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Primavere

Amore

Quella stella cadente dell’altra sera e quel ferro di cavallo giunto inaspettato hanno dato inizio alla realizzazione dell’invisibile che diviene realtà. Tutto è letteralmente esploso in un tripudio di musica, colori e voci che prima rimanevano inespresse. Si è liberata una immensa energia da quando ho accesso all’amore, da quando penso all’amore con amore.

La grande luna illumina tutto il territorio sino al confine con l’altro continente, è la stessa luna che videro i miei padri, quelli che vagavano nella Savana alla ricerca di nuovi territori, quei padri che camminavano oltre ogni limite perché avevano capito che dovevano fidarsi dell’invisibile che è nella loro vita, nell’interno della mente, ai confini dell’esplorato. La luce della luna che giunge sino a me, che mi sfiora, mi accarezza, mi coccola e mi consola.

Quante persone che arrivano dentro di me, quanti canti, quante emozioni si dispiegano in un volo verso l’azzurro, verso i cristalli che sono in alto, più in alto di ogni altitudine.

Vaneggi? E’ la mia compagna che prepara la cena, che ha visto le mille faville del fuoco che ho acceso, quelle faville che mi ricordano Maestro Osvaldo il fabbro nell’antro nero vicino al calvario del mio paese. L’incudine e il martello che modellava il ferro rosso rovente che diveniva malleabile all’abile tocco del suono dell’incudine. Tin, tin, tin suono di campana piena, la veste della donna che passa nei pressi, il sorriso che riserva a quell’anima serena, alla faccia nero fumo e a quegli occhi aperti per bere quella bellezza.

Sventola la gonna al vento di tramontana, giunge il suo desiderio sino a quella fontana, abbassa lo sguardo e io guardo la sua riga in testa, sono persino amabile visto da una finestra.

La luce del lampione si accende al crepuscolo e il vento si calma, c’è odore di pioggia che viene, c’è tanta speranza lontana, un cruccio che arriva, le preoccupazioni minori, i dolci di pasta lasciati li fuori. Tutto concorre alla sera, al ridere dentro vicoli nuovi.

Arrivarono in primavera i mie padri in questo luogo, lo videro in fiore, lo scelsero e, dopo aver fatto una piazza, costruirono qui queste case, la chiesa e poi la terrazza: il luogo in cui c’è l’amore.

Io sento i loro discorsi, i litigi su come effettuare la festa del santo Patrono, io scelgo Luigi ch’è buono ma tu preferisci Cristina, è bella ma è contadina!

Quante risate dei bimbi che corrono verso la strada, quante lotte, e sgambate lungo questa contrada. Tutto m’è chiaro stasera con questo modo selvaggio di riservare alla notte un nitrito e un volo in un suono di maggio.

“Sbarco di nuovo da luoghi lontani son giunto, c’è un chiaro destino, c’è il suolo ch’è muto, ma quando la mia carnagione viene baciata dal sole allora son tutta in unione con ciò che m’avea disgiunto.”

Parole di donna salvata da mille ragioni, sbarcata dal mare di grigi sensi burloni, la donna che arriva perfetta per mettere al modo i bambini di questo popolo in festa di questi che sono genuini. Sincera è la nostra passione, fondata da mille e più anni, mai più nel mesto grigiore ma solo i fiori e mai affanni. Il miele che cola impetuoso dal favo delle api turchine, il latte copioso di vacche più libertine. Il luogo che ho scelto per vivere è quanto di meglio che c’è, è foglia, è sole è il riuscire in quello che è bello per te. Vieni nel mondo che ho fatto, vieni ragazza gentile, poni il tuo cuore in contatto con questo cortile, mettiti calma a scrutare il viso che c’è, è questo ciò che poi è altare è tutto per te.

Ho notato che è accaduto in primavera, sempre in primavera, quando tutto è in fiore e l’aria profuma di pollini e dolcezze delicate. In primavera tutto è nuovo, è chiaro, fresco, flagrante. In primavera le spose cercano lo sposo e le piogge sono davvero sottili. In primavera è stata la prima volta e in primavera sarà l’ultima, perché è un cerchio, non c’è primo o ultimo è un tornare da dove siamo sempre.

C’è anche l’acqua che assume le forme che le ho dato, lo fa da sempre e gli è facile riempire i vuoti. I vuoti sono pieni d’acqua e così per sempre. Scolpisce il territorio, lo rende morbido e affonda nel profondo dell’essenza.


Antonio Bruno 16/08/2011 06:19 1026

Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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I fatti ed i personaggi narrati in questa opera sono frutto di fantasia e non hanno alcuna relazione con persone o fatti reali.


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Il primo racconto pubblicato:
 
Quella cosa grossa nella pancia (23/05/2011)

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Primavere (16/08/2011)

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Non vedo l'ora (01/06/2011)

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La mia prima comunione (29/05/2011, 1637 letture)


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