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Aria fritta II

Sociale e Cronaca

Torniamo ora ai giocatori, chi sono costoro che con tanta perizia ed intelligenza riescono a fare da sempre quello che si propongono all'insaputa delle povere pedine, coloro che ciclicamente si alternano nel nome di un pluralismo, di un boom economico, di un miglioramento di stile di vita, di un'evoluzione che abbia portato e porti tutti a godere sempre più del proprio tempo ed a vivere fino a tarda età con serenità ... lo so, cosa molti di voi penseranno, ma credetemi non è in un settore, in una casta, che tutto ciò si annida, magari! Se così fosse non sarebbe poi così difficile correre ai ripari, non vi sembra? Intanto proviamo ad analizzare quanto suddetto, noi ormai, siamo abituati a pensare di vivere molto meglio di alcuni decenni or sono, magari non degli ultimi, ma di quelli precedenti si, ne siamo certi, sarà proprio così ? Prendiamo la nostra Italia, che poi non è molto diversa da qualsiasi altra nazione, checché se ne voglia dire, del mondo industrializzato. Nei primi anni cinquanta l'Italia contava circa 47 milioni di abitanti e la maggioranza di loro viveva nelle campagne, l'impiego primario era ovviamente l'agricoltura, che all'epoca ancora dava da vivere a oltre il 40% della popolazione attiva, gli altri in città, sicuramente più a misura d'uomo di oggi, all'epoca la maggioranza delle case erano di modeste pretese, per lo più riscaldate da stufe a legna, a carbone o cherosene, poche disponevano di impianti di riscaldamento centralizzato con radiatori (rigorosamente in ghisa). Per lo più gli impianti funzionavano a gasolio, non a caso per l'alluvione di Firenze del 1966 le strade erano diventate fiumi di nafta e per toglierla, una volta ritirate le acque, dalle abitazioni e ripulire le opere d'arte, l'impresa non fu da poco. L'Italia di quegli anni, aveva ancora una economia chiusa, poco disposta a scambi internazionali, la famiglia tipo viveva per lo più in nuclei relativamente ampi, all'interno della quale prendeva posto più di una generazione.

I vari componenti esercitavano i propri mestieri molto vicino al luogo di residenza, le donne, quando lavoravano, generalmente lo facevano per conto terzi nelle proprie abitazioni, abbinando la gestione della famiglia ed in primis dei figli, al lavoro, supportate quasi sempre dalle figure dei nonni, che come abbiamo detto, coabitavano con figli e nipoti o al massimo risiedevano in abitazioni limitrofe, tutto ciò portava ad avere un rapporto profondamente diverso con il vivere quotidiano, ogni nucleo familiare gestiva da solo il proprio habitat, decideva come scaldarlo nei periodi più freddi, tenendo anche temperature spesso diverse, tra i vari vani di casa, prediligendo quelli che durante le varie ore venivano usati maggiormente. Ovviamente le temperature delle abitazioni all'epoca non raggiungevano mai in inverno, gli oltre 18 gradi centigradi, (temperatura più che sufficiente in un'abitazione per viverci bene; io, oltre tale soglia, elargirei, facendo i dovuti controlli, sanzioni così elevate, da far passare la voglia a coloro che si comportano diversamente, per aver magari, la soddisfazione di gustarsi una bella nevicata dal vetro, rigorosamente doppio della finestra, in canotta), che una famiglia di oggi generalmente tiene, anzi non tiene (forse, salvo io e pochi altri), con situazioni limite, nel caso di centralizzazione, che talvolta arrivano a sfiorarne i 28 gradi centigradi, creando quelle situazioni abnormi di sperpero e insalubrità, quali condense, inquinamento, maggiori costi, danni alla salute per l'eccessiva escursione termica tra l'interno e l'esterno della casa e dulcis in fundo, appunto lo sperpero di ciò che appartiene all'umanità intera da parte di pochi, le risorse. Mi vien qui, da pensare al paradosso che talvolta si raggiunge, coloro che nei periodi invernali adottano temperature appunto di 25-28 gradi, sono gli stessi che durante i periodi caldi fanno partire i propri tecnologici condizionatori (consumando ed inquinando), una volta superata la soglia dei 25 gradi centigradi, che senso ha tutto ciò? Nel corso degli anni siamo passati alla rottamazione dei nostri superati sistemi e in nome dell'ecologia e di una comodità di utilizzo, siamo giunti ad una metanizzazione di massa che prometteva di inquinare meno, prima centralizzata, poi ad impianti singoli, poi ancora centralizzata, con controlli periodici, onde evitare consumi, inquinamenti e pericolosità (con aggravio ulteriore dei costi), fino ad arrivare nel presente a spingere l'utente, verso un sistema di fonti naturali alternative, meno inquinanti, poi, forse scopriremo, che non sapremo come fare in futuro, a smaltire i pannelli fotovoltaici e solari, voglio sperare di sbagliare, e confido nell'intelligenza dei nostri tecnici. Tutto questo se ci pensiamo è avvenuto nel corso di decenni al fine di un controllo, io ti do il metano, lo conteggio e stabilisco quanto devi pagarmelo, domani magari inseriremo un contatore ai pannelli ed in base a quanto hanno prodotto ci metteremo un prezzo d'uso, tu puoi disporre in casa tua anche una stufa, magari rigorosamente a pellet (è comoda si accende programmandola non fa sporco, forse...), il pellet non possiamo produrlo da soli e la corrente neanche, vorrei sapere, perché non è meglio una stufa classica a legna, dove magari posso bruciare la potatura annuale del mio giardino, risparmiando anche il costo della discarica, dove necessariamente devo portare la legna potata (non posso metterla nei cassonetti). Nel caso che uno debba acquistare la legna da ardere, te la recapitano a casa, bellissima e odorosissima legna di quercia, leccio, acacia ecc...ecc...ben stagionata, il profumo che emana bruciando, ti inebria da quanto è buono e non ha costi poi così esosi. Io ho fatto una prova, otto quintali di detta legna, hanno un costo equivalente a quello sostenuto per il controllo periodico annuale delle caldaie a metano che un tecnico richiede, volete sapere quanto ho riscaldato? Ottanta metri quadrati di abitazione posta su due piani per quasi un mese, ovviamente, con una temperatura adeguata di diciotto gradi, traetene le conseguenze.


Massimo Mangani 29/05/2011 20:13 942

Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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Autori Vari
Poesie per la Festa delle Donne. Il lato femminile della poesia

Pagine: 107 - Anno: 2010


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