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Stagioni fantasia e un po’ di verità

Fantasy

Dopo tanta siccità, scrosci di pioggia riempivano il silenzio di una sera di primo Settembre. Esso si presentava con acquazzoni e vento di bora. Stesa a letto consideravo ciò come uno schiaffo inaspettato alla Natura e nel dispiacermene mi perdevo a vagheggiare una breve storiella del mio atteggiamento di bambina nei riguardi delle stagioni.

La bambina che ero, se ne sarebbe rallegrata del prematuro maltempo. Odiava l’ Estate!

Quell’ alito caldo, sottratto ai baci del Sole, capace di bersi ogni goccia d’ acqua sparsa ovunque, e che dire poi del Giorno, tanto succube da divenire ladro di ore al tempo che così sembrava quasi più lento.

Certo bella lo era, con quel manto azzurro ricamato di cirri solo sull’ orlo. Un diadema notturno lucente spettacolare la esaltava e nella notte ricamata d’ ombre essa passeggiava con il vento caldo fra le stelle. E quei capelli d’ onde profumate di salsedine, dove i gabbiani le si posavano raccontandole storie di vita e d’ amore. Quasi tutti la ossequiavano felici d’ esserle sudditi

Essa gioiva nell’ adornarsi del manto del mare ricamato di increspature bianche ed adorava specchiarsi nell’ azzurro della volta. Non era mai sola, perchè intorno ad essa risate, note di chitarre innamorate le confermavano quanto fosse amata. Le sue braccia calde si coprivano di verdi mantelli ricamati di gerani rossi e stelle alpine, mentre ruscelli canterini le donavano la loro gioia. Ogni suo sguardo era così dominate che il sole servile per essa bruciava intensamente. La bambina andava contro corrente, Molto osservatrice e sensibile desiderava isolarsi in cantucci d’ ombra, fra radure di campagna. Là nella silenziosa calura dimenticava la realtà dei giorni e sperava nei suoi desideri ancora così innocenti, Quanti arbusti e fiori agonizzanti che aspettavano gocce d’ acqua mentre deperivano lentamente . Nel respiro ansante dopo una corsa fra i sentieri si sedeva ed ascoltava lo snervato canto degli uccelli .Con il becco spalancato per il troppo calore volavano in cerca di qualche pozza sottratta all’ arsura. Difatto ovunque passeggiasse l’ Estate, lasciava erba gialla, fiori rinsecchiti, intrichi d’ arbusti confusi, rimasti a metà del loro fiorire. No, la stagione calda per la bambina era una sofferenza .Allontanava i compagni che se ne andavano in villeggiatura e lei rimaneva da sola in una periferia che l’ Estate rendeva arida e vuota.

Frattanto, seduto sulle ginocchia del tempo, fremeva impaziente l’ Autunno

S’ avvicinava all’ Estate, lento con passi da gran omone . Si presentava col porgerle, un po’ di nuvole e qualche alitata di vento, ma essa insolente non se ne curava, convinta del suo intenso vigore. Rubicondo e allegro vestito di caldi colori l’ Autunno amava lasciarne tracce là dove passava. Pittore per nascita creava dipinti un po’ ovunque. Soggetti di foglie e arbusti che altrimenti non avrebbero potuto godere di un protagonismo che li consolava per la loro prossima fine,

Bacche, uva rossa e nera tra i suoi capelli, si lasciavano baciare dagli ultimi stanchi raggi di sole in attesa d’ esser presi da mani capaci di trasformarli in elisir di allegria. Via via che camminava il suo petto si riempiva di vento freddo che espirava sovente staccando da castagni vanitosi, ricci che cadendo, schiudevano labbra con castagne turgide e lucenti del colore degli occhi dell’ Autunno. Foglie sempre più rinsecchite lo seguivano nel suo incedere attirando l’ attenzione con un ballo della morte sotto lo sguardo di ignare ciuffi di lassana gialle.

Insisteva l’ Estate, alzando il bel volto verso il sole suo alleato. Lo turbava così tanto da farlo ripendere la forza per tingere ancora il cielo di blu. In quei momenti il vento si dimenticava della sua forza e l’ Autunno confuso, schiacciava un pisolino nel tepore illusorio di profumi di caldarroste.

Esso portava saggezza, tempi per riflettere.

Ogni essere approffittava grato di vivere giornate serene e tiepide Quanta allegria nelle vigne e e nelle osterie. Fra canti i cuori si disponevano all’ unione nell’ aroma acre del mosto. e della buona compagnia.

L’ Autunno riempiva la vita di tanta poesia. Alla bambina questo piaceva molto, lo adorava. Provava in se un senso di piacere autentico, non più caos ma tranquillità anche interiore. Lo sentiva come un vecchio zio che accompagna a casa dopo essersi persi per mille viuzze confuse di luce e parole Quella bambina era piuttosto strana.

Comunque, l’ Autunno si riprendeva in fretta incalzando l’ Estate, che civettuola, tentava anche con esso di amoreggiare, senza tanto riuscirci.

Infatti man mano che passavano i giorni esso diveniva più instabile .Perduta la spensieratezza mostrava il suo lato più triste. Piangeva tantissimo e dalla bocca gli usciva tanto bruma che velava ogni cosa, nascondendo come un paravento la lenta sua agonia.

Oramai il canuto Inverno avanzava deciso e poderoso, più che mai lasciando dell’ Autunno solo rimpianto.

Nuvole nere i suoi polmoni, sputavano acqua sospinta da venti gelidi che poderosi, sferzavano ogni cosa al loro passaggio. Non c’ era nulla da fare. Ognuno chinava il capo e si rinchiudeva in se nella speranza di superare quel periodo.

Colline brulle incidevano il cielo grigio. Gelido l’ Inverno andava intorno per fermarsi sulle alture e là sedersi. Iniziava così a tagliare i suoi lunghi capelli bianchi ricamati di arabeschi. Li sminuzzava in piccolissime parti, che racchiudevano i suoi pensieri nascosti. Imbiancavano colline e campagne tutte intorno . Il sole abituato a dominare, ce la metteva tutta per contrastarlo, ma in quel periodo era destinato a un ruolo marginale .Qualche fiore coraggioso osava spuntare illudendo altrettanti insetti convinti di vincere l’ ombra del gelo, Non duravano e la loro esistenza era come un sospiro e nulla più.La bambina temeva l’ Inverno, così algido e ostile lo vedeva come un mago cattivo che teneva tutto sotto scacco, Il tepore delle dimore riusciva solo parzialmente a entusiasmare i pensieri d’ ogni essere che tuttavia trattenevano nella mente bei ricordi dell’ Estate. Nel cuore della bambina c’ era invece un timore che la raggelava. Nelle notti l’ Inverno sfogava tutta la sua maestria ululando nel vento freddo fra i camini delle case che stoicamente lo sopportavano .

Il desolante grigiore urlava forte invocando un cambiamento che però stentava ad arrivare. La rassegnazione in quel periodo imperava dappertutto. Sotto le orme dell’ Inverno però, note d’ una nuova canzone, cercavano di farsi sentire. Ed ecco, inaspettatamente, in un mattino di sole riuscivano a vibrare all’ orecchio della Primavera svegliandola dolcemente. Lei così bella, semplice e gioiosa muovendo le manine iniziava a tessere fili d’ azzurro nel cielo ancora fresco.

Nidi di muschio, metteva qua e là. Attorno ai suoi piedi nascevano timidi fiorellini pronti ad invader ogni zolla .

Teneri steli d’ erba spingevano sotto la terra pesante e dura. Ecco che accorrevano come comari le nuvole leggere .Piangendo di gioia, agevolavano la rinascita. Così accadeva che l’ Inverno contrariato per l’ intrusione nel suo regno si arrabbiasse .A volte ci riusciva così bene soffiando residui di aliti freddi e squilibrati.

In tale modo la Primavera restava confusa e stordita.

Tuttavia, dopo tanto riposo, il Sole riprendeva vigore bruciando in se il calore della vittoria. Ciò rendeva l’ inverno privo sempre più della sua gravità.

Esso chinava il capo ormai senza capelli, gobbo per il peso della terra indurita sulle spalle e zoppicando si allontanava verso un altro luogo. La Bella Stagione così poteva espandersi ovunque. Petali d’ ogni tinta, arbusti ed alberi vestiti a festa, tutti rigorosamente in verde, il colore da essa preferito. Nell’ oblio degli odori speziati gli uccelli innamorati si stordivano Ogni essere ritrova in se l’ innocenza di albe pure Quella bambina adorava la Primavera. Per lei essa portava battiti d’ ali, soffi leggeri, baci nell’ aria. Riguardava il mondo con occhi di speranza e nel suo cuore sentiva una carezza leggera del destino che continuava..

Lentamente gli occhi mi si chiudevano,

La bambina dall’ animo singolare svaniva con la storia. Restavo io nel tempo, una donna che fra le lenzuola, come un nido lieto, avrebbe continuato a fabbricare sogni fantasiosi.


rita iacobone 04/10/2017 14:25 1163

Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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I fatti ed i personaggi narrati in questa opera sono frutto di fantasia e non hanno alcuna relazione con persone o fatti reali.


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