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Che Dio me la mandi buona

Comicità e Satira

Ed eccomi finalmente al cospetto di Dio. L'arcano è svelato. I dubbi finiti. Peccato che non vi posso raccontare tutto, ma qua ogni cosa è una sorpresa.

Che ci fa questa corona di fiori sulla mia bara? quella è roba per morti; lasciatemi una birra e un sigaro cubano. I miei figli, seduti sulla prima panchina con le loro consorti, non mi hanno mai dato ascolto. Io lo immaginavo che qua si potesse fumare e non c'è niente di peggiore che lasciare un fumatore senza sigaretta o sigaro o pipa.

Che spasso vederli da qui, questi tre bambolotti soggiogati dalle mogli.

Che ne è rimasto dei miei insegnamenti? Sono ancora qui, in chiesa, il prete non ha ancora benedetto la bara e loro già si guardano in cagnesco, perché non si sa chi dei tre si sia affrettato a prosciugare il conto in banca e non vedono l’ora di scoprirlo. Staranno pensando già chi erediterà la villa di Cortina o quella di Capri, il monolocale a Parigi, i due appartamenti a Roma.

Immagino già mia nuora, che sta pregustando quella vista sul mare e lei, sul terrazzo in nudo integrale che sorseggia una bevanda.

Beh! non posso dire che mi hanno deluso perché ho fatto in tempo a conoscerli bene in vita.

Ma che ci stanno a fare qui?

Fuori fuori fuori da questa chiesa, almeno per una volta voglio sentire la messa ( sarà l’ultima, perché certo loro non penseranno a farmene dire una ogni tanto) e non vedere i loro sguardi assetati di soldi.

Sono stato un pessimo padre forse, se non sono riuscito a farmi capire sui veri valori della vita, quante parole ho sprecato, cadute nel vuoto ma tutto sommato, da quello che vedo, anche qui non contano tanto.

Sotto questo meraviglioso pergolato ci sono tanti raccomandati, gente che ti passa avanti nella fila, gente senza dignità, che dopo avere vissuto come una bestia, va a piangere ai piedi di Dio; ci sono anche gli infami, se Dio si è scordato qualcosa di te, c’è sempre qualcuno che gliela ricorda; cavolo, settecento anni in più di purgatorio perché una volta mi sono permesso di fare pensieri osceni dinanzi a una bella donna. Gli altri dicono che in questo posto, settecento anni passano presto, che il tempo non ha la stessa velocità che sulla terra. Lo spero. Mi avrebbero dovuto accecare quel maledetto giorno che il mio sguardo si è poggiato su quella specie di donna con culo e tette alte, altro che scopata mi sono fatto, settecento anni di fuochetto. Quanti millenni dovrebbero comminare al mio amico Cosimo che trascorre il suo tempo a guardare tutte le donne che gli passano davanti? e dire che mi chiamava " frocio" , lo voglio vedere quando arriva qui con i suoi quattromila anni di purgatorio se ha il coraggio di fiatare.

Uno davanti a me ha tanta paura, dice che ha rubato una mela da un quadro di Magritte, ma non ha paura di Dio, teme Magritte; qua si dice che il pittore sia diventato violento dopo questo furto e che aspetti il ladro per strangolarlo con le sue stesse mani, ma solo dopo aver fatto un ultimo dipinto in cui lo sfortunato ladro diventa il soggetto strozzato.

Qualcuno ha i Santi in paradiso, infatti una Signora dietro di me ha una lettera in mano da presentare a Dio, non ci vuole dire quale Santa l’ha firmata. Come fanno questi ad avere delle conoscenza così importanti non lo so. Forse i parenti morti hanno fatto amicizia con questi beati, i quali hanno intercesso per i nuovi arrivati?

Probabile che i miei parenti siano tutti all’inferno, qua nessuno mi raccomanda, ancora non conosco bene il mio destino: settecento anni per quella donna, ma poi ho un elenco di peccati che non finisce più. Non mi basteranno due o tremila anni prima dell’agognato paradiso. Mi potrei appellare a un angelo, anche se qua ne vedo pochi in giro. Non ho neanche soldi per corromperne qualcuno, cosa posso cedere ad una di queste creature celestiali perché Dio chiuda un occhio? Mah! gli angeli non hanno il sesso, potrei cedere il mio sesso, tanto qua non ci faccio nulla con questo pistolino tra le gambe.

Ora capisco perché abbiamo paura di morire, qui c’è tutta l’ira di Dio. Ora capisco quella storia della cruna di un ago e del cammello. Qualunque sgarro lo paghi all’ennesimo potenza. Dante aveva peccato di ottimismo, infatti se qualcuno nomina il sommo vate, Dio ride e aggiunge; “ povero ingenuo”.

La messa è finita. Che Dio me la mandi buona


Gabriella Caruso 07/01/2011 08:18 1 1272

Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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Pagine: 132 - € 10,00
Anno: 2012 - ISBN: 9781471686061


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