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Il suffit de passer le pont

Sociale e Cronaca

"Il suffit de passer le pont" , cantava Georges Brassens (era una delle sue prime canzoni) : basta oltrepassare il ponte (per vivere una vita diversa) .

A volte può essere un lunghissimo ponte sull'Oceano Atlantico, come quello che attraversarono cento e più anni fa i numerosissimi Italiani d'Argentina, in particolare i Napoletani che si occupavano di musica. Parecchi di loro, o magari i figli o i nipoti, diventarono compositori di tanghi, musicisti o parolieri.

Oltrepassando il ponte, anche gli stili cambiarono: dal punto di vista musicale, obbedendo alle leggi di un ritmo ben marcato come il tango, costoro seppero dare alle loro composizioni quella ballabilità che alla musica napoletana è sempre mancata (come, del resto, è mancata l'intensità del fado portoghese, pur usando le due tradizioni musicali spesso gli stessi strumenti, chitarre e mandolini) , e dal punto di vista letterario essi si seppero staccare da quel finto paradiso in cui, tradizionalmente e salvo rare eccezioni, la poesia napoletana messa in musica è da troppo tempo immersa.

Per non appesantire questo trattatello, vorrei concentrare l'attenzione soltanto su tre tanghi di Enrique Santos Discépolo (1901 - 1951) , figlio di un modesto musicista napoletano e da molti considerato il più dotato fra i parolieri di tango, e confrontarli con altrettante canzoni napoletane molto note, più o meno dello stesso periodo.

Nel 1925 Libero Bovio scrive " 'O paese d''o sole" :

"Chisto è 'o paese d''o sole

Chisto è 'o paese d''o mare

Chisto è 'o paese addò tutte 'e parole

So' ddoce o so' amare

So' sempe parole d'ammore. "

Dall'altra sponda dell'Atlantico, nel 1928, Discépolo risponde con "Esta noche me emborracho" :

"Sola, fané, descangayada,

la vi esta madrugada

salir de un cabaret.

¡ Y pensar que hace diez años,

fue mi locura!

¡ Que llegué hasta la traición

por su hermosura!

Que esto que hoy es un cascajo

fue la dulce metedura

donde yo perdí el honor.

Que chiflao por su belleza,

le quité el pan a la vieja,

me hice ruin y pechador...

Que quedé sin un amigo,

que viví de mala fe,

que me tuvo de rodillas,

sin moral, hecho un mendigo,

cuando se fue. "

( "Sola, sciupata, sgangherata, l'ho vista all'alba uscir dal cabaret. E pensare che dieci anni fa è stata la mia pazzia! Che ho tradito per la sua malia! Che questo ferrovecchio che vedi è stata la dolce scottatura dove ho perduto il mio onore. Che pazzo di sua bellezza ho tolto il pane a chi mi dava tenerezza, sono stato vile e ho mendicato... Che sono senza un amico, che ho vissuto in malafede, che mi ha avuto in ginocchio, senza morale, un mendicante, quando se n'è andata. " )

Nello stesso 1928, a Napoli Ciro Parente scrive "Dui Paravise" :

"Dui viecchie prufessure 'e cuncertino

' Nu juorno nun avevano che fa':

Pigliaino 'a chitarra e 'o mandulino,

E 'mparaviso ietteno a sunà.

Tuppittù, San Piè, arapite,

Ve vulimmo divertì.

Site 'e Napule? E trasite!

E facitece sentì!

V'avimma fa' sentì

Doi tre canzone

Ca tutt''o paraviso adda cantà!

Suspire, vase, musica, passione,

Robba ca solo a Napule se fa! "

Passano due anni, e Discépolo compone "Yira... yira" :

"Verás que todo es mentira,

verás que nada es amor,

que al mundo nada le importa.

¡ Yira! ... ¡ Yira! ...

Aunque te quiebre la vida,

aunque te muerda un dolor,

no esperes nunca una ayuda,

ni una mano, ni un favor. "

( "Vedrai che tutto è menzogna, vedrai che niente è amore, che al mondo non gliene importa di niente. E passeggia! ... Passeggia! ... Anche se la vita ti spezza, anche se ti morde un dolore, non aspettare mai un aiuto, né una mano, né un favore. " )

E cinque anni dopo, nel 1935, Discépolo ci dà i suoi versi forse più conosciuti, quelli di "Cambalache" , che mi piace riportare quasi integralmente:

"Que el mundo fue y será una porquería,

ya lo sé...

¡ En el quinientos seis

y en el dos mil también!

Que siempre ha habido chorros,

maquiavelos y estafaos,

contentos y amargaos,

varones y dublé...

Pero que el siglo veinte

es un despliegue

de maldad insolente,

ya no hay quien lo niegue.

Vivimos revolcaos en un merengue

y en el mismo lado

todos manoseaos...

¡ Hoy resulta que es lo mismo

ser derecho que traidor! ...

¡ Ignorante, sabio, chorro,

generoso o estafador! ...

¡ Todo es igual!

¡ Nada es mejor!

¡ Lo mismo un burro

que un gran profesor!

No hay aplazaos ni escalafón,

los immorales nos han igualao.

Si uno vive en la impostura

y otro roba en su ambición,

da lo mismo que sea cura,

colchonero, rey de bastos,

caradura o polizón...

¡ Qué falta de respeto,

qué atropello a la razón!

¡ Cualquiera es un señor!

¡ Cualquiera es un ladrón!

¡Siglo veinte cambalache

problemático y febril! ...

El que no llora no mama

y el que no afana es un gil.

¡ Dale nomás! ¡ Dale que va!

¡ Que allá en el horno

nos vamo a encontrar!

No pienses más,

sentate a un lao.

Que a nadie importa

si naciste honrao.

Es lo mismo el que labura

noche y día, como un buey,

que el que vive de los otros,

que el que mata, que el que cura,

o está fuera de la ley. "

( "Che il mondo sia stato e sarà una porcheria, lo so bene... Nel Cinquecentosei e nel Duemila! Che sempre ci siano stati ladri, ingannatori e fregati, contenti e avviliti, uomini e patacche... Ma che il secolo Ventesimo sia un orizzonte di male insolente, non c'è più nessuno che lo neghi. Viviamo travolti in una baraonda e in ugual fango tutti impastati...Ed è lo stesso oggi esser retto e traditore! ... Ignorante, saggio, ladro, generoso o truffatore! ... E' tutto uguale! Niente è migliore! Lo stesso un asino che un grande professore! Non ci sono meriti né bocciature, gli immorali ci hanno uguagliato. Se uno vive nell'impostura e un altro ruba per ambizione, è lo stesso che sia prete, materassaio, re di bastoni, impudente o clandestino... Che mancanza di rispetto, che assalto alla ragione! Chiunque è un signore! Chiunque è un ladro! Secolo Ventesimo robivecchi problematico e febbrile! ... Chi non piange non tetta e chi non spinge è un fesso. Dacci dentro, dai! Dai che tutto va bene! Che tanto ci incontreremo laggiù all'inferno! Non pensarci su, stattene da parte. Che a nessuno importa se sei un uomo d'onore. Lo stesso chi fatica notte e giorno, come un bue, e chi vive degli altri, chi uccide, chi guarisce, o sta fuori della legge. " )

Per finire, ancora con la guerra in corso, nel 1944 Peppino Fiorelli scrive "Simmo 'e Napule paisà" :

"Tarantella, facennoce 'e cunte

Nun vale cchiù a niente

' O passato a penzà...

Quanno nun ce stanno 'e tramme

' Na carrozza è sempre pronta...

' N'ata all'angolo sta ggià:

Caccia oje nenna 'o crespo giallo!

Miettete 'a vesta cchiù carella!

Cu 'na rosa int''e capille

Sa' che 'mmidia 'ncuollo a me!

Tarantella, facennoce 'e cunte

Nun vale cchiù a niente

' O «pe' comme» e 'o «pecché» ...

Basta ca ce sta 'o sole

Ca c'è rimasto 'o mare

' Na nenna a ccore a ccore

' Na canzone pe' ccantà...

Chi ha avuto, ha avuto, ha avuto...

Chi ha dato, ha dato, ha dato...

Scurdammoce 'o passato,

Simmo 'e Napule! Paisà! "

Chissà, forse per merito o colpa della psicoanalisi (Buenos Aires è stata, e probabilmente è ancora, una delle città al mondo con la più alta presenza di psicoanalisti) , i Napoletani d'Argentina hanno visto la realtà sotto un aspetto più crudo: "Non sanno che portiamo loro la peste" , avrebbe affermato nel 1910 Freud, in occasione delle sue conferenze americane...

Chissà, forse è stata l'onnipresenza plurisecolare della chiesa cattolica ad impartire perenni lezioni di ipocrisia e di filosofia "panglossiana" , per dirla alla Voltaire, ai Napoletani rimasti sotto il Vesuvio...

Ognuno preferisce ciò che vuole: io gusto senz'altro di più un realistico tango argentino che una sdolcinata canzonetta napoletana!



Antonio Terracciano 10/09/2011 12:22 1083

Creative Commons LicenseQuesto racconto è pubblicata sotto una Licenza Creative Commons: è possibile riprodurla, distribuirla, rappresentarla o recitarla in pubblico, a condizione che non venga modificata od in alcun modo alterata, che venga sempre data l'attribuzione all'autore/autrice, e che non vi sia alcuno scopo commerciale.
I fatti ed i personaggi narrati in questa opera sono frutto di fantasia e non hanno alcuna relazione con persone o fatti reali.


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Nota dell'autore:
«I testi dei tanghi (e le loro traduzioni) sono presi dal libro "Tango", a cura di P. Collo e E. Franco, ed. Einaudi, mentre quelli delle canzoni napoletane sono tratti da "Storia della canzone napoletana", di V. Paliotti, ed. Newton e Compton.»

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