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Una fine come tante

Amore

C’era un uomo che questa mattina camminava da solo in un bosco, le cuffie dell’i- phone con brani dolci e rilassanti.

Si è poi fermato su un ponticello in legno che scavalcava un ruscelletto ed è rimasto lì a guardarsi intorno e pensare.

Gli alberi e l’acqua che scorre, gli uni stabili ed immobili e l’altra in continuo movimento, in fondo rappresentano comunque il tempo che è passato, che passa ed il suo futuro.

E contemporaneamente li saldano in un tutt’uno, i primi statici, solidi, martoriati dalle intemperie o risplendenti nel sole, che disegnano lo stesso sfondo e l’acqua, fresca, alimentata da molto lontano e che si perderà lontano, pur nel suo scorrere, è sempre uguale e disegna il tracciato del ruscello che dura nel tempo.

Forse è per questo che la natura, oltre che con la sua bellezza, da forza, sicurezza, tranquillità, ed aiuta ad affrontare il tempo presente su cui a volte grava un futuro incerto, e vi permane un passato con i suoi ricordi.

Nel suo divenire la vita è comunque un tutt’uno dentro di noi ed i tre momenti vanno vissuti con la stabilità degli alberi ed il fluire dell’acqua facendo coesistere queste due antinomie.

Poi il pensiero va ad una fanciulla, con dolcezza, tranquillità e serenità, dopo aver trascorso giorni di inferno psicologico, inferno in piccola parte legato ai ricordi evocati dalla fanciulla ed in buona parte ai problemi propri della sua vita.

Ma i pensieri lentamente si volgono a capire di nuovo questa fanciulla, comprenderla in modo acritico e con l’affetto che si deve ad un essere umano, ad un essere che in fondo soffre e va aiutato.

Curiosamente si svolge un canovaccio che porta ad un parallelismo tra lei ed il gatto, più calzante dello scricciolo che ne presenta solo la sfaccettatura della delicatezza e della debolezza.

L’uomo ha avuto da piccolo, per molti anni, una gattina e conosce perfettamente questo animale.

Il gatto è essenzialmente autonomo e sceglie in base alle sue esigenze e non accetta imposizioni, una sorta di egoismo, ma in fondo è così perché questa è la sua natura, la sua esperienza di vita lo porta a non fidarsi di nessuno, anche quando gli si offre qualcosa.

E quel qualcosa va dal cibo alla carezza, all’affetto, alla tranquillità di una casa, alla generosità di chi vuole

E’ in fondo una forma di difesa.

Ed il gatto è piccolo, indifeso, ma lotta strenuamente per la sua indipendenza.

Nonostante riceva tutto dalla persona che lo accudisce decide lui e va via e ritorna solo quando vuole.

Accetta le carezze se le vuole, e quando le vuole sa usare tutte le armi di seduzione di cui è capace:

eleganza nel muoversi, dolcezza nel fare le fusa, mostrare il ventre indifeso, dolci strusci che ti costringono ad accarezzarlo e toccare un corpicino vibrante, solido, un gradevole ronfare, e gli occhioni grandi, profondi, che ti trapassano da parte a parte e ti fanno riflettere e leggere una dolcezza infinita, una lusinga ancestrale.

Il gatto è anche altezzoso, e ti abbandona se non lo curi, se lo tratti male, cambia subito “ padrone” in cerca di coccole, carezze, ed è capace di ritornare purché tu gli sappia dare quello che vuole, è di tutti e di nessuno, e nessuno è privilegiato.

Sceglie lui il suo “ padrone” la sua “ casa” e vi ritorna che questi lo voglia o no, è lui, il gatto che decide.

Necessita degli altri quando ne ha bisogno ma sornionamente non te lo fa capire, resta lì finché non fai quello che vuole e solo come lui lo vuole.

Non ti dà nulla, anche quando si fa toccare, grattare, lisciare, coccolare, lo fa con i modi di un re: non si concede, vuole il suo piacere. Ti sia sufficiente l’averlo guardato ed il fatto che ti ha concesso di godere per un attimo della sua presenza e della sua bellezza.

Perché il gatto è bello, è stupendo, elegante, signorile, intelligente, furbo, ha movenze che ti rimangono nella mente, un incedere flessuoso, le proporzioni perfette, e suscita emozioni in chi lo guarda, e le vibrazioni della sua ugola ti incantano, e quando ti guarda ti affascina.

Quando il gatto è felice è un esserino incontenibile e che ti trascina e non sai dirgli di no, ti coinvolge fisicamente ed emotivamente, ti libera la mente e crea una simbiosi unica, non esiste niente altro al di fuori di quei momenti, si rimane appagati, non si desidera altro.

Con questi pensieri la musica accompagna i minuti che scorrono.

Lui sa che ormai, come il gatto, la sua fanciulla ha abbandonato il suo momentaneo “ padroncino” in cerca di altro, non prova amarezza, la vita è questa.

Sa che, come il gatto, lei lo rincontrerà se avrà bisogno di lui, (il gatto ricorda i “ padroncini” sicuri e buoni).

Non ha più animosità, né rabbia, né altro di negativo nei suoi confronti. Quando i gatti vanno via è inutile tentare di farli tornare, se li incontri si lasciano anche accarezzare, ma se provi a prenderli in braccio (o, peggio, a riportarli a casa) scappano, ed a volte ti mostrano le unghie e possono graffiarti.

Non sono cattivi sono fatti così.

Ma sono soli.

Anche quando sono in gruppo e sembrano felici, poi li vedi che si allontanano e si isolano da tutti.

Anche quando si fanno male da soli si isolano.

E ti dispiace vederli soli.

E vuoi aiutarli da un lato perché ti dispiace e dall’altro perché ti fa piacere accarezzarli

Il rapporto con il gatto è questo, te lo impone lui. Eppure il gatto ti cerca e ti si abbandona languidamente sulle gambe e quando sta con te riesce a farti capire che sei l’unico.

Sicuramente ha altro per la testa ma gode di quei momenti e ti trasmette brevi attimi di intenso amore che ti travolgono e ti lasciano una traccia indelebile.

E quando perdi il gatto non devi pensarci più, devi dimenticarlo, perché nel frattempo ha trovato un “ suo nuovo padroncino, provvisorio” e vive felice la sua vita dimentico completamente del precedente.

Precedente cui ha dato il privilegio di accarezzarlo ma niente altro.

Il gatto non può permettersi cedimenti, è il re dei felini dopotutto, ed il re ha una sua corte di ciambellani che lo osannano, ne lodano le capacità, l’intelligenza la bellezza, le qualità, senza mai contraddirlo (sarebbero guai) ed alla corte sono ammessi solo altri re ed alti dignitari che sanno riconoscere le virtù del re, gli unici che il re ascolta nel prendere le decisioni... quando prende decisioni.

E l’uomo sul ponte ha visto la regina nuda, fisicamente e non, e ne ricorda comunque le sue virtù e la sua incapacità di vivere se stessa con pienezza, senza sovrastrutture, senza paura, la sua incapacità di donarsi e di affidarsi. E’ paura di affrontare un futuro con una persona che la aiuti, che la capisce, che la apprezza, che la desidera, che ha anche bisogno di lei.

Poi l’uomo guarda il riflesso di se stesso nell’acqua, e l’immagine è tremula, indistinta, come se volesse scorrere lontano o sprofondare.

Ricorda i pochi attimi di amore ricevuti, e non ne trova altri, è solo come il gatto, come lei, e come lei domani ritornerà tra gli altri, parlerà, sorriderà, alzerà vetri affumicati, e nessuno vi scorgerà cosa c’è dietro.

Entrambi hanno bisogno l’uno dell’altro, si integrano, sono simili e diversi, ma quanto basta per integrarsi, ma come il gatto lei ha scelto un’altra strada, un’altra casa.

Ma questa è la vita, la musica suona, gli alberi sono lì che vibrano al soffio del vento, e l’acqua va e porta lontano ciò che è stato e non sarà più

animafrattale 11/05/2019 18:34 1 466

Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
La riproduzione, anche parziale, senza l'autorizzazione dell'Autore è punita con le sanzioni previste dagli art. 171 e 171-ter della suddetta Legge.

I fatti ed i personaggi narrati in questa opera sono frutto di fantasia e non hanno alcuna relazione con persone o fatti reali.


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Commenti sul racconto Commenti sul racconto:

«Ho scoperto in ritardo questo bellissimo racconto "filosofico", che ho molto apprezzato. Dopo un’introduzione relativa allo scorrere e al permanere del tempo (rappresentati dal fiumicello e dagli alberi) , l’autore passa efficacemente a un raffronto fra i gatti e gli esseri umani, sostenendo, sostanzialmente, che abbiamo molto da imparare da loro, che parecchi nostri errori nascono dal non riuscire a seguire il loro esempio. Il gatto è sanamente egotistico, e sa benissimo che la sua felicità non può dipendere totalmente dagli altri: dovremmo cercare anche noi di non essere un peso per le altre persone, dovremmo imparare a prendere e a lasciare con grazia, e soprattutto a essere meno possessivi, a rassegnarci all’inevitabile solitudine.»
Antonio Terracciano

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