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Ascoltando Adrian von Ziegler

Fantasy

E’ tardi, è notte, vivo l’ attesa, di cosa non so. L’ amore non si attende, vuol dire pensarlo assente se si resta in attesa dell’ amore. Invece quando esiste, è sempre presente, no n va mai via anche quando ci pare di sentirlo distante.

Ascolto il cuore arreso dopo l’ ultima tempesta, sento che il corpo non m’ appartiene, l’ anima è più lontana, è rimasta impigliata a un ramo volando in alto.

E’ tardi e il tempo non ha senso, non ha nome, non ha misura.

Incontro Ziegler, quasi per caso. Ci clicco su, non guardo nulla, odo la musica, mi abbraccia, mi culla, mi annulla.

Sto, nessuno mi chiede come sto, sprofondo, piccola, scura, vuota. Mi riempio di note, nenie, danze, ritmi.

Muto sguardo, cenno, pensiero, non piango, non sorrido. L’ ultimo errore è stato il tentativo di mettere ordine, di eliminare ombre, d’ annullare segreti, l’ ultimo.

In cosa ho sbagliato, inutile domandarselo, sarebbe meglio chiedersi in cosa faccio bene…

Sono amareggiata, triste, disperata.

Ero pronta alla normalità della vita.

Ziegler non mi guarda, è un’ icona sul pc, la sua mente mi dice: “ non mi definisco, non voglio essere diverso da quel che sono, sono la mia musica, sono lo specchio della mia anima, sono pensiero, desiderio, sogno estremo. Sono speranza, sono tristezza, sono tutte le cose che sento. Muto nella mia complessità, muto e mi esprimo al ritmo vero di ciò che sento e vivo. La mia ispirazione è vivere la mia vita, è fantasia. La fantasia è tutto, è la gente intorno, è la natura, è l’ arte, è l’ amore. Sono solo con la mia musica, amo questa mia solitudine”.

E sento tutte le cose di Ziegler.

Quando si susseguono burrasche e quando acquieto l’ ultima tempesta. Una vela scompare sul mare, lontano e i gabbiani tornano a imbiancare l’ inchiostro del cielo. Muta il ritmo sui pensieri chiusi, zittiti, quieti, s’ apre la danza dei sensi, l’ anima si libra su vette impervie.

Ora vedo il Principe dei miei desideri, ai suoi piedi m’ inchino, sosto, mentre mi porta la mano sul capo per far sì che lo sguardo si sollevi e io sia punita con dolcezza e sia ricondotta al suo altare.

Ascolto, varco la soglia della musica celtica: è quiete dolce, ammaliatrice. Note si spalmano nell’ aria, sono rugiada, sono calore tenue, sono carezze.

Penso alle sue mani, le sue mani sognate, seguono ogni curva del mio corpo, è oblio, è il mondo, quell’ angolo di mondo nostro. L’ erba alta del prato ci nasconde, ondeggia e ci accarezza. La luna tace, guarda e tace, lui prende la mia anima, le toglie la sua pena e ascolta i miei silenzi. Le parole non servono quasi mai, le parole sporcano i pensieri, le parole distruggono i sogni. Ora una nenia dolce improvvisa avvolge i nostri baci, una catena di baci, un interminabile filo di perle. La mia bocca si posa sul respiro della sua bocca, su umide labbra, petali di rosa. Sosto sulla sua guancia. Sto pensando di dirgli ancora una volta: non lasciarmi più partire dal tuo pensiero.

Assaporo di nascosto tutto il suo odore.

Non accade vicino a lui, con questa musica, non accade che io lo perda, non accade che sbagli, non accade che pianga. Vivo nell’ accordo delle sue mani, vibro sulla corda dei suoi pensieri: il Principe dei miei sogni.

S’ apre allo sguardo un’ immensa prateria, inondata di luce. Andremo al galoppo verso l’ infinito, nell’ oasi delle meraviglie.

Stanno danzando intorno a noi, il piede leggiadro da terra si solleva, io gli volo incontro, le nostre ali si sfiorano, scuotono l’ aria.

M’ arrendo alla fantasia, il confine più non esiste, la realtà è una cornice vuota appesa al muro.

Ho solcato le sue terre mentre accendeva le mie notti, mi ha donato brezze di zagare e mare, ho dischiuso su di lui l’ alba, sul suo orizzonte. Onde mi acquietano, onde mi vestono, onde mi svelano. Risplendo in lui, per lui oltre il silenzio, oltre la vita, oltre gli errori, oltre la pena.

Muove veloce la danza, volge al ritmo marinaro, torna in lenta melodia, ristoratrice come la pioggia in estate, posa in carezze vivaci, percuote i sensi in mille sfumature.

Sto contando le note, sto cercando di indovinare gli strumenti.

Ora vorrei dirgli: ballami, vivimi, in assenza del tempo, in vuoto d’ aria, sollevami, prima che io possa scivolare ancora nel buio.

L’ ho immaginato ancora che mi sorrideva spalancandomi il suo universo. Non c’ era, colpa della musica, della fantasia, dell’ ora tarda. Non c’ era il Principe dei miei desideri

Ziegler tace, ed è cambiata l’ icona sul pc.


Rosetta Sacchi 22/11/2015 08:53 831

Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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I fatti ed i personaggi narrati in questa opera sono frutto di fantasia e non hanno alcuna relazione con persone o fatti reali.


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