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L’amore ad Ischia negli anni ‘30

Amore

Vito era figlio unico di contadini che lavoravano i terreni dei signori di Forio. Cresciuto tra i filari di viti, conosceva ogni segreto ed ogni fatica necessaria per poter trarre il miglior vino da questo frutto paradisiaco. Vito non aveva voluto lasciare la sua isola. Dedicò tutta la sua lunga vita alla cura della vite. Conobbe Maria Grazia del paese di Serrara, da qui il soprannome " ‘a Merecoppes" che vuol dire "abitante del paese di sopra", donna pratica, cattolica e materna. Dedita alla casa, alla famiglia e alla preghiera. Molti coetanei di Vito erano emigrati in America del nord, anche i suoi cugini, per cercar fortuna. Vito, legatissimo alla madre e al padre, che lo chiamavano " ‘u Ninnill" (il bambino), non ci pensava proprio a lasciare la sua amata isola che donava comunque tutto ciò di cui un uomo aveva bisogno. Era un uomo molto pratico ed umile, e si accontentava di poco.

Un giorno lo chiamarono per lavorare un terreno su, al Monte Epomeo, perchè il proprietario di quel terreno era morto. Aveva lasciato una giovane figlia già orfana di madre di nome Maria Grazia.

Timida e riservata, Vito la vide intenta a cucire nella grande casa che ormai era diventata vuota. Era giugno e Maria Grazia indossava un vestito a fioriche risaltava la sua figura femminile e formosa.

Vito aveva sete; uscì dal terreno per vedere se in casa ci fosse qualcuno o, almeno, se fosse riuscito a trovare un bicchiere d’acqua. A volte i proprietari terrieri offrivano un limone per placare la sete ardente della calura estiva. Vito bussò ed entrò, senza soffermarsi sull’uscio e il suo sguardo fu rapito dalla giovane donna seduta al tavolo a cucire tende.

"Buongiorno. Cercavo un pò d’acqua." disse Vito alla bella donna.

"Subito signore" rispose Maria Grazia.

A volte uno sguardo può più di mille parole e Maria Grazia non ci impiegò molto a capire l’interesse del giovane. Arrossì. Andò al focolare dov’era una brocca piena d’acqua presa al pozzo di primo mattino e la offrì a Vito, in un bicchiere. Nel porgergli il bicchiere i loro occhi si incrociarono e un sorriso illuminò il volto di Vito. Maria Grazia aveva il viso in fiamme per l’imbarazzo. Non sapeva cosa dire, non sapeva che fare, ma non le dispiaceva quell’interesse, come se avesse già conosciuto Vito in un’altra occasione. Vito si beò di quel rossore, testimonianza di un carattere riservato e schivo, di chi non dà confidenza ad estranei.

"Come ti chiami? Io sono Vito, mi ha chiamato tuo zio Antonio per coltivare il terreno."

"Maria Grazia mi chiamo."

" Maria Grazia......che bel nome. Verrò tutti i giorni per un bel pò di tempo a coltivare il tuo terreno. Sarà un piacere per me."- sorrise Vito- " Grazie per l’acqua, ne avevo proprio bisogno. Ora vado al mio lavoro, con permesso Maria Grazia."

Vito le sorride e le dà di nuovo il bicchiere vuoto sfiorandole le dita della mano, facendola sussultare. Maria Grazia non era abituata a tanta gentilezza, era circondata da uomini rozzi che evitava di proposito e che, spesso, le avevano chiesto di sposarla. Maria Grazia scappava ad ogni esplicita e rozza richiesta. Il modo di fare di Vito, la sua gentilezza, la sua energia nel lavorare il terreno, senza quei modi e quei paroloni grezzi e, a volte, scurrili della maggior parte degli uomini che aveva visto, la fecero innamorare sempre di più.Si creò un’intesa fra di loro che andava al di là delle parole.

Vito ebbe premura di non chiederla in sposa, come si usava fare, ma le chiese semplicemente se lei gli voleva bene e se gliene avesse voluto per sempre. Il resto sarebbe venuto da sè. era una proposta di matrimonio non esplicita. Maria Grazia disse sì, ma bisognava che lo zio Antonio fosse d’accordo. Era il parente più vicino che le era rimasto. Anche se lei era maggiorenne non era conveniente lasciarla decidere da sola. Allora Vito convinse Antonio a parlarne davanti ad un bel bicchiere di vino.

"Antò, ti voglio parlare!"- disse Vito allo zio di Maria Grazia.

"Si Vitù. Stasera quando hai finito di zappare, vieni da me e ti offro un bel bicchiere di vino rosso."- rispose Antonio.

Così la sera Vito ed Antonio chiacchierarono del più e del meno, sulla veranda di casa, al suono delle cicale.

"Antò, io ti voglio chiedere una cosa. Lo sai che io a Maria Grazia me la voglio sposare? Mi piace."-

"Vitù, me ne sono accorto. Io sono vecchio, le vedo e le capisco queste cose. Maria Grazia è rimasta sola e qualcuno che pensa a lei ci vuole. Io non posso fare più di quel che faccio. Ma tu, a vuo’ ben verament?? E’ la mia nipotina preferita, l’ho vista nascere e crescere. E’ seria, non ti deluderà. Tutta casa e famiglia."

"Antò, e come mi permettevo di dirtelo se non la volevo bene veramente? Allora non mi conosci? Pure io so’ serio e non deludo chi si affida a me!"-

"Vitù......ma poi te la porti a Forio? E io rimango solo?"

Una lacrima di tristezza scese negli occhi di Antonio. Ma non si sarebbe mai potuto opporre, sarebbe stato un grande egoista. La vita per lui era al tramonto, invece Maria Grazia era nel fiore della gioventù e meritava una famiglia tutta sua. Vito poi era il meglio che poteva desiderare per sua nipote. Un uomo forte e protettivo, serio e paterno. Si prospettava un bel cambiamento di vita per la sua adorata nipotina.

"Va bene Vitù. Io ti affido mia nipote con tutto il cuore, e che il Signore vi possa benedire, con tutto il mio cuore e l’affetto possibile."

I due uomini si alzarono e si abbracciarono, con le lacrime di gioia negli occhi.

"Antò, grazie! Ma non preoccuparti. Tu non rimarrai da solo, verrai con noi!"


Loreta Carcaterra 19/01/2021 06:38 609

Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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I fatti ed i personaggi narrati in questa opera sono frutto di fantasia e non hanno alcuna relazione con persone o fatti reali.


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Nota dell'autore:
«Questo racconto è frutto della mia fantasia, dopo aver ascoltato tante storie dagli anziani, storie di un tempo passato, quando c’era meno libertà ma più valori. Pertanto ogni riferimento a fatti, persone o cose realmente accadute è puramente casuale»

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