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La mia casetta

Amore

Sono veramente felice perché ho realizzato il sogno di tutta una vita di duro lavoro e sacrifici.

Sono riuscito a acquistare una casetta che si affaccia sul mare, dall’ aspetto molto semplice, comunque è la mia casa. Da qui, non mi sbatte fuori più nessuno.

E’ una casetta tutta nuova, con un bellissimo ingresso con un pavimento alla veneziana, lucido con una bella scala circolare che porta alla mansarda con un bovindo (un balcone serrato e finestrato proteso verso l’ esterno), che illumina tutta la casa a giorno.

Sul davanti c’è un ampio giardino circondato da ulivi secolari che proteggono la casetta dal vento del mare, che finisce con una gradinata in granito che conduce ad un piccolo sentiero che finisce proprio sulla spiaggia.

In estate è uno spettacolo i ragazzini del piccolo borgo, entrano nel giardino e fanno piazza pulita delle piante da frutta che vi ospitano, è il loro paradiso ed io che li amo sono proprio strafelice della scelta di questa casetta anche perché mi da questa possibilità. I ragazzini hanno scelto il mio giardino come loro posto sicuro di ritrovo, dalla mattina all’ albeggiare li sento già che corrono e mi chiamano a gran voce, sanno che mi fa piacere averli miei ospiti, e colgo l’ occasione di fare insieme a loro la prima colazione.

I vicini spesso si lamentano del gran baccano, ma io sto imparando a non ascoltarli nemmeno, se i bambini usano rispetto, non possono portare altro che allegria a tutti quanti.

Questo mio modo di fare, a loro da un po di dispiacere, ma vorrei tanto e avrei pagato la cifra della casetta per averli questi marmocchietti sempre intorno. Sono un amore quando mi trovo sereno e mi metto a strimpellare sulle panchine del giardino, sotto un gigantesco glicine piangente, loro mi siedono tutti intorno e ascoltano con la massima attenzione, e applaudono alla fine e quasi sempre piacciono le mie composizioni, e mi richiedono di ripeterle, oltre che senza nessun obbligo hanno imparato i ritornelli, e si aggiungono al mio canto trasformando quei momenti in uno spettacolo che si fermano turisti e persone del posto, attratti da tanta serenità e partecipazione dei bambini.

Adesso non vorrei vantarmi, ma, devo dire che una mattina si sono fermate due suore che sentendo queste canzoni, hanno aspettato sino alla fine, e poi ci hanno chiesto se gentilmente avremo potuto allestire uno spettacolo per la loro parrocchia e oratorio.

Non ho saputo dire di no, un coro all’ unisono dei ragazzini mi ha sommerso e chi ce la faceva più a contraddirli. Però mi son fatto promettere di chiedere il permesso dai loro genitori e ora dovevamo fare sul serio quindi chiedevo il massimo impegno. Tanto il tempo per preparare la serata era abbastanza e non avremo dovuto neanche fare salti mortali per preparare uno spettacolino lodevole.

Già dal mattino seguente un andirivieni di mamme eccitate dalla preoccupazione di poter aiutarmi si impegnavano in tutto quello che potevano, mi tranquillizzava quella loro disponibilità e sostegno, che ho io iniziato a preoccuparmi, e a darmi da fare con impegno.

Le ho riunite, ho parlato del mio progetto per la serata, ho chiesto la loro disponibilità per l’ indomani mattina, quando potevano rubare un po di tempo alle loro vacanze e alle faccende domestiche, per valutare insieme le canzoni che più riuscivano a far felici i nostri ragazzini, lo avremo capito dall’ entusiasmo con cui partecipavano.

Mi sono buttato a capofitto alla ricerca del mio vecchio baule, dove tuttora conservo gelosamente tutti i fogli, tutti i testi e accordi di quando ero anch’ io ragazzino e frequentavo il Gruppo Mani Tese.

Fra mille testi e accordi, in un cantuccio, c’ era Lui.

Il mio amore, ancora profumava di felicità e spensieratezza: La raccolta delle canzoni del recital di Tony Cucchiara e Nelly Fioramonti: “ Caino & Abele”.

Le mani mi tremavano dai dolcissimi ricordi che già dalla copertina esplodevano in mille emozioni, mille sensazioni mi invadevano, mille sapori al leggere gli interpreti di quell’ opera che con gli amici più cari della mia gioventù, avevamo fatta nostra quell’ Opera e rivista in base alle nostre possibilità e dopo quei tre mesi fantastici passati ogni sera all’ ora del tramonto, dopo aver trascorso una giornata nei campi di lavoro a raccogliere carta, stracci vecchi, ferro e metalli vari, ricordo perfettamente però non coglievo il motivo per cui tante famiglie che abitavano nei piani alti degli edifici ci dessero frigoriferi vecchissimi e pesanti che non passavano neanche negli ascensori, e noi forti e felici del lavoro che svolgevamo, eravamo ben entusiasti di caricarli in spalla e portarli giù in un baleno e con salti di gioia, che ancora a distanza del tempo passato su noi e sulle loro anime, ancora ricordano e cercano di spiegarsi che cosa ci spingesse a fare quei duri lavori che rifiutavano di fare anche gli scaricatori del porto, bene vaccinati a quelle imprese, ma per questi oggetti davano subito il loro “ NO”.

Chi non ha avuto la fortuna di partecipare a quei campi di lavoro, a quelle Messe comunitarie, a quegli incontri alla fine di ogni giornata per fare il punto del cammino fatto, alla voglia di dare un contributo con le nostre energie a quella marea di gente, una delle realtà più difficili del nostro tempo, che ci impoverisce alla pari di quei paesi poveri.

Ogni sera ci passavano davanti agli occhi i racconti dei Padri Missionari, ricordo perfettamente il volto di Carlo Uccelli, che cercava di farci comprendere i meccanismi dell’ indebitamento dei Paesi del terzo mondo, e studiare insieme il primo passo necessario per riuscire a modificare queste tristi situazioni, perché quei paesi non ce la fanno più a pagare quel prezzo inaccettabile, prezzo pagato in particolare da cittadini più poveri e ammalati. Paesi con la più alta mortalità infantile al mondo.

Paesi che non possono usufruire di strutture sanitarie, di istruzione e di prima assistenza per le loro popolazioni costrette ad impiegare soltanto scarse risorse.

Solo al pensare a queste situazioni riuscivamo a non dare peso alle sgarbatezze degli inquilini di quei palazzi spesso abitati da famiglie per bene, che con il tempo abbiamo iniziato a selezionare come quelle prive di sensibilità. Quasi non ci rendevamo conto dell’ indifferenza della gente che si sbrigava col chiuderci la porta in faccia alla nostra richiesta di semplici stracci vecchi e vecchi giornali oramai scomodi.

I nostri cuori straripavano dalla gioia di stare insieme, eh si, stavamo veramente bene tutti insieme, vent’ anni poco più e poco meno, senza soldi in tasca ma le tasche piene zeppe di felicità.

Ora accarezzavo di nuovo quegli spartiti, lo rivolto e rileggo: “ Io non posso immaginare un mondo fatto tutto di miserie un mondo d’odio di paura dove i fratelli uccidono i fratelli. Io non posso immaginare un mondo così grigio e per questo, nonostante tutto continuo a credere nell’uomo”.

Certo per i ragazzini era un po’ troppo impegnativo, ma il giorno seguente anche i bambini di cinque e sei anni, intervenivano nei ritornelli felici e soddisfatti come che stessero cantando “ Quaranta quattro gatti”, per dire, e quindi da quell’ entusiasmo siamo arrivati a proporre per quella famosa serata all’ oratorio il musical “ Caino & Abele”.

E nel trascorrere dei giorni l’ entusiasmo in queste piccole creaturine cresceva a dismisura. Qualcuno tornava anche più tardi per provare la parte che loro stessi alla fine si sceglievano, consapevoli del personaggio che più calzava le qualità vocali, e alla fine ad una settimana dalla fatidica data, tutti, dico tutti, questi ragazzini sapevano a memoria non soltanto la parte scelta, ma sapevano intervenire e suggerire se c’ era qualcuno indeciso o in difficoltà, ma intervenivano con una freschezza che nessuno si accorgeva che poteva essere un consiglio per i loro compagnetti.

Veramente, a lasciarli fare da soli, in quell’ entusiasmo erano uno spettacolo che completava la soddisfazione mia e soprattutto delle mamme che puntuali si presentavano ad accompagnare quelle creaturine.

E poi riportavano quell’ entusiasmo alle loro famiglie, tutti gli abitanti del piccolo borgo marino, ripeto tutti, si presentavano con disponibilità per qualsiasi cosa potesse servirci.

Le mamme che alla fine delle prove, non ci facevano mancare prelibatezze, tortine, bevande, crostate, ogni ben di Dio, che molte volte dovevano riportarsi dietro perché non accettavo che si perdesse una briciola di tutta quella quantità di leccornie....

Oltre tutto quanto questo, le mamme, sempre loro, guai se mancano le mamme, avevano di già terminati anche gli abiti delle scene, lenzuola per il teatrino con i nomi dei loro figlioletti, con scritte stimolanti e incoraggianti i debuttanti attori.

Mi viene da pensare, Qualcuno, ci deve aver per forza dato una grossa mano d’ aiuto, perché senza scomodarci più di tanto ci siamo trovati in scena, senza aver trovato nessuna difficoltà, di nessun genere, pensavo, se avessi organizzato io con il massimo impegno non ci sarei riuscito.

Ora eravamo li sul palco al riscaldare le voci.

Era la vigilia di Ferragosto, tutti gli spettatori si sbracciavano con i più disparati ventagli, noi li sul palco in mezzo ad una frescura da far invidia.

E posso soltanto sottolinearvi con che calore sono stati accolti i bambini, con quelle mamme che gridavano dalla contentezza e non hanno smesso neanche a spettacolo iniziato cantavano la parte con i loro figli che si sentivano incoraggiati, ma gli altri presenti in sala hanno ritenuto anche le mamme parte integrante dello spettacolo per quanto concerne i canti, poi per le scene i bambini quando vengono coinvolti con semplicità e accolti consapevoli dell’ importanza del messaggio che dovevano dedicare ai loro compagnetti del Sud Africa, erano padroni e alla grande, di quello che dovevano fare.

Veramente una lezione di professionalità per tutti quanti e per tutti quanti è rimasto nel cuore, perché piovevano richieste da più parrocchie intervenute alla serata, ma si avvicinava la parte finale delle vacanze e per molti si avvicinava la data della tristissima partenza.

E con la fine delle vacanze abbiamo lasciato il quel palcoscenico il sogno di ripetere quel meraviglioso spettacolo nelle varie piazze, gli impegni riportavano la maggior parte delle persone sul continente ed era impossibile proseguire, però ancora resta quel dolce sapore di felicità dei dolci, dei bambini, delle splendide mammine.

Ora sono davanti a questo meraviglioso tramonto sul mare, e mi perdo nel cercare gli indirizzi della maggior parte dei ragazzi, stasera mi è venuta nostalgia e se riesco a rintracciarne qualcuno, voglio proporle se per la prossima estate sono favorevoli a riprovarle almeno per noi soli, quelle dolcissime melodie….Da solo mi vengono le lacrime ……



Fadda Tonino 07/01/2019 19:36 1 821

Creative Commons LicenseQuesto racconto è pubblicata sotto una Licenza Creative Commons: è possibile riprodurla, distribuirla, rappresentarla o recitarla in pubblico, a condizione che non venga modificata od in alcun modo alterata, che venga sempre data l'attribuzione all'autore/autrice, e che non vi sia alcuno scopo commerciale.
I fatti ed i personaggi narrati in questa opera sono frutto di fantasia e non hanno alcuna relazione con persone o fatti reali.


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Nota dell'autore:
«I ragazzini, ci richiedono attenzione ma, nello stesso tempo, ci concedono e permettono di vivere una grande avventura.»

Commenti sul racconto Commenti sul racconto:

«vorrei chiamare questa deliziosa casetta
la casetta del sole, dell’amore!
bella!»
Stefana Pieretti

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Il primo racconto pubblicato:
 
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