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Tempo variabile, pioggia leggera

Biografie e Diari

Dopo l’ ennesimo sospiro decisi di spegnere il motore, un ingorgo cosi non l’ avevo mai visto.

Per fare poco meno di cento metri, trentacinque minuti.
Si doveva essere aperta una voragine infernale o un maxi tamponamento con 1500 mezzi, non c’è altra spiegazione. Fra la pioggia, i gas di scarico, i vetri appannati non si vedeva quasi nulla.
" Se mi prende male e mi si chiude la vena, lascio la macchina in questo campo e torno a casa a piedi. " pensai mentre l’ ennesimo sbadiglio mi slogò la mascella.
Domani chiamerò il carro attrezzi e festa finita.
Ringraziamo i soliti beoti che appena cadono due gocce vanno in confusione.
Altri spensero il motore, qualcuno suonava, come se bastasse o servisse, era abbastanza chiaro che l’ attesa fosse lunga.
La pioggia continuava a cadere e fortuna che la Lamma aveva dato " tempo variabile, pioggia leggera "
Qua fra poco tocca chiamare Noè, ma le previsioni le fanno fare al Mago Oronzo?
"Ci stavo pio meglio a casa sul letto a guardare la tv, luce soffusa, il cane che dormiva ai piedi e un film in dvd.
Invece no, sono uscito.

Ho accettato l’ invito dell’ ennesima donna fuor di cranio fuggita dal manicomio.

Troppo stupida per levarsi dal mondo, troppo ottusa per capire i caratteri tormentati.
Poi per cosa?
Per tenermi ad un tavolino di un pub con musica orrenda e la peggio gioventù, urlando come un pescivendolo al mercato solo per scambiarsi le classiche cazzute short talk?
La prossima volta devo prendermi a schiaffi con il guanto di crine rinforzato con i chiodi.
Dovrei girare con un cartello sulla schiena " passate oltre, non vi piacerò, son troppo diverso ".
Potrei farmelo marchiare a fuoco sulla groppa.
Stavo farneticando come avessi preso la tachipirina, che palle di serata.
L’ idea di lasciare la macchina in mezzo al campo e tornare a casa a piedi prendeva sempre più forma.
Non avevo sonno, ma stare fermo a non fare nulla era snervante.
Dovevo anche sistemare un po’ la cucina e prepare le cose per domani.
Radermi, sistemare i capelli e stirarmi la camicia per l’ ennesimo colloquio di lavoro che sarebbe andato sempre nella stessa identica maniera.
Un colossale buco nell’acqua.
Vivere da precario con zero certezze per il futuro era diventato un must. Menomale che a suo tempo da brava formichina feci scorta.
Ma un lavoro se pur minimo mi serviva.
Il frigo era mezzo pieno, il tetto sulla testa ce l’ avevo, un letto su cui dormire idem, il cane stava bene e mangiava, mi andava anche troppo liscia.
Visto che la fila non accennava a muoversi, lo feci io.
Un paio di manovre ardite e oltre passai il terrapieno. Valutai troppo tardi la situazione del terreno, la quantità di acqua aveva reso impraticabile il campo e che molto probabilmente ci sarebbe voluto ben più del carro attrezzi, ma oramai....
Presi la borsa, l’ ombrello e chiusi la macchina.
Avevo messo gli anfibi almeno i piedi erano all’ asciutto, ma con un pioggia così avrei avuto le mutande di strizzo in poco tempo.
Ad occhio e croce la fila di macchine era lunga quasi un chilometro, volevo vedere cosa fosse successo, ma di farmi ottocento e passa metri non mi attirava per nulla.
Tagliai tutto il campo e con non poca fatica arrivai dall’ altra parte.
Sembravo un pupazzo di fango, l’ ombrello mi abbandonò a pochi metri dalla fermata dell autobus.
Occhiali appannati, sudato e bagnato.
Mi aspettava una di quelle infreddature da punturoni nel chiappone e quintali di medicine.
Mi misi a sedere sotto la pensilina, finalmente all’ asciutto.
Gocciolavo come un naso raffreddato.
Guardai l ‘ orologio, era da poco passata la mezzanotte.
Mi rimanevano quaranta minuti buoni di camminata per arrivare in centro dove avrei preso un taxi per arrivare a casa.
Certo che farsela a piedi con ‘sto tempo non era il massimo della goduria, ma che potevo fare,
Autostop? ahahahhahhha, non si sarebbero fermati manco con una magia di Copperfield.
Pregare che passasse una zucca fatta a carrozza con cavalli?
Qualche amico nuovo di pacca?
Ero scazzato ai massimi livelli.
La pioggia non sembrava darmi tregua, ero già intriso fino al midollo, tanto valeva proseguire e buona notte.
Misi le mani in tasca per trovare un po’ di calore, ma trovai anguille e storioni.
Ogni tanto una macchina passava e sempre molto gentilmente dopo un paio di colpi di clacson, qualche sfanalata mi riempiva di fanghiglia. Rivolsi lo sguardo verso il cielo tirando una serie di bestemmie anche molto creative. Sogghignavo come un perfetto demente quindicenne che aveva fatto sesso per la prima volta, durando quanto un gatto in autostrada.
Ennesima auto, ennesimo dito.
Affrettai il passo.
Le gocce cadevano con tanta intensità che da basso tornavano su.
Chiamai in causa Giove pluvio e la stirpe del El, quando mi tornò alla mente la valutazione della terapista: "Era una delle poche persone che riusciva a diventare distante in un battito di ciglia. Mi spaventava, ma speravo che un giorno mi portasse con se."
O si era presa una cotta per me o di psicologa aveva solo il nome sulla targhetta.
Arrivai in piazza.
Nel vedere i taxi in attesa mi prese una botta di euforia che a stento trattenni le lacrime.
Salutai con il braccio alzato, avevo più acqua in corpo di una nuvola.
Il taxista mi vide e mi porse un piccolo asciugamano.
Mi accomodai davanti.
Le luci delle notte, quel sedile molto comodo, lo stress di non stare attento alla strada, mi stavano dando l’ oblio.
Arrivai a casa, senza ricordare l’ intero viaggio. Pagai, ringraziai e scesi.
La pioggia non cessava.
Mi squillò il cellulare. Era una mail. " Il suo colloquio di lavoro è stato spostato per un contrattempo".
Non sapevo se spogliarmi nudo e ballare sotto il diluvio o mettermi in ginocchio e piangere.
Aprii il cancello e passai per il giardino.

I lampioncini del viottolo sembravano darmi il via libera.
Aperto il portone il silenzio mi accolse.
Sentivo le gocce cadere per terra ed il respiro farsi più lungo.
Ascensore.
Paura nel guardarmi allo specchio, avevo le parvenze di una rana di botro.
Altro messaggio " Sono stata bene, buona notte ". Sgranai gli occhi tipo il Tarsio Spettro.

Sai una sega te cosa vuol dire stare bene, ma per favore...
Cancella, sposta in spam.
Girai la chiave nella serratura, piuma mi corse incontro sculettando come una soubrette.

Andai in bagno e buttai tutto nella vasca, mi infilai sotto la doccia facendo pace con il sapone.
Chiusi la porta di casa.

Il temporale stava imperversando, chissà che danni avrebbe fatto, chissà la macchina in che stato.
Andai in camera, mi infilai il trening e detti voce allo stereo, mentre il cane si era accocolato sul letto.

Mi stesi.
Finalmente a casa, finalmente ho trovato quello di cui ho bisogno: pace e silenzio.
Sbadigliai selvaggiamente ed accesi la lampada blu.
Che serata balorda.....


Matteo Bio Matteucci 27/08/2015 11:09 673

Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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I fatti ed i personaggi narrati in questa opera sono frutto di fantasia e non hanno alcuna relazione con persone o fatti reali.


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