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Trovati 1032 commenti di Antonio Terracciano

Commento n° 1002
«Il "Ninu" di questo dialogo poetico dell’Amaddeo mi ricorda molto quel personaggio, pure calabrese, creato dall’attore Albanese, quell’uomo dal passato alquanto losco che si fa eleggere sindaco con estrema facilità. E’ vero: al Sud si scelgono spesso purtroppo così i rappresentanti del popolo, non in base al loro valore, alla loro preparazione e alla loro limpidezza morale (vera, non soltanto spettacolarizzata), ma calcolando freddamente soltanto i favori (leciti o illeciti) che essi potrebbero (forse) fare agli elettori...»
Inserito il 12/09/2020 da Antonio Terracciano alla poesia "Vota Ninu" di Demetrio Amaddeo  

Commento n° 1001
«Spesso una passione attraversa le tre tappe dell’amore, dell’odio e dell’indifferenza. Ma non è detto che questa sia sempre la tappa finale: sotto la cenere cova ancora un po’ del fuoco della vecchia passione e talvolta, rivedendo la persona che l’aveva fatta nascere, soprattutto se anch’essa non si mostra indifferente, non si può fare a meno di tornare, sia pure in modo sfumato, alla prima tappa...»
Inserito il 16/08/2020 da Antonio Terracciano alla poesia "Trionfo" di Silvana Poccioni  

Commento n° 1000
«Delicatamente, con il suo garbato dialetto laziale, il poeta ci avverte che la poesia, quella di un certo spessore, non può nascere tutti i giorni, perché non tutti i giorni, purtroppo, abbiamo quell’ispirazione derivante da un particolare stato d’animo che ci concede il dono poetico: non ci resta che pazientare, ed aspettare che la fantasia, un ricordo d’amore o qualunque altro argomento che bene ha messo le radici nel nostro animo ci chieda prepotentemente di essere tradotto in versi, sulla carta o sullo schermo.»
Inserito il 02/08/2020 da Antonio Terracciano alla poesia "90!" di Gerardo Cianfarani  

Commento n° 999
«"Se a volte sei un fine e non un mezzo": è questo forse il verso più significativo del sonetto di questo valido autore. E’ una domanda che mi pongo spesso: ho usato bene la metrica, ho trovato discrete rime, ma sono riuscito a dare un contenuto interessante al sonetto? Questa composizione del Di Modica mi acquieta un po’: la poesia, anche se talvolta non riesce a veicolare grandi e profonde idee, è comunque tale quando cerca di rispettare le regole, perché, come ci fa notare l’autore nell’ultimo verso, la metrica è già di per se stessa poesia.»
Inserito il 31/07/2020 da Antonio Terracciano alla poesia "La Metrica" di Rosario Salvatore Di Modica  

Commento n° 998
«Sono d’accordo con i concetti espressi dalla poetessa (poetessa sì, non poeta, come sempre più spesso mi capita di leggere a proposito di una donna che scrive poesie) . Evviva le differenze, senza le quali, o camuffandole troppo, il mondo risulterebbe falsato, o acquisterebbe un innaturale colore grigiastro! Ogni cosa diventa degna di riflessione ed appare più interessante se è vista da due (o anche più) angolazioni diverse, e le differenze sessuali servono anche a questo, a lasciare costantemente aperto ogni argomento, a non mettervi mai un punto finale.»
Inserito il 28/07/2020 da Antonio Terracciano alla poesia "Poetessa" di carla vercelli  

Commento n° 997
«E’ una pregevole poesia, con rime e con versi quinari, senari e settenari, per omaggiare Valentino Rossi, di Tavullia, cioè di Pesaro praticamente, della mia città materna. Non ho mai guidato una moto, preferendo la relativa sicurezza delle quattro ruote, ma devo riconoscere che, da quelle parti, la passione per le due ruote è presente dai primordi, forse per la presenza della "Benelli" (per la quale lavorarono anche mio nonno e un mio zio), l’industria motociclistica che probabilmente ha innescato la passione di tanti Pesaresi per quel pericoloso ma affascinante sport.»
Inserito il 17/07/2020 da Antonio Terracciano alla poesia "Il Re dei Centauri" di Walter Olivetti  

Commento n° 996
«E’ un’ennesima perfetta poesia del Garbellini. Ma da quando, ventenne, lo studiai, mi accorsi che c’era qualcosa di sproporzionato nel surrealismo, e le parole dell’ultimo libretto di Roberto Calasso (ed. Adelphi, naturalmente), "Come ordinare una biblioteca", sembrano darmi ragione: "A distanza di quasi un secolo, non si può evitare di dire quanta parte ha l’incresciosa affettazione lirica di tutti i surrealisti in ciò che scrivevano allora, come se un opaco diaframma gli impedisse di riconoscere l’infantilismo delle loro immagini traboccanti, nonché delle loro scomposte aspirazioni - un Kindergarten ai bordi di un carnaio, da cui erano da poco usciti, mentre un altro si stava preparando. "»
Inserito il 13/07/2020 da Antonio Terracciano alla poesia "L’analisi del pensiero secondo Bretòn" di sergio garbellini  

Commento n° 995
«Léo Ferré (autore della nota canzone "Avec le temps") avrebbe senz’altro dato ragione al Casarini. Alla fine della canzone, infatti, il cantautore francese diceva: "Avec le temps on n’aime plus" . Il tempo è una medicina, suol dirsi, che cura pian piano tutte le ferite, anche quelle d’amore, che ormai non sanguinano più. Però, come afferma il poeta, quelle sofferenze, quelle lacrime si mutano in un dolce e commosso ricordo del passato, il quale ci aiuta ad affrontare, tenendoci compagnia, le inevitabili avversità della fase declinante dell’esistenza.»
Inserito il 08/07/2020 da Antonio Terracciano alla poesia "Piangono i vecchi per amore?" di giuseppe gianpaolo casarini  

Commento n° 994
«Con il suo simpatico dialetto romanesco, il poeta pone con leggerezza l’accento su un’importante verità: i giochi, soprattutto quello del calcio, sono utili ai bambini specialmente perché fanno imparare le regole, aprendo la strada alla concezione adulta dei diritti e dei doveri. Non ha alcuna importanza, per un ragazzino, essere un campioncino o no (come accade la stragrande maggioranza delle volte): l’interiorizzazione delle regole del gioco sarà utile per tutta la vita, se applicata alle vicende ben più serie dell’umana esistenza.»
Inserito il 04/07/2020 da Antonio Terracciano alla poesia "Cosa vorresti fa da grande?" di Giuseppe Mauro Maschiella  

Commento n° 993
«E’ una semplice ma adeguata poesia che ripercorre in un lampo la storia di Torino, che ho visitato in passato due o tre volte, rimanendone sedotto. A volte penso che forse l’Italia sarebbe stata migliore se la capitale fosse rimasta sempre a Torino, come alle origini della nostra nazione. Roma, in fin dei conti, è una città d’arte ed è già la capitale di un altro Stato, sia pure piccolissimo... Forse Torino, vagamente rassomigliante a Parigi e, per certi versi, a Berlino, da sempre più abituata all’Europa, avrebbe diretto con maggiore serietà e con più ampie vedute il nostro Paese.»
Inserito il 24/06/2020 da Antonio Terracciano alla poesia "La città sabauda" di Michelangelo La Rocca  

Commento n° 992
«Ecco un’altra raffinatissima poesia, per i termini usati e per la struttura, di Carla Vercelli. E’ possente quell’immagine dell’uroboro (il serpente che si morde la coda), che apre la composizione per sottolineare quasi psicoanaliticamente il desiderio che proviamo, giunti a una certa età, di rivivere un po’ proustianamente il nostro passato, nella vana speranza di modificarlo, di rammendare i nostri errori: lucidamente ci rendiamo conto che ciò è impossibile! Capiamo però, tornando spossati da questo viaggio a ritroso, che avevamo allora commesso l’errore di distinguere la vita dall’amore e dal sesso: sono la stessa cosa!»
Inserito il 21/06/2020 da Antonio Terracciano alla poesia "Incantesimo occidentale" di carla vercelli  

Commento n° 991
«La poetessa illustra bene, in questa sua simpatica poesia, la popolare parlata romanesca, che mi ha sempre attratto, fin da bambino, quando sentii per la prima volta alcune di quelle colorite espressioni (rese poi degne di essere considerate artistiche spesso da non romani, come il regista Fellini o lo scrittore Gadda...) Bisogna entrare nello spirito della romanità: dire "fijo de ‘na mignotta" a Roma è un complimento, "figlio ‘e puttana" a Napoli non lo è sempre, e "figghiu di bottana" a Palermo penso che non lo sia mai...»
Inserito il 07/05/2020 da Antonio Terracciano alla poesia "Tra italiano & vorgare" di Sabrina Balbinetti  

Commento n° 990
«Direi che la riproposizione di questa dettagliata "Ode alla Lombardia" ci voleva proprio, in un periodo in cui essa sta ancora soffrendo per l’accanirsi di quel moderno virus che ben sappiamo, e che alcuni meridionali vorrebbero sciaguratamente prendere a pretesto per farla considerare inferiore! Mi permetto soltanto di aggiungere che questa lunga poesia dà la mano all’adattamento ("Lombardia") che in anni ormai lontani il compianto Herbert Pagani fece della canzone "Le plat pays" di Jacques Brel (eh sì, la Lombardia è un po’ come il Belgio...)»
Inserito il 01/05/2020 da Antonio Terracciano alla poesia "Ode alla Lombardia" di giuseppe gianpaolo casarini  

Commento n° 989
«Semplice e breve, ma chiaro ed efficace componimento, che più o meno corrisponde alla mia concezione religiosa. Mi ha fatto piacere che stamattina il Papa si sia messo a pregare per gli artisti, "che indicano a tutti la strada della bellezza", quella stessa strada cercata probabilmente da un uomo chiamato Gesù Cristo e dall’eventuale Creatore del mondo che, forse, ogni tanto sorrideva pure...»
Inserito il 27/04/2020 da Antonio Terracciano alla poesia "Come credo " di Francesco Rossi  

Commento n° 988
«A pensarci bene, fermarsi e specchiarsi nello stagno per potere cogliere gli stimoli che alimentano la scrittura poetica è un’operazione chiaramente narcisistica. La bravura del poeta, cioè, è, volenti o nolenti, inversamente proporzionale all’utilità della sua vita sociale: non sempre, ma spesso, i maggiori poeti sono stati persone che poco di buono hanno combinato nella vita!»
Inserito il 08/04/2020 da Antonio Terracciano alla poesia "Smarrita" di santo aiello  

Commento n° 987
«E’ una profonda e ben meditata poesia sul gatto, scritta in pochi ma lunghi versi liberi che, quando sono ben ponderati come in questo caso, si dimostrano anche superiori a quelli classici. L’autrice evidenzia in modo cristallino le sublimi caratteristiche dell’animale, la dolcezza del contatto, l’atteggiamento vigilante, ma soprattutto la naturale capacità psicologica di capire approfonditamente la sua amica umana e tutta la sua famiglia. Immagino che anche Baudelaire, pure lui innamorato dei gatti, avrebbe apprezzato...»
Inserito il 07/04/2020 da Antonio Terracciano alla poesia "Anima felina" di Marziamaggio75  

Commento n° 986
«La differenza che c’è ora c’era già centosessanta anni fa, checché ne dicano i Neoborbonici. Se la capitale (Napoli) avesse pensato un po’ più alle sue province, e in particolare proprio alla Sicilia (fu forse proprio essa a sollecitare l’intervento dei Mille), anziché costruire opere spesso inutili, cattedrali nel deserto che servivano ai Borboni solo per rivaleggiare con le altre monarchie europee, e soprattutto se i Borboni fossero stati abbattuti nel 1799, come sosteneva il Cuoco forse sarebbe stata proprio Napoli a unificare il resto dell’Italia! Comunque, come sempre il Cassese si rivela un maestro della versificazione, e in questo caso ci dona scorrevolissimi settenari.»
Inserito il 30/03/2020 da Antonio Terracciano alla poesia "I nodi- 15- I MILLE" di Peppe Cassese  

Commento n° 985
«I sonetti di Alberto De Matteis differiscono dai miei per almeno due motivi: mentre io metto sempre l’accento principale del verso sulla sesta sillaba ed evito l’uso di parole antiquate o troncate, De Matteis fa spesso il contrario. I suoi sonetti sprigionano una musicalità più nervosa, più moderna, che conserva però molti incanti lessicali del vecchio stile (è un po’ come ascoltare Bach rielaborato in chiave jazzistica...) Le strade della poesia sono (quasi) infinite, ed è un bene che sia così, se esse conducono, come sempre accade per De Matteis, al godimento del cuore e della mente.»
Inserito il 21/03/2020 da Antonio Terracciano alla poesia "Poesia e musica" di Alberto De Matteis  

Commento n° 984
«Come precisa in nota la poetessa, uno degli effetti peggiori di questa nuova malattia è il rischio di una chiusura verso gli altri, del ritorno della sfiducia nei confronti del nostro prossimo, che magari era stato faticosamente ritenuto amico dopo tante perplessità e tanti sforzi: più si prolungherà l’obbligo di restare chiusi tra le nostre quattro mura, più, molto probabilmente, questi perniciosi effetti del virus si faranno sentire! La nuova malattia sembra essere nata (o forse è nata apposta?) per avviare una mutazione del genere umano, per sospingerci sulla deprimente strada dell’asocialità, per creare una nuova razza impaurita ed obbediente ai superiori rigidi ordini di pochi...»
Inserito il 18/03/2020 da Antonio Terracciano alla poesia "L’italia chiamo’" di Mina Cappussi  

Commento n° 983
«Poesia intensa, che in non tanti versi riesce bene a concentrare quel senso di spaesamento derivante dall’attuale morbo del coronavirus. Si può solo sperare di riabbracciare, senza timore, senza paura di contagi, le persone amate, e nell’attesa (ma quanto sarà lunga?) ricordare con struggimento i bei tempi passati. Quanto è debole l’umanità! A volte, come in questo caso, basta un nemico subdolo e sconosciuto (o, chissà, conosciuto da pochissimi, se dobbiamo credere a coloro che ipotizzano che qualcuno lo abbia creato di proposito, per fini non facilmente immaginabili) per metterla al tappeto, per mutarla per sempre!»
Inserito il 16/03/2020 da Antonio Terracciano alla poesia "Il vento sussurra di notte" di Sara Acireale  

Commento n° 982
«Semplice ma limpida poesia, nella quale, in ogni verso, si avverte fortemente il rimpianto del tempo di una volta. Non conosco l’età dell’autore, ma immagino che egli si riferisca agli anni Sessanta, che anche io ricordo in questo modo. Però, a pensarci bene, c’erano pure allora dei pericoli, come prodotti alimentari potenzialmente nocivi perché scarsamente controllati, come medicinali poco sperimentati, come case abusive che deturparono interi paesi, come esperimenti nucleari per preparare una catastrofica terza guerra mondiale che evitammo solo per un pelo...»
Inserito il 11/03/2020 da Antonio Terracciano alla poesia "Tanto tempo fa" di Raffaello Conca  

Commento n° 981
«E’ bellissima questa riflessione in versi liberi sul viaggio di una lettera d’amore, sul percorso che a quell’oggetto cartaceo molto probabilmente i giovani d’oggi non hanno mai fatto sperimentare. Il poeta mi ha fatto tornare indietro nel tempo, a più di quarant’anni fa, quando anche io talvolta facevo fare dei viaggi a quelle lettere, senza mai riflettere però così profondamente come invece l’autore fa in questo suo lavoro.»
Inserito il 03/03/2020 da Antonio Terracciano alla poesia "La lettera" di Pietro Saglimbeni  

Commento n° 980
«E’ una poesia semplice, ma chiarissima, che mette in rilievo due aspetti del mondo poetico: andiamo a caccia spesso di cose inconsuete, che raramente sono osservate dagli occhi degli altri, e non crediamo quasi mai di essere davvero poeti, rimanendo forse un po’ scontenti quando qualcuno ce lo fa notare, probabilmente perché vorremmo essere ritenuti come tutti gli altri, e consideriamo la nostra passione come una delizia sì, ma non raramente anche come una croce.»
Inserito il 27/02/2020 da Antonio Terracciano alla poesia "I poeti" di Loreta Carcaterra  

Commento n° 979
«La cravatta cominciò ad essere conosciuta in Occidente circa tre secoli fa, quando il Re Sole si servì di certi soldati mercenari croati (da qui il nome) che portavano una rudimentale cravatta al collo. Essa, considerata in seguito simbolo fallico, ha sempre creato problemi agli uomini, quando si trattava di annodarla. In questa deliziosa poesia Carla Vercelli ci dice di sapere (con gusto squisitamente femminile) consigliare le cravatte più adatte ai suoi amici, ma ammette di preferirli senza, e così mi rincuora un po‘, perché non la indosso dai tempi del servizio militare (cioè da quando, a Cagliari, talvolta non mi facevano uscire dalla caserma per il nodo fatto male...)»
Inserito il 22/02/2020 da Antonio Terracciano alla poesia "Cravatte" di carla vercelli  

Commento n° 978
«Una poesia questa anche contro la troppo spinta globalizzazione, direi, anche contro le politiche di quei Paesi egemoni, come gli Stati Uniti, che vedrebbero di buon occhio un mondo a loro immagine e somiglianza (ma non con i loro stessi poteri...) Per quanto riguarda la storia, poi, ad esempio per lungo tempo sono caduto anch’io in questa trappola, quando rimpiangevo che Napoleone non fosse riuscito ad omogeneizzare tutta l’Europa sotto il suo Impero, a cominciare dalla Repubblica partenopea, fallita dopo soli sei mesi; in realtà, non si poteva imporre, allora come in parte neppure adesso, l’Illuminismo a chi aveva (ed ha) un’altra mentalità...»
Inserito il 15/02/2020 da Antonio Terracciano alla poesia "Esotico (la differenza affine)" di carla vercelli  

Commento n° 977
«E’ un ottimo omaggio, in stile classicheggiante, reso dalla (anche) pittrice Carla Vercelli al grandissimo pittore Vermeer, il preferito da Marcel Proust, forse anche perché dai quadri dell’olandese sembra emergere quasi una magica sospensione del tempo, attraverso le sue luci, i suoi riflessi, le sue trasparenze... La buona pittura, la buona poesia, la buona musica (e Carla è maestra di entrambe le prime due arti) sono capaci, sovente, di elevarci e di farci capire, o almeno intuire, ciò che esiste dietro le apparenze, ciò che chi non è artista stenta a concepire.»
Inserito il 05/02/2020 da Antonio Terracciano alla poesia "La merlettaia" di carla vercelli  

Commento n° 976
«Colgo, in questa poesia, degli echi leopardiani: l’inverno ormai inoltrato, forse non più capace di fare danni, sembra quasi già cedere il posto alla primavera, anche se essa è ancora ben lontana; non siamo forse nel "Sabato del villaggio" dell’anno, nella stagione che si ama perché annuncia prossime grandi delizie, che poi magari non si riveleranno così paradisiache quando finalmente giungeranno?»
Inserito il 28/01/2020 da Antonio Terracciano alla poesia "Lascia che fiorisca" di Vivì  

Commento n° 975
«La contemporaneità si distingue per i sempre più rapidi cambiamenti di stili di vita (l’altro giorno una giovane signora di trentasei anni mi confessava di non capire più i gusti musicali delle ventenni...) , e le peripezie di quel signore, neppure tanto vecchio forse, delle quali la poetessa ben rende l’idea testimoniano le difficoltà sociali di chi ha una certa età, difficoltà da prendere però, tutto sommato, con rassegnazione ma anche con un sorriso, proprio come sembra fare quell’uomo.»
Inserito il 24/01/2020 da Antonio Terracciano alla poesia "Le cose che contano" di Loreta Carcaterra  

Commento n° 974
«Dice bene la poetessa, che ci regala un’altra intensa poesia su una città: contrapposizioni e differenze caratterizzano la città adriatica, anche da me tanto amata, pur se l’ho visitata solo due volte. Il sud del nord, il nord del sud, l’est dell’ovest e l’ovest dell’est: situata in quella particolare posizione geografica, Trieste non può che aprire la mente, allo scrittore come al semplice turista, non può che rappresentare un necessario, anche se complesso, ponte fra culture superficialmente diverse, un ponte di cui abbiamo tanto bisogno in un’epoca in cui un esasperato e poco razionale sovranismo sembra dettar legge.»
Inserito il 22/01/2020 da Antonio Terracciano alla poesia "Di te Trieste" di carla vercelli  

Commento n° 973
«Certe poesie, come questa, di Demetrio Amaddeo mi ricordano parecchio le mie di quando ero diciassettenne, diciottenne (poesie che, forse sbagliando, non ho pubblicato né pubblicherò mai) . Gli invidio, pur essendo egli, come credo, ormai un uomo maturo, quella forza erotica adolescenziale che Demetrio ha il coraggio di esprimere senza reticenze. La poesia è tante cose, ed io ne apprezzo soprattutto gli estremi, l’accurata raffinatezza stilistica abbinata a dei contenuti tenuti sotto controllo come lo slancio, l’impeto della forma che sa veicolare concetti che scaturiscono dalle profondità dell’Es.»
Inserito il 21/12/2019 da Antonio Terracciano alla poesia "Voglio te" di Demetrio Amaddeo  

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