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Scene di un matrimonio

Fantasy

“ Scusa vorrei parlarti un momento!”

Lui la guardò come si guarda un marziano e con aria seccata, rituffò lo sguardo sul monitor dicendole: “ Sto lavorando, ho delle importanti email da inviare e poi deve leggere ancora tutta la posta”.

Lei rammaricata uscì dalla stanza e se ne andò in giardino. Più volte aveva tentato di parlare con Fabio, ma a causa del suo atteggiamento ostile, aveva sempre rimandato. Era stato abile nel tapparle la bocca, ogni volta la zittiva con un semplice: ”Ora ho da fare… sono solo tue congetture… pensi delle sciocchezze e così via…”

Brigida si sentiva frustrata, umiliata, non considerata e degna d’attenzione. Il marito fuori casa era tutta un’ altra persona: amabile, divertente, socievole, un gran numero di amicizie, ma a casa si trasformava in un uomo intrattabile, distante, inafferrabile.

Brigida dopo un po’ ci riprovò: ”Senti, adesso hai un po’ di tempo da dedicarmi?”

Distrattamente rispose: ”Solo un attimo devo condividere alcuni post e sono da te.” Infatti adesso era impegnato a twittare ed aggiunse: ”Voglio proprio sapere che cosa c’è di così urgente, da non poter attendere che io finisca le mie cose.”

All’ ennesimo rifiuto, lei non riuscì a guardarlo in faccia, gli occhi le si riempirono di lacrime e si girò dall’ altra parte per non farsi notare. Anche questa volta si rassegnò, il marito non si era degnato di dedicarle un po’ del suo tempo per ascoltarla. Più tardi Fabio, ignorando completamente Brigida, si preparò per andare al lavoro, indossò le cuffiette per ascoltare la musica ed uscì di casa.

La moglie si sentiva con l’ acqua alla gola, ed avvertiva un senso di soffocamento, viveva in una realtà che non le apparteneva.

Odiava la sua fragilità accondiscendente, la sua paura di offendere, di trascurarsi e si era resa conto di essere diventata un’ombra, ecco esatto, un’ombra che vaga per casa come un’anima in pena. Presente per ogni esigenza familiare, ma invisibile come persona, una donna con le proprie emozioni, incertezze, malinconie… Si illuse, che forse avrebbe trovato l’occasione per parlare con Fabio a cena. Per tutto il giorno un’ inquietudine non l’ aveva abbandonata e le aumentava man mano che scuriva…

Aveva preparato la cena, i figli come al solito, erano nelle proprie stanze, ognuno con le proprie occupazioni. Brigida trasalì all’ arrivo del marito, il quale come sempre, si lamentò di essere molto stanco e di aver avuto una giornata molto pesante. Lei fu presa da un’ansia mista ad angoscia, non sapeva come avrebbe reagito Fabio alla sua ennesima richiesta di dialogo e così, per timore di un suo rifiuto, rinunciò a parlargli.

Riprese ad apparecchiare la tavola con l’ animo ferito e con la sensazione di chi si sente un’ inetta. Consumarono la cena come al solito, lui con lo sguardo fisso sul televisore e lei continuando a mangiare silenziosamente, facendo fatica persino ad ingoiare il cibo.

Subito dopo aver cenato, si sedettero accanto, ma il silenzio era così pesante da sentirlo quasi respirare. Più tardi, si scambiarono una frettolosa buonanotte e lei se ne andò a dormire.

La mattina seguente Fabio si svegliò e non trovando la moglie accanto, credette che come sempre fosse in cucina, la chiamò per chiederle se avesse preparato la colazione, ma non ricevette nessuna risposta, la cucina come sempre era in ordine, ma della moglie nessuna traccia. Girò per tutte le stanze, era se come fosse stata inghiottita dalla terra. All’improvviso gli venne in mente l’insistente richiesta di Brigida di volergli comunicare qualcosa, ma cosa? Era stato così insensibile ed indifferente da non aver dato la minima importanza a ciò che la moglie voleva dirgli.

Brigida durante la notte, era uscita di casa senza che nessuno se ne accorgesse e si era diretta alla piccola stazione del paese. Il treno arrivò quasi puntuale, si sistemò nell’ ultimo vagone già occupato da un uomo, intento a leggere un libro. Incuriosita carpì il titolo, era dell’autore latino Seneca, dal titolo: “La brevità della vita, la provvidenza”.

Brigida pensò: “Già la vita è molto breve, un soffio d’ali ed è già finita.” Poi si meravigliò che qualcuno potesse leggere ancora quel genere di libri, vista la superficialità della società attuale.

Si sedette guardando fuori dal finestrino, era una notte stellata ed il cielo illuminato da una luna splendente. Il fischio del treno squarciò quel silenzio e lo sferragliare sulle rotaie divenne più forte. Si appoggiò allo schienale, chiuse gli occhi cercando di non pensare, ma ogni piccolo dettaglio del suo passato le veniva in mente, arginando i suoi pensieri.

Ripensò ai suoi figli a cui aveva dato tanto amore, ma che erano diventati egocentrici ed egoisti da non accorgersi più di lei. Si domandò: “In che cosa ho sbagliato? Gli ho dato troppo amore e non lo hanno capito?”

Le prime luci dell’ alba schiarirono il paesaggio intorno, il cielo era limpido, sarebbe stata una bellissima giornata. Squillò il telefonino, era il marito, lo spense, adesso non aveva voglia di parlare, adesso era troppo tardi… L’uomo del treno le sorrise chiedendole dove fosse diretta e lei rispose: ”Verso la vita, è così breve non le pare?”

Anna Rossi 01/01/2017 18:18 947

Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
La riproduzione, anche parziale, senza l'autorizzazione dell'Autore è punita con le sanzioni previste dagli art. 171 e 171-ter della suddetta Legge.

I fatti ed i personaggi narrati in questa opera sono frutto di fantasia e non hanno alcuna relazione con persone o fatti reali.


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