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San Silvestro II

Biografie e Diari

" Vedo che hai tirato a lucido la fuoriserie delle grandi occasioni, ma come mai il camper? " Esclamai incredulo.

" Domani partiamo per la Croazia, stiamo via due settimane ". Rispose tronfio.
Conoscendo le abitudini alcoliche del mio socio, sarebbero partiti il tre e quasi sicuramente al ritorno avrei dovuto guidare io, mentre la sorella si sarebbe strusciata tipo serpente al cambio muta.
Le volte che uscivamo, si riduceva sempre ad uno straccio bagnato. Gli piaceva bere, reggeva bene, ma per divertimento doveva finire carponi.
Contento lui.
Luci dei lampioni, guazza sui campi, umidità nell’aria.
Sembrava di essere a Londra, ma eravano solo a Tirrenia.
La strada correva via lunga e dritta.
Ogni tanto buttavo giù il finestrino, respiravo l’odore di pini, di freddo e per far uscire la cappa di fumo.
Ci avesse fermato una pattuglia di polizia, sarebbero stati cavoli amari.
Questo lo detestavo.
Non si rendeva conto delle probabili ripercussioni?
Mancavano una decina di chilomentri a casa della Fenzi e sarebbe finito sto tormento di sguardi languidi, mani ovunque e odore di hashish.
Arrivati nel piazzale restai un attimo interdetto dalla quantità di gente che c’era.
Non si fece tempo a chiudere le portiere che Sergio si era già tuffato nella mischia come un bravo pilone. Sparì nel nulla.
Lo avrei ritrovato accartocciato o distesto a dormire o peggio a vomitare l’anima.
Io da bravo esterno mi ero messo nell’ombra.
Riconobbi un po’ tutti, alcuni erano veramente ridotti male, altri mai visti nè conosciuti.
Mi tornarno alla mente le parole di Ecce Bombo " No veramente non… non mi va. Ho anche un mezzo appuntamento al bar con gli altri. Senti, ma che tipo di festa è? Non è che alle dieci state tutti a ballare i girotondi ed io sto buttato in un angolo… no. Ah no, se si balla non vengo. No, allora non vengo. Che dici vengo? Mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte o se non vengo per niente? Vengo. Vengo e mi metto, così, vicino a una finestra, di profilo, in controluce. Voi mi fate “ Michele vieni di là con noi, dai” e io “ andate, andate… vi raggiungo dopo”. Vengo, ci vediamo là. No, non mi va, non vengo. Ciao, arrivederci, buona sera."
Io qui non ci combino nulla, non ci ho mai combinato nulla e sta accozzaglia è più brutta del bruco di Gardaland.
Per fortuna Michelina si era dileguata ed io mi ritrovavo solo come un bischero, appoggiato ad un pioppo fra le luci ballerine dei braceri e disperso nelle urla dei festanti.
" Non dovevo rispondere al telefono, questo è ".
Tirai fuori l’i- pod e buttai giù la pallina di Valeans.
Invocavo la pioggia, la neve, la grandine, avrei dato l’anima a Satana pur di far finire ‘sta baraonda.
Scoppiò la prima rissa.
Qualcuno aveva gettato un petardo nel bracere.
Dementi.

Le donne, un po’ alticce, un po’ disinibite, un po’ finte brille, tanto per dare spettacolo si toccavano le une alle altre. Si strusciavano ed ogni tanto si ficcavano la lingua in bocca. Che donne!
Che tristezza.
Mi stava salendo il giramento di palle.
Volevo andare via, ma farmela a piedi era troppo lunga.
Chiusi gli occhi per non vedere lo schifo.

" Sempre nel mezzo a fare casino, eh titano " mi sentii dire.
Ci misi un attimo per capire chi fosse.
"Porca miseria Claudia? Ma come ti sei ridotta? Sembri mia nonna. Sparai a zero sorridendo.
Mi guadagnai un vaffanculo con annesso terzo dito.
Mi passò la birra e si mise a conversare.
Un paio di risate, qualche battuta e diverse scottanti spiacevoli novità.
Divorzi, corna, funerali, avvocati, denunce, galera, secondi matrimoni, affidamenti, cremazioni.
Mi toccai le palle cosi tante volte che nemmeno in un filmino porno.
Restai poi, senza parole, cosa abbastanza rara, quando mi disse che Flavia si era separata e che la Fenzi aveva un tumore.
" Boia Claudia, se mi dai queste belle notizie sarà bene non vedersi più? " provai a stemperare.
"Tu invece che mi racconti Bio? " mi chiese.
Mah, il solito più o meno. Lavoro per fortuna. La fotografia mi tiene a galla e fra qualche seduta dalla psicologa, un paio di fermate al cimitero cerco di andare avanti, ma ci son giorni che è particolarmente dura.
Giorni brevi e notti lunghe. L’idea di togliermi da questo mondo alle volte si fa sentire.
La salute c’è. Ogni tanto qualche attacco di ansia, ma per ora son vivo, domani non lo so." risposi con un pizzico di cinismo e di amarezza.
" Gira male un po’ a tutti, ci vorrebbe un’altra vita, ma è tardi. Stammi bene, alla prossima gigante". Replicò.
Mi dette un bacio e si rituffò nella bolgia.
Stupidamente tirai in ballo il suicidio, senza ricordare che una decina di mesi fa, provò ad uccidersi.
Mandò giù un mix letale di barbiturici, la ripresero per i capelli.
Accesi una Camel Light mentre ricordi bastardi mi spezzarono il morale.


Matteo Bio Matteucci 16/01/2017 02:55 993

Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
La riproduzione, anche parziale, senza l'autorizzazione dell'Autore è punita con le sanzioni previste dagli art. 171 e 171-ter della suddetta Legge.
I fatti ed i personaggi narrati in questa opera sono frutto di fantasia e non hanno alcuna relazione con persone o fatti reali.


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Il primo racconto pubblicato:
 
Scatole & ricordi (09/09/2014)

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Dolce respiro (15/12/2016, 6110 letture)


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