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L'attimo da vivere

Dramma

Clara si era recata dal suo medico di fiducia per una visita generale di controllo. Era una bella mattina di ottobre, il cielo sembrava un acquarello autunnale, un impasto prezioso di caldi colori ramati. Non nutriva nessuna preoccupazione e nemmeno quando il dottor Giuliani le disse che doveva sottoporsi ad alcune analisi, sospettò che potesse esserci qualcosa d’anomalo nel suo stato di salute.

Una settimana dopo, ricevette l’invito a presentarsi nuovamente presso il suo studio per fare altri esami. Alcuni risultati dovevano essere confermati con sicurezza prima di azzardare ipotesi che potevano confermarsi errate.

Nonostante il medico le avesse confermato queste cose con aria apparentemente tranquilla, cominciò a destarsi in lei il timore di avere qualcosa di grave, perciò ritenne opportuno confidare i suoi timori a Davide, suo marito.

- Vedrai che è un normale errore di laboratorio, capita abbastanza spesso. – La tranquillizzò lui.

- Sì, ma il dottor Giuliani non ha voluto dirmi di cosa potrebbe trattarsi. Sono molto spaventata, ultimamente ho anche sofferto di frequenti mal di testa. –

- Sei sempre stata troppo apprensiva – rispose Davide – vedrai che si sistemerà tutto. Non hai mai sofferto di gravi malattie. Non ti succederà niente, sei sana come un pesce. -

Nemmeno le parole di Davide riuscirono a toglierle dalla testa che stesse per accaderle un’immensa tragedia. Dopo una lunga settimana di attesa smise di preoccuparsi e si convinse che si fosse trattato veramente di un semplice controllo. Il dottor Giuliani era una persona troppo scrupolosa. Quando andò allo studio per ritirare i risultati era tranquilla.

- Si sieda signora, le devo parlare. – Esordì il medico. Il suo tono era grave. Il cuore prese a batterle all’impazzata mentre ascoltava trepidante tutte le spiegazioni.

Il dottor Giuliani le spiegò che aveva un tumore al cervello e che una guarigione, nel suo caso, sarebbe stata un miracolo. Lei lo ascoltava come se sentisse quelle parole da una distanza infinita. Era troppo terrorizzata e non aveva la forza di reagire. Clara si sentiva schiacciata da quella notizia, come se una palla di cemento le fosse piombata addosso.

Le parole sono pietre. In certi casi possono diventare veri e propri macigni. Com’era possibile che tutto questo accadesse a lei? Non aveva nemmeno quarant'anni. Doveva trattarsi sicuramente di un tragico errore.

- Devo parlare con mio marito. – Mormorò debolmente Clara.

- Gli ho già telefonato spiegandogli la situazione. – Rispose il medico.

Lei rimase in silenzio pensando di vivere un incubo e convinta che sia il dottor Giuliani, sia i suoi collaboratori stessero prendendo un clamoroso abbaglio: non poteva essere vero.

- Non è facile per un medico dare questo genere di notizie, Clara – continuò lui – purtroppo io non posso più fare niente per lei, d’ora in poi dovrà affidarsi a un bravo specialista. Capisco come si sente, ma deve cercare di reagire, non deve lasciarsi andare. Mi raccomando, domani stesso dovrà entrare in ospedale per una serie completa di esami. –

Le parole del medico ronzavano nella sua mente mentre dentro di se risuonava quella terribile parola: cancro. Com’era potuto accadere? Era troppo giovane per morire. Aveva due figli cui badare, un marito, una casa e ancora moltissime cose da fare.

Si portò le mani agli occhi e con stupore si accorse che erano privi di lacrime, mentre aveva sempre creduto che non si può fare a meno di piangere quando ti dicono che stai per morire. Santo cielo! Perché i suoi occhi erano asciutti, quando il “mostro” del cancro aveva già trionfato e la morte era in agguato?

Tutto questo non aveva senso. Uscì dallo studio come un automa e si sedette nella sala d’attesa.

- Signora – sussurrò l’infermiera – è arrivato suo marito. –

Quando vide Davide le sembrò di avere acquistato la coscienza di essere ancora in vita, non sentiva nessun dolore, stava bene e tutto era immutato. Poi il pensiero andò ai suoi figli: Davide sarebbe stato capace, da solo, di prendersi cura di loro? Finalmente le lacrime uscirono copiose dai suoi occhi.

- Caro, il dottore ha detto che mi resta poco tempo da vivere. Non è giusto, tutto questo è assurdo. Io voglio vivere. - Disse gettandosi fra le braccia del marito.

- Lo so, so tutto. Devi essere forte Clara. Ora asciugati le lacrime, i bambini non devono vederti in questo stato. –

Provava un senso di sicurezza vicino a lui, non si sentiva più sola in un anonimo ambulatorio medico e, a poco a poco, riprese lentamente il controllo di se stessa.

- Perché non usciamo a cena stasera? Ormai è troppo tardi per mettersi a cucinare. – Propose Davide.

Clara accettò la proposta del marito e, insieme ai ragazzi, andarono a mangiare in un ristorante molto carino. Davide fece di tutto per animare una serata che non aveva nulla di allegro. Quando tornarono a casa lei si diresse in camera da letto senza dire una parola, lasciando gli altri in salotto a guardare la televisione.

- Clara, cosa stai cercando? – le chiese il marito raggiungendola e trovandola a rovistare tra i cassetti.

- La mia assicurazione sulla vita. Voglio vedere se saremo in grado di pagare tutte le spese per la malattia, i viaggi all’estero e… per il resto. –

Davide l’abbracciò teneramente e le disse di stare tranquilla perché molto probabilmente il dottor Giuliani si era sbagliato.

- Domani devo entrare in ospedale – disse Clara. – Starò via una settimana, diremo ai bambini che vado a trovare mia madre, così eviteremo penose spiegazioni –

- Come vuoi – rispose il marito.

Quella notte non riuscì a chiudere occhio, nonostante si sentisse sfinita. Rimase al buio, con gli occhi aperti, ripensando a quello che era accaduto nel giro di poche ore, alla visita del medico che si era trasformata in una tragedia.

Così ebbe inizio il calvario di Clara e di suo marito. Per molto tempo i bambini rimasero all’oscuro di tutto ciò che stava accadendo alla loro mamma. Poi le cose peggiorarono e Giuliana dovette essere ricoverata per un lungo periodo in ospedale. La figlia maggiore, Cristina, che aveva ormai compiuto quattordici anni, cominciò a chiedersi il perché della malattia della madre e rivolgendosi alla nonna le domandò: - Nonna ti scongiuro, dimmi tutta la verità. Perché la mamma deve ricoverarsi spesso in ospedale? Perché deperisce ogni giorno di più? –

La nonna non seppe trovare le parole adatte per rispondere e, voltandosi dall’altra parte, si mise silenziosamente a piangere.

La signora Marianna, andando a trovare la figlia all’ospedale, le rivolse questa domanda: - Perché non spieghi ai tuoi figli cosa ti sta succedendo? Hanno il diritto di conoscere la verità. -

- Non posso mamma. Sono troppo piccoli per capire. – Rispose lei.

- Non sono poi così piccoli, sono sicura che specialmente Cristina, sarebbe in grado di comprendere la situazione. –

- Non è ancora il momento adatto, potrebbe ancora passare molto tempo prima che la situazione precipiti e non voglio assolutamente che sappiano nulla. Non devi dire niente. Hai capito? –

La signora Marianna scosse la testa e rispose: - Devi considerare che a volte i ragazzi riescono a capire più di quanto noi crediamo. –

- Non voglio spaventarli raccontando a loro una cosa che terrorizza anche me. –

- Cara, come fai a non capire? Non ti accorgi che sono spaventati ugualmente? Sei dovuta andare diverse volte in ospedale e loro si domandano il perché. –

Improvvisamente Clara capì che quello che aveva detto sua madre aveva un fondo di verità al quale non aveva mai pensato. Il giorno seguente prese il coraggio a due mani e decise di parlare a Cristina della sua malattia.

- Senti cara, devo parlarti molto seriamente – iniziò avvicinandosi a lei mentre faceva i compiti.

- Sì mamma, - rispose Cristina – cosa devi dirmi? –

Improvvisamente tutti i discorsi che si era preparata, scomparvero dalla sua mente, lasciandola in uno stato di smarrimento.

- Ricordi quando ero in ospedale? – Continuò tentando di riprendere il filo dei suoi pensieri. La figlia annuì.

- Probabilmente io dovrò ricoverarmi ancora, la mia è una malattia lunga dalla quale è difficile guarire. -

Era veramente terribile il compito che si era prefissata. Fu tentata di lasciare che le cose continuassero come prima, ma poi si fece coraggio e proseguì: - Cristina ascolta. Sono molto malata… e lo sarò sempre di più. –

- Mamma che cos’hai? Dimmi tutta la verità. – Disse Cristina con un filo di voce.

- Si tratta di tumore al cervello. –

Fu difficile pronunciare quelle parole di fronte alla figlia, ma la maturità della sua reazione la convinse che aveva fatto la cosa giusta spiegandole quello che aveva passato e a cosa andava incontro. L’unica cosa che Cristina non riusciva a capire era come mai non potessero curare la mamma e disse convinta che i medici avrebbero trovato sicuramente un rimedio. Clara sorrise a quell’ingenua speranza. La cosa più difficile arrivò quando dovette spiegare ogni cosa a Marco: aveva soltanto sette anni.

- La maestra di religione ha detto che tutti dobbiamo morire, ma dopo ci ritroveremo in cielo. Mamma sarà bello perché saremo felici per sempre. – Mormorò Marco dopo che la madre ebbe finito di parlare.

Giuliana cercò di nascondere la sua commozione abbracciandolo con forza e dandogli un grosso bacio sulla guancia.

La sera il marito con un tono piuttosto serio le domandò: - Perché lo hai fatto? –

- Fatto cosa?

- Perché hai detto ai bambini che hai un male incurabile? – Sembrava molto teso.

- Non c’è stato bisogno di spiegare molto, lo avevano già intuito. – Rispose lei.

- Sono troppo piccoli, specialmente Marco. L’altro giorno mi ha detto che la mamma tra poco andrà in cielo. Ti sembra una cosa da dire a dei bambini? Perché glielo hai detto? –

- Perché è vero. – Rispose lei semplicemente.

Davide rimase per un attimo in silenzio poi improvvisamente mormorò, con le lacrime agli occhi: - Ti amo Clara e ci sarà senz’altro una speranza. –

Il tempo adesso sta trascorrendo molto velocemente, ma Clara è più tranquilla ora che i figli sono al corrente della situazione. In famiglia cercano di trascorrere più serenamente possibile i giorni che scorrono via evitando di farsi prendere dalla tristezza. Insieme hanno dato al dolore un significato, sono riusciti a trasformarlo in un legame d’amore ancora più forte e intenso di prima. Sono convinti che questo legame d’amore durerà per l’eternità e sarà più forte della morte.

Clara non pensa quasi mai alla morte adesso perché è troppo impegnata ad assaporare ogni prezioso attimo che le resta da vivere.


Sara Acireale 26/07/2011 11:51 3 1001

Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
La riproduzione, anche parziale, senza l'autorizzazione dell'Autore è punita con le sanzioni previste dagli art. 171 e 171-ter della suddetta Legge.
I fatti ed i personaggi narrati in questa opera sono frutto di fantasia e non hanno alcuna relazione con persone o fatti reali.


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Nota dell'autore:
«Assaporare la vita, attimo per attimo... specialmente quando ti sta sfuggendo, con l'AMORE si può»

Commenti sul racconto Commenti sul racconto:

«Un racconto che purtroppo pur parlando di una triste realtà riesce comunque a trasmettere un messaggio di speranza e di fiducia. A vincere qui è la forza dell'amore che, una volta consapevole del dramma che è toccato alla propria famiglia, non si abbatte ma si prodiga per far sì che ogni attimo che resta da vivere sia unico. Racconto profondamente sentito, che affronta un tema purtroppo sempre più diffuso e nel quale mi ci sono immedesimata: ho perso mio cognato per un tumore al cervello appena all'età di 45 anni, era una persona splendida e sino all'ultimo respiro ha lottato con tutte le sue forze per il bene di mia sorella e dei suoi due figli che allora avevano 8 e 12 anni. Ho trovato molta sensibilità nell'affrontare il tema.»
Paola Vigilante

«Chi ha provato sa cosa vuol dire avere una grave malattia, vedere in faccia la morte e dover tuttavia trovare il coraggio di continuare... La medicina aiuta ma occorre molta volontà e positività...Non tutti ce la fanno, anche perché le "cure" allungano l'esistenza ma spesso la rendono penosa e ti senti mancare le forze e la volontà stessa si fiacca. Triste comunque l'umano destino!!!»
giovanni bagnariol

«Racconto doloroso dalla veste grigia per l'argomento trattato, la brava scrittrice lo traccia elegantemente con toni meno drammatici e molto dolci, racchiudendo nel finale una certezza che è l'amore filiale eterno ed è la speranza che Clara lasci un ricordo indelebile ai propri figli e al marito rendendo forte l'immortalità dell'anima. bello e fiocco.»
Pulse

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Reso bene e con grande verismo lo stato d'animo (giovanni bagnariol)

UN CARO SALUTO! MI PIACE COME SCRIVI! (giovanni bagnariol)

Profondamente sentito e apprezzato, triste e vero. (Paola Vigilante)



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Il primo racconto pubblicato:
 
La principessa triste (06/10/2010)

L'ultimo racconto pubblicato:
 
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