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Cuore solitario VIII Finale

Amore

Misi il mio dito paffutello sul tasto, ma non premetti, rimasi bloccata, ferma.
Avevo in testa un turbinio di sensazioni contrastanti.
La parte razionale diceva di andare via, mi ero già coperta di ridicolo a sufficienza, di non disturbare chi non voleva essere disturbato; la parte emotiva, quella un pochino più smaliziata, mi diceva di tornare indietro, suonare il campanello, accettare il piatto di pasta, mangiare in sua compagnia, parlarci e sperare di capire il perchè di questo mio atteggiamento infantile ed al limite del delirante.
Era pure un bell’ uomo.
Il modo gentile e cortese di porsi, il fatto di non aver ironizzato sul mio aspetto fisico, la sana giovialità, aver aperto casa sua ad una povera demente mezza svestita, senza perdere la pazienza. Averle prestato il bagno, cerotti e abiti, senza fare troppe domande. Nemmeno i miei amici si comportavano cosi, nè i parenti, nessuno aveva atteggiamenti carini per Clara la balena.
Dopo tutto il disturbo recatogli, mi invita pure a cena, se stavo sognando, speravo di non svegliarmi.
Quegli occhi carichi di dolore quando mi ha visto con i parei della sua ex, il volto provato dalla sofferenza nascosto per metà dagli occhiali, quel sospiro spezzato. Gli manca serenità, purtroppo è un mal comune.
"Cristo santo Clarì, ti son bastati pochi attimi per piombare in questo caos? Pochi gesti gentili per metterti l’ animo in panne? " Sì porca paletta, perchè per quanto siano state azioni naturali e scontate, spassionate e sincere, MAI nessuno mi ha trattata con rispetto.

Presi un sospiro e tornai indietro, camminai sotto il pergolato tutto adornato di fiori bianchi e viola, ogni passo che facevo il cuore si metteva a correre.
Arrivata di fronte alla porta di casa, prima di suonare, esitai di nuovo.
Sbirciai dalla finestra, era seduto sul divano mentre rovistava dentro uno scatolone, tirò fuori un maglione e dopo averlo accarezzato se lo mise sulla faccia, mi sentivo male per lui... non era cosa.
" È imbarazzante essere visti quando stai male e quando uno sta morendo vuole essere lasciato solo.”

Prossima ad una crisi di pianto, arretrai pregando la mia goffaggine di non fare rumore.
Eccomi nuovamente al cancello, ma stavolta premetti il tasto, "per stasera Clara, hai già fatto troppo danno. "
Lessi il cognome sul campanello, volevo fargli riavere i parei, le ciabatte ed una lettera di ringraziamenti e scuse.
La festa era a pochi passi, sarei potuta tornare e stare con mia cugina, buttarmi in quella bolgia, ma non ero dell’ umore adatto, ignorando anche come ero ridotta. Sentivo crescere una sensazione di disagio molto forte, un grande senso di vuoto si stava facendo spazio nei miei pensieri sempre più annodati.
Traversai la strada alla volta della mia auto, avevo freddo, ero triste e volevo scomparire nella notte.
Accesi l’ autoradio e feci ritorno in città, ma sulle note di Why Should I Cy For You di Sting, cominciai a piangere.


Matteo Matteucci 31/08/2021 01:04 547

Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
La riproduzione, anche parziale, senza l'autorizzazione dell'Autore è punita con le sanzioni previste dagli art. 171 e 171-ter della suddetta Legge.
I fatti ed i personaggi narrati in questa opera sono frutto di fantasia e non hanno alcuna relazione con persone o fatti reali.


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