propose:

< perché non vieni via anche tu?

Si parte insieme?>

< Non posso!>

Rispose Giulia.

< La mia vita è qui! Devo rimanere in questo luogo >

< E come, se non hai nessuno?

Sei sola!

Una ragazza libera che non ha radici>.

< Si lo so, ma ho altri problemi che non sto spiegare, solo restando qui posso risolverli>.
Il Grigio non insistette, gli dispiaceva che rimaneva in quei luoghi da sola ma pensò:

< avrà degli ottimi motivi, ma quali saranno?>.

Era curioso, voleva scoprire il segreto di quella ragazza.
Rosina acconsentì, non le rimaneva altro da fare e il mattino dopo alzandosi presto andò in paese a cercare di vendere quelle poche cose, aveva anche qualche ricordo di famiglia, una collana di corallo e una di granate, forse poteva ricavarne qualche soldo.
Giulia cercava di racimolare tutto quello che aveva per donarlo alla famiglia e il Grigio organizzò il viaggio. Essi dovevano arrivare a Genova per metà mese di luglio, mancavano ancora diversi i giorni e il percorso era lungo, però conoscendo i sentieri giusti si arrivava abbastanza veloci.
Arrivò la mattina della partenza, chiusero casa, avvertito il padrone che quest’ultima sarebbe stata di nuovo libera, andarono via con i soldi racimolati, avevano cibo per diversi giorni. Il biglietto per la classe povera costava una cifra ragionevole, arrivati a destinazione, la mente si sarebbe schiusa alla speranza.
Baci e abbracci, non si sarebbero più visti, Rosina disse a Giulia che non l’avrebbe mai dimenticata.

Rispose la ragazza:

< non dimenticherò mai nessuno di voi e neppure tu Grigio. Averti conosciuto è stata una fortuna e la cosa importante, la tua lealtà, la tua amicizia ed è proprio vero mai giudicare dalle apparenze. Lo sapevo, ma non come ora. Dentro di me è rimasto il segno di quell’esperienza, grazie ancora per quello che hai fatto >.
Si strinsero forte, come per fermare quell’attimo nella loro mente. Un amico che se ne andava, ora le era rimasto solo Roberto, un pauroso, un insicuro che non aveva il coraggio di cambiare. La delusione di Giulia era forte.
I parenti della casa sulla collina: lontani da lei anni luce. I ragazzi non alzavano la testa per paura, solo il lavoro e la polvere che respiravano ogni giorno. Giulia voleva molto di più da un amico o compagno. Cercava quell’esemplarità che non trovava in nessuno fino ad ora conosciuto, per lei un ragazzo doveva essere la quinta essenza, un cavaliere che si prodigava verso i deboli cercando di far trionfare la giustizia.
Il Grigio andava vicino a quella figura, ma anche a lui mancava quella piccola sfumatura, non era la perfezione. I difetti sono di tutti e il cuore impavido è per pochi. Giulia cercava quel cuore, quello che non ha paura di nulla, saper amare e rispettare gli altri senza far male.
Utopie concrete a spasso nel tempo. Anche nel suo tempo era alla ricerca di qualcosa del genere, ma tutti erano presi dal futile. L’effimero era di moda, l’apparenza e l’amore bruciato di una notte. Misero amore che non sapeva cosa cercare, scaldarsi per un attimo e poi tornava il freddo di sempre.

S’incamminarono verso la loro meta, sereni, senza rimpianti e senza mai voltarsi indietro. Giulia rimase a osservarli fino a che non scomparvero dalla sua vista. L’unica certezza: non li avrebbe più sentiti, né visti. Scriversi impossibile, non lo sapevano fare, poi che dire, una situazione tutta da scoprire quando arrivati, il vuoto assoluto.
Il suo animo prova sensazioni nuove, gente passata e futura di fronte allo stesso destino. L’esistenza, in quel momento le apparve nitida. Sempre di più vuole il calore. Quell’affetto che scalda il cuore e non il freddo che sente in quel momento.
Le venne in mente Guido, chissà se stava in pensiero per lei. L’unico amico gentile, mai nessuna proposta fuori luogo, quel ragazzo era sempre lontano e vicino. Appariva distante, ma sentiva i suoi occhi addosso e quelle sensazioni non erano di disagio ma di affetto.
Tornata a casa passò del tempo con Vittoria e Isolina, volevano sapere degli ultimi avvenimenti. Ascoltavano tutto e sempre a bocca aperta. Una meraviglia, come vedessero un film alla TV, invece era la sua parola, il suo modo di esprimersi che faceva di lei la figura grande che esse s’immaginavano dentro la loro testa.
Raccontava di carrozze senza cavalli, le sue favole e dell’immaginazione umana senza limiti, di uccelli di ferro che volano e di palloni che girano il mondo, le ragazze ascoltavano pendevano dalle sue labbra e la sera quando liberi, tutti ascoltavano quei racconti, un’ebbrezza che li trasportava fuori da quel mondo pieno di fatica.
Quando passava vicino all’albero, alla grande quercia, qualcosa sentiva che la attirava, come un richiamo, ogni tanto andava ad appoggiare le mani a quel tronco con la speranza che la catapultasse a casa, il ritorno ci doveva essere, il meccanismo a ritroso alla fine si sarebbe innescato. Com’era accaduto una volta, doveva succedere di nuovo, ma il tempo non era maturo, doveva ancora fare esperienze, trovare la sua dimensione in quella vita che si presentava ostile e affascinante allo stesso tempo.
Le mani non percepivano nulla solo un leggero formicolio al palmo, come se qualcuno le sfiorasse, c’era anche Guido dall'altra parte che con la sua mente captava quella presenza, l’aveva vista, ma non quel giorno, non si apriva la finestra temporale, solo il calore e quel formicolio che sentiva, ma non accadeva nulla solo anime in pena attraverso il buio del buco nero.
Perso quell’attimo tutto ritornò come prima, il morale di entrambi basso, quasi sotto i piedi, non poteva fare nulla se non vivere quella vita e l’altro in attesa che tornasse, l'avrebbe sempre aspetta.
Giulia continuava con il suo lavoro e Fulmine il suo compagno fedele e, lei affezionata a quel cavallo, era in simbiosi con lui. Tolto anche gli scomodi vestiti e da Vittoria, brava sartina si era fatta confezionare dei pantaloni alla turca, con quelli, molto più comoda in sella, ma col passare dei giorni aveva suscitato critiche.
Roberto le era vicino, più di quello che immaginasse, anche se Giulia pensava male di lui, ma l’epoca che viveva e l’ipocrisia diffusa lo imprigionavano, non riusciva a far venir fuori il suo carattere ma quel giorno lo fece, quando il babbo gli disse che doveva tenersi alla larga da quella ragazza, stava infastidendo con il suo modo di fare e di vestirsi. Inaudito che una donna si comporti a quel modo.
Roberto con la testa alta e lo sguardo diritto negli occhi del padre, rispose:

< questa volta non ti ascolto, disubbidisco al tuo volere, sono un uomo ormai e voglio quella ragazza . io l’amo, mi sono innamorato di lei e se lei vorrà e contraccambierà il mio sentimento, la sposerò>.
Furioso Astolfo comunicò che, se lo avesse fatto lo avrebbe diseredato. Non gli importava! La cosa certa era Giulia e il suo amore. Insieme avrebbero combattuto il mondo.
Astolfo chiarì:

< spero che tu sappia quello che fai, io non muoverò un dito in tuo aiuto. Sappi che Giulia ha attirato gli occhi su di sé. Per il suo modo di fare. Il Vescovo e le autorità non la vedono di buon occhio, non si sa mai che un giorno di questi non sia arrestata.>
< Perché mai, cosa avrebbe fatto?

Continuo Roberto.

Non fa del male a nessuno, aiuta il prossimo e ho costatato che quando sei stato in difficoltà, anche tu l’hai chiamata, e hai preso la gloria che non ti spettava.>
Astolfo infuriato uscì e Roberto andò a cercare Giulia per avvertirla del pericolo.


Annamaria Gennaioli 20/07/2015 23:40 973

Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
La riproduzione, anche parziale, senza l'autorizzazione dell'Autore è punita con le sanzioni previste dagli art. 171 e 171-ter della suddetta Legge.
I fatti ed i personaggi narrati in questa opera sono frutto di fantasia e non hanno alcuna relazione con persone o fatti reali.


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Nota dell'autore:
«Racconto non semplice, ma decisivo, ora la storia si sta facendo pericolosa, si devono prendere importanti decisioni... Chissà se i due ragazzi riusciranno a cavarsela?»

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Il primo racconto pubblicato:
 
L'albero (13/07/2014)

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