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Bruja - strega

Fantasy
Cadere in campo brujo, qui in Sardegna equivale a dire 'mettere il piede in fallo', e il fallo in cui si cade non è certo una mancanza o un errore tale a cui si possa con semplicità porre rimedio. Il campo brujo è l'area del sacro, nel senso antropologico del termine. Cioè un'area ove la divinità esplica le sue terrifiche forze. É l'area del Numinoso... Mistero che seduce e spaura, al tempo stesso. Ma brujas, qui da noi, sono anche chiamate le 'streghe'. Area della maledizione e della maldicenza, perché non esiste maledizione che non sia anche accompagnata dal pigolio importuno del popolo e delle genti. La maldicenza è un venticello che, leggero, s'insinua beffardo in ogni dove. Bruja, lei era per le chiacchiere di paese, e bruja, dunque, ella dovette essere per il mondo intero. Bella come un'aurora imbrunita dal sole. Neri gli occhi, profondo lo sguardo, lunghi i capelli. Elegante come una gazzella. Il cielo, a vederla passare, in estasi, cantava: "...come sei bella!/Gli occhi tuoi sono colombe,/dietro il tuo velo. Le tue chiome sono un gregge di capre,/che scendono dalle pendici del Gàlaad. I tuoi denti come un gregge di pecore tosate,/che risalgono dal bagno;/tutte procedono appaiate,/e nessuna è senza compagna. Come un nastro di porpora le tue labbra/e la tua bocca è soffusa di grazia;/come spicchio di melagrana la tua gota/attraverso il tuo velo. Come la torre di Davide il tuo collo,/costruita a guisa di fortezza. Mille scudi vi sono appesi,/tutte armature di prodi. I tuoi seni sono come due cerbiatti,/gemelli di una gazzella,/che pascolano fra i gigli." (Cantico dei Cantici). Così lei era per me. La incontrai, la vidi, la sfiorai una mattina che, elegante come un giunco che danza al vento, percorreva le strade del suo assolato paese di montagna. Mi rubò il respiro, e i sospiri volteggiarono da allora attorno allo svolazzo delle sue vesti. Una malia, sussurrò la gente, che la maldicenza non ama il clamor di tromba. Alla bruja, puttana, invece il paese urlò contro, che per ingiuriare neanche la grancassa è mai sufficiente. Bruja, figlia di bruja. Femmina fra le femmine, viveva accompagnata dall'invidia tradotta in risolini di scherno. Il cuore, davvero, non sente ragioni, e le ragioni delle donne erano rigonfie di astio e di quell'astio il mio cuore ne trasmutava corpo e sostanza, dandogli la levità di sogni sensuali, di pensieri di corse nei campi, di festose risate e baci a perdifiato. Avevo il kaos nell'anima e le stelle, nel kaos che l'impregnavano, erano passi di danza, ditirambi dionisiaci ove l'ebbrezza intrideva ogni poro. Erano sogni ed era realtà, nulla era vero, tutto frammisto a vapori suadenti. La bruja è storia ed è anche leggenda, è mito che incontri ogni dì per le strade, fra viottoli madidi dei nostri sudori, fra i muri di misere case, fra il fumo di neri camini. Ti riempie il cuore ed anche i pensieri. Ti ruba l'anima e pure la mente. Se l'incontri per caso, sfuggirle non puoi, ad ogni suo sguardo volare saprai. È carne ed etere lieve. È danza e svolazzi di gonne di seta. Nel cuore ha una spilla che conquista per sempre. È invitta, tenace, impavida sempre. I suoi filtri son d'oro che fonde sul seno. Le sue atmosfere incantate conducon lontano, fra nebbie e vapori di sogno. Puoi tenerla per mano se riesci a sottrarre un sorriso al suo cuore, o un bacio furtivo. Vibravano forte i tamburi, il flauto emetteva magici suoni, i violini sprizzavano gioia, fra canti e balli di belle ragazze, quel dì della festa paesana, il cuore pulsava e il sangue fluiva, il vino scorreva. L'incontrai attorniata dalle vecchie matrone che additavano quella ripugnante merce avariata. Spaurita fra tanti latrati, posò lo sguardo su di me: "portami via", sognai che mi disse. Ruppi gli indugi e forzai il cerchio. La rapii agli insulti e la trascinai lontano, fra il cisto e il corbezzolo. Il suo profumo di gatta selvatica era quello del mirto e si confondeva con quello dell'aria che respiravo. Era trafelata e spaventata, nonostante ciò mi osservò con spavalderia, era cosciente dell'ascendente che esercitava su di me. Sensualissima, sorrise beffarda, come per sfida. La notte ci avvolgeva con le sue tenebre di seta e acciaio. Una lamina di luce lunare ci colse in un abbraccio caldo, e il bacio sciolse ogni residuo di affanno. La bruja, stupenda puledra, raccolse in sé il mio cuore e, da allora, lo serba nello scrigno dorato della sua anima selvatica. La bruja, bellissima dea, abita i pensieri dell'uomo.
Visechi 13/09/2016 00:41 1107

Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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I fatti ed i personaggi narrati in questa opera sono frutto di fantasia e non hanno alcuna relazione con persone o fatti reali.


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Il primo racconto pubblicato:
 
Le Janas (18/08/2016)

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Il mare, i porti e le barche (23/09/2016)

Una proposta:
 
Fra vapori di sogno (23/08/2016)

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La leggenda del fantasma della casa della contessa di costa rei (04/09/2016, 1383 letture)


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