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Freccia Bianca

Biografie e Diari

Facevo il pendolare anche se era più corretto dire schiavo, tutto per portare a casa la cifra di 900 eurio al mese. Meglio averla che non, però lavorare 9/10 ore al giorno, uscire al cantar del gallo e tornare dopo il carosello... beh non era una vita molto leggera.
C’ erano mattine in cui facevo molta fatica a sentire la sveglia, sopratutto a fine settimana, volevo cambiare, ma non avevo certezze ed il rischio di ritrovarmi disoccupato era troppo alto per fare il passo.
Ero solo, nessun figlio, nessun animale, nessuna compagna, per molti poteva essere una vita un po’ vuota e anonima, ma avevo giusto il tempo di mangiare e dormire, figuriamoci fare altro, poi un giorno, caso volle la mia vita prese una piega diversa.
Una donna di nome Beatrice incrociò il mio cammino, la conobbi per puro caso.
Stavo tornando da una convention sulle energie rinnovabili di 5 giorni nella capitale, faceva un freddo porco e lo scompartimento del freccia bianca era gelato come una cella frigorifera, sistemai le borse e visto che non c’ era nessuno, allungai le gambe sul sedile davanti a me.
Erano circa le 17 ed era già buio pesto, il viaggio era piuttosto lungo, sarei arrivato per il tg della notte ritardi a parte.
Il treno si fermò a Civitavecchia, stazione semi deserta, mi ero fissato a vedere l’ orologio digitale che segnava ancora il 2015, qualcuno bussò al vetro dello scompartimento, credevo fosse il controllore, ma entrò una donna.
Tirò le tendine, disse buonasera e si sedette, sarebbe stato civile e rispettoso che dicessi qualcosa, ma la lingua era in sciopero coatto.
" Voleva stare solo? " chiese.
La guardavo senza rendermi conto della ricca figura da demente che stavo facendo.
" Parlez vous francais? Speak English? " chiese di nuovo.
Credo si rese conto del mio imbarazzo, tant’è che disse " Guardi che non mordo sa, almeno non gli estranei e sopratutto non prima di uno spritz ". Mi strizzò l’ occhio, risposi con un sorriso ebete.
I miei neuroni coadivuati dall’ ormone semi impazzito esclamarono "Porca miseria che pezzo di fica ". Era alta, occhi neri, con una folta chioma scura, lineamenti fatti da un cesellatore, gambe lunghe, dita affusolate. Avvolta nella pelliccia era ancora più sensuale. Me la stavo mangiando con gli occhi e in automatico in testa me l’ ero già spogliata, scopata, rivestita tutto nel giro di 6- 7 secondi. Cercavo di non pensarci, di evitare altri comportamenti da stalker, ma era diffcile, era veramente bella.
Quando poi si alzò in piedi e si tolse la pelliccia, il sangue cominciò a correre come un cavallo senza briglie.
Un vestito blu attillato abbastanza corto, elegante, ma senza volgarità, con motivi bianchi ondulati sul fianco seguiva le forme morbide e ne valorizzava il fisico. Trattenni il respiro, diventai paonazzo e ad un passo dalla sincope. Sgranai pure gli occhi per gustare meglio cotanta bellezza. Ebbi il colpo di grazia quando per mettere la valigia sopra la rastrelliera si mise in punta di piedi, aveva un fondoschiena da mangiarci sopra fragole e panna.

Avrei voluto alzarmi per mostrare una deferenza e darle una mano, ma un’ erezione impertinente mi teneva impriogionato sul sedile. Mi stavo rendendo artefice di figure cacine di un certo spessore.
Passammo sopra uno scambio, perse l’ equilibrio e me la trovai praticamente fra le braccia, era leggera, soda e tonica, con un buonissmo profumo, nemmeno troppo aggressivo.
" Oops mi scusi, non era mia intenzione ".
No, macchè anzi, fallo ancora, ma che scherzi, guarda se proprio puoi, resta pure qua tutto il viaggio. Volevo dirle, ma scelsi il classico " nessun problema ".
Mi sorrise un’ altra volta e riprese posto a sedere.
" Dispiace se mi levo le scarpe? Adoro stare a piedi nudi? " mi chiese
"No prego faccia pure, non mi formalizzo.
" risposi fuggendo lo sguardo.
Aveva un tatuaggio sulla caviglia che finiva sul piede, sembrava quasi un tralcio di vite, comiciavo a sentire caldo e la stanchezza era praticamente scomparsa.
Fortuna, ci furono attimi di silenzio, la mia erezione potè tornare a livelli di calma.
Ripresi a fissare fuori dal finestrino sforzandomi di pensare ad altro, ma tutto fu vanificato quando allungando le gambe per metterle sul sedile difronte il vestito già corto mise a nudo una lingerie di pizzo bianca.
Non dissi nulla, non feci allusioni, restai sempre molto flemmatico.
Lei non si accorse o almeno credo, ma di certo non lo aveva fatto con malizia.
Certo dè, un ottimo tempismo.


Fine I parte


Matteo Bio Matteucci 14/11/2017 18:36 925

Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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I fatti ed i personaggi narrati in questa opera sono frutto di fantasia e non hanno alcuna relazione con persone o fatti reali.


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Il primo racconto pubblicato:
 
Scatole & ricordi (09/09/2014)

L'ultimo racconto pubblicato:
 
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Dolce respiro (15/12/2016, 6075 letture)


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